Cottanera: tra gelo e fiamma

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Da qui l’Etna quasi non si percepisce, come sempre quando ci si avvicina troppo a qualcosa di grande e maestoso. Sul vulcano infatti ci siamo sopra, a 700 metri, sul versante nord, e oggi comunque anche la visione ravvicinata delle cime è offuscata da una coltre gelata di neve e nebbia. Siamo a fine marzo, ma il tiepido inverno passato sembra essere scomparso proprio qui, in Sicilia, dove siamo stati accolti, con decine di altri giornalisti da ogni dove, per la presentazione in anteprima dell’annata 2006, l’evento centrale di Sicilia en Primeur, giunta alla sua quarta edizione

Presentazione dell’annata, ma anche belle visite alle aziende, con l’opportunità di percorrere la zona etnea, ancora più comoda quest’anno che la manifestazione è stata spostata da Palermo a Taormina. Se il vino isolano è stato infatti rilanciato dai successi internazionali, con prodotti in stile nuovo mondo, dello scorso decennio, ecco che la complessità pedoclimatica dell’isola si sta facendo man mano strada, e sul traino degli Chardonnay, dei Cabernet, dei Merlot, anche i vini più tradizionali e peculiari stanno finalmente emergendo, con le loro complessità e i loro caratteri di assoluta originalità.

Vitigni autoctoni, dunque, ma non solo. Anche terroir di assoluta originalità, quali la zona etnea, con i suoi terreni lavici, le pronunciate variazioni climatiche, le altezze anche considerevoli, l’influsso comunque presentissimo del mare. Qui anche il clone più scontatamente international style ridisegna la propria identità.

La temperatura esterna non supera i dieci gradi, e la neve copre il dorso del vulcano a partire da poco più in alto di noi, poco sopra al termine delle vigne che, nell’azienda Cottanera, arrivano a lambire i costoni lavici. Il vento sferzante ci fa volgere dall’altra parte, alla valle dell’Alcantara, dove si intravedono sfumature rosa, sono i peschi già in fiore, che contrasto! Dietro a questa i Nebrodi, e la vista deve risalire per seguire il contorno di questo corposo massiccio. Siamo veramente sulle spalle dei giganti.

Azienda storica, familiare, non piccola (50 ettari vitati e 100 in totale), Cottanera è quella che conosciamo dagli anni 90, dall’ultima riconversione, prima si faceva vino in quantità, con impianti a tendone, e prima ancora nocciole. Ora si lavora in campo, sfruttando la varietà dei terreni per arricchire la varietà dei vitigni. “Sulle rocce vulcaniche si ottengono le migliori aromaticità, su quelli alluvionali della valle il maggior corpo.” E si lavora in cantina, con controllo della temperatura sia per raffreddare che per riscaldare (“con questi freddi non è detto che la malolattica parta da sola…”) e con un uso massiccio e ragionato del legno piccolo: “450 barrique francesi, scelte tra varie tonnellerie per godere della varietà dei risultati, ma sempre puntando su legni molto stagionati e tostature medio alte, anche se ultimamente stiamo man mano riducendo la percentuale di legno nuovo, per andare su vini meno vanigliati.”

Azienda familiare, dicevamo, e sono infatti i due fratelli Cambria ad accoglierci, Guglielmo ed Enzo, e i figli Mariangela, Francesco, Emanuele, più o meno coinvolti nell’avventura di casa. Al loro fianco Stefania Giannetto e Salvo Giuffrida, i due giovani tecnici, rispettivamente enologa e agronomo, che seguono cantina e vigna mescolando il più possibile le loro competenze. E per completare il quadro, un pizzico di esperienza toscana, con la consulenza di Lorenzo Landi.

Un bel gruppo, per una produzione che raggiunge le 250.000 bottiglie e affianca al vino base, il Barbazzale in versione bianca (inzolia) e rossa (nerello mascalese in prevalenza), una produzione consistente di un blend tra nerello e nero d’Avola, il Fatagione, e i quattro internazionali di punta, che sono i cru che hanno reso famosa l’azienda.

Tutti vini in cui si nota grande cura tecnica e la volontà di offrire comunque prodotti moderni, ma senza imposizioni troppo forti, senza neppure provare a strappare la forte impronta regalata dal vulcano, dal gelo degli inverni e delle nottate, dal fuoco dei pomeriggi d’estate e del sottosuolo, dal minerale delle nere rocce.

Gli assaggi

La produzione dell’azienda comprende quindi il prodotto base, il Barbazzale, in versione bianca a base inzolia e in versione rossa prodotta con nerello mascalese in prevalenza. Si tratta di due vini pensati per la facilità di beva, freschi e agili, dei quali abbiamo apprezzato particolarmente il rosso, dal frutto limpido e dalla bella mineralità. Poi vengono i vini più ambiziosi, a partire dal Fatagione, un nerello mascalese con un 15% di nero d’Avola che abbiamo assaggiato nel millesimo 2004. Vino dal colore rubino mediamente intenso, dai profumi giocati tra piccoli frutti e rimandi mediterranei, piace specialmente alla beva, con una fine tessitura tannica che conclude una bocca di media struttura e dalla bella innervatura acida.

Ed ecco infine le bottiglie a base di rossi internazionali, quelle che più hanno contribuito al successo aziendale. Si tratta di vini che mirano all’importanza, basandosi su alcuni modernismi volti alla piacevolezza, ma sempre risentendo del particolare territorio che li vede nascere.

Sicilia IGT Rosso L’Ardenza 2004 (13,5%)
Prodotto con uva mondeuse, è un po’ il capofila per quanto riguarda la ricerca di eleganza. Il colore è rubino limpido e il naso è improntato ad una buona espressione di visciola matura, a cui si associa una nota fumé in un contesto persistente e di buona finezza. La bocca è tirata, sottile, nervosa, di bella speziatura, minerale, elegante e di media larghezza. Finale in crescita e tannino leggermente metallico ma ben tessuto.

Sicilia IGT Syrah Sole di Sesta 2004 (14%)
Un syrah in purezza, dal rubino limpido, e dai profumi di carne tagliata di fresco, ribes, liquirizia, erbe mediterranee. Bocca che esordisce lieve e scorrevole e chiude con tannini molto fini, regalando la dolcezza di un frutto limpido, pieno, succoso, forse finanche monopolizzante.

Sicilia IGT Merlot Grammonte 2004 (14%)
Merlot potente e strutturato dal colore rubino intenso. I profumi, particolarmente varietali in questa annata, sono ricchi di confettura di frutti di bosco e sentori mediterranei, mirto e liquirizia. Bocca netta, serrata, acida, percussiva, è chiusa da tannini vibranti e non poco evidenti. Retrogusto asciutto, amarognolo e lunga persistenza sui toni vegetali propri del vitigno.

Azienda Agricola Cottanera dei fratelli Cambria
Strada Provinciale, 89 – Contrada Iannazzo
95030 Castiglione di Sicilia – (CT)
Tel. +39 0942 963601 – Fax +39 0942 963706
staff@cottanera.it
www.cottanera.it

15 ottobre 2007
Visita effettuata nel marzo 2007

Immagini: la foto della famiglia Cambria è estratta dal sito www.cottanera.it, le altre foto sono dell’autore.

Luca Bonci

3 COMMENTS

  1. Hai ragione Giulio, in effetti l’uva francese lo è, ma non era scontato ottenere un risultato del genere mille chilometri più a sud, anche se il microclima etneo non è certo così caldo.

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