Molino di Sant’Antimo: una piccola azienda che pensa in grande

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Ogni angolo della splendida collina di Montalcino riserva sempre uno scenario di grande impatto emozionale per chi, come me, proviene dalla grande città. A dire il vero provo forti sensazioni ogni volta che mi aggiro, intruso, nei panorami collinari vocati alla viticoltura, particolarmente fra le colline del Chianti e in questo angolo di paradiso mi capita più frequentemente di perdere la bussola. Regali del nostro Bel Paese. I colori, i contrasti, i profili, i profumi … tutti qui è nato per parlare all’uomo in tutte le forme possibili, comunicando quiete, forza, equilibrio, solennità e vita.

In questo contesto un grande conoscitore del terroir “montalcinese” come Carlo Vittori ha individuato il luogo ideale dove esprimere al meglio tutta la sua passione e competenza; proprio vicino al borgo di Castelnuovo dell’Abate ha trovato infatti il luogo ideale dove intraprendere un percorso vitivinicolo importante ed una pagina determinante nella vita di tutta la famiglia. Nasce così l’Azienda Agricola Molino di S. Antimo che da poco si affaccia sul mercato con il marchio “Paolus Wines” appositamente creato, assieme all’omonima struttura societaria, per la distribuzione di tutti i prodotti aziendali e non solo. Il nome dell’azienda si ispira all’antico Molino ad acqua, probabilmente risalente al XII secolo, che oggi completamente restaurato è un funzionale ed accogliente agriturismo di 300 metri quadrati completo di camino, comfort e piscina.

Siamo andati a trovare Carlo Vittori a casa sua, nella sede del Podernuovo ai Campi, l’ottocentesco casale che, restaurato con grande rispetto dei materiali, della tradizione e dell’ambiente, torreggia sulla valle del fiume Orcia e, all’ombra del monte Amiata, sembra vegliare sull’ultimo avamposto del Brunello. Qui la famiglia Vittori vive e lavora, qui accoglie gli ospiti che desiderano visitare l’ampia cantina e provare la produzione vinicola, respirando a pieni polmoni l’aria dei vigneti che circondano il casale. Così lo abbiamo seguito all’interno della cantina e abbiamo ascoltato il suo racconto del vino, affascinati dal profondo rispetto e dalla calda passione che animano il suo rapporto con il sangiovese grosso, ripercorrendo il meraviglioso viaggio dalla vendemmia all’imbottigliamento.

La vendemmia sarebbe cominciata proprio il giorno successivo alla nostra visita, bella coincidenza: prima la pigiatura soffice e la diraspatura, poi la fermentazione alcolica nelle vasche d’acciaio a temperatura controllata e l’attenta e misurata correzione di anidride solforosa, la follatura e il rimontaggio; infine la svinatura ed il passaggio nei recipienti di affinamento d’acciaio o in legno a seconda del prodotto. Per i rossi da invecchiamento, anche la fermentazione malolattica. Abbiamo respirato il legno della “sala invecchiamento”, dove convivono pacificamente le grandi botti di rovere francese da 50hl e le più piccole barriques di Allier, ma anche di legni americani. Ci siamo poi soffermati nell’ampio reparto di vinificazione, dove i classici tini di acciaio inox sono ora affiancati da nuove vasche che saranno dedicate da quest’anno alle uve migliori destinate a Brunello, con le quali verrà fatto un nuovo passo verso la ricerca della migliore qualità. Come infatti ci spiega Carlo Vittori queste nuove vasche consentono di effettuare la fase di rimontaggio in maniera “dolce”, ossia senza la forzatura intrusiva dell’azione meccanica, ma con un sistema a pressione controllata che, attraverso “l’iniezione” di anidride carbonica nei vasi, spinge il cappello verso il basso senza danneggiare l’acino e preservando le sue migliori proprietà. Molto interessante, vedremo i risultati tra qualche anno, ma a giudicare dalla luce che accende lo sguardo di Carlo, rivolto al futuro, c’è da credere che ne … assaggeremo delle belle.

A cena, siamo lieti di scoprire che gli interessi di Carlo Vittori si aprono a ventaglio su molteplici fronti e ci troviamo a tavola con registi polacchi, scultori, artisti e amici giornalisti in un convivio dall’aspetto davvero familiare. Assaggiamo salumi eccezionali ed una pasta “casereccia” cotta a legna nel forno di pietra; un misto di carni arrostite completa un pasto davvero gustoso e di commovente semplicità che strappa l’applauso tutto dedicato alla “signora Vittori” ed a tutte le donne di casa che si sono rivelate davvero protagoniste in cucina.

A supporto di tanto buon gusto abbiamo potuto apprezzare la produzione vinicola dell’azienda, a partire dall’unico bianco della casa che abbiamo apprezzato come ottimo aperitivo.

Sant’Antimo DOC Chardonnay 2006
Un vino di bella presenza, che palesa già nell’aspetto un leggero passaggio in legno, ma che sia all’olfatto sia al gusto accosta una gradevole freschezza ad una profondità di fragranze incisive e al tempo stesso docili. Un naso tonico ed elegante si estende su note speziate e di frutta secca cui seguono fiori secchi e tostatura; mela matura e mineralità caratterizzano un finale affatto corto. In bocca è pieno, caldo e strutturato, progressivo nella distribuzione del gusto che da una certa opulenza iniziale si evolve sino ad una fresca mineralità finale. Interessante e gradevole si lascia bere con gusto regalando ottime sensazioni di eleganza e corpo.

Sant’Antimo DOC Cabernet 2004
Brillante nel bicchiere, con sfumature rubino e riflessi violacei, questo cabernet è un vino generoso e sincero, che nonostante il passaggio in barriques non strizza ammicca a facili piacevolezze in cerca del mercato a tutti i costi. Naso abbastanza intenso, con trame fruttate di sottobosco e humus, non male sotto il profilo della complessità ed equilibrio fra le componenti. Al palato presenta una discreta solidità, con tannini energici seppure non invadenti; i frutti a bacca rossa prevalgono, ma lentamente escono note più evolute e balsamiche, con liquirizia e tabacco in bella evidenza. Non brilla per verve acida, con una leggera inclinazione alla ruvidezza, ma le basi per evolvere in gustosità più morbide ci sono tutte.

Rosso di Montalcino DOC 2004
Questo Rosso mostra sfumature granate e trasparenze luminose su un fondo rubino. I profumi abbracciano la carnosità delle prugne e sfumature di viola e mirtillo; un finale vanigliato e cioccolatoso. In bocca è fedele, un’incipiente veemenza tannica trova riscontro in un sostegno alcolico adeguato; la prugna ritorna lunga con variazioni di amarena ed un finale a base di liquirizia dolce e di buona persistenza.

Brunello di Montalcino DOCG 2002
Certo il 2002 non è stato proprio l’anno del Brunello. Ma Carlo Vittori è riuscito proporne comunque una versione più che apprezzabile, indizio più che decisivo su quanto sia in grado di proporre in annate “buone”. Il colore sanguigno è imperscrutabile e lascia presagire una struttura ed un corpo di grande impatto. L’introduzione olfattiva è maschia e fruttata, prugna e amarena in confettura aprono la strada a sentori di sottobosco e terra umida a cui fanno seguito note di tabacco dolce, cacao e tostatura; il lungo finale speziato e minerale si sprigiona con una generosa ossigenazione del calice, ma regala ancora profondità aromatiche di conciatura e una chiusura balsamica. Entra vigoroso in bocca e abbraccia il palato con una serrata trama tannica ed un sostenuto tenore alcolico, il tutto bene equilibrato da una nervatura acida non indifferente. Come per il naso, anche al palato si concede con pigrizia e solennità, liberando lentamente si la componente fruttata che quella più speziata e aromatica; osserviamo con attenzione un accenno floreale di viola. Non è un Brunello comodo da bere, ma non ci aspettavamo miracoli da un 2002, ma palati esigenti e meno votati al piacere facile ed immediato, sapranno cogliere in questo vino tutta l’austerità e la profondità che è in grado di proporre.

Romito dei Vittori Sant’Antimo DOC 2004
Questo è un supertuscan a base di Sangiovese e con aggiustamenti di Cabernet e Merlot a contenere e ammorbidire la ruvida potenza dell’uva nostrana; tutte le uve, ricavate da una resa volutamente bassa, stagionano il giusto in barriques francesi, per conferire al vino quella struttura e quell’eleganza propria dei tagli internazionali. Bellissimo colore, intenso, scuro, brillante e ricco di riflessi; si accosta al naso con fragrante fruttosità di ciliegia e marasca, poi un elegante bouquet che accoglie ancora il sottobosco e la sua terra umida, il suo fogliame verde e intriso. Una chiusura lievemente vanigliata e una lunga mineralità trasmettono sensazioni di eleganza e complessità. L’ingresso in bocca è carico di frutta, rossa, carnosa e matura, i tannini l’accompagnano con copiosa intensità, ma con un garbato incedere; la complessità olfattiva si riversa sulle papille con un’armonia densa di sapori vivaci e compiacenti, il calore alcolico è misurato, la struttura importante e la persistenza invidiabile.

La nostra degustazione si ferma a queste etichette, ma la produzione del Molino Sant’Antimo si completa ancora con un Chianti dei Colli Senesi, un Morellino di Scansano ed una Igt denominata Asso che vinifica in purezza il Sangiovese riservandogli un percorso che incontra esclusivamente l’ acciaio. A perfezionare l’assortimento dei prodotti dell’azienda non possiamo non citare la Grappa di Brunello che si può trovare sia d’annata, sia con un invecchiamento di 5 anni e l’Olio Extra Vergine di Oliva IGP.

Riccardo Brandi

Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.

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