Che vino berremo? Prima giornata di studio sul vino del futuro: Innovazione

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Festeggiavamo il nostro primo anniversario di matrimonio in toscana, un agriturismo fra Scansano e Talamone, un vecchio contadino, la sua storica cantina e una vigna di Sangiovese: “Saggiate quest’uva e ditemi se non è la più buona …”

Ricordo con grande piacere quel 2001, gran belle giornate e piacevoli sensazioni fra le cantine di Scansano e l’Enoteca dei Mille del bravo Michele Detti. Mi chiedo se oggi quel simpatico contadino sia ancora lì in vigna a curare le sue gemme, secondo un rituale consolidato che nulla potrà mai smuovere.

Aveva la faccia di chi è partito dal nulla del dopoguerra, affondando le mani nella terra, la sua terra, ripetendo con devota applicazione tutti i passaggi produttivi che suo padre o suo nonno gli avevano tramandato. Aveva l’aspetto di chi è arroccato su queste sue tradizioni e nessuno lo convincerà mai che modificare qualcosa renderà migliore la sua uva o il suo vino. Avrà ragione lui?

Questo in fondo è l’interrogativo che diversi professionisti ed esperti del settore si sono posti lo scorso 7 febbraio all’Hotel Sheraton di Roma, nella prima giornata di studi dedicata a “Il vino che berremo”, ponendo al centro della discussione il tema Innovazione.

Promotore e anima di questa giornata è stato Andrea Zanfi, noto scrittore, ma sopratutto viaggiatore del gusto e interprete della natura, che da diversi anni sta dipingendo, con l’aiuto delle immagini fissate dall’amico Giò Martorana, un quadro affascinante della produzione enologica del nostro Paese, nella collana I grandi vini d’Italia. A lui il merito di cogliere in modo unico i tratti caratteriali ed espressivi di quei personaggi che, con il loro lavoro e la loro passione, le loro scelte e le loro visioni, alimentano il movimento vitivinicolo italiano. L’organizzazione attenta e precisa di Caterina Andorno ed il supporto del bravo e preparato Roger Sesto hanno completato l’ossatura e le dinamiche di questa giornata davvero interessante.

Il successo dell’evento si legge nelle oltre 70 aziende presenti, con circa cento etichette in degustazione, includendo vere perle della nostra enologia. Ma oggi non voglio raccontare le emozioni che il vino mi ha dato con i suoi colori, i suoi aromi ed il suo incredibile effetto sulle mie papille, in alcuni casi davvero speciale. Oggi voglio parlare proprio del futuro del vino, voglio cercare di dare eco a quanto questa giornata ha saputo trasmettermi sotto il profilo culturale, perché questo vino che oggi ci emoziona possa continuare a farlo anche domani.

Sotto questo profilo la manifestazione è stata anche un successo di contenuti, come nella sessione di lavoro del mattino in cui personaggi come l’eclettico Luigi Odello enologo e scrittore, il nostro Luca Bonci o lo stesso Andrea Zanfi hanno discusso del “Marketing come strumento di supporto alle aziende vitivinicole per affrontare la sfida della globalizzazione”. Argomenti che già nella scorsa stagione Zanfi aveva cercato di portare all’attenzione degli addetti ai lavori, in un incontro centrato sul futuro dei Supertuscans.

Contenuti altrettanto avvincenti nella sessione di lavoro pomeridiana, quando sul tema “I vitigni come elementi per un distinguo strategico delle aziende” si sono confrontati nomi prestigiosi come i professori Attilio Scienza, Roberto Zironi e Oriana Silvestroni o l’enologo Paolo Vagaggini. L’innovazione nella sperimentazione, in vigna prima e in cantina poi, l’attenzione ai cambiamenti climatici, interpretare la natura ed assecondarne le evoluzioni, smitizzare i falsi dualismi come quello tra terroir e vitigno, oppure il falso conflitto fra tradizione e innovazione.

Come dovremmo comportarci per vivere al meglio la nostra epoca? Certo che una serie di coraggiosi atteggiamenti potrebbe renderci disponibile un’opportunità di successo. Affrontiamo il mondo nella sua eterogeneità e l’incalzante “globalismo” dei mercati del futuro cercando di progredire al passo con i tempi. Trasgrediamo qualche tradizione se necessario, ma usciamo dagli schemi granitici e precostituiti che ingabbiano l’evoluzione del vino e la sua crescita commerciale. Liberiamo lo sviluppo, dalle tecnologie per la vinificazione alle tecniche di allevamento; seguiamo il mutamento del gusto dei consumatori e del linguaggio con cui si avvicinano all’acquisto ed al godimento di un buon vino. Gestiamo al meglio la grande visibilità del web, ottimizziamo al meglio le informazioni in etichetta, aggiorniamo le nostra strategie di marketing e puntiamo sulla formazione.

Questo è il percorso da seguire. Non occorre stravolgere le idee vincenti o le produzioni consolidate, basta ritagliarsi un piccolo spazio per la sperimentazione, investire nel nostro coraggio e nella curiosità di esplorare nuovi orizzonti produttivi. Passione e competenze non ci mancano, l’omologazione non ci appartiene e il gusto non sarà mai stereotipato.

Appuntamento al prossimo anno per un nuovo confronto

23 febbraio 2008

Immagini: Andrea Zanfi, momento della degustazione, Attilio Scienza (sullo sfondo Paolo Vagaggini, Barbara Tamburini e Vittorio Fiore)

Riccardo Brandi

Riccardo Brandi (brandi@acquabuona.it), romano, laureato in Scienze della Comunicazione, affronta con rigore un lavoro votato ai calcoli ed alla tecnologia avanzata nel mondo della comunicazione. Valvola di sfogo a tanta austerità sono le emozioni che trae dalla passione per il vino di qualità e da ogni aspetto del mondo enogastronomico. Ha frequentato corsi di degustazione (AIS), di abbinamento (vino/cibo), di approfondimento (sigari e distillati) e gastronomia (Gambero Rosso). Enoturista e gourmet a tutto campo, oggi ha un credo profondo: degustare, scrivere e condividere esperienze sensoriali.

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