Á la carte, come ordinare a caso e vivere felici…anzi felicissimi!

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di Lola Teale

Anche quest’anno le mie quattro ruote mi hanno portato in giro per l’Europa. Ho lasciato la Francia dove ero stata già due volte in vacanza, e mi sono avventurata per le strade di Germania e Austria. Sono partita pronta ad ogni evenienza tranne che allo scontrarmi con menù in lingua tedesca, di cui non capisco praticamente nulla. Quasi niente in inglese, per non menzionare nemmeno per idea un francese, uno spagnolo e manco nei più rosei sogni un accogliente menù in italiondo! Il problema con i menù in tedesco e con la lingua tedesca in generale è la lunghezza delle parole: possono occupare una riga intera e significare chissà cosa. Un ottimo modo per essere sintetici, ma povero turista che si trova a dover lottare con i menù nel tentativo di scomporre il nome composto di un piatto in tanti singoli nomi più corti nella disperata ricerca di una unione di lettere più o meno familiari come käse (formaggio), suppe (zuppa), schnitzel (fettina), fish (pesce).

E purtroppo molte volte i menù privilegiano i nomi propri dei dolci e dei pesci soprattutto se locali. La necessità aguzza l’ingegno, così invece di farmi prendere dallo sconforto e ordinare i due soli piatti da me conosciuti, e cioè la Wiener schnitzel e il Wurst con crauti o patatine fritte, ho deciso di sfidare la sorte e ogni sera ordinare un piatto a caso, o magari due. Nel mio viaggio culinario a sorpresa ho scoperto prima di tutto che le porzioni sono estremamente generose e che spesso sono accompagnate da una generosa porzione di insalata mista, rigorosamente condita con la non tipica sauce vinaigrette o con una salsa a base di yogurt, e servita in una conchetta.

La prima sorpresa l’ho avuta a Garmish-Partenkirchen ordinando il toast della casa. Bene, non era un toast un po’ più farcito del solito ma un piatto piano con due fette di pane in cassetta croccante, con due spesse fette di tacchino e inondato di salsa di funghi…meno male che era l’ora di pranzo e non l’ora di merenda! Delizioso ma enorme come la padella di tacchino e spätzle caserecci (di farina bianca e non verdi come quelli tirolesi). Devo proprio sottolineare che il gusto di mangiare direttamente in una padella è impagabile!

Nel mio tour gastronomico “a caso” non poteva mancare la spedizione alla festa del patrono locale, S. Martino, dove oltre a gustare ottima birra e godermi lo spettacolo di balli tradizionali, ho avuto il piacere di assaggiare i wurstel bianchi tedeschi, che hanno aroma e gusto molto delicati, liberi da quel lunghissimo retrogusto un po’ stucchevole che lasciano i nostri confezionati, il brezel (pane tipico e speziato) e il German cheesecake con le ciliegie. A differenza del più famoso cugino primo, proveniente dall’Inghilterra, che non si cuoce, il German cheesecake è cotto in forno a temperatura molto bassa e può ricordare una nostrana crostata di ricotta. Una curiosità: ai bambini per merenda viene dato un brezel intero farcito con burro.

Salisburgo nei miei ricordi di viaggio rimarrà la città dei cafè, e cioè i famosi locali in cui si può bere un buon caffè (io ho sempre optato per un double espresso che si difendeva molto bene), mangiare qualcosa e leggere o parlare con amici e compagni di viaggio per tutto il tempo che ci aggrada. Quella sì che era una gioia! Non bisogna però pensare di fare un piccolo spuntino poiché anche le fette di torta sono grandi tre volte le nostre. In uno di questi cafè, in cui si po’ andare anche per un buon pranzo, “ho fatto conoscenza” con un Club Sandwich proveniente dal paese di cuccagna, non saprei come descriverlo ma vi lascio semplicemente giudicare dalla foto.

Salisburgo è stata anche il punto di partenza per la mia personale avventura nel mondo delle zuppe austriache. Ne esistono di due tipi: le prime a base di vero brodo vegetale o di carne a cui sono aggiunte verdure tagliate a pezzi, le seconde a base di verdure passate fino a formare un vellutata più o meno densa. Non manca mai naturalmente un po’ di pancetta o erba cipollina per stuzzicare le papille gustative e un po’ di pane fresco. Questo è l’unico piatto che viene servito assieme al pane. Degne di nota sono una zuppa di patate con pancetta in brodo di carne e soprattutto una “zuppa della casa” con brodo, gnocchi di semolino, frittata tagliata a julienne, carne e verdure a pezzi. Come si poteva rimanere insensibili davanti ad un piatto che scalda anche il sangue più freddo in una orribile giornata di luglio con 10° C e pioggia battente?

Ultima tappa del mio viaggio partito dalla Germania del Sud è stata Innsbruck dove ho trovato riparo in una Ghesthaus fuori dal centro, non troppo turistica e dai piatti generosamente conditi. Qui ho gustato le ultime ottime sorprese della mia avventura nel mondo del caso. Prima di tutte un pesce di acqua dolce con pancetta e pistacchi, delicatissimo e saporito, una zuppa di patate, che credevo leggera, ma invece era a base di patate cotte nella panna, passate e mescolate con funghi e erba cipollina, e infine un dolce tipico molto simile al più conosciuto Kaiserschmarren: una frittata dolce – credo minimo due uova – arrotolata e farcita con marmellata di albicocche oppure con salsa di cioccolato bianco e arancia. In conclusione vorrei aggiungere che, a causa dello spropositato prezzo dell’acqua, ho sempre optato per uno stuzzicante succo di mela e selz, oppure per mezzo litro di birra bionda o bianca. Ordinando a caso anche queste ultime ho avuto il piacere di non bere mai la stessa birra e di vedermi servire bionde o bianche provenienti da birrifici locali praticamente sconosciuti dalle nostre parti. Peccato non aver preso nota di ciascuna birra, perché alcune avrebbero davvero meritato un bis!

 

 

 

 

 

Lola Teale

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