La grazia di Grace

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di Luca Bonci

Gerhard Hirmer, bavarese e ormai panzanese, scruta attento le nostre espressioni mentre assaggiamo i suoi vini, i suoi puri sangiovese così simili nel modo in cui sono fatti e così diversi nel risultato, convincente espressione di un territorio che non si può non riconoscere vocato. Qui, dove nascono i grandi Chianti, Gerhard cura le vigne per conto del proprietario Frank Grace. Le più giovani, di “soli” 35 anni, dalle cui migliori uve nasce il Chianti Classico Riserva Margone, e la più vecchia, 70 anni suonati e una produzione ridicola di poco più di 20 ettolitri per ettaro, che dà origine al Gratius, Toscana IGT.

In due parole la tecnica: temperature di vinificazione elevate, fino a 30 gradi, macerazioni lente e lunghe, anche oltre i venti giorni, senza forzature, riducendo al minimo le follature. Maturazione in legni piccoli, di primo e secondo passaggio e di taglie diversificate. Infine, lungo affinamento in bottiglia, che se supera l’anno per il Gratius può arrivare ai 30 mesi per il Margone. Piccole differenze quindi per i due vini, che devono la loro individualità in misura assai maggiore, come intuibile, alle viti da cui nascono, e che potremmo ridurre semplificatoriamente a una classica contrapposizione tra forza e grazia.

La forza è del Margone, una carica irruenta che Gerhard conosce bene, se tenta di domarla con i 30 mesi di affinamento in vetro, e che troviamo ancora presente, seppur trasfigurata dal tempo, nella prima delle annate assaggiate, la 1999. Il vino, quasi decenne, si offre ancora concentrato al colore, con solo una leggera sfumatura sull’unghia e uno spunto etereo e alcolico evidente. Ed è in bocca che si apprezza ancora e maggiormente la struttura, e la giovinezza tattile della componente acida e tannica, a contrasto con una evoluzione aromatica che sfuma le note di liquirizia in un finale idrocarburico.

Annata più estroversa la successiva, dal rubino limpido e lucente e dalle note laccate, minerali e di frutta matura. Bel carattere e bocca salina, acida, sapida, tesa. Un 2000 molto piacevole, corposo ma non campione di eleganza.

Eleganza che non manca al Margone 2001, dal rubino compatto e dai profumi meno sparati, ma austero, lungo e deciso, di bella struttura.

Si salta il 2002, ma non il 2003, annata in cui il lavoro in vigna si è concentrato sulla riduzione della sofferenza delle viti e sulla schermatura dei grappoli concentrando il fogliame a protezione degli stessi. Lavoro meticoloso che ha dato i suoi frutti, moderando la nota di confettura al naso e il calore alcolico della bocca, per un vino che, se non eccelle, neppure sfigura nella serie delle annate.

Torniamo alla freschezza col Margone 2004, dal colore rubino purpureo e dalle note eleganti di ciliegia. Bello l’equilibrio gustativo, il corpo e la tensione. E chiudiamo con l’annata 2005, dal rubino con concentrato e dal naso ampio che una speziatura molto diretta non rende ancora nitidissimo, ma che sfoggia una grande presenza sapida al gusto.

Chiusa la verticale di Margone si riparte dal passato, col Gratius 2001 e, senza offesa per i vini precedenti, che salto di qualità! Prendetela come una attitudine personale, forse non tutti avrebbero la mia stessa impressione, ma già questa annata più vecchia basta a fissare la mia personale scala di valore tra i due vini, e la grazia vince a mani basse sulla forza. Il Gratius 2001 è limpido e vivo, e i suoi profumi, tra la cioccolata e la frutta, sono intensi e dolci. L’impressione iniziale è quella di un Mon Cherì, ciliegia sottospirito e cioccolato fondente, ma poi il quadro si ampia, arrivano le note ferrose di sangue, aromi complessi e fascinosi, financo rosa appassita. Un’apertura baroleggiante che in bocca si ritrova chiantigiana, nella scarna eleganza e nei tannini di seta.

Non regge ovviamente il confronto il 2003, vivo nei colori, etereo e dolce al naso, sempre elegante, ma dal frutto troppo maturo e dai tannini troppo verdi (intendiamoci, stiamo criticando un vino comunque bello!) in bocca.

Il Gratius 2004 non convince subito, ha colore vivo e limpido, frutto ampio, ma sembra meno complesso. In bocca è leggero, austero, persistente, dalla grande beva, ma non ci emoziona subito come il 2001… “subito no”, ma basta dargli un poco di tempo, che si apre suadentissimo, mostrando una finezza da grande annata.

Più pieno il Gratius 2005, lo troviamo persistente ma leggermente stucchevole, acido e ben presente al gusto, si avvicina di più al compare Margone, senza raggiungere le vette dell’eleganza.

Dispiacerebbe non finire in bellezza, e non restiamo delusi, perché il Gratius 2006, dal colore rubino purpureo e dai profumi penetranti, persino peperini, non è ancora alla giusta maturazione (pur essendo di già più che piacevole) ma ci regala un passo, una presenza acida, una sapidità, che non possono non farci ben sperare in una fruttuosa attesa.

Gerhard ha scrutato le nostre espressioni con attenzione, ed è soddisfatto, non poteva essere altrimenti, ma non si ferma qui: “da quest’anno si passa al biologico, non per un <<credo>> ma per fare più buono il vino, e poi abbiamo anche sperimentato un raffreddamento iniziale del mosto, per rallentare ancora la vinificazione… perché? Perché ci sono sempre più vignaioli bravi, bisogna migliorarsi!”

Tenuta agricola Il Molino di Grace
Località Il Volano Lucarelli
Panzano in Chianti (FI)
Tel. 055 8561010
info@ilmolinodigrace.it

Luca Bonci

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