A tavola con l’Ammiraglio Redmond

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Bianca uscì da casa trotterellando ben imbacuccata nella sua sciarpa a strisce che le arrivava fino alle orecchie e attraversò la strada solitaria diretta ad un portone blu dove viveva suo nonno, un vecchio lupo di mare. Ogni sabato il nonno la aspettava a pranzo e aveva sempre in serbo per lei una sorpresa: un lungo racconto pieno di avventure, fughe rocambolesche, luoghi incontaminati, porti affollati, pirati, abbordaggi, naufragi e chi più ne ha più ne metta.

“Buongiorno , Ammiraglio!” Bianca lo salutò sull’attenti.

“Mozzo Bianca dove sono i tuoi cuscini?” le chiese il nonno dal grande naso e dal dolce sorriso.

“Eccoli!” Bianca prese due cuscini dal divano e li posò sulla sedia della cucina prima di sedersi.

“Bene, possiamo cominciare…” disse il nonno che si era seduto davanti a Bianca con una pinta di birra in mano.

“L’Ammiraglio Redmond aveva preso il largo dalla costa est del Madagascar molto presto quella mattina…” tacque, bevve un sorso di birra e poi porse il bicchiere alla nipote perchè si bagnasse appena le labbra con quella bevanda amara che stuzzicava le papille gustative. Il nonno per far sì che la nipotina si immedesimasse completamente nella storia ed entrasse a farne parte, aveva riesumato la cucina tradizionale del marinaio: un piatto semplice e di poco impegno a base di patate, cipolle e carne in scatola, chiamato corned beef hash. Così Bianca per anni aveva mangiato sempre lo stesso piatto ma non nel medesimo posto: con la fantasia era nei Caraibi, a Capo Horn, a Goa in India, in Cina, a Oslo, in mezzo all’Oceano, e dovunque il nonno la conducesse con le sue parole. Viaggiavano insieme percorrendo la strada tracciata dalla narrazione.

“Mozzo, è ora di sbucciare le patate!” disse il nonno porgendole un coltello e quattro grosse patate. Come mozzo semplice Bianca aveva il compito principale di aiutare nelle cucine, che il mare fosse calmo, mosso, o in burrasca sempre tuberi doveva pelare. In quei momenti Bianca avrebbe voluto saper imprecare come un vero marinaio ma quello il nonno non glielo aveva ancora insegnato. Finite di sbucciare quattro grosse patate, le porse al nonno che le tagliò a pezzi con un coltello ben affilato, le mise nella pentola con carne in scatola, pelati in scatola, e una cipolla a pezzi, versò acqua del rubinetto sino a coprire il fondo della pentola, aggiunse un dado per il brodo, e infine spolverò tutto di sale e profumi per arrosti. Accese il fuoco, coprì la pentola con un vecchio coperchio macchiato e pieno di gobbe e lasciò che tutto cuocesse da solo. Nel frattempo il nonno e Bianca prepararono la tavola: piatti, bicchieri e posate di metallo poichè in barca non si usano oggetti che si possano rompere.

“Il ponte della Jennifer era stato lustrato e risplendeva come uno specchio, le vele erano spiegate, le scale di corda ondeggiavano con la brezza, il mare era leggermente increspato, e i pesci volanti accompagnavano danzando l’ammiraglia britannica. Ma ad un tratto un’ombra scura si stagliò all’orizzonte… i Pirati!” – disse il nonno togliendo appena in tempo la padella dal fuoco – Il Jolly Roger sventolava e si faceva sempre più vicino. “Prepararsi allo scontro!” Urlò l’Ammiraglio Redmond.” Il nonno fece una pausa e servì la sbobba del marinaio al mozzo semplice, Bianca. A tavola non c’èra una bottiglia d’acqua e Bianca doveva farsi bastare quella che aveva nel bicchiere poiché l’acqua potabile su una nave nel bel mezzo all’oceano era un bene prezioso e non andava sprecato. Di pane fresco nemmeno l’ombra, solo crackers, poiché i marinai mangiano gallette stantie e le tradizioni vanno prese alla lettera.

“Questa volta lo scontro con i Pirati provenienti dalle isole del Sol Levante si risolse molto in fretta, non per mancanza di coraggio da parte dell’Ammiraglio Redmond o del Capitano Chan Fu, ma grazie alle doti diplomatiche dell’ammiraglio inglese. Chan Fu, infatti, accettò parte della merce e del cibo in cambusa in cambio della loro libertà. L’Ammiraglio Redmond evitò lo scontro ma dovette far fronte alla rabbia e al malcontento dei suoi marinai poichè aveva ceduto anche parte delle scorte di acqua a Chan Fu. Nei giorni seguenti la bonaccia sembrò condannare il futuro di tutti loro e il rischio di ammutinamento si fece sempre più concreto. Ma fortunatamente le preghiere dell’Ammiraglio Redmond alla dea del mare furono accolte e dopo tre giorni il vento ricominciò a soffiare e la Jennifer toccò le coste di una delle isole delle Seychelles per fare rifornimento di frutta e acqua potabile… appena in tempo per evitare, o almeno posticipare l’ammutinamento. C’era infatti una mela marcia che si nascondeva tra la ciurma, un certo John il Guercio.”

“Lo sapevo che era una melaccia… me lo sentivo” – sentenziò Bianca storcendo la bocca – “L’Ammiraglio Redmond ce la farà, vero nonno?”

“Non avere fretta, la continuazione la rimandiamo a sabato prossimo.”

“Mmmm, e va bene… ma la prossima volta le patate le sbucci tu!” gli disse speranzosa.

“Chissà, può anche darsi!” le rispose il Nonno mentre la aiutava a rimettersi il cappotto.

“Ciao nonno, a sabato!” Bianca salutò con la mano, attraversò la strada e tornò a casa. Il nonno rispose al saluto, poi chiuse la porta e decise di farsi un tè di Ceylon con toast e marmellata di arance amare poichè era a stomaco pieno che i ricordi affioravano alla mente, e i dettagli di avventure passate si facevano vividi.

Lola Teale

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