Il vino outsider, questo sconosciuto. Quarta parte: Friuli

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Questo pezzo, con gli altri già scritti (Toscana, Liguria, Piemonte ) e con quelli che seguiranno, è dedicato a loro, ai vini outsider, quei vini cioè PICCOLI NEL PREZZO ma GRANDI NELL’ANIMA, capaci di tradurre con dignità e sentimento le ragioni della propria terra e, consapevolmente o meno, tracciare una strada. Una strada nella quale fedeltà (territoriale, tipologica, varietale ecc. ecc.) e trasparenza espressiva siano le voci narranti. Beninteso, non si tratterà di vini grandi in senso assoluto e magari per loro non si accenderanno le luci della ribalta come per altri “consanguinei” maggiormente dotati, ambiziosi o di buona famiglia, ma con la schiettezza di fondo che li contraddistingue sono vini che a parer mio disegnano il tratto ascendente di una parabola stilistica da non disperdere. Sono vini chiari e senza filtri, che non hanno timore di mostrare la propria nudità. Perché in fondo sta in quella nudità ingenua e pura la suggestione profonda di un ricordo che si vuole prezioso; lì la vibrazione autentica che insegna e scuote, ben oltre l’ovvietà.

Nell’amato, amatissimo FRIULI l’oggettiva difficoltà nel districarsi dal groviglio fitto di outsider di cui si impregna la produzione regionale, mi ha suggerito di incanalare le scelte nel rispetto di due dominanti tematiche: in primis la territorialità, ossia individuare (possibilmente) etichette in rappresentanza di ciascuna denominazione; poi l’appiglio varietale, cioé raccogliere suggestioni che rappresentino la palette di uve con le quali si è soliti misurarsi in regione, dalle autoctone alle internazionali, sia in versione monovitigno che blend. Come ulteriore, ferrea discriminante infine il prezzo. Eh sì, perché bisogna tener conto che nella forchetta di prezzi che va dai 13 ai 20 euro in enoteca si colloca gran parte della produzione che conta, con risultati spesso ottimi. Realizzando che (e mi riferisco ai vini bianchi) si tratta suppergiù del meglio della enologia nazionale (qualcuno storcerà il naso ma io la penso così), ecco che entrare in quell’ordine di prezzi, comunque umani e non esagerati, avrebbe significato “scomodare” veramente le grandi firme della regione, avrebbe significato cioé entrare nella selva inestricabile dei cento vini papabili. Non ci sono entrato, e non ne sono pentito: perché nel focalizzare l’attenzione sulla magmatica produzione vinosa che si ferma al disotto di quella soglia, mi sono accorto una volta ancora di quanto quel coacervo di generi ed intendimenti stilistici diversi che da qualche tempo va innervando (stimolando & frastornando) la vitivinicoltura friulana, sia capace di proporre continui motivi di suggestione e conforto. Motivi da suggerire vivamente, insieme agli immancabili viaggi, quelli sì imprescindibili.

COF Ribolla Gialla 2007 – La Sclusa

Potrà “suonare” eccentrico andare a pescare una Ribolla dai Colli Orientali e non dal Collio, ne convengo. Eppure, questa scattante versione prodotta dalla famiglia Zorzettig mi ha conquistato per grinta e sapidità, contrasto e tensione, linearità e misura. Insomma, un vino quale paradigma della tipologia, qui intesa nella variante acciaiosa, di fresca giovialità. 10 euro.

Friuli Latisana Sauvignon 2007 – Anselmi Giuseppe e Luigi

Via dalla pazza folla. Perché è inutile giocare a nascondino con le parole: la DOC Latisana non gode di (troppa) visibilità nell’affollato mondo enoico friulano. Proprio no. Senza indugiare sui motivi di una assenza, mi sento però di segnalare questo Sauvignon prodotto dalla famiglia Anselmi per due ragioni, oltre a quella di provenire appunto da una zona non proprio in punta di penna di scrittori e wine lovers: la prima ci parla di singolarità aromatica (peppermint), una aromaticità estroversa, irriverente, intensissima, sfacciata se volete ma indubitabilmente compiuta; la seconda ce la spiega il prezzo: 6 euro. Insomma, outsider i luoghi, outsider il prezzo, outsider l’originalità.

Collio Sauvignon 2007 – Carlo di Pradis

Bel colpo d’ala per il Sauvignon dei fratelli Buzzinelli: forte, umorale, dall’impronta “muschiata”, non va per il sottile ma si propone con fermezza e volontà. L’impatto è verace, quasi scolpito nei tratti e negli accenti, ma non mancano intriganti pertugi fatti di pesca, agrume e minerale. A 11 euro una solare trasposizione di un terroir (solare anch’esso) quale quello di Pradis.

Friuli Aquileia Pinot Bianco 2007 – Dario Puntin

D’accordo, siamo nella piana d’Aquileia, eppure questo Pinot Bianco si segnala per incisività e rocciosità, quasi fosse un vino di collina. Dalla sua riflessi floreali e di mandorla sbucciata, e una bocca tenace e persistente, di buon sale e misura. Se gli affianco il prezzo (5 euro), ogni dubbio residuo circa la sua reale convenienza svanisce.

Collio Pinot Bianco 2007 – Attems

Dalla storica casata Attems, oggi nel pacchetto della Marchesi de’ Frescobaldi, una interpretazione ineccepibile del delicato vitigno, a connotare un vino profumato di erbe e fiori, teso, profilato, sapido, gustosissimo. 8/9 euro.

Collio Pinot Bianco 2007 – Casa Zuliani

Profumi ariosi, limpidi, tersi, di sottile florealità, pietra e nocciola. E’ la disadorna bellezza di un vino caratteriale e spigliato nell’eloquio, che richiama l’acqua di roccia nella sua essenziale purezza varietale e il piacere di bere per il bere. 8/9 euro.

Collio Pinot Grigio 2007 – Oscar Sturm

Ottima salinità per un vino infiltrante e freschissimo, una lama di purezza, stringatamente naturale. Fabio Rizzari lo definirebbe “di pragmatismo austro-ungarico!” L’alcol c’è ma non lo senti. 12 euro non proprio da outsider ma che tengon conto di un Pinot Grigio davvero paradigmatico, esclusivo, e che perdipiù di grigio, oltre al nome, non ha proprio niente.

Collio Friulano 2007 – Pascolo

Questo Tocai non gioca di sottigliezze, proprio no; casomai ci ricorda il temperamento dei migliori vini artigiani, nei quali la grammatica enologica si concede qualche pausa di riflessione, non così l’emotività di un ascolto attento: buccioso, selvatico, verace, in lui molta polpa e determinazione, ed una sincerità di fondo che non lascia indifferenti. 11 euro

Collio Friulano 2007 – Zorzon

Composto, modulato, tipico di mandorla ed erbe, con riflessi di citronella, ci regala una bocca di buona coordinazione, reattiva e tenace. Non l’eclatanza del 2006 ma indubbiamente, da questo vigneto a cappuccina, Giorgio Deganis riesce ad estrarre con puntuale regolarità un coniglio dal cappello. 10 euro.

Isonzo del Friuli Friulano 2007 – Renzo Sgubin

Ineccepibile, focalizzato, bellamente ammandorlato, sfodera un finale teso, saporito, dinamico. Nel bicchiere di oggi un Tocai dialettico, che innerva una delle produzioni più regolari ed affidabili dell’isonzo tutto. 9 euro

COF Friulano 2007 – Petrussa

Non so se si tratti della migliore loro annata (recente) di Tocai (ho ancora in testa lo splendore del 2005, la speditezza e lo slancio del 2006), ma non si può non individuare nella famiglia Petrussa una delle interpreti più sensibili di questo storico vino-vitigno. Dai Colli Orientali, ancora una volta, un Tocai (ora Friulano) che sfoggia, da un lato, polpa e frutto maturo, contestati però da toni più freschi e vegetali in un continuo gioco di rimandi che si traduce vivaddio in una beva saporita, distesa, continua, senza ovvietà. Insomma, 10 euro di impenitente tempra furlan.

Collio Bianco 2007 – Cociancig

Qui un bianco singolare, dagli aromi intensi e dall’afflato semiaromatico; un ventaglio ispirato di profumi invitanti (passiflora, pompelmo, rosa selvatica, spezie) da ricordare quasi un vino altoaltesino; una cremosità e una polpa più attinenti al terroir di Pradis. 8 euro pieni di armonia e seduzione.

Collio Bianco Bràtinis 2006 – Gradisc’iutta

Un vino quale paradigma della tipologia, grazie alla austera, “terragna” silhouette, alla grinta e alla tensione, senza svolazzi o facili concessioni. Erbe, nocciola, spezie e una sensazione finemente minerale disegnano i confini di un vino flemmatico, compassato, friulano fino al midollo. Insomma, 11 euro di carattere.

Collio Chardonnay 2007 – Ronco Blanchis

Potevamo farci mancare uno Chardonnay, proprio adesso che al solo pronunciare questo nome si è additati, minimo minimo, come passatisti? Più seriamente, se posso condividere il giudizio che la tipologia non offra se non di rado (e parlo dell’Italia) singolarità ed emergenze qualitative da strapparsi i capelli, è anche vero che le versioni spesso felici proposte da questa piccola realtà di Mossa trovano motivi di conforto grazie alla capacità di ben sfumare, alla flemma e al portamento di cui non difettano. Un vino che in fatto di tatto e gentilezza aromatica ammicca al pinot bianco, e che trova in una dimensione di intrigante mineralità gli appigli salvifici per una identità che si tiene bene alla larga dalle banalizzazioni oggi imperanti. 9 euro.

Piculìt Neri 2007 – Emilio Bulfon

Sulle rotte “oblique” di Emilio Bulfon e del suo ormai trentennale percorso enoico non sta di casa l’ovvietà, questo è certo. Di più, la tenacia da navigatore solitario, grazie alla quale si destreggia con i vitigni misconosciuti della sua terra, ha senz’altro ispirato una storia contadina talmente individua da esigere rispetto ed attenzione. Così i suoi vini, dagli appigli caratteriali indiscutibili, anche se a volte un po’ selvatici. Esempio fulgido, quest’anno, un Piculìt Neri 2007 davvero espressivo, succoso, naturale nello sviluppo. La gioiosa dote fruttata prende la scena senza reprimere la volontà dello slancio. Rimandi floreali e balsamici ne allietano i profumi. E’ vino energico e radioso, outsider per antonomasia (euro 9/10).

Friuli Grave Refosco dal Peduncolo Rosso Titianus 2005 – Principi di Porcìa e Brugnera

Ecco qua un Refosco che stempera e mitiga la proverbiale generosità fruttata della razza sua grazie alle maglie di una evoluzione che incide (discreta) su un corpo battagliero. Il vino si lascia così cogliere per il garbo, la rilassata naturalezza, l’accomodante ( ma non sfibrata) dolcezza tannica, che ha lasciato per strada le asprezze della prima gioventù. Nel frattempo, gli umori di tabacco e terra umida che ho odorato si fondono in un palato infiltrante, tenero e modulato, che non dimentichi. Così come il prezzo: 8 euro.

Merlot 2006 – Borgo delle Oche

Dalle Grave un colore profondo, sicuro di sè, per un naso ben scandito e finalmente liberato da ovvietà o ridondanze. Perché se è vero che non sfugge alla lusinga di dimostrare il frutto cospicuo (e generoso) tipico della varietà, qui inaspettatamente ne stempera gli accenti più banalizzanti in un palato equilibrato e preciso, di ordine raro e pulizia. Non mancano sviluppo né trama. Le aspettative si allargano. Solo acciaio. Per il resto, i modi e i gesti di questa piccola cantina familiare reclamano attenzione. E a tradire le attese non sarà di certo il prezzo: 8 euro.

COF Merlot 2006 – Centa Sant’Anna

I rossi spesso ispirati di questa dinamica cantina di Cividale non passano inosservati. E se lo Schioppettino della casa reclama a chiara voce il bonus di territorialità che si porta cucito addosso, ben si difende questo polposo merlot per niente incline ad adagiarsi su melliflue ovvietà. Perché stanno nel carattere e nella articolazione le armi pacifiche di una seduzione piacevole e confortante. 10 euro.

Friuli Grave Merlot 2006 – Le Due Torri

Ecco, questo Merlot delle Grave non è proprio un esempio di polpa & voluttà, a comincar dal colore, per la verità assai sfumato. Però il garbo espositivo, la ricchezza trattenuta (interiorizzata), il tannino soffuso che non ne frena gli slanci, a dispetto di qualche lato più aspro e vegetale pur presente, ne fanno un vino a cui istintivamente ti affezioni. Non urla la sua presenza, questo no, ma sottilmente ti pervade con carattere e dignità. 6 euro.

Isonzo Cabernet Franc 2006 – Ferlat

Dall’Isonzo il Cabernet Franc che non ti aspetti, e che grazie alla fragrante sua vegetalità, scevra di accenti troppo crudi e taglienti, e alla intrigante verve pepata, ti conquista per pulizia dell’impianto, coordinazione e bevibilità, quest’ultima conclamata. 7 euro per un vino scattante, nervoso, snello, friulano.

COF Cabernet Franc 2006 – Ronco delle Betulle

Qui uno dei migliori Cabernet Franc dell’anno ( uhei, a mio parere neh!), in cui sapore e struttura, contrasto e profondità, concorrono a delineare il vino importante, dall’incedere sicuro e dalla capacità di dettaglio. Dalla mite quanto determinata vignaiola Ivana Adami un risultato lusinghiero, testimone della serietà e delle energie profuse negli anni in nome di una sana e riconoscibile identità territoriale. 12 euro.

Dulcis in fundo

COF Verduzzo Friulano 2006 – Valentino Butussi

Compiutezza, dinamismo, sapore. Un sottile ed integratissimo roti accompagna le evoluzioni di questo Verduzzo dolce (anzi amabile) , che forse non fa della complessità la sua arma migliore ma che colpisce per precisione e piacevolezza. Il prezzo (9 euro) sta davvero dalla sua parte.

Legenda: COF= Colli Orientali del Friuli

FERNANDO PARDINI

6 COMMENTS

  1. Io invece penso che ad eccezione di alcuni il Friuli sia troppo caro rispetto sia alla qualita’ intrinseca sia
    alla concorrenza di altre regioni che ormai fanno vini bianchi di alto livello.
    Per quanto riguarda la sua selezione vedo con piacere diversi nomi sconosciuti e qualche concessione di troppo ai “soliti noti”

  2. Complimenti per la scelta e le descrizoni dei vini, non altrettanto per la ….”conoscenza geografica”, infatti se guarda bene sulle bottiglie del COLLIO ..NON c’è scritto FRIULI e quindi la versione corretta è COLLIO Goriziano (non Friulano)!
    I 380.000 abitanti della VENEZIA GIULIA (….Gradesi, Goriziani, Monfalconesi , Muggesani, Triestini) sarebbero felici di essere ricordati, quando si parla della Regione FVG 🙁 🙁

  3. Gentile Adri & Linda
    grazie dei suggerimenti geografici. In realtà, la dizione Friulano sulle bottiglie di Collio è riferita al Tocai, che come sa ( o sapete?) alla fine del salmo si è dovuto chiamare Friulano. La dizione corretta per citare la doc è invece Collio. Se invece ho capito male e le sue ( le vostre?)dritte sottintendono questioni etnico-politiche, beh mi dispiace circa le eventuali offese ma sono proprio ignorante in materia. Non mi voglio applicare, questo é. Amo profondamente la vostra terra, senza distinzioni di nomi e cognomi. E’ per me Friuli Venezia Giulia. Italia.
    Un cordiale saluto, da estendere a chi volete ( inclusi gradesi, goriziani, muggesani, triestini).

  4. gentile fernando, la lista dei vini friulani “piccoli nel prezzo e grandi nell’anima” si allunga a dismisura se si va a comprare
    alla fonte.
    Se per piccoli nel prezzo si considerano vini che possono essere pagati max 10 euro ( ripeto, comprando in cantina) , allora si possono inserire tra i grandi nell’anima anche: colle duga, edi keber,edi skok , doro princic,branko,drius mauro (tutti collio),silvano ferluga (carso,in pieno centro di trieste una vigna in uno scenario che non ti aspetti, devi ANDARE) ;ermacora (colli orientali) e altri che adesso non mi vengono in mente-
    Andare da questi ragazzi, oltre al risparmio della vile moneta si godono privilegi più importanti:vista di posti bellissimi, conoscenza di persone che quasi sempre hanno delle storie molto belle da raccontare,vita all’aria aperta e pulita per i bambini che ci portiamo appresso.
    Mi rendo conto che, se non si abita nei paraggi, queste belle cose non si possono fare; tuttavia un sistema per chi abita lontano c’è e non l’ho inventato io: studiare e selezionare i vini del posto , contattare i produttori , costruire una agenda di appuntamenti “intensiva”,prendere ordinativi da vari amici che si fidano delle nostre scelte, fare un bliz di 2 gg in questi posti (2 amici con un bel furgone) portando via un bel 200 bottiglie da dividersi ,poi, a casa mentre le mogli di tutti gli amici coinvolti preparano la cena.
    Ti segnalo (non rientrano nei piccoli di prezzo) 4 grandissimi esclusivamente o prevalentemente rossisti friulani:bressan fulvio e nereo (farra di isonzo),moschioni michele , rosetta bosco e le 2 terre (COF)
    grazie dell’attenzione.
    cordiali saluti

  5. Beh, ottima tecnica da parte tua per avvicinarti ad un territorio, partendo dai vini. Istruttiva e pure con appendice giustamente golosa. Chiaro però che nel pezzo non posso fornire i prezzi in cantina, per ovvie ragioni. E come avrai letto dall’incipit , non ho volutamente segnalato vini e cantine sicuramente più importanti per scavare un po’ di più nei meandri della produzione regionale, sempre prodiga di sorprese.
    I nomi che tu fai ben li conosco, più che bene, dal momento che da diversi anni curo quella regione ( insieme al grande amico Giampaolo Gravina) per la Guida de L’Espresso.
    Grazie delle attenzioni e alla prossima
    Fernando Pardini

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