Le Rocche del Gatto a Terroir Vino

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Il lancio della prossima edizione di Terroir Vino, evento annuale organizzato dall’amico Filippo Ronco di TigullioVino.it, mi ha fatto tornare alla memoria un piacevole incontro avvenuto nella scorsa edizione, quello con Fausto de Andreis e i suoi vini. Fausto lo si nota subito, alto, chioma grigia e folta, sguardo volitivo e un po’ sornione. Tra le centinaia di vini presenti, tra le novità dell’annata, non poteva sfuggire la possibilità di godersi la sua verticale di Pigato, vino scorbutico, territoriale, specchio fedele del carattere ligure, e per questo tanto apprezzato in riviera quanto poco conosciuto altrove.

Fausto ha una lunga storia alle spalle, “cinquanta vendemmie, visto che ho cominciato a 12 anni” e ormai da oltre 20 anni porta avanti una sua lotta personale per il recupero del Pigato tradizionale, quello ante bianchifreschieleggeridaaperitivo, un bianco fato come i rossi, con macerazione sulle bucce, un bianco in grado di sfidare il tempo e anzi di arricchirsene. Una lotta non priva di sconfitte, come l’esclusione dalla DOC nel 1995, quando il suo vino, troppo colorato e corposo per essere un “bianco”, non venne considerato conforme dalla commissione di assaggio. Da allora il suo Pigato è diventato vino da tavola, col nome di Spigau prima e di Spigau Crociata dal 2000 in poi “per ricordare a tutti la mia crociata contro la DOC, una istituzione che premia l’omologazione e dà più problemi che vantaggi.”

Come spesso accade una battaglia persa non compromette la vittoria finale, e infatti lo Spigau di Fausto oggi dimostra bene chi avesse ragione. Una ragione che ha convinto anche Gigi e Chiara Crosa di Vergagni, che affiancatisi in tempi più recenti a Fausto coi loro vigneti, hanno fondato insieme a lui l’azienda Le Rocche del Gatto, dando così un senso anche commerciale all’esperienza del vigneron ligure, fino al 2002 limitata alle poche migliaia di bottiglie prodotte coi frutti della sua piccola vigna. Una realtà più ampia quindi, che non rinnega l’utilizzo in cantina di tecniche di vinificazione moderne, quali macerazione pellicolare in fermentini inox di piccole dimensione, microssigenazione, imbottigliamento in atmosfera di azoto, ma comunque sempre ancorata alla ricerca di tipicità seguita da Fausto negli anni. Una ricerca a cui è strettamente legata la macerazione sulle bucce anche per i bianchi, visto che “solo così il cru è rispettato, nelle bucce sta gran parte dell’influsso esterno, del terroir. E poi,” aggiunge Fausto, “l’idea di utilizzare le bucce è legata anche alla necessità di rendere questi vini più duraturi senza l’aggiunta eccessiva di solforosa, in questo modo, con questi bianchi fatti come i rossi, si ottengono vini più digeribili, che non fanno venire il mal di testa.”

Ecco così lo Spigau, che nasce da una selezione di uve pigato sottoposte a una lenta macerazione pellicolare a temperatura controllata. Si passa poi alla svinatura e a una lunga permanenza sulle fecce nobili con batonnage in vasca grande e microssigenazione. Vino abbastanza tecnologico a ben vedere, ma capace di dare sensazioni antiche, se per antico si intende la tradizione dei grandi bianchi europei.

A Terroir Vino erano ben sei gli Spigau a disposizione, dal 2001 al 2006, perché questo non è certo un vino da mettersi subito in vendita, e il 2007 se ne stava ancora ad affinare. Un bel percorso negli anni e nelle diverse stagioni, con vini assolutamente sorprendenti e quasi sempre piacevolissimi.

Ma prima di passare al divo aziendale, non dimentichiamo anche gli altri prodotti, assolutamente non secondari. Ecco quindi un Riviera Ligure di Ponente Vermentino 2007, anch’esso macerato sulle bucce, che sfoggia agrume e note minerali, e una bocca di bella progressione, non molto consistente ma chiusa da piacevoli note sapide. C’è poi il Pigato DOC, anch’esso un Riviera Ligure di Ponente, annata 2007. Color carta verdognolo entra in bocca sottile per poi ispessirsi, con una piacevole dinamica, simile a quella del vino precedente. L’Intin 2005 è invece un “Vermentino bocciato” (dalla commissione d’assaggio, s’intende…). Il colore è paglierino tendente all’ottone e il naso, leggermente ossidativo, ricorda la pasticceria secca. Bocca un po’ rustica, chiusa da note di tabacco.

Saremmo agli Spigau, ma prima di passare alla loro descrizione racconto anche del Riviera Ligure di Ponente Rossese 2006, macerato a freddo, dal colore cerasuolo, che regala una beva tenue e invitantissima, di frutta ed erbe.

Il primo Spigau che assaggiamo è l’ultimo uscito, il 2006. Il colore è paglierino, marcato ma neppure troppo. I profumi sono floreali con belle note di buccia d’agrume e leggeri cenni metallici. Bocca dalla dinamica travolgente in cui tannini, acidità, sapidità donano un complesso affresco gustativo.

Lo Spigau Crociata 2005 vira al paglierino dorato e emana note di pasticceria, lieviti, frutta matura. Bocca saporita, rotonda, leggermente ossidata ma morbida, lunga lunga, chiusa da una nota molto piacevole di tabacco dolce.

Spigau Crociata 2004. Il colore ora è un bel mielato e il profumo, persistentissimo, è ancora di miele e frutta secca. Bocca suadente, viva, soffice, bella.

Lo Spigau 2003 ha risentito dell’annata calda e infatti il calore alcolico è la prima sensazione che ci colpisce, così come il tannino (certo, il tannino… “sono fatti come un vino rosso”) che risulta più sabbioso. Notevole comunque l’equilibrio, anche se il vino ha una dinamica più compressa.

Discorso opposto per lo Spigau Crociata 2002, dove i profumi sono intensi, persistenti, leggermente verdi e la bocca è meno “presenzialista” ma sempre tesa.

Ed eccoci infine all’evoluzione finale, allo Spigau 2001, un vino di quasi sette anni che sfodera un colore dorato e note idrocarburiche degne dei grandi Riesling. Un gran vino, equilibrato, dolce e pieno al gusto, di quella dolcezza che deriva dal perfetto gioco combinato di alcol, tannini, acidità, corredo aromatico.

Non possiamo che chiudere con le parole di una nostra occasionale compagna di degustazione: “Questo è terroir!”, a Terroir Vino, appunto…

Immagini (autore Claudio Mollo): Il palazzo ducale di Genova, sede di Terroir Vino; Fausto de Andreis.

Luca Bonci

11 COMMENTS

  1. condivido pienamente le tue degustazioni. Questo è terroir e questo è un vino bianco vero! E le tue parole sul 2001 sembrano le stesse che ho usato io a Genova: ma è un riesling coi fiocchi, accidenti!!! Mi piacerebbe fare una degustazione alla cieca con “grandi” bianchi d’oltralpe e vedere quanti ci cascherebbero. Grande Fausto!!

  2. Fausto è uno di quei produttori che in Francia chiamerebbero Vigneron.
    Quello che riesce a trasmettere grazie alle sue parole e ai suoi vini è davvero qualcosa di incredibile, così come sostiene Luca Bonci.
    Non posso che non “tifare” per lui e per lo Spigau !!
    Grandissima espressione del Terroir Ligure…e io, insieme al buon Enzo e ai cari amici del Circolo Tirso siamo arrivati anche ad assaggiare fino al 1997 a Belgirate durante la degustazione che abbiamo organizzato con la sua presenza.

    Bravo Fausto !!

  3. Non conosco il produttore ma la descrizione lo rende sufficentemente interessante per l’assaggio al prossimo TRVino, stare fuori dagli schemi credo sia l’unico modo per fare qualcosa di realmente “interessante”. Molti bianchi liguri secondo me oggi “soffrono” in parte grazie alla scelta fatta bianchifreschieleggeridaaperitivo.

    Ciao,
    Tomaso

    P.S.: Essendo nato nella stessa azienda che porto avanti oggi non avevo mai riflettuto sull’applicare il tempo storico della nostra attività alla mia vita, sebbene di fatto la occupi in modo decisamente profondo. Mi fa effetto dire 19 vendemmie a 33 anni, certo c’è molto tempo ad arrivare a 50, ma da un certo conforto rispetto a quelli che ti dicono “sei nuovo”.

  4. Cari tutti, ho appena controllato anche io… al prossimo Terroir Vino ci sarà di nuovo Lle Rocche del Gatto, ci sarò anche io e a quel che ho capito anche voi. Bene, una buona occasione per tornare all’assaggio dello Spigau, e non solo di quello.

    p.s.: a Cesare quel che è di Cesare… fu proprio (Vinc)Enzo Zappalà a consigliarmi Fausto de Andreis lo scorso anno.

  5. Sono iscritta alla vs newsletter potrei sapere per cortesia dove trovo questo Spigau di cui scrivete.
    Premesso che sono genovese ed abito a Genova
    Grazie Anna M. Del Guerra

  6. Per Anna Maria…
    Io sono Chiara, l’altra metà delle Rocche del Gatto… Vorrei solo invitarti a non esitare a venirci a trovare in azienda per assaggiare insieme i nostri vini e per eventuali acquisti; si può comprare direttamente in cantina e facciamo spedizioni anche per piccoli quantitativi. A Genova comunque trovi i nostri vini presso l’enoteca Petrelli di Via Granello.
    A presto…

  7. Ops…dimenticavo!!
    Fausto e Chiara fanno ovviamente parte del Circolo Tirso (noi sappiamo come scegliere i …soci!!), al quale sono dedicati periodicamente articoli di presentazione un po’ fuori dalle righe. Ringrazio Luca per avermi preceduto ed avermi tolto un po’ di … lavoro e averlo fatto con maggior maestria rispetto alle mie limitate capacità degustative. Ricordo inoltre che Fausto è anche l’ideatore del REV (Rivelatore Evoluzione Vino), sul quale uscirà quanto prima un articolo su queste pagine. Ma questa volta è una cosa SERIA (se riuscite, credetemi almeno questa volta …). Stiamo anche contattando un istituto di Fisica per delle prove spettroscopiche…

  8. Eccomi, siete riusciti a stanarmi,
    comincio col ringraziare e complimentarsi con il sig luca bonci per l’articolo inaspettato sulle rocche del gatto nel quale a colto appieno la filosofia di cantina nonche mi ha sorpreso la puntualita’ e la precisione nelle degustazioni dei nostri vini, evidentemente quello che per me era un normale,appassionato degustatore in effetti oltre ad essere un bel degustatore era anche un buon giornalista.
    Saro’ molto contento di ritrovarvi o conoscervi nell’,occasione di terroir vino, avremo modo di valutare le nuove annate, di scoprire se esiste un filo conduttore che accomuna tutti i vini della nostra cantina, nonche valutare le migliorie apportate al processo produttivo.
    Tengo a precisare che per evitare la bananalizzazione dei nostri vini la cantina e’ gestita in prima persona dal sottoscritto, avvalendomi eventualmente di eventuali consulenze ducumentazionali
    Per il discorso di enzo sul rev , non e’ difficile dimostrrare che bottilglie dello stesso vino, nonche dello stesso lotto di imbottigliamento tappate con lo stesso tappo di sughero dopo alcuni mesi di affinamento hanno evoluzioni d differenti perche i tappi di sughero difficilmente possono essere uguali , quindi sughero non solo tca, ma ossidazioni differenti in bettiglia etc etc
    Purtroppo nel salutarvi una volta si poteva scrivere, tanti saluti dal vs cantiniere , ora causa la legislazione condizionata da una campagna di stampa alquanto faziosa siano costretti a scrivere saluti dal vs produttore del male estemo
    fausto

  9. L’altro ieri mio Zio Fausto mi dice:” guarda su internet che c’è un articolo sul mio vino!”
    L’ho letto e non posso fare altro che essere felice per lui. In sempre più persone apprezzano il suo lavoro/passione e stranamente non mi meraviglio più di tanto. Sì perchè in questi 30 anni ho visto tutta l’evoluzione della cantina e di tutti gli altri progetti che con passione ha sempre portato avanti e una persona carica di voglia e ingegno come lui non può fare altro che riuscire. Per lui nulla sembra impossibile (sembra uno slogan, ma non lo è) se gli serve qualcosa che in commercio non esiste semplicemente lo inventa (il REV è uno della lunga lista).

    Zio continua a crederci e vai avanti così.

    Stefano.

  10. GRADIREI APPROFONDIRE IL DISCORSO SUI VS. VINI CHE PAIONO ALQUANTO INTERESSANTI. FEDERICO CARUSO

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