ALCOL

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Tutto quel trambusto e quelle polemiche solo e soltanto per una cattiva interpretazione e per un viaggio troppo lungo! Da non credere …

La terribile incomprensione nacque durante quel pomeriggio in cui l’onorevole Mario Impasta, sottosegretario del sottosegretario per la sicurezza sulle strade ricevette la delegazione che rappresentava tutte le Forze dell’Ordine. Esse volevano esporre apertamente la loro preoccupazione per un gravissimo problema che era ormai sotto gli occhi di tutti, sperando che l’influente onorevole attivasse al più presto le procedure atte a bloccarlo. Era in fondo lui che prendeva le decisioni e che le faceva andare avanti nell’iter burocratico. I suoi superiori si fidavano ciecamente e avrebbero firmato qualsiasi suo incartamento senza nemmeno leggerlo.

Impasta stette a sentirli con attenzione, assentendo spesso con il capo e mantenendo la serietà ed attenzione che il momento richiedeva. Alla fine, pronunciò poche e stringate parole: “avete pienamente ragione! La vostra richiesta di intervento è più che giustificata. Stilerò io stesso un documento applicativo che giungerà in breve all’attuazione di provvedimenti adeguati in piena sinergia con uno sviluppo consapevole dei risvolti etici, politici e sociali dell’ intera questione”. Le commissione uscì un po’ frastornata dalle ultime parole, ma sicura che l’onorevole avrebbe messo in moto la macchina operativa nel minor tempo possibile. In realtà Impasta fece proprio così. Non si sa nemmeno bene perché, però l’onorevole passò subito all’azione. Forse si sentiva più tranquillo ad assecondare le Forze dell’Ordine (era un guidatore un po’ spericolato ed un aiuto in quel senso non era mai da buttare via) o forse non aveva niente da fare quel pomeriggio o forse ancora il problema gli era entrato davvero nel sangue. Fatto sta che si mise alla scrivania, scrisse una relazione che nessuno avrebbe mai letto, definì il problema con poche e semplici parole, indicando anche lo schema base per l’attuazione del provvedimento. Bisognava essere severi e non lasciare niente al caso. La Polizia Stradale, i Carabinieri, la Polizia Municipale dovevano avere i mezzi adeguati per un controllo capillare e coordinato. La parola d’ordine era soprattutto tenere d’occhio i giovani, quelli che solitamente abusano maggiormente di una situazione troppo a lungo trascurata. Lasciò ovviamente ai funzionari di basso livello i risvolti più pratici legati alle modalità di intervento ed alla strumentazione più adatta.

Come previsto la strategia d’intervento venne firmata dai superiori senza alcuna lettura dettagliata. Gli bastava il titolo e lo scopo: “combattere l’ALCOL sulle strade con i mezzi più adeguati”. Di Mario Impasta si fidavano ciecamente. La pratica venne passata prontamente alla bassa manovalanza che l’avrebbe resa pratica ed attuabile. Il sottosegretario del sottosegretario non riuscì però a vedere la sua opera completata e nemmeno ormai gli interessava molto: era sicuro che tutto sarebbe andato perfettamente in porto. Pochi giorni dopo partì infatti per il suo complesso e delicato viaggio in Cina, dove doveva convincere le autorità locali ad investire pesantemente sull’utilizzo capillare dei giubbotti d’emergenza adottati tempo prima anche in Italia. Ovviamente il colore sarebbe cambiato, dall’arancione al giallo, ma la fabbrica che li avrebbe prodotti era sempre la stessa, quella della zia del suo caro amico mega onorevole di prima classe, ben introdotto nelle altissime sfere economiche. Non più pochi milioni di esemplari, ma centinaia di milioni: un colpo da maestro.

Solo lui ci poteva riuscire con la sua ben conosciuta diplomazia e perseveranza. Non aveva problemi di tempo: gli avevano assicurato che poteva lavorare con tutta la calma necessaria. L’importante era che portasse al successo la prestigiosa commessa. Poi avrebbero convinto anche l’India e non solo. In realtà l’opera diplomatica di Impasta fu molto più complessa e difficile del previsto ed i mesi passarono con scarsi risultati. Ma l’onorevole aveva dalla sua un’esperienza eccezionale ed una capacità dialettica sofisticatissima, conoscendo perfettamente dodici dialetti dell’Appennino centro meridionale. Ed inoltre, ancora più importante in verità, lavorò di nascosto, elargendo mazzette, promettendo incarichi ben remunerativi fino ad aprire alla fine dei grossi varchi nell’apparente incrollabile e solidissimo apparato politico e finanziario cinese. Con non poca soddisfazione, riuscì completamente nel suo intento ed il ritorno economico fu molto più elevato di quanto lui stesso non avesse previsto.

Nel frattempo in Italia le sue disposizioni erano diventate attive. La lotta contro l’ALCOL aveva scatenato una vera ossessione, sollevando polemiche ma anche plausi incondizionati. Etilometri spuntavano dappertutto e le soglie del limite consentito continuavano a scendere. Il numero di apparecchi per vedere il proprio stato d’ebbrezza aveva superato quello dei cellulari e molti li confondevano tra loro con le ovvie conseguenze del caso. Di questo frastuono l’onorevole Impasta non ne seppe ovviamente niente, avendo ben altro a cui pensare e necessitando di essere lasciato al di fuori da ogni polemica interna italiana.

Finalmente il sottosegretario del sottosegretario poté tornare nella sua amata nazione, ormai in completa balia della lotta all’ALCOL, che proprio Impasta aveva scatenato con tanta meticolosità. Arrivò a Fiumicino, perfettamente riposato dopo molte ore di volo in prima classe superlusso. Nella trasvolata non si fece certo mancare lo Champagne più prestigioso e nemmeno qualche bicchierino di ottimo Whiskey di puro malto, della marca che preferiva e che non mancava mai nei voli in cui era graditissimo passeggero. Scese all’aeroporto dove lo aspettavano i suoi due autisti personali con le due macchine blu. Si concedeva sempre questo piccolo vezzo, sia per mettersi nella giusta luce, sia perché non si sa mai cosa può capitare a queste macchine straniere così costose. Prima di salire, ebbe la brillante idea di bersi un’intera bottiglia di un prelibato “Supertuscan” di cui sentiva veramente il bisogno dopo mesi e mesi di orribili intrugli cinesi.

Non solo … decise anche di guidare personalmente, per esprimere al meglio la gioia del suo completo successo. L’autista della macchina prescelta tentò, con il dovuto tatto, di convincerlo a desistere con poche tremolanti parole: “illustrissima onorevole eccellenza, Le consiglio di lasciare a me il compito, non vorrei che quel poco vino, da Lei giustamente centellinato, Le comportasse problemi con le Forze dell’Ordine. Sa, Sua Altezza Magnifica, la lotta contro l’ALCOL è ormai spietata e non si guarda in faccia nessuno”. Impasta scoppiò in una risata grossolana e si limitò a dire: “e lo vieni dire a me, povero sciocco, sono proprio io che l’ho creata e fatta applicare!” Scrollò la testa verso il misero suddito e si mise al volante, partendo con una sgommata da Formula Uno.

Dopo solo tre chilometri di corsa sfrenata fu fermato da un pattuglia di poliziotti. “Uffa! Cosa volevano quei rompi …? Non sapevano chi avevano di fronte?” Con strafottente lentezza gli porse i suoi documenti e attese con un sorriso sulle labbra. Il più anziano capì subito con chi aveva a che fare, ma disse ugualmente con grande serietà e discrezione: “scusi eccellentissimo onorevole, proprio lei … Sarò comunque costretto a farLe fare la prova che Lei stesso ha imposto così giustamente. Mi spiace, ma è la Sua legge e mi capirà certamente …” Estrasse l’etilometro invitando l’onorevole a soffiarci dentro. Quest’ultimo divenne una belva. Cosa stavano mai facendo quegli idioti galoppini? Come si permettevano di usargli questa violenza gratuita? Il poliziotto, molto turbato, ma fermo e risoluto, non mollò la presa ed alla fine ottenne l’augusto respiro di Impasta. Come previsto l’etilometro segnò un valore ben superiore a 2, abbondantemente oltre il limite per il ritiro della patente ed altro ancora. “Cosa facciamo Onorevole Eccellenza? Vuole seguirci al comando? Lei è tragicamente incorso proprio nella Sua drastica e severissima legge …”. “Ma che dite?” rispose il sottosegretario del sottosegretario ormai rosso in volto, “io ho imposto una legge contro l’ALCOL, cosa sono tutte queste sceneggiate insulse”.

In quel momento così delicato, anche il suo cervello non proprio abituato a pensare a cose di normale banalità quotidiana, percepì il grave errore e maledisse la passione sviscerata che aveva per gli acronimi. ALCOL era stato preso per ALCOL, inteso proprio come ALCOL, accidenti a loro! Avevano quindi iniziato la lotta contro le sostanze alcoliche e non contro ciò che voleva lui, la sana giusta e doverosa battaglia contro gli Ambigui Lampeggiamenti Contro l’Ordine e la Legalità, ALCOL appunto, quello squallido sistema di segnalare la presenza delle Forze dell’Ordine ai conducenti provenienti in senso contrario, col deplorevole scopo di evitare le sacrosante multe che avrebbero adeguatamente rifornito le casse dello Stato, ed un po’ anche le sue.

Vincenzo Zappalà

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