Anteprima vini della costa toscana: la forza della contaminazione

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LUCCA – L’edizione 2009 di Anteprima Vini, organizzata dall’Associazione Grandi Cru della Costa Toscana, ha rappresentato una svolta nella storia di questa manifestazione. Se infatti i primi appuntamenti lucchesi erano incentrati solo sull’annata en primeur e rivolti a un pubblico selezionato tra giornalisti e operatori, nel corso degli anni l’evento si è caratterizzato per una progressiva apertura che ha trovato i punti più evidenti nell’affiancarsi dell’annata in commercio a quella in anteprima e, da quest’anno, con l’apertura al grande pubblico degli appassionati e dei consumatori.

Una manifestazione quindi polifonica, allestita non più nella suggestiva Villa Bottini, ma nelle più funzionali, e altrettanto affascinanti, sale del Real Collegio, edificio storico che si “appoggia” all’abside esterno della basilica di San Frediano da un lato e alle mura urbane dall’altro. L’Associazione ha arricchito l’evento anche con una serie di iniziative dedicate alla contaminazione tra vino e altre sfere culturali come il design e la fotografia, ma anche televisione ed educazione al gusto.

Non sbaglio di molto a considerare questa manifestazione forse la più riuscita di quelle organizzate fino ad ora. Se infatti l’accesso del grande pubblico ha portato energia e movimento, tutta la serie di eventi collaterali alla manifestazione hanno creato una molteplicità di punti di vista, davvero originali per una manifestazione dedicata alla degustazione di vino. L’Associazione Grandi Cru è riuscita a trasformare una manifestazione interessante ma statica in una kermesse dinamica e scintillante. Mi piace la parola contaminazione: indica ricchezza culturale e stimoli poliedrici. Per un territorio come la costa toscana è, a mio giudizio, fondamentale appropriarsi di questo termine. Se infatti la vicinanza al mare rappresenta un punto comune per le aziende dei Grandi Cru, i suoli e le esposizioni dei vigneti, la scelta delle uve compongono un mosaico di predisposizioni vitivinicole e stili enologici diversi quanto affascinanti. Non solo ma anche le denominazioni sotto le quali le aziende ricadono sono quanto di più vario si possa immaginare.

In questo l’Associazione ha vinto la propria scommessa. Passare da un concetto forzatamente unitario verso un’idea di collettivo composto da identità diverse accumunate nella qualità della produzione vitivinicola. Proprio Ginevra Venerosi Pesciolini, Presidente dell’Associazione, ha detto “ Questa edizione di Anteprima dimostra come il nostro sistema di eccellenze sia frutto di un universo vario di idee, terroir e vitigni; un contenitore da aprire, scoprire e far conoscere in tutto il mondo”.


Impressioni de gustative

La mia scelta è quella di non dare giudizi sui singoli vini assaggiati in anteprima. Le degustazioni effettuate hanno mirato a trarre indicazioni generali su un’annata come la 2008 che ha presentato per gran parte della costa non poche difficoltà nella gestione del vigneto in fase primaverile. Una piovosità continua pressoché ininterrotta da inizio marzo a metà giugno ha impedito un’allegagione uniforme con fenomeni di peronospora abbastanza diffusi. La situazione è migliorata nei mesi successivi; da luglio a metà settembre il bel tempo, asciutto e soleggiato: chi ha avuto la fortuna di limitare i danni nella fase precedente ha portato in cantina un’uva sana in equilibrio tra maturazione fenolica e zuccherina. Mi sento a grandi linee di dare un giudizio positivo sulla maggior parte dei campioni di botte assaggiati. I vini hanno dimostrato concentrazione e dolcezza, tipiche di questa fase evolutiva, ma sorretti molto spesso da spina acida e dinamismo gustativo. Sono mancati, in questa fase embrionale dei vini dei veri e propri fuoriclasse capaci di tracciare una scia luminosa tra presente e futuro. Probabilmente le quantità ridotte di uva pervenute in cantina non hanno permesso una completa libertà di azione per i produttori. Sicuramente i volumi di vino prodotti sono inferiori alle altre annate ma la qualità mi sembra soddisfacente. Vedremo.

I vini in commercio

La degustazione delle annate in commercio è avvenuta nella mattinata di sabato 30 Maggio. Da sottolineare che l’assaggio dei vini è stata reso difficoltoso dalla temperatura di servizio. Un guasto al gruppo frigo ha raffreddato le bottiglie causando non pochi fastidi ai degustatori. Il risultato meno brillante di alcuni vini potrebbe essere causato da questo incidente. A scanso di equivoci questo problema non è da imputare al servizio che, al solito, è stato impeccabile. Dividendo per province riporto di seguito i vini che mi hanno più impressionato evidenziando in neretto la rivelazione e la conferma.

Massa Carrara – Lucca

Merla della Miniera 2006Podere Terenzuola

L’azienda di Ivan Giuliani produce questo rosso di notevole freschezza e tipicità. Di notevole intensità l’impatto olfattivo giocato su frutta rossa. Ruvido il palato ma tipico e sincero. Vino piacevole.

Melograno 2007Podere Concori

Da uve syrah in prevalenza, il Melograno rosso è un vino di grande espressività. Incentrato su note di spezia e frutta, ha nella franchezza gustativa la sua carta vincente. Succoso e dinamico, ancora una bella annata per Gabriele Da Prato

Il Fortino 2006Tenuta del Buonamico

La nuova proprietà può essere ben contenta di ciò che ha trovato in cantina. Il Fortino è syrah imponente e ricco di estratto. Possiede slancio gustativo e piacevolezza di beva. Deve smaltire, e lo farà, una dolcezza eccessiva

Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano 2006Tenuta di Valgiano

La star delle colline lucchesi non fallisce l’appuntamento. È al solito un vino di spessore con un ingresso al palato veramente fine. Il naso di frutta anticipa un corpo caldo e avvolgente. Finale più dolce del solito ma fase prematura.

Pisa

Veneroso 2006Tenuta di Ghizzano

Dalla degustazione emerge un Veneroso più snello che in passato. Naso definito e pulito di frutta di bosco e spezie. Palato succoso e molto dinamico grazie a una rinnovata vena acida. Non tradisce l’impostazione moderna ma acquista eleganza e bevibilità.

Cosimo 2006 – Cosimo Maria Masini

Forse la rivelazione di questa manifestazione. Da sangiovese in purezza, un vino cristallino di impostazione classica. Scontroso all’inizio si apre su toni di arancia sanguinella e spezia dolce. Progressivo al palato evidenzia acidità e quindi finezza. Da tenere d’occhio.

Perbruno 2006I Giusti e Zanza

Le vigne invecchiano e il vino migliora. Grande concentrazione ma servita fedelmente da freschezza e spinta gustativa. Paolo Giusti si sta confermando come uno dei viticultori più attenti e sapienti del panorama pisano.

Livorno

Castello di Bolgheri 2005Castello di Bolgheri

Non più una rivelazione. Alessandro Dondi sta lavorando veramente bene. Il Castello di Bolgheri è un vino di notevole eleganza e finezza. Si muove su toni vegetali e balsamici molto definiti. Il palato non è subito concessivo ma austero e ordina attenzione. Strano ma vero per un Bolgheri.

Piastraia 2005Michele Satta

La storia di Bogheri passa per le vigne piantate da Michele. Anche qui privilegiamo un vino meno diretto e più riflessivo che abbisogna di tempo per essere compreso. La fortuna è che di tempo ne avevo e il vino l’ho capito. Grande qualità.

Grosseto

Montecucco Grotte Rosse 2006 – Salustri

Un altro vino lirico (il copyright è del maestro Fernando). Il grande Leonardo Salustri si conferma come uno dei migliori interpreti del sangiovese costiero. Frutta rossa ma anche fiori e spezie su un corpo di grande succosità e freschezza. Uno dei vini migliori della rassegna.

Montecucco Riserva Lombrone 2005Collemassari

Un Montecucco sangiovese riserva davvero interessante per tensione e profondità gustativa. Registriamo con piacere i progressi fatti da questa importante realtà maremmana. Vino di impostazione moderna ma che trasmette territorialità e piacevolezza.

Morellino di Scansano Capatosta 2006Poggio Argentiera

Un super morellino d’accordo, ma che armonia tra potenza e controllo! Frutto caldo e alcolico ma definito e preciso quasi cesellato. Al palato è avvolgente, voluminoso e di grande persistenza ma non dimentica spinta gustativa e vibranza acida. Insomma, mi è piaciuto.

Fabio Pracchia

Vive sulle colline lucchesi. È uno dei principali collaboratori di Slow Wine, la guida annuale del vino pubblicata da Slow Food Editore. Si occupa da circa quindici anni di vino e cultura cercando di intrecciare il lavoro alcolico con quello narrativo.

6 COMMENTS

  1. si e´vero, i vini di bolgheri hanno un certo fascino, ma bisogna anche ammettere che la maggior parte di loro vengono esclusivamente “creati” per il mercato internazionale, che nulla toglie alla qualita´stessa dei vini.
    Si dice che somigliano ai grandi bordeaux, ma io personalmente fino ad ora, tranne la composizione dei vitigni, non ho travato altre somiglianze. Sinceramente trovo che ai vini in questione manchi un po´di personalita´(tranne alcune eccezzioni), un vino deve dare emozioni, sensazioni, un grande vino si ricorda sempre, anche senza aver preso appunti…
    Non saprei, a confronto con altre zone di pruduzione vitivinicola Bolgheri lascia un po´a desiderare.
    Comunque mi piacerebbe aprire una discussione anche con voi, conoscere i vostri pareri, le vostre impressioni.
    Penso che l´Azienda Guado al Melo sia tra le piu´interessanti di Bolgheri, oppure il Castello di Bolgheri, che comunque conoscendo Alessandro Dondi e il magnifico lavoro da lui svolto all´Azienda Manincor (si pensi al Castel Campan) si sa che crea vini dalla spiccata personalita´e non coperti dal legno nuovo come tanti altri…..

  2. Gentile Cosimo. Grazie per il commento.
    Sono d’accordo con lei su fatto che il territorio bolgherese, in questo momento, faccia fatica a esprimere una forte personalità nelle sua produzione di vino. C’è da dire, generalizzando lo riconosco, che dopo il fenomeno Sassicaia l’area è stata presa d’assalto da molti investitori e pochi vignaioli. Come rivela giustamente Masnaghetti nel numero 24 di Enogea “tali investimenti hanno spinto la superficie vitata da 180 ettari del 1998 agli attuali 1150 ( di cui circa 1000 iscritti alla doc)”. Ecco, credo che non si possa ancora paragonare un territorio così giovane, dove molte aziende stanno ancora cercando un’identità ben definita al blasonato, classico e invidiato Bordeaux. A fronte di questo come ha letto dall’articolo le aziende che mi hanno particolarmente colpito alla manifestazione sono due. Michele Satta non ha bisogno di presentazioni. La sua figura è forse una delle poche a Bolgheri associabile, nel bene e nel male, a un vero vigneron. Alessandro Dondi, che stimo molto, è un talentuoso enologo che nel vino cerca quella tensione gustativa che a me, per gusto personale, piace molto. Aggiungerei a queste anche La Cipriana, i cui vini mi sono sempre piaciuti. Sono comunque ottimista per il futuro di questo territorio dalle potenzialità così elevate. La direzione presa da alcune delle più importanti azienda di Bolgheri è quella della finezza e della verticalità gustativa. Spero sia solo questione di tempo e di vigne vecchie!!!!. Spero che riesca anche ad assaggiare gli altri vini citati nell’articolo che, a giudicare dal suo commento, ritengo siano nelle sue corde degustative.

  3. Gentile Fabio Pracchia,
    grazie per la sua risposta al mio commento. Certo, lo so, nel territorio bolgherese spesso si cerca cio´che molte aziende non hanno: la grandezza, la complessita´, le emozioni che danno i grandi bordolesi.
    Conosco beme quasi tutte le aziende da lei citate, li assaggio ogni anno i nuovi vini, ma non mi convincono!
    Mi piacciono molto i vini della Cipriana, certo, la signora produttrice sa quello che fa`, alta qualita´, vini con personalita´ricinoscibile, ma stimo molto anche i vini dell´ormai, purtroppo defunto Campolmi. Lui era un grande! Ma le avete mai viste le sue vigne? Basta guardarle per capire che da li possono solo nascere grandi vini.

  4. E comunque sono del parere che in molte zone d´italia si puo´avere la stessa qualita´a meta´prezzo, basti pensare alla campania, alla Romagna, all´Umbria, ecc…
    Certo, il Melograno di Concori, fino alla sua scoperta da parte di Veronelli, nessuno lo conosceva.
    Mi incuriosisce il Cosimo, (forse per il nome)
    ho fatto una ricerca, ma qui in germania non si trova….peccato

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