Quarant’anni di una DOC

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MONTECARLO (LU) – Per il piccolo comune di Montecarlo, in provincia di Lucca, l’inizio di Settembre vede il vino come assoluto protagonista. Se infatti, in questa parte di Toscana, i vitigni più precoci iniziano a essere raccolti, il centro storico si anima per la tradizionale festa dell’uva che ha nei vini della denominazione il fiore all’occhiello della manifestazione. Quest’anno però ad amplificare l’interesse per Montecarlo è stato il raggiungimento dei quarant’anni della DOC inaugurata, per il Montecarlo Bianco, nel lontano 1969.

Per celebrare questo importante traguardo storico ma anche per discutere degli imminenti cambiamenti del disciplinare, il Comune di Montecarlo ha pensato bene di organizzare una tavola rotonda con importanti personaggi del vino italiano. L’incontro si è svolto lo scorso 7 Settembre presso lo splendido Teatro dei Rassicurati e l’organizzazione dell’evento non poteva essere affidata che a Vasco Grassi, presidente del Consorzio Vini DOC Montecarlo e profondo conoscitore della realtà vitivinicola di questo comune. Alla Tavola Rotonda hanno partecipato gli enologi Vittorio Fiore, Lorenzo Landi, Federico Staderini e Barbara Tamburini. Oltre a Vasco Grassi erano presenti anche il Prof. Scalabrelli docente di Viticoltura all’Università di Pisa, il montecarlese Giorgio Tori della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il bravo Paolo Valdastri nella veste di moderatore dell’incontro.

Dopo il saluto del giovane sindaco Vittorio Fantozzi, la parola è passata a Vasco Grassi che ha reso omaggio alla storia dei vini di Montecarlo, famosi in Italia già nella seconda metà dell’Ottocento e appellati addirittura gli Chablis italiani, tanta  era la rinomata finezza dei bianchi di queste colline. Ma, da persona intelligente, Vasco ha anche sottolineato le difficoltà incontrate dalla denominazione nell’epoca contemporanea, che ha visto una concorrenza sempre più agguerrita di altre zone vitivinicole dotate di risorse e capacità imprenditoriali, ma anche l’affermarsi di mercati meno ricettivi che sembrano non reagire come un tempo alla proposta vitivinicola di Montecarlo. Si è resa così necessaria una modifica del disciplinare, tutt’ora in corso, che ha nell’apertura della DOC a vini da monovitigno, come vermentino e sauvignon, uno dei punti salienti del cambiamento.

Maledetto trebbiano?

Le posizioni degli ospiti riguardo Montecarlo, ma in generale sulle denominazioni di origine, sono apparse subito chiare. Vittorio Fiore ha mostrato lo snello disciplinare di Bordeaux confrontandolo con quello più complicato di Montecarlo. Secondo lui sarebbe auspicabile un maggior dinamismo produttivo in modo da favorire le singole predisposizioni aziendali. Alle sue parole hanno fatto eco quelle di Barbara Tamburini, che più volte ha fatto riferimento al cambiamento dei gusti dei consumatori. Entrambi gli enologi hanno puntato il dito contro il vitigno trebbiano ( in questo momento presente con quantità variabili fino al 60%), reo di occupare troppo posto, in percentuale, nel disciplinare di produzione del Montecarlo Bianco DOC. La qualità di un vino, secondo i due, viene prima di tutto, ed è indipendente dalla storia della zona di produzione. Legarsi a ciò che si faceva cinquant’anni prima è deletereo e controproducente. Per Lorenzo Landi il problema si pone in modo diverso. La sfida verso un mercato globale deve essere giocata sul piano dell’originalità. Muoversi seguendo solo le mutevoli tendenze dei consumatori può portare a un’omologazione snaturante delle peculiarità territoriali. In poche parole, secondo l’enologo pistoiese, fare solo vermentino o sauvignon in purezza potrebbe portare a una competività giocata solo sul prezzo a fronte di paesi molto più organizzati di noi. La ricchezza di un territorio come quello di Montecarlo è proprio quella di una vocazione storica alla viticoltura, attestata da preziosi documenti storici. In questo senso la valorizzazione di un intero comparto agricolo deve passare attraverso le salde radici storiche e l’incentivazione del turismo.

A tal proposito, è stato illuminante l’intervento di Giorgio Tori. Chiamato a parlare di aiuti economici della Cassa di Risparmio di Lucca, il montecarlese ha stupito la platea del teatro con un intervento documentato sul prestigio storico dei vini di Montecarlo. ” Non sono un tecnico-ha esordito-ma se più di due secoli di storia hanno celebrato il vino di Montecarlo, compreso il trebbiano, perchè cancellare le nostre tradizioni?” Molto divertente è stato quando Tori ha chiesto ai tecnici al tavolo se in Maremma si facesse vino buono, visto che i documenti antichi non ne attestano la particolare vocazione. Tra sorrisi imbarazzati e ferme rassicurazioni, gli enologi hanno fugato i dubbi del più neutrale degli invitati. Gli interventi di Staderini e Scalabrelli hanno chiosato la tavola rotonda con molto fair-play.


Una, dieci, mille doc

Al di là delle singole inclinazioni dei partecipanti, il dibattito sui primi 40 anni della DOC di Montecarlo solleva molti problemi sullo stato delle denominazioni di origine. All’alba del nuovo regolamento europeo OCM sul vino, che rischia di confondere ancora di più le carte in tavola e con un proliferare di denominazioni dalle maglie sempre più larghe, non è facile per aree vocate, ma piccole, come Montecarlo affermare la proprio qualità. A mio avviso, solo una sinergia tra Enti pubblici e produttori permetterà di creare un movimento virtuoso, in grado di attirare non consumatori ma appassionati. E’ infatti presentando le peculiarità di un territorio, le diverse espressioni dei terreni e dei vitigni, legando il vino con la tradizione gastronomica e culturale che si possono creare le basi per una crescita economica e qualitativa profonda e durevole. Vedremo se Montecarlo saprà sfruttare la raggiunta maturità, magari nei prossimi quaranta anni: per adesso tanti auguri!!!!!!!!!!

Fabio Pracchia

Vive sulle colline lucchesi. È uno dei principali collaboratori di Slow Wine, la guida annuale del vino pubblicata da Slow Food Editore. Si occupa da circa quindici anni di vino e cultura cercando di intrecciare il lavoro alcolico con quello narrativo.

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  1. […] per accompagnarli in escursioni giornaliere alla scoperta delle colline lucchesi, della zona di Montecarlo, di Massaciuccoli, ed ancora per uscite in bici, a piedi o in barca a vela ed altre […]

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