Maltempo: aziende in crisi nel pisano

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Conta dei danni pesantissima da parte di Coldiretti dopo l’alluvione e lo straripamento del Serchio.

Vecchiano, Nodica e Migliarino le aree più danneggiate.

Andati persi i raccolti di ortaggi. A rischio le culture arboree.

Coldiretti chiede aiuto al Governo.

Fabrizio Filippi, Presidente Provinciale Coldiretti:

“Danni ingentissimi. Per mondo agricolo sarà dura rialzarsi”.

Coldiretti conta i danni nel pisano. Duecento le aziende agricole danneggiate dallo straripamento del fiume Serchio (3 mila ettari in Toscana). Persi interi raccolti di ortaggi come spinaci, cavoli e bietola per un valore stimato tra i 2 e 3 milioni di euro. Vecchiano, Nodica e Migliarino le aree, e i comuni, maggiormente colpiti. E’ un bollettino pesantissimo quello del mondo agricolo pisano dopo l’alluvione che ha devastato la Toscana, ed in particolare la Provincia di Pisa e Lucca. Una situazione catastrofica aggravata – analizza la Coldiretti Provinciale – dall’indebolimento degli argini dei fiumi dovuto alla proliferazione di animali selvatici come le nutrie che scavano nei terreno riducendone la resistenza all’acqua.

“I danni sono ingentissimi – spiegano il Presidente Provinciale, Fabrizio Filippi e il Presidente di Sezione, Francesco Grossi impegnati in prima persona anche attraverso il Presidente Nazionale, Sergio Marini per chiedere aiuti al Governo – Si tratta di produzione agricole di pregio e ad alto valore per superficie che, per essere prodotte, richiedono molto impegno e manodopera. In particolare ortaggi, coltivati in serra e in piena aria, che ad oggi risultano, stando alle nostre verifiche sul posto, completamente danneggiati come spinaci, cavoli, bietola. Stimiamo un danno che oscilla fra i 2 e i 3 milioni di euro”. Ma non ci sono solo i danni immediati, quelli provocati dalla pioggia e dallo straripamento. Ci sono anche danni indiretti, i cui effetti si vedranno nel tempo, e nei prossimi giorni. “Le aziende agricole – spiegano ancora Filippi e Grossi – non potranno coltivare e lavorare i campi fino a che le acque non saranno defluite. Al momento i campi sono dei laghi dove è impossibile operare”. Non solo ortaggi. Anche gli impianti arborei, come i frutteti, rischiano l’asfissia. “In particolare i pescheti. Il deflusso lento delle acque può provocare un’asfissia radicale compromettendo l’intera piantagione. Questo aspetto del danneggiamento non può essere, purtroppo, ancora quantificato. Per la nostra agricoltura sarà dura rialzarsi. E le previsioni meteo non lasciano sperare in meglio”.

Coldiretti infine sottolinea come  il progressivo abbandono del territorio e il rapido processo di urbanizzazione e cementificazione spesso incontrollato non sia stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque. “E’ necessario intervenire, anche valorizzando l’opera dei Consorzi di bonifica, per invertire una tendenza che – sottolinea l’organizzazione agricola – mette a rischio la sicurezza idrogeologica. Ad intervenire negativamente sono anche i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con una maggiore frequenza di eventi estremi con precipitazioni violente e una modificazione della distribuzione delle piogge. I cambiamenti climatici insieme alla sottrazione delle aree coltivate rappresenta – conclude Coldiretti – un mix micidiale che fa aumentare la fragilità dei territori ed impone una più attenta politica della prevenzione”.

L'AcquaBuona

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