Pensieri sparsi prima di Identità Golose

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Scrivo questi pensieri alla vigilia di Identità Golose, congresso italiano di gastronomia, che partirà domani, 31 gennaio a Milano.

È un periodo assai strano questo. Se guardarsi attorno di questi tempi mette inquietudine, aprire i giornali e guardare la televisione mette angoscia.

Non per fare concorrenza all’ottima idea di Riccardo sulla rassegna stampa nel blog, ma per mettere insieme alcuni pensieri pre-Identità Golose, raccolgo un po’ di ritagli di notizie.

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Mercoledì 27 gennaio, il giornale Metro (edizione di Milano), uno dei giornali gratuiti distribuiti in grande scala nelle metropolitane e nelle stazioni, titola così in prima pagina: “La crisi si batte mangiando”. La teoria è che il comparto produttivo agroalimetare italiano sia quello che ha avuto la minor flessione a causa della crisi. Quindi, per accelerare la ripresa, pregasi mangiare. Mangiare cosa? Mangiare. Attenzione però che in questo stesso periodo apprendiamo dalla stampa anche che l’Italia ha il record: a) di auto blu (record mondiale assoluto), b) di mancanza di nesso tra numero di auto di lusso oltre i 200.000 euro e dichiarazioni dei redditi congruenti a giustificare tutte quelle macchine. Mah.

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Mangiare cosa? La risposta era vicina; bastava girar pagina, sempre su Metro. L’onnipresente ministro dell’agricoltura, immortalato insieme all’amministratore delegato di Mc Donald’s, inaugurava (che stress, sempre a inaugurare di tutto…) il Mc Italy, panino autarchico. Bellissima una frase riportata: “Questo panino, 100% italiano, punta a movimentare i cibi nostrani per un controvalore di 3,5 miliardi di euro.” Movimentare i cibi nostrani. Bella espressione.

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Dopo che Pierangelini ha chiuso il Gambero Rosso di San Vincenzo, arriva anche la notizia che Ferran Adrià si prenderà due anni di pausa, e poi alla riapertura farà cose differenti da quelle che fa adesso. Mi è tornato in mente lo scritto di Walter Benjamin, sull’opera d’arte nell’epoca della riproducibilità tecnica. Forse in questo raro caso, la cucina dei grandi, l’aura di cui parlava Benjamin riesce a mantenersi, a restare irripetibile. Chiude Pierangelini e l’esperienza di quel tipo di cucina che si poteva fare lì e solo lì sarà terminata per sempre. Chi ha avuto ha avuto. Se voglio vedere la Gioconda prendo il treno e vado a Parigi, se voglio ascoltare Von Karajan prendo un cd e lo metto nel lettore. Ma in cucina non ci sono ricette che tengano, a questi livelli. C’è talento individuale, coesione di gruppo, meccanismi acquisiti in anni e anni. Come avere avuto la fortuna di ascoltare la Callas di persona, a dieci metri da lei. Ormai impossibile.

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Proprio per questo sembrano ancora più odiosi e viziosi certi provvedimenti che saranno presi a livello legislativo in campo alimentare. Trascinati dalla foga populista di Striscia, solerti parlamentari si sono impegnati davanti alle telecamere a garantire al popolo (che, per inciso, cena guardando Striscia), che verranno vietati nella ristorazione additivi e sostanze come l’azoto liquido. Mentre a livello industriale gli additivi saranno permessi comunque. Quindi il popolo che cena con Striscia potrà continuare a mangiare tranquillamente merendine e formaggini spalmabili devastanti a livello nutrizionale, ma sarà tutelato dall’azoto liquido al ristorante. Che viene definito pericoloso. Pregasi notare che l’azoto compone il 78% dell’aria che respiriamo. Che se metto per un secondo una mano nell’azoto liquido (-195° centigradi) non succede niente, mentre se la metto per un secondo nell’olio bollente mi ritrovo con una mano fritta.

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Domenica 31 gennaio. Inizia Identità Golose a Milano. Cosa diranno gli chef di tutto questo? Vedremo.

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Domenica 31 gennaio. Blocco totale del traffico a Milano per la lunghissima e elevatissima esposizione dei cittadini alle polveri sottili. Ma il problema non era l’azoto liquido di 6 o 7 ristoranti poco frequentati?

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

3 COMMENTS

  1. Vorrei dire la mia su alcuni punti dell’articolo (interessante) riportato sopra…..andando per ordine!

    1 LA CRISI SI BATTE “MANGIANDO”

    Ma chi è quel fantasista che dice una simile nefandezza!
    E poi, mangiando che cosa?
    Se per “settore che tiene” si parla di una miriade di “localini” e “pizzerie” che propinano quando va bene, il minimo indispendabile per nutrirsi, posso anche essere d’accordo, ma se volgiamo lo sguardo altrove, ai ristoranti, mi viene da ridere. Gli afflussi sono in forte calo, e questo calo sta continuando inesorabile, le persone sono a caccia dei locali nei quali si spende sempre meno, noncuranti della “ROBA” che poi gli viene fatta ingerire.
    La CULTURA di cui tanto si parla sembra, ad oggi, essere molto ma dico “molto poco” diffusa. Discorsi se ne fanno tanti, su giornali, tv, web e chi più ne ha più ne metta ma quando si arriva ai fatti, i numeri dei cosiddetti intenditori sono impressionantemente BASSI! BASSISSIMI!
    Quindi, ci dobbiamo acculturare in quanto a cibo, soprattutto a cibo perché secondo me, con il vino siamo messi un po’ meglio, ma sul cibo, nonostante i tanti corsi di avvicinamento di un associazione o di un altra, regna una IGNORANZA ABISSALE!

    PUNTO 2 – Il MAC ITALY

    Auguro all’eccellentissimo e pregiatissimo onorevole LUCA ZAIA di mangiarsi tanti MAC ITALY, anczi io a chi ci mette la faccia in quel modo e anche il Governo con tanto di sponsorizzazione sulla confezione dell’Hamburgher in questione, ce lo condannerei a vita a mangiare quella roba li.
    L’ho provato qualche giorno fa insieme a mio figlio di 9 anni che purtroppo tre o quattro volte all’anno (per fortuna poche) lo DEVO portare al Mac Donald.
    Che dire….? E’ una cosa tristemente insipida (molto meglio il calssico hamburgher almeno quello un po di sapore ce l’ha) e voi saspeste quanto stonano termini come “mangiare italiano”.
    Che VERGOGNA promuovere in America una cosa che se la dai a un cane ti morde, con su scritto che quello è il mangiare ITALIANO. CHE SCHIFO!

    Altri punti…..

    Pere quanto riguarda invece il tanto discusso FERRAN ADRIA’, che io conosco insieme alle sue filosofie perchè lo seguo da 7 anni a Madrid, l’ho intervistato , c’ho parlato più volte seduto tranquillo in poltrona, scherzato e una sera a cena in una serata di gala eravamo allo stesso tavolo da 8, insieme anche al simpaticissimo Juan Marì Arzak e all’atrettanto simpatico Tetsuya Wakuda (tanto per far schiattare sempre quei qualcuno che millantano cose che invece si sgonano la notte)
    Dicevo che invece per quanto riguarda i tanti discorsi che si fanno su Ferran, la chimica e le molecole, di cercare di conoscere mneglio gli argomenti in questione per evitare una confusione mortale come sta ormai accadendo da circa un anno grazie a Striscia la Notizia che racconta si cose giuste ma, purtroppo, le farcisce di notevoli cazzate in merito a questi argomenti, seminando terrore e incredulità nel pubblico che, IGNORANTE COME POCHI in fatto di alimentazione, lo segue.
    Ma quante persone sanno cosa si mettono in bocca ogni giorno, quante persone sanno che le sostanze di cui tanto si parla e tantissime altre di cui non si parla e non se ne parlerà mai perché addirittura alcune segretate ma utilizzate comunque, impestano il nostro cibo quotidiano?

    Meditare gente…..meditare!!!!

    Concludo aggiungendo che la macchina Ferran Adrià, non fa una mossa senza la schiera di chi, chimici, economisti, tecnologi alimentari, stilisti, opinionisti, fisici, biologi, alimentaristi, aromatieri, ecc.. ecc. ecc. ormai da anni, lo seguono, in tutte le sue fasi professionaoi, vitali e biologiche.
    Lui ha capito, con la sua filosofia culinaria, di aver raggiunto il picco massimo e di aver già iniziato la STASI. Si sta fermando prima dell’inizio della discesa, cosa che lo comprometterebbe non poco.
    Tornerà, quando tornerà, completamente reimpostato, sa Dio su cosa, ma completamente reimpostato.

    Sarà divertente vedere cosa combinerà al suo rientro.

    Nel frattempo sarà bene che noi tutti mediitiamo sul fatto che su 100 persone che vanno in un ristorante, soltanto 11/12 di queste si rendono veramente conto di che cosa si mettono in bocca!!!

    E secondo me questa previsione tratta da un inchesta Toscana qualche anno fa, è decisamente OTTIMISTICA.

    SONO IN GRADO, PER CHI NON CI CREDE, DI DIMOSTRARE LA VERIDICITA’ DI QUANTO RIPORTATO SOPRA, DISPONIBILE A CONFRONTI E DOMANDE DI APPROFONDIMENTO.

  2. Che dire, Claudio, il tuo intervento è così ampio, e apre un sacco di riflessioni… Ne aggiungo un’altra. La nostra generazione fa fatica ad avere una coscienza alimentare serena; cresciuta a sottilette, obbligata dalla televisione anni settanta a rinnegare il pecorino per adorare i formaggini spalmabili, che facevano tanto benessere economico, qualche scompenso profondo l’avrà pure preso. Diciamo che ci manca un po’ il “fondo”, che non manca invece ai cugini francesi. Come nel vino. Dal fiasco impagliato, al supervino da tagliare a fette, poi indietro tutta e autoctoni a tutto spiano. In pochi decenni quante rivoluzioni! Sarà un modo nostro peculiare di maturare. Certo, nel vino sembra si sia capito meglio dove andare, mentre nella cucina la sensazione generale è quella che ci siano pochi maestri dotati di idee. E allora è più facile che a qualcuno prende la voglia di buttare tutto all’aria e di gridare”com’è bella la tradizione”. Ma sono parole prive di fondamento. La tradizione è somma di innovazioni negli anni.
    Facciamo gli ottimisti. Lasciamo che passi questa generazione. Magari in futuro saremo più equilibrati. Ci sarà solo un problema. Che mentre oggi ci scanniamo a parole su questioni di linguaggio (“la chimica”, “gli additivi”, “la tradizione”, “la nostra identità”), nei campi decine di varietà di grano non vengono più piantate e il loro patrimonio genetico si va a perdere per sempre. Il tonno rosso sta per sparire del tutto per compiacere la nostra voglia di trancio scottato ai semi di sesamo, e così tanto, tanto altro. Basti pensare che il concetto di campagna si sta trasformando velocissimamente in concetto di periferia piantumata di capannnoni. Ma è una periferia interiore, che chiude le menti e ti fa passare dalla vita alla sopravvivenza. E allora sì non rimane altro che mangiarsi qualunque cosa. Magari un hamburger.

  3. Hai ragione. Hai mille ragioni!!! Speriamo bene, anche se chi visse sperando….fece un brutta fine, ma noi facciamo gli ottimisti e vediamo cosa succederà!

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