Terre di Toscana, cosa è stato

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Questo ultimo, breve pezzo che dedichiamo alla terza edizione di Terre di Toscana svoltasi il 7 e 8 marzo scorsi serve un po’ per inserire un’altra galleria di immagini, che stavolta dobbiamo perloppiù ai nostri amici e a chi ha partecipato. Ma anche, e soprattutto, per fare un piccolo consuntivo su come è andata.

Si potrebbe liquidare la faccenda in modo molto semplice: è andata molto bene, le aziende sono state contente di aver partecipato, come abbiamo appreso non solo dai commenti diretti (sempre piacevoli quando positivi), ma soprattutto da quelli “di sponda”, ascoltati da nostri amici in fase di degustazione. Numericamente, questo si è tradotto in un numero di visitatori che potremmo stimare fra i 1700 e i 2000 lungo le due giornate. Numeri che di per sé significano poco se non sono rapportati alla capienza della sala. E qui,  effettivamente, ci siamo resi conto di aver raggiunto forse un limite che superare sarebbe un tantino problematico perché ridurrebbe la vivibilità dell’evento sotto soglie che non vorremmo oltrepassare. Perciò stiamo riflettendo su possibili sviluppi e strategie per il prossimo anno.

Il pubblico ci è sembrato interessato e soddisfatto, attratto inevitabilmente dai grandi nomi che trovavano lì a portata di mano (anzi, di palato), tuttavia anche curioso nei confronti di realtà con minor storia alle spalle ma comunque con tante storie da raccontare e tante idee sull’oggi e sul domani. Commento a parte merita la sezione dedicata alle vecchie annate, che ha avuto purtroppo qualche problema di sovraffollamento, ma che proprio per questo ha dimostrato quanto il vino sia cultura, quanto interessi non solo per il suo presente, ma quanto affascini anche per il suo passato. Era qui che si potevano osservare i “super appassionati”, che assaggiavano e riflettevano, riflettevano e commentavano tentando bilanci e dibattendo, per esempio, se abbiano retto di più il passare del tempo i grandi supertuscan o i sorprendenti e fieri esponenti di denominazioni che al tempo (1970, 1982…) avevano un profilo non esattamente altissimo.

A conclusione, un ultimo commento ancora sui produttori, che sono saliti su un palcoscenico preparato il meglio possibile, e che hanno “recitato” da par loro. E lo spettacolo è stato indimenticabile. Vecchi leoni protagonisti della rinascita del nostro vino affiancati dai giovani entusiasti, portatori di un messaggio nuovo e inevitabilmente attuale, sempre più attratti da un rapporto diretto e coinvolgente con la terra. Ma tutti a formare un unico affresco, le cui figure si muovevano e interagivano curiose, e questo era quello che volevamo. Poi ognuno tornerà ai propri “circoli” in cui si magari sente “ideologicamente” più a suo agio.

Ma, ripetiamo, a Terre di Toscana era questo che volevamo, un grande spettacolo corale dell’eccellenza che è poi un valore a sé stante che si conquista una sua indipendenza anche rispetto alle idee di chi le dà forma nella pratica.

Ringraziamo Paolo Rossi per le prime sei foto, Simone Morosi per le successive sette pubblicate sul suo blog, la FISAR Versilia per la quart’ultima, le sorelle Maestrelli per le ultime tre. Piccola nota a margine, che sarebbe poi un chiarimento sulla sesta foto: i “gobbi” sono i tifosi juventini.

L'AcquaBuona

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