Anteprima GoWine Barolo e Barbaresco. Quando il nebbiolo va dritto al cuore

5
11385

MILANO – È tempo di degustazioni en primeur. Giovedì 17 febbraio a Milano GoWine ha presentato una ricca schiera di produttori langaroli per portare alla ribalta i Barolo 2007 e Barbaresco 2008, ancora non immessi sul mercato ma che che usciranno in quest’anno, generalmente dopo l’estate. La DOCG Barolo prescrive infatti un’attesa di quattro anni dalla vendemmia, e tre anni la DOCG Barbaresco; l’attesa sta quindi per terminare e le degustazioni di questo tipo sono un banco di prova assai indicativo per capire, se non le sfumature più dettagliate, le caratteristiche generali delle annate, e che tipo di personalità avranno i vini in imminente uscita. A illuminare con pacata sapienza i degustatori anche in questa occasione GoWine ha chiamato Massimo Zanichelli, che con ben due degustazioni guidate ha dato modo agli operatori e agli appassionati di conoscere una selezione di campioni nelle migliori condizioni ambientali possibili. Oltre ai banchi di degustazione libera, fittamente frequentati dal pubblico, e quindi per forza di cose a volte condizionati da un clima di conviviale andirivieni, una sala era riservata agli assaggiatori delle degustazioni guidate.

Ed ecco quindi il breve resoconto di assaggi della prima delle due degustazioni con 5 vini, due Barbaresco e tre Barolo

Barbaresco Basarin 2008 – Adriano Marco e Vittorio

Dal comune di Neive (che insieme a Barbaresco e Treiso forma la triade dei principali comuni della denominazione Barbaresco), questo vino proviene dal cru Basarin, vigna esposta a sud al confine col comune di Treiso e Barbaresco. Nasce da una realtà aziendale assai recente. Si presenta rubino brillante, ancora un po’ chiuso al naso. Anche in bocca dimostra la sua giovane fase evolutiva, con qualche ruvidezza. È sottile, aereo, fine, dimostra classe ma in questa fase (anche nella persistenza in bocca, non lunghissima) è ancora imbrigliato dalla sua giovane età.

Barbaresco Cole 2008 – Moccagatta

Moccagatta ha alle spalle una storia più lunga, avviata dagli anni Cinquanta del Novecento. Il cru “Cole” è un vigneto assai ripido vicinissimo all’abitato di Barbaresco. Di un rubino leggermente più intenso, ha un naso più spinto con sentori tostati e di incenso. In bocca è dotato di corpo potente, è piccante e ancora tannico. L’allungo è giocato tra il palato sapido e toni vanigliati. Un’ottima materia ancora un po’ da mettere “a regime”.

Barolo Brunate 2007 – Francesco Rinaldi e Figli (campione da botte)

Dal comune di Barolo, il vino proviene dal cru di Brunate (uno splendido vigneto diviso tra i comuni di Barolo e La Morra) ha 14,5 gradi alcolici e un colore rubino trasparente. Il naso è ampio, nobile, di grande finezza e rotondità, al momento ancora molto fruttato, ma emergono già sentori classici da grande Barolo come la nota balsamica e di cuoio. In bocca fa intravedere la sua aristocratica pacatezza, con una bella sapidità. Lascia al retronasale un nota leggermente sovralcolica, forse testimonianza del fatto che si tratta di un campione da botte ancora da stabilizzarsi, ma è gustoso e di buona lunghezza.

Barolo Gabutti 2007 – Gabutti Boasso

Il vigneto Gabutti è uno dei più prestigiosi di Serralunga e dell’intera DOCG. Il vino, da vigne in esposizione sud-sudest ha 14 gradi alcolici. Il naso è terroso, penetrante, minerale, ma sa regalare anche eleganti note di viola. In bocca si rivela potente, dotato di acidità e sapidità in abbondanza, con un finale davvero molto lungo.

Barolo Le Coste 2007 – Pecchenino (campione da botte)

Rispetto ai due precedenti produttori, Pecchenino ha una storia molto più breve. È un produttore di Dogliani, ma con vigne a Barolo nel comune di Monforte, vicino al cru Ginestra. Questo Le Coste (14% alc.) rispetto ai precedenti ha un naso più giocato sul versante fruttato, leggermente più “modernista”. La bocca, anche se ancora contratta per i tannini giovanissimi, è molto strutturata, ricca, salina. Di sicuro il più irrequieto dei tre, ma colpisce la sua capacità di stimolare la salivazione grazie alla grande sapidità, che riapre continuamente la partita, e grazie a un finale molto lungo prolunga il piacere della beva.

Alcune degustazioni libere

Tra i vari assaggi effettuati presso i banchi dei produttori, mi sento di citare i potenti vini di Bussia Soprana (Monforte), l’ispiratissimo Barbaresco Martinenga 2006 dei Marchesi di Gresy, e l’eleganza assoluta dei vini di Massolino. Di quest’ultimo produttore dotato di eccezionali vigne in Serralunga mi hanno stupito i cru Margherìa 2007, dal naso aereo e sublime e il Parafada 2007, un vino grandissimo, oltre al nuovo vino aziendale, il Barolo Parussi.

Da una zona invece meno storicamente blasonata, ma recentemente in fase di netta crescita come quella di Novello (comune a ovest di Barolo con vigne digradanti a est-sudest tra 500 e 350 metri d’altitudine) mi piace segnalare i vini de Le Strette (produttori anche di un bianco dal vitigno autoctono vanto della zona, la Nascetta o anas-cetta). In particolare il loro Barolo 2007, che a causa dell’annata calda non è stato suddiviso per sottozone, ma vinificato tutto insieme; si è rivelato piacevole, vivo e sincero, un “lato alternativo” del Barolo, e pur sempre un signor Barolo.

Proseguendo nel mio giro tra i produttori mi sono imbattuto in una scritta: Domenico Clerico. E qui la rassegna dei vini assaggiati cede il passo alle emozioni, e non riesco più ad essere enumerativo, descrittivo o quant’altro.
Alle volte le emozioni giocano strani scherzi. Ed è difficile darne conto, pur volendo. Leggo “Clerico”, e prendo tempo, e ripenso alle mie prime esperienze di vini. Clerico e ripenso alle sue mani. Lui non c’è stasera, c’è un ragazzo gentile e preparato, Luciano Racca. Assaggio il Langhe Arte, ed è magnifico. Assaggio il Barolo Ciabot Mentin Ginestra 2006, ed è emozione forte. Poi domando: «Come sta Domenico?» E il ragazzo si rasserena e mi dice: «Sta bene, è in vigna a lavorare. La sua vita è nella vigna».

Clerico, e ripenso alle sue mani, alle pendenze di Monforte, al Barolo potente. Poi vedo sei bottiglie alla mia destra, sei etichette diverse, e lui mi spiega: «Sono tutte dello stesso vino, Aeroplan Servaj. È il soprannome con cui il padre chiamava Domenico da piccolo. Per via del suo carattere. Aereoplano selvatico».

Le sue mani tra i peschi, i suoi occhi cinetici, i suoi ricci selvatici. Grigi ma selvatici. I proforma se ne vanno, mi fa: «Ci vogliono venti giovani per avere l’energia che Domenico ha addosso, anche oggi».

Capisco. Porgo il bicchiere, per assaggiare l’Aeroplan. È alla prima uscita, ancora non è in vendita, e viene da una piccola vigna non di Monforte, ma di Serralunga.

Non credevo. Non credevo davvero, non so dirlo.

Ci ho pensato, in piedi come un bischero, per cinque minuti buoni. Non credevo si potesse arrivare lì. Altri tre minuti, e mi son venute le lacrime agli occhi. Ho stretto la mano al ragazzo vergognandomi un po’, gli occhi lucidi e un bicchiere in mano in cui era passata una cosa incredibile. A volte succede anche così. È per questo che amo il vino.

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

5 COMMENTS

  1. caro Paolo,
    è un piacere (un po’ narcisista…lo ammetto) e un onore aggiungere qualcosa al nuovo barolo di Domenico Clerico. In uno dei miei libri (canti Eno-notturni di Langa), avevo inserito un breve racconto di fantasia dedicato proprio al grande amico Domenico: “la leggenda dell’aeroplano selvatico”. Da grande e sensibile uomo qual’è ha voluto inserire il racconto in bella evidenza sulla nuova cassa da sei del barolo di Serralunga: un piacere immenso e un onore per me che gli voglio un bene dell’anima!
    La tua commozione è condivisa dal mio animo più profondo. Speriamo di incontraci all’inaugurazione della nuova, meravigliosa, cantina!!

  2. Caro Paolo Rossi,non ci conosciamo ma ti do del tu lo stesso; ti dico una cosa scontata;Con le tue parole su Clerico hai fatto breccia nelle mie emozioni come fa ogni volta il ricordo del Pablito che infila tre palle al Brasile.
    Conosco Clerico in fotografia, ma ogni volta che lo penso ,gli auguro tanta salute e soprattutto tanta serenità (la vita gli deve molto e tutti gli dobbiamo molto).
    grazie molte, a te e a Domenico.

  3. Mi sono imbattuta per caso nel tuo blog ed ho letto con molta attenzione ciò che scrivi di Domenico Clerico e così, voglio condividere con te i miei pensieri.
    Proprio la settimana scorsa ero in Piemonte ed sono andata a vedere la cantina. L’emozione che Domenico trasmette è incredibile, con quei suoi occhietti che hanno un’espressione indecifrabile, fra il sogno, la curiosità, l’ingenuità, ma anche la consapevolezza. Via via che mi raccontava i particolari della nuova cantina (assolutamente fantastica), riusciva a stimolare il cuore. Non parlavamo di architettura, non parlavamo di domotica, di climatizzazione (perfino il ricovero degli attrezzi, trattori e quant’altro è climatizzato), non parlavamo di materiali (acciaio, legno, vetro, cemento verniciato a cera), ma parlavamo attraverso le emozioni dei suoi e dei miei occhi.
    E a proposito di Aeroplan Servaj, – proprio nel mio studio, sono nate quelle etichette – potrei raccontarti molte cose. Ma per non tediarti, ti posso solo dire che è magnifico lavorare con lui. Sentiva che avevamo interpretato il suo desiderio.
    Chissà, forse ci incontreremo proprio all’inaugurazione della sua straordinaria cantina.
    Ciao Simonetta

  4. Caspita, Simonetta,
    allora sono io che faccio i complimenti a te e al tuo sdudio, quelle etichette “mi garbano da morì”! sono proprio belle, e accendono un sacco di ricordi dell’infanzia. Quasi fossero un misto delle letture giovanili di Verne, Salgari e chissà quante altre cose… siete stati proprio bravi, e il personaggio Clerico ci sta tutto!
    Non so se ci sarò all’inaugurazione, e quindi ti mando fin d’ora un abbraccio virtuale. Grazie del tuo messsaggio.
    Paolo

  5. cara Simonetta,
    con me sfondi una porta aperta… Da te le etichette fantastiche … da me il racconto sulla cassetta… magari ci incontreremo proprio da lui. Per me è come un fratello!
    Enzo

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here