Chianti Classico Riserva 2007: ripassi e ritardatari, con un futuro (nuovo) alle porte

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Eccoci qua con la nostra carrellatona di Riserve 2007. L’appuntamento “febbraiotto” fiorentino della Chianti Classico Collection, d’altronde, ci consente di farlo, così come ci consente di tirar le somme su una annata che ha visto il grosso della truppa uscire in commercio l’anno precedente, con la parte restante, minoritaria, che vi si affaccerà giustappunto in questi mesi. Così, spazio ai dovuti “ripassi”, per capire cosa conta il tempo, e spazio ai ritardatari, le vere e proprie news del momento, pronte ad uscire allo scoperto per ribadire gli asserti (o individuarne di nuovi). A conti fatti, non propendo a cambiare opinione su ciò che ebbi a dire dell’annata qualche mese addietro (leggi qui): una buona vendemmia, a onor del vero, ma di media gittata se penso alla presumibile longevità dei vini che ne sono scaturiti, vini dove il frutto è in evidenza, la trama larga ed accogliente, il calore alcolico generoso e il tannino non sempre maturo al punto giusto (con le dovute, immancabili, eccezioni). Vini comunque ai quali non fa difetto la gradevolezza. Diversi i risultati a seconda della zona di provenienza (Radda, Barberino Val d’Elsa e la parte più fresca dell’area grevigiana, tipo Lamole, appaiono più in spolvero di altre, con alcune punte di eccellenza), diversi gli intendimenti stilistici che si fronteggiano, quale più estrattivo quale meno, quale più ancorato alla essenza “sangiovesa” quale più incline agli arrotondamenti, ma tutti con una salvifica sterzata verso la caratterizzazione e l’equilibrio espositivo, ciò che potrà costituire la vera chiave di volta per il completo recupero di credibilità da parte di una tipologia potenzialmente “eletta”, laddove storia, consapevolezza, microclima e fisionomia concorrerebbero già di per sé a delineare vini spendibili (e bevibili) sempre e comunque, dalla tavola quotidiana alla occasione speciale. E tutto ciò ad un prezzo mediamente competitivo. Il Chianti Classico, insomma, è un vino del futuro, per il futuro. Se i produttori in primis gli vorranno bene, e non lo maltratterranno più, un nuovo risorgimento è alle porte.

Nota esplicativa: ® sta per “ripasso” (non un vino della Valpolicella, beninteso, ma un vino che avevo già assaggiato in precedenza); new sta per  “nuovo” (toh, chi l’avrebbe  mai detto!?), cioè per un vino assaggiato per la prima volta.

Bandini Villa Pomona

® Pagare un piccolo dazio sul piano della pienezza estrattiva non significa venir meno ai fondamentali della scorrevolezza e dell’equilibrio gustativo, perlomeno in questo caso. Un Chianti di silhouette quindi, stilizzato e gradevole, con pochi grilli per la testa e un preciso ascendente territoriale da mettere sul piatto dei ragionamenti. In beva.

Caparsa – Caparsino

(new) Materia dolce e carnosa, tatto levigato, rotondità gustativa e confortanti accenti di finezza per un vino tecnicamente curato, a cui soltanto il rovere arrochisce un po’ la “voce”.

Caparsa – Doccio a Matteo

(new) Spunti decisamente eleganti qui, se ci riferiamo alla trama aromatica; materia sinuosa, frutto in primo piano e “pasta” tannica stranamente graffiante e tattilmente polverosa (rovere?), ciò che mi porterà volentieri ad un riassaggio a bocce ferme.

Casaloste – Don Vincenzo

® Molto concentrato, con sentori di “doga” piuttosto insistiti, è vino di peso, ovviamente ricco ma poco incline al “movimento”, tanto che la materia tende a spalmarsi sul palato. Mi mancano l’articolazione e il dinamismo delle edizioni migliori.

Castello della Paneretta

(new) Carnoso, fine, composto, dinamico, profilatissimo e convincente, dai risvolti sapidi e minerali: tutta la forza comunicativa dei galestri della Paneretta in un vino ad alta dignità territoriale, che si farà ben ricordare.

Castello di Radda

(new) Frutto “ceroso” ma nature. Un certo garbo espositivo, una certa purezza d’intenti. Sviluppo poco espansivo, finale “crudino” ma valenza gastronomica assicurata.

Castello di Selvole

(new) La sensazione di maturità nel frutto, che è frutto sanguigno, si ferma un attimo prima di sconfinare nella “surmaturità”. Buono nel frattempo l’attacco al palato, c’è grinta nello sviluppo e il vino fa ben sperare, anche se quel finale tannico e rugoso, oltremodo contratto, lascia il lavoro a metà.

Castello di Volpaia – Coltassala

® Sia pur debitore verso le istanze a volte drastiche dei legni, Coltassala ce la sta mettendo tutta. Senti la bontà della materia, così come ne riconosci i brividi sapidi e gli intriganti toni grafitati. La confezione, lo sai,  è moderna, con qualche lampo di nitidezza in più rispetto al suo standard, ma il finale si lascia ancora circuire dai lasciti del rovere.

Montemaggio

(new) Non di muscolo né di estrazione. Fresco e scattante come si ritrova, il vino di Montemaggio ben si accompagnerà alla tavola, per via di una sincera bevibilità qui veicolata da una tannicità  finanche rugosa. Se non cercate complessità e cesello starete bene in sua compagnia.

Fattoria di Nittardi

® Legno “nittardesco” (una timbrica ormai riconoscibile, tale da meritarsi l’appellativo) per uno stile fin troppo convenzionale ed ammiccante. Peccato davvero, perché la materia è sontuosa, il tessuto tannico di rilievo. Eppure la “confezione” tende ancora oggi a prevalere sulla caratterizzazione territoriale e sulla articolazione.

Fontodi – Vigna del Sorbo

® Un naso in ritardo di focalizzazione apre ad un palato caratteriale, volumico, generosamente alcolico, dai tannini incisivi e aguzzi. Da maturare ancora, per smussare spigoli e tentare armonizzazioni, soprattutto sul fronte della finezza espositiva. Non sarà scontato, ma etichetta e blasone esigono il supplemento di indagine.

I Fabbri

® Un apparente peso piuma che balla sulle punte, proprio nel bel mezzo di una danza tribale in cui i pari annata spesso e volentieri gareggiano a chi riesce a sbattere i piedi più forte! Eppure, grazie all’equilibrio, alla seducente florealità, al fraseggio sottile e alla preziosa bevibilità, non si fa mancare niente, anche se gli attributi estrattivi non sono propriamente quelli degli altri “ballerini”. Lo confermo, da Lamole una delle sorprese più liete dell’anno.

Le Cinciole – Petresco

(new) Freschezza, ariosità, equilibrio, slancio, felice commistione di struttura ed eleganza, marca floreale nei profumi, razza chiantigiana nella sostanza: l’attesa per il nuovo Petresco non è stata invano.

Le Fonti (Panzano)

(new) Intriganti note floreali fanno da apripista ad un vino dal gusto intenso, espressivo, generoso e assai coinvolgente. Rispondenza territoriale conclamata, ed è già un bel vedere.

MonteBernardi – Sa’etta

(new) Ottima materia qui, per un vino dallo stile calibratamente moderno che in questa fase sembra solo soffrire la marcatura stretta del rovere, ciò che tende oggi ad ostruire quei pertugi che in altre edizioni il nostro ha già dimostrato di possedere. Da attendere.

Monteraponi – Baron’Ugo

(new) Un naso melodico, dalla dolcezza fruttata pura e sinuosa, tiene bene a distanza la monotonia; una bocca dinamica e accogliente, elegante e profonda, guadagna in un baleno la mia immedesimazione.

Monterotondo – Seretina

(new) Di tecnica e precisione. Afflato moderno nel nome della pienezza e della intensità fruttata, rovere “accademico” e discreta dignità.

Podere Il Palazzino – La Pieve

(new) Il rovere oggi toglie respiro alla trama. La grinta resta tutta gaiolese, anche se non colgo lo stacco che vorrei, ciò di cui in genere questo vino è capace.

Podere La Cappella – Querciolo

(new, cb)  Naso farraginoso da campione di botte, come in effetti è; molto frutto qui, tanta energia e una tannicità quasi salata che fa drizzare le papille. Qualche spunto vegetale da rintuzzare. Se trova coesione potrà dire la sua.

Poggerino – Bugialla

® Naso non proprio a fuoco per un palato irrequieto e calorico. Una energia tutta naturale da ricomporsi, semmai, nel nome della finezza e dell’equilibrio espositivo.

Riecine

(new) Saldezza, tempra, struttura, “ciccia”, attributi….. Sì, proprio un Chianti con gli attributi questo qua, che vola alto nonostante il pizzico di calore in più rispetto al solito.

Rignana

® Forma e sostanza ricordano a più riprese un classico Supertuscan: colore, concentrazione di toni fruttati e roverizzati, morbidezza…. Insomma, un Rignana che da qualche stagione a questa parte ha fatto sue le istanze “dell’oltranzismo modernista”, disperdendo un po’ di quel sale e di quelle sfumature che da sempre sappiamo essere nelle sue corde.

Rocca di Castagnoli – Capraia

® Naso impreciso, lieviti esotici “nell’aere”, buona lena, discreto contrasto, frutto generoso ed abbracciante, armonia di là da venire. Nell’alternarsi di bottiglie più o meno fortunate, ecco un Capraia che esige ascolto e repliche pur non raggiungendo i vertici espressivi dell’annata precedente.

Rocca di Castagnoli – Poggio ‘A frati

® Apprezzabile “idea” di sangiovese nel bicchiere. Meno “svolazzante” di Capraia, e meno densamente fruttato, è vino più diretto, chiaro ed affusolato. Il finto sincretismo del tratto gustativo non lascia niente di intentato: questo Chianti “sa” di territorio e dimostra un buon carattere.

Solatione

® Proverbiale schiettezza e generosità, stavolta forse non incanalate in un disegno compiuto come è stato per la buonissima Riserva ’06. Qualche tono vegetale a disturbare.

Val delle Corti

(new) Intrigante spettro aromatico, di leggiadra e composta naturalezza, sui toni della ciliegia, della bacca e del rosmarino. Grande scorrevolezza al palato, di generosa spinta e vellutata tannicità. Ecco qua il Poggio di Sotto del Chianti Classico, umorale e puro quanto basta perché il ricordo si conservi a lungo.

Villa di Geggiano

® Qualche sbuffetto alcolico di troppo, una articolazione non propriamente nitida, una espansione solo discreta per un vino che pure conserva lati attraenti, se solo pensi alla naturalezza espressiva e alla marca sapida dei suoi tannini.

Villa S. Andrea

(new) Spunti esotici nel frutto (lieviti o freddo?) non ledono poi tanto alla purezza del tratto gustativo. Un finale piuttosto asciutto e perentorio chiosa un palato che non raggiunge i vertici espressivi delle ultime edizioni ma ripropone senza infingimenti coordinate stilistiche apprezzabili, tipiche dei vini di territorio.

Assaggi effettuati nel mese di febbraio 2011

FERNANDO PARDINI

2 COMMENTS

  1. mi piacerebbe sapere il tuo parere del chianti classico riserva 2006 0 2006 della fattoria di cinciano….

  2. salve Cosimo
    del “base” 2006 non conservo ricordi, un pochino (ma non troppo) di più del Riserva pari annata, che non suscitò devo ammettere particolare interesse, ma è pur vero che Cinciano, da qualche tornata di assaggi a questa parte, va fornendo risultati di più apprezzabile caratterizzazione rispetto a qualche tempo fa, con il piccolo limite di un eccessivo tecnicismo, che se venisse trattenuto di più sarebbe meglio ( uhei, opinione personale eh!!?). Testimoni della ripresa una buona Riserva 2007, centrata, godibile, sfaccettata, che però ha perso armonia e smalto a un giorno dall’apertura, e un ordinato, gradevole 2008, figlio legittimo di una annata -come ben sai- non propriamente indimenticabile in Chianti. Insomma, l’idea di una realtà in ripresa c’è….. ma a te sono piaciuti quei vini di cui mi chiedi?

    fernando pardini

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