Con quell’annata un po’ così, quell’espressione un po’ così: Chianti Classico Riserva 2008

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FIRENZE – Le avvisaglie c’erano tutte, se solo sto al ricordo dei Chianti Classico “annata”, ma la curiosità era altrettanto grande. Sì, quella di annusare in anteprima i Chianti Classico Riserva ’08 che si apprestano ad uscire sui mercati quest’anno. Nulla di esaustivo, ne converrete, ma tanto basta per farsi una idea e, nel contempo, buttarla in canzonetta (d’autore però!), come assai banalmente ho inteso fare nel titolo. E questo perché non credo che la 2008 in Chianti verrà ricordata come una annata importante, di quelle da dimenticarsi beatamente in cantina. Le strutture d’altronde non consentono azzardi. La “pasta” tannica ne soffre. Così, stante l’eclettica personalità di una tipologia che potenzialmente potrebbe stupirci sempre e comunque, ci sapremo consolare con vini garbati, “longilinei” ed equilibrati, dove chi ha concesso all’annata di esprimersi per come ha potuto, senza intervenire troppo “ a tavolino” sui fondamentali della snellezza e della bevibilità, avrà fatto perlomeno un lavoro in trasparenza e senza infingimenti, propiziando risultati comunque apprezzabili e condivisibili, quelli a cui va oggi la mia predilezione.

In stretto ordine di apparizione vi rimetto così venticinque suggestioni di una giornata fiorentina, dove le mancanze (37 erano i vini all’appello) sono dovute a campionature non propriamente significative, delle quali ho deciso di ometterne il giudizio. Il (cb) che troverete qua e là significa campione di botte. Sulla scia, ma nella prossima puntata, proporremo un focus di approfondimento sui Chianti Classico Riserva ’07: alcuni riassaggi interessanti ma soprattutto spazio ai “ritardatari”. E lì qualcosa di importante si nasconde.

Agricoltori del Geografico – Montegiachi

Tecnicamente inappuntabile, con tutte le cosine a posto, dimostra una discreta eleganza nella esposizione e un frutto incentrato sulla dolcezza “amarenosa”, vivacizzato vivaddio da note chinate. Un attacco di bocca ampio e un abbraccio largo e confortevole conducono pacificamente verso un finale compiuto, nel segno (ancora) della dolcezza.

Bibbiano – Vigna del Capannino

(cb) Chiara desinenza “sangiovesa” per un naso dalla timbrica elegante, senza forzature, corroborato da stimoli minerali; buona dinamica al palato, con i tannini ancora da fondere. Finale oggi contratto ma vino serio.

Borgo Casa al Vento – Foho

(cb) Buon frutto e buona verve per un vino finalmente centrato, a cui non mancano nè appigli di freschezza nè fondamentali eleganti.

Capannelle

Come sempre poco concessivo in giovane età, non nasconde la serietà della materia, la grinta sapida e la tenacità. Insomma, senti che ha dei numeri, anche se il rovere lo insidia e lo infastidisce un po’.

Castellare di Castellina

Vino di buona dignità, scorrevole e mediamente caratterizzato, con un frutto ben definito che si concede qualche nota vegetale d’accompagno. Bocca di buona grinta, con un senso di “freddezza nordica” nella trama a raffreddare le immedesimazioni.

Vicchiomaggio – Agostino Petri

Colore accentuato, naso poco dettagliato, marcato da un frutto primattore e leggermente surmaturo. Bocca volumica, che abbisogna di profilatura ed articolazione.

Vicchiomaggio – La Prima

Tratti esotici nel frutto, “legnetto” ad addolcire, fisionomia non ostentata e spinta come in  altre edizioni ma rovere deciso sul da farsi. Vino di concezione moderna, sicuramente ben confezionato, con una strizzata d’occhio (o due) al gusto internazionale.

Casuccio Tarletti – Campo Alto

(cb) Il rovere tende ad imbrigliare una materia che certamente non fa della sostanza la sua ragion d’essere, esile come si ritrova. La silhouette però è snella, il gusto sapido e delicato, il vino ben ricamato. Non gioca sul muscolo, lo avrete capito, ma è un Chianti piacevole.

Felsina – Rancia

Finalmente il Rancia che piace a me. E che ritrova equilibrio, slancio, nitidezza espressiva. Soprattutto una beva trascinante e salina. Da un’annata potenzialmente inferiore il passo del vino che conta e che “fa” territorio. Mai ritorno fu più gradito.

La Madonnina

Garbo e scorrevolezza. Fila via liscio senza ridondanze, e sia pur senza poter contare su una materia superiore gioca le sue carte su una piacevolezza istintiva, di valenza prettamente gastronomica. Sensibilità interpretativa in crescita.

La Porta di Vertine

Volume e pienezza in pole position, articolazione e disegno all’inseguimento. Decisamente moderno come concezione (leggasi estrazione e rovere), rispetto a quanto gli esordi di questa etichetta avrebbero potuto far pensare, è un vino “consapevole” e tecnicamente ben congegnato al quale non guasterebbe una maggiore naturalezza nell’eloquio.

Le Miccine

Silhouette più raddese che gaiolese (ma il terroir da cui nasce può giustificare la sensazione), è questo un vino “librato”, salino, scattante. E se la materia sente i limiti dell’annata, non così l’ispirazione e il disegno. Insomma, Le Miccine festeggia il ritorno fra i vini di carattere.

Luiano

Naso incerto, poco concessivo, silente; bocca invero di buona lena e “sentimento”. Da crescere e da seguire, ché da queste parti, da un po’ di tempo in qua, la caratterizzazione non manca.

Monteraponi – Il Campitello

Naso in ritardo di focalizzazione. Emergono a sprazzi fiori e sottobosco. Quanto basta per stuzzicare la curiosità. Giocato sul fascino della evoluzione, è un vino sentimentale, tipologicamente ben caratterizzato, con tante cose buone e giuste da dire (e le dirà) e una tensione non superiore da regalare.

Poggio al Sole – Casasilia

Materia carnosa e frutto ben maturo: pienezza, coesione e  legno ingombrante ad addolcire il tutto. Confezione moderna, as usual, e timbrica ormai riconoscibile, piuttosto arrendevole verso gli stilemi più consolidati del gusto internazionale.

San Pancrazio

Amarenoso, gioviale ed accomodante, non sembra poter contare sulla energia e sull’eleganza delle precedenti edizioni. Frutto in prima linea.

Tenuta di Arceno

Grinta e carattere non mancano, anche se i tannini “grattano” un po’. Tenace e schietto quantomeno.

Tenuta di Lilliano

(cb) Molto frutto qui, fin troppo, anche se la dolcezza resta per ora negli alvei della compostezza. I tannini però scalpitano, sono presenti (ma da fondere) e apportano una presumibile profondità di intenti alle apparenze. Insomma, il vino pare abbia carte giuste da giocarsi. Da rivedere però a bocce ferme e a campione definitivo.

Tenuta di Nozzole – La Forra

(cb) Frutto compresso e stimoli vegetali in un naso intenso, materico e poco propenso al “movimento”. Poi è tutto un giocare d’impatto, contando sugli effetti consolatori della morbidezza e del volume più che sulla profondità e la caratterizzazione. In questa veste sposando appieno, e senza remore direi, lo stile internazionale.

Tenuta La Novella

Sensazione fruttata da zona fredda, un po’ sulle sue, un po’ troppo compassata diciamo, ma buona grinta e florealità al palato, che è palato pieno, compatto, capace di sedurre. Da attendere.

Tolaini

Buona proporzione per un vino oltremodo equilibrato. Nulla di scontato per l’esordio DOCG, dopo che questa cantina si è andata distinguendo, fin dalle prime uscite, per una sostanziale propensione alla pienezza fruttata, al colore e alla estrazione (su vini IGT peraltro).  Buona quindi la scorrevolezza, anche se frenata da una tannicità un po’ cruda.

Villa a Sesta

Come sempre moderno nella impostazione, appare più equilibrato del solito nella esposizione delle sue ragioni, al punto da far affiorare disegno e trama. Il che non è affatto male.

Villa Calcinaia – Vigna Bastignano

Profilo aromatico sangiovesoso, snello ed accattivante. Legno in via digestiva ma buona silhouette. Carino.

Villa Cerna

Colore sostenuto, materia dolce, frutto in avanscoperta: vino accogliente senza “scomodare” la complessità.

Viticcio

“Coccolato” da un generoso boisé, senti che ha materia ma gli mancano il respiro e il fraseggio che vorresti. Un po’ prevedibile insomma, anche se sta in piedi con onore.

Degustazioni effettuate nel febbraio 2011 alla stazione Leopolda di Firenze, nell’ambito di Anteprima Chianti Classico Collection

FERNANDO PARDINI

3 COMMENTS

  1. Buongiorno,
    sul Porta di Vertine e sul LIlliano concordo pienamente, anche se non trovavo parole così precise. Se assomiglia alla “base” 09 dovrebbe aver qualcosa da dire anche la riserva 08 de Il Palagio.
    Una curiosità, le aziende da assaggiare sono state selezionate dalle “collection” precedenti?

    Saluti e buon lavoro!

    Diego

  2. Salve Diego, de Il Palagio ho assaggiato il Riserva 2008 e fa parte di quei campioni di cui ho preferito omettere il giudizio. NOn pervenuto il 2009, che assaggerò comunque con attenzione fra un paio di mesi o giù di lì. Quanto alle selezioni, non credo si tratti di selezioni ma di disponibilità delle aziende, le quali potenzialmente potrebbero presentare, ciascuna di loro, una Riserva 2008. Chi perché non la ritiene ancora pronta, chi perché magari la presenterà il prossimo anno, chi magari perché non l’ha proprio prodotta…. insomma, questo è quel che passa il convento,e non è cosa rara che non rappresenti l’esausitività.

    saluti
    fernando pardini

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