Enologica di Faenza: un’esperienza da ripetere!

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Tra le numerose (troppo numerose) manifestazioni dedicate al vino e al cibo, ogni tanto qualcuna si stacca nettamente dalla banalità e dalla ripetitività. E’ il caso di Enologica che si è svolta a Faenza dal 18 al 21 novembre, dedicata alla presentazione dei prodotti di qualità dell’Emilia Romagna con una dinamicità e una capacità di coinvolgimento fuori dalla norma. Un’esperienza da ripetere e da seguire.

FAENZA (RA) – Non sarei mai andato a Faenza per partecipare a una delle tante, troppe, manifestazioni enologiche. In fondo sono sempre uguali e ripetitive e si riducono a qualche degustazione e a qualche chiacchierata. Se si svolgono vicino a casa, ben vengano. E’ sempre un modo per passare qualche ora con amici o un’occasione per farsene di nuovi. Ma infilarsi nella nebbia per centinaia di chilometri mi sembrava puro autolesionismo. E avrei sbagliato.

Fortunatamente, due ragioni mi hanno convinto a partecipare. La prima era la mia presenza in quei giorni nei pressi di Verona (qualche ora in meno di autostrada) e la seconda il gentile invito che ho ricevuto dal comitato organizzatore di Enologica, probabilmente legato ai miei scritti su queste pagine. Essere un po’ controcorrente stimola ancora qualcuno e fa dimenticare il fatto che io non sia assolutamente un esperto di vino, almeno nel senso “comune” del termine.

Particolarmente onorato da questo cortese pensiero ho accettato, anche se solo per un giorno, l’ultimo. In un solo giorno si può fare poco, soprattutto se le cose da seguire sono moltissime. Ho dovuto tagliare duramente e tralasciare quasi del tutto le degustazione dei vini (un peccato visto il metodo informale e simpatico che veniva utilizzato) e ho preferito dedicarmi alle presentazioni culinarie dei migliori chef della regione, denominate “Il teatro dei cuochi”. In circa un’ora o poco più, i vari maestri presentavano la propria storia, le tradizioni, il territorio e le loro scelte. Poi passavano alla preparazione dei piatti, ripresa da telecamere che la mostravano a tutti i partecipanti, e terminavano offrendo un assaggio di due piatti tipici della loro cucina. Il clima era allegro, le domande frequenti, gli aneddoti interessanti e divertenti.

Sono riuscito a seguire “solo” tre ristoratori nella loro “lezione” e me ne dispiace perché lo spirito era veramente quello giusto, senza auto celebrazioni o eccessive reverenze. I piatti, a volte ottimi, altre volte forse eccessivi o scomposti, erano comunque interessanti e mi hanno lasciato un bel ricordo.

Io non vado mai nei ristoranti troppo blasonati dalla critica e dalle guide. Per quel poco che so, da esperienza personali che non hanno però pesato sul mio limitato portafoglio, la spesa non vale molto spesso il risultato. Dato che preferisco mangiare del buon cibo e non le parole arzigogolate dei grandi esperti che ricadono sempre pesantemente sul prezzo del piatti (una guancia di maiale rimane sempre una guancia e il suo prezzo anche) il poter assaggiare questi capolavori mi ha veramente incuriosito: semel in anno licet insanire.

Qualche impressione da parte di un misero assaggiatore come me, che si rifiuta di accettare come commestibile la cucina molecolare e le sue sorelle?  Veramente buona la zuppetta di gamberi di fiume e la battuta di vitellone al pistacchio di Riccardo Agostini de Il Piastrino di Pennabilli (RN). Anche lui persona simpatica e coinvolgente. Delusione parziale per i piatti di Massimo Spigaroli dell’Antica Corte Pallavicina di Polesine Parmense. Se il suo culatello rimane sicuramente “il culatello” per eccellenza, la spalla cotta con le tipiche salse locali, rivestita di formaggio e fritta nello strutto è risultata oltremodo pesante e abbastanza banale. Sicuramente meglio la faraona alla creta, ricoperta di culatello. A metà strada, infine, il mio giudizio personale su Gianni D’Amato de Il Rigoletto di Reggiolo (RE). Il suo carattere è veramente coinvolgente, i suoi piatti, invece, forse un po’ troppo arrischiati negli accostamenti. Se è andato molto bene il riccio di mare con gelato di noci, mi ha lascito veramente dubbioso il gelato alla mortadella.

Impressioni personali, ovviamente, e i migliori complimenti all’organizzazione per un’iniziativa così diversa e simpatica (peccato non aver potuto seguire anche gli altri tre o quattro chef). Il tempo è sempre tiranno e mi è spiaciuto non avere partecipato a presentazioni simili effettuate nei giorni precedenti e ad altre stimolanti iniziative “fuori dal coro”.  Non ho nemmeno potuto dilungarmi tra i tanti vignaioli presenti, sempre gentili e pronti a fornire accurate spiegazioni.

Mi sono limitato alla personale “scoperta” dell’albana: vino estremamente interessante, in cui un naso a volte semplice lascia il posto a una bocca quasi tannica che si conclude con salinità e sapidità inaspettate. Devo sicuramente tornare nella zona di Brisighella per capire meglio questo affascinante vino (per non parlare della versione passita).

Pochi sangiovese, purtroppo. Sicuramente la mia scelta non è stata tra le migliori, ma quelli assaggiati mi sono sembrati poco significativi, a volte troppo segnati dal legno o “impreziositi” da altri vitigni a me poco graditi. Risultato sicuramente personale ed estremamente parziale (sono ovviamente andato a caso, senza l’aiuto di guide…). Non me ne voglia il sangiovese di Romagna che sicuramente ha altre frecce nel suo arco.

Una grande e fantastica eccezione: Balìa di Zola di Modigliana. Sarà il terreno, il microclima o la cura in vigna fatta di passione e umiltà, fatto sta che i due sangiovese assaggiati erano di un altro pianeta. Veri sangiovese, vivi, magari un po’ arcigni nei loro tannini non nascosti, ma autentici, di grande impatto. Il Balitore 2009, più semplice e fresco, ma con un carattere ancora da esprimere; il Redinoce 2008, un vero signore che sa ben bilanciare eleganza e forza  in attesa di evolvere verso cime ancora più alte. Una realtà da ricordare e da andare a conoscere meglio. Forse una nuova amicizia. Ne sarei veramente contento.

Che dire per concludere? Una visita troppo rapida e non all’altezza delle proposte veramente interessanti. Ancora tanti complimenti all’organizzazione e un arrivederci di vero cuore!

Vincenzo Zappalà

1 COMMENT

  1. Enologica di Faenza: un’esperienza da ripetere!…

    Una manifestazione che ha per proatgonisti cibo e vino, in una delle regioni, la Romagna, in cui il mangiare bene è una festa. Tanti chef di grande bravura hanno fatto il loro meglio per eseguire interessanti ricette. Ed una scoperta, il vino tratto da…

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