Rifugio Monte Tomba: la grandezza della semplicità

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Nebbia in pianura e sole splendido appena i primi tornanti si inerpicano sulle colline. Siamo nella patria di uno dei più eccezionali olii d’Italia, lo scontroso, difficile, ma stupefacente grignano, una vera eccellenza, ancora troppo sconosciuta, a pochi chilometri da Verona, nella valle di Mezzane.

Ne abbiamo ancora il sapore agrumato mentre ci immergiamo tra i boschi assolati di castagne che portano in breve ai primi immensi prati. La loro vista ci ricorda Venezia e le sue palafitte. Milioni di alberi hanno preso la strada per la Signora della Laguna, lasciando un deserto verde, che sembra richiamare altezze ben superiori a quelle reali. E’ oggi la patria della mucca che pascola allo stato quasi brado e che produce straordinari formaggi, tra cui un meraviglioso Grana Padano di alpeggio e un’ancora più fantastico Monte Veronese.

A questo riguardo voglio rammentare l’origine del nome che potrebbe trarre facilmente in inganno. Siamo a circa mille metri d’altezza, sui Monti Lessini e sembrerebbe ovvio che il formaggio ricordi la provenienza. E invece no. Monte sta per “montate lattee” in quanto ne vengono utilizzate almeno due per la produzione casearia. I prati sono sempre più sconfinati e le colline dell’Amarone e della Valpolicella sono immerse in una nebbia che non lascia possibilità di intravederle o almeno intuirle. Meglio guardare in alto, dove inizia a dominare il Monte Carega, con i suoi 2259 metri. La neve ne copre già la cima (siamo a metà novembre) ed esso acquista l’imponenza di un gigante.

I prati intorno a noi cambiano aspetto. Enormi massi tondeggianti e strutture rocciose a più strati escono dall’erba. Il paesaggio è lunare e arcaico. Sembra ancora di vedere i primi coloni cimbri che nel 1287 ebbero il permesso di abitare queste terre alpestri. La memoria vola ancora più indietro e immagina il mare che copriva la zona circa  cinquanta milioni di anni fa, lasciando ancora oggi incredibili fossili marini, come quelli veramente unici visibili nel museo di Bolca, non molto lontano da qui. Sicuramente i pesci meglio conservati di tutto il mondo.

La strada continua a salire e siamo ormai a 1400 metri d’altezza. Le rocce dell’antico oceano hanno quasi il sopravvento sui prati, creando angoli di estrema suggestione che ci fanno pensare alla struggente bellezza della fioritura primaverile. I pianori si susseguono a piccole cime. Una di queste è raggiungibile con una strada bianca. La freccia indica Rifugio Monte Tomba e decidiamo di imboccarla per ammirare al meglio il Monte Carega, ormai vicinissimo. Pochi chilometri ed ecco la piccola baita in legno. Intorno a noi il silenzio e un panorama impensabile.

Il Carega deve sottomettersi ai giganti che gli sono spuntati alle spalle. Vicinissima e possente l’intera catena dell’Adamello e della Presanella con i suoi ghiacciai perenni. Più a destra le crode dolomitiche del Brenta. Più indietro, quasi nascoste, le cime dell’Ortles. A sinistra i dirupi regolari del Monte Baldo difendono e celano con ritrosia il Lago di Garda. Rimaniamo a bocca aperta di fronte alla semplicità e alla grandezza della Natura. Non ha bisogno di cantori e di esperti, basta ammirarla e ci insegna più di migliaia di inutili parole. Il freddo è pungente e decidiamo di entrare nel rifugio, che seppur piccolo sembra particolarmente accogliente.

E non ci sbagliamo. Pochi tavoli apparecchiati alla perfezione, tante fotografie alle pareti, un signore gentile e sorridente ci accoglie: “Benvenuti”. “Si può mangiare un boccone?”. “Sicuramente! Accomodatevi”. Il fuoco della stufa aiuta il rilassamento e acuisce l’accurata e calorosa modestia della stanza. Ogni cosa è al suo posto, come in un ricordo antico, senza tempo.

Tiziano (questo è il nome del gestore) ci porta un extra: uno sfizioso aperitivo con salame e formaggio, sistemato sul piatto come fossimo in un locale stellato. “Omaggio della casa”, ci dice sorridendo. Non sappiamo se il caldo sempre più intimo provenga realmente dalla stufa.

Una decina di minuti (il giusto tempo) ed ecco un’abbondante porzione di tagliatelle (“quelle rugose che mi faccio fare a posta giù in valle perché trattengano il sugo”) condite perfettamente con polpa di salame dolce (“tastasal”) e radicchio. Sublime nella sua semplicità. Lassù, a 1700 metri d’altezza, non vi saranno mai stelle posticce di carta, ma migliaia di quelle vere a illuminare il cielo notturno. Un valpolicella di tutto rispetto accompagna un piatto favoloso nella sua limpida e giusta umiltà. Ancora uno squisito strudel coperto di panna montata (uhmmm…) e poi iniziamo a chiacchierare con Tiziano, sorseggiando un po’ di grappa, offerta, ovviamente, da lui.

Ha lasciato la città per trascorrere il suo tempo a contatto con una Natura, magari severa, ma che non tradisce mai. Parliamo di molte cose. Dei pensieri e della stupidità umana; dei fiori e delle rocce; dei ghiacciai lontani e dei sentieri che molto presto ci porteranno in cima al Carega. Di formaggio, di olio, di vino e di cibo, ma anche di valli nascoste, di alberi e di storia antica. Di Emozioniinmovimento, un’associazione con cui Tiziano collabora e che promuove senza fini di lucro l’ambiente e il territorio attraverso contatti diretti e attività sportive.

 

Il tempo passa e non ce ne accorgiamo. Il Sole ormai basso ci richiama all’ordine. Dobbiamo scendere. Un abbraccio, il “tu” che scaturisce naturale e ovvio, la promessa di tornare quanto prima. Scendiamo a Mezzane, rivedendo le baite del formaggio, le rocce, i boschi, i vigneti e gli uliveti del grande grignano. Poi tutti a cena, con gli occhi, il cuore e la mente pieni di ricordi indelebili. Questa è una vera giornata ricca di sapori, di emozioni e sensazioni. Tutto diventa più buono e più bello e le olive, i bicchieri e le stelle stampate sembrano giochi sempre più inutili e falsi.


Rifugio Monte Tomba
, 1766 m.
Tel. 3278899186/3470782620

 

Vincenzo Zappalà

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