Cannonau di Sardegna DOC Sonazzos 2007 – Gostolai

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Provenienza/sottozona/cru: Oliena (Nuoro)

Vitigni: cannonau

Datta assaggi: novembre 2011

Il commento:

Il rubino leggero virato all’unghia – trasparente, lucido, “arioso”- annuncia aperture e dettagli. Così è: la sottile vena eterea esalta generosamente i profumi, rendendoli oltremodo esplicativi ed oltremodo sfumati. C’è una lirica armonia di piccoli frutti rossi macerati, spezie, elicriso, carrube e iodio ad attenderti. E a farti drizzar le papille.

La bocca, in piena coerenza, trascina e sorprende per la vibrante forza espressiva, per il succo e la tensione, qui modulati da accenti nobili nel portamento e da una finissima trama tannica, tanto da non fartene apprezzare il “gradino”(ha ragione Fabio Rizzari a ritrovarci un respiro “nebbiolesco” in quei tannini). Al gusto mirto, terra, radici, ancora spezie e un fugace innesto candito nel frutto, ma nulla di che: lungo e puro, è vino di artigiana consapevolezza, nitido e persino garbato nei rimandi, dagli insistiti ritorni salmastri e dalla dichiarata interiorità.

A un prezzo da far tremare i polsi (9 euro in enoteca), un’isola nel bicchiere.

La Chiosa:

Mi aveva impressionato già al primo incontro, quest’estate. E sorpreso per la calda, levigata sua avvolgenza. Un passo in più di compiutezza rispetto ad uno stile aziendale fondato sì su vini energici e viscerali, casomai solitamente più irriducibili agli approdi conciliatori della grammatica enologica. Eppure ecco qui il cesello, il ricamo sottile, a disegnare un rosso dai tratti eleganti, maturo e vellutato, mediterraneo nell’anima.

Quanto a me, impossibilitato ad intraprendere una agognata trasferta isolana, mi sono affidato ad un amico momentaneamente a zonzo dalle parti di Bosa. E’ stato il tramite perfetto, diabolicamente strategico, per realizzare il piccolo ed insopprimibile desiderio. Non si è tirato indietro di fronte al miraggio del buon vino e ha attraversato mezza Sardegna per approdare nella Barbagia di Ollolai, alle falde del Supramonte. E’ andato a trovare lui, Antonio “Tonino” Arcadu, anima della cantina Gostolai: un personaggio, a sentir dire. Davvero fall in love per la sua terra e per il Cannonau, le cui uve in buona parte acquista da selezionati contadini dei luoghi per vinificarle da par suo e trasformarle in caratteriali Nepente di Oliena.

Via traghetto, insieme all’amico, ecco la sospirata cassa di Sonazzos ‘07. Merce rara nel continente. Mi parla della Sardegna che non ho e che non conosco, se non tramite i ricordi antichi di mio padre, che si fermò parecchie settimane nei pressi di Orgosolo per installar telai dal marmo. Lui mi ha raccontato di vini decisi e sanguigni, di gente introversa ma straordinariamente generosa, di un paesaggio potente e ammonitore che incuteva timore e rispetto. Mi ha parlato di un vento incessante che smuoveva le pietre. E’ natura che conta, penso io. E’ selvatica naturalezza. E’ quel che mi manca e che vorrei.

Sai che c’è? C’è che questo vino ha il potere di rinsaldare passato e presente ammiccando al futuro. Ed io insieme a lui sto bene.

FERNANDO PARDINI

3 COMMENTS

  1. Molto bella ed interessante la descrizione. Quando si è di fronte ad un bel bicchiere di vino e si è amanti della poesia vien fuori un matrimonio d’altri tempi: perfetto! Ma ragionando da “introverso”, il ragionamento si può semplificare differenziando le persone che “fanno un vino” e le persone che “costruiscono un vino”. Sembra cosa da poco ed invece è una chiave di lettura e di analisi che bisogna tenere sempre a portata di mano come un buon cavatappi.
    Fare un vino, significa saper ascoltare il territorio, i suoi prodotti, la sua gente. Per costruire un vino invece, è necessaria solo la domanda più il manuale del piccolo chimico. Può far sorridere (e fa bene), ma pur con tutti i distinguo possibili ed immaginabili, è così. E poi? Beh! Non vi posso anticipare tutto. Andate nella cantina Gostolai, mettete in moto il suo patron e lasciate che il tempo vi prenda per mano……..

  2. Gentile Giannetto
    grazie per l’apprezzamento mattutino, una di quelle cose che fanno prendere una buona piega alla giornata, e non sai il bisogno che c’è di “pieghe buone”.
    Da quanto mi sembra di capire la tua conoscenza della terra di Sardegna è ben altra cosa rispetto alla mia. E in tal senso benvengano le dritte. Sacrosanto inoltre il distinguo che fai. Anche se devo dire che effetti da “costruzione” nel vino di Gostolai non ne ho trovati affatto. Il respiro e la naturalezza espressiva di quel vino mi sono apparsi fin quasi struggenti. Quanto all’ultimo auspicio, quello di andare a trovare Tonino Arcadu, come avrai letto è un desiderio ancora da concretizzare. E a proposito di esperienze sul campo, quel che il tempo, o la vecchiaia, o l’impenitente attività di degustatore ( non ci credevo, ma nel 2011 ho toccato i 5000 assaggi, e forse c’è da preoccuparsi) mi va suggerendo sempre più con insistenza è di non sottovalutare mai la forza comunicativa di un bicchiere di vino. Può far strano ammetterlo, ma il più delle volte oggi è la curiosità ( certe volte la meraviglia) provocata da un buon bicchiere ad instradarmi verso un viaggio nuovo, a farmi ritrovare la voglia di una partenza nuova. Uhei, e sono uno che di cantine se ne fa! Eppure sento che la potenza evocatrice di un bicchiere è trascinante, spesso decisiva per l’approfondimento, per muovere le chiappe e andare…..
    ciao e grazie
    Fernando

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