Harry’s Bar, coccolati in un pezzo di Storia

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Oltre le dolcezze dell’Harry’s Bar
e le tenerezze di Zanzibar
c’era questa strada…
Oltre le illusioni di Timbuctù
e le gambe lunghe di Babalù
c’era questa strada…

(“Hemingway” – Paolo Conte)

A volte capita di entrare in un locale di cui avevi tanto sentito parlare, e uscirne senza colpo ferire. Hai mangiato, ti sei guardati in giro annusandone l’identità…. ma niente ti ha colpito. Non ci tornerai. Soprattutto se il portafogli ha subito un bel trauma. Altre volte invece scocca il colpo di fulmine e ti innamori. Non del cibo, anche se di ottima qualità. Ma di quel modo avvolgente e insieme trasparente con cui ti accolgono e ti conducono per mano “all night long”. Ecco cosa accade varcando il civico 1323 di Calle Vallaresso a Venezia, zona San Marco, sul limitare del Canal Grande. Giacca bianca e cravattino, manca solo l’orchestrina jazz… Sorseggiare un Bellini direttamente al bancone su cui hanno appoggiato sguardo e lampi di creatività Somerset Maughan, Arturo Toscanini, Charlie Chaplin, George Braque, Ernest Hemingway, Maria Callas, Woodie Allen ha il suo fascino.

Bancone alto con barman a vista che miscela Bellini e storia, storia e prosecco con succo di pesca bianca. Uno stanzone al pianterreno quattro metri e mezzo per nove, dove di giorno molti tavoli spariscono per dare respiro ai tanti Americani, Russi, Italiani alla ricerca di un modo d’antan di fare aperitivo. Ad accoglierti: “la Stanza”, come la chiama patròn Cipriani, stile informale da trattoria, dichiarata monumento nazionale nel 2001. Sopra invece la sala aggiunta negli anni Sessanta. Ma chi ama l’originale atmosfera alla Harry’s Bar non si sognerebbe mai di salire quei gradini. E poi lui, Arrigo Cipriani, gentile ma non invadente signore che quest’anno compirà ottant’anni, uno in più del ristorante. In effetti avrebbe proprio dovuto chiamarsi Harry, come il locale, in onore di quell’Americano che cambiò la vita al padre, ma sotto il Fascismo non fu possibile.

Ogni tavolo una parola, un sorriso, la stretta di mano ai clienti “va tutto bene?” quasi tu appartenessi ai volti cari dei suoi ricordi. Va e torna, disponibile a mescolare le sue con le tue parole, dandoti il là con la seconda delle domande di rito: “Ha mangiato bene?”. “La stanza è un’orchestra nella quale nessun orchestrale è protagonista – scrive per Feltrinelli in “Prigioniero di una stanza a Venezia” il figlio di Giuseppe Cipriani, fondatore di una delle tante tessere che compongono il mosaico di Venezia – C’è il direttore, però.

Il suo mestiere è dirigere. La musica è la vita che scorre, le note sono i clienti che la compongono nei giorni, nei mesi, in anni. Le note si sono accumulate nella somma di tutte le musiche”. Pare infatti una danza lo sfilare operoso dei camerieri in giacca bianca e cravattino, con vassoi da appoggiare a predellini che vanno e vengono, ricordando ambienti fumosi da struscio e milonga. Di fianco all’ingresso, al tavolo più sfortunato, Arrigo Cipriani cena con degli amici in un bianco ciacolìo di teste e vissuti. Ma la danza coinvolge e accomuna, quasi entrando all’Harry’s si facesse parte del medesimo desco. E parla, si alza per tornare a scambiare due parole con i clienti, i commensali di quello scintillar di luci che per incanto trasformano sciarpe e maxi-bag in gonne frastagliate, lunghe collane di perle, paillettes e frac.

Giuseppe Cipriani era barman esperto, grazie all’aiuto finanziario di Harry Pickering aprì l’Harry’s Bar nel maggio del 1931, in piena crisi economica europea. “Mio padre era presente quando c’era, ma anche quando non c’era. Aveva la capacità di trasmettere il suo umore a tutti i dipendenti – dice Arrigo – Oltre a girare tra i tavoli come faccio io adesso, era anche il barman. Io non ho mai fatto il barman, nonostante a forza di guardare mio padre preparare i cocktail li conosco tutti a memoria”. Come non citare allora il Bellini, servito per la prima volta nel 1948, che circola ai tavoli come fosse acqua.

E a contorno solo classici, naturalmente. Tagliolini verdi gratinati al prosciutto, non fatevi ingannare dal look stile frittata che, a parte il prezzo (31 euro più tasse e servizio 15% come recita la voce a fondo pagina del menù), sono molto buoni. Risotto con seppie al nero (33 euro, idem come sopra), fegato alla veneziana (47 euro), club sandwich (29 euro) e una deliziosa torta al cioccolato con crema allo zabaione che arriva dal laboratorio sull’isola della Giudecca, dove nella bella stagione si pasteggia all’aperto all’Harry’s Dolci, vista Tronchetto.

Insomma: un locale in cui paghi volentieri il lusso di venir coccolato in un pezzo di storia, per ricevere con sorpresa uno sconto “voce amica”, non raro in questa calle, a conferma che Arrigo Cipriani è presente fino alla fine. Ragione di un successo che rende questo ritrovo un’icona in qualsiasi luogo venga esportata la formula dai medesimi arredi, persino il bancone e le sedie disegnate appositamente per Venezia.

Che tu sia a New York dove l’Harry’s ha aperto nel 1985, ad Abu Dhabi (creato poco più di un anno fa), Ibiza (lo scorso aprile), nei prossimi a venire di Montecarlo e Mosca. Perché come dice Arrigo Cipriani: “l’accoglienza è la valorizzazione dell’uomo”.

 

Irene Arquint

19 COMMENTS

  1. quarantasette (47) euro per un fegato alla veneziana vuole solo dire approfittare di un nome diventato storico, ma che meriterebbe di scomparire (a queste condizioni). La storia non si dovrebbe pagare… I canali di Venezia e le sue calli non si pagano…
    Mi spiace…ma questa è solo “moda”…. e peccato per chi ci casca…
    Idee personali, ovviamente….

  2. La realtà si incarica di chiarire se è moda o no. Per ora, vista la storia, non sembra. Anzi sembra che, più che scomparire, si stia allargando con successo fuori confine..

  3. caro Riccardo,
    il fatto che si allarghi non vuole dire che è storia, anzi… forse proprio “moda”. Al giorno d’oggi sono quelli i valori trascinanti. O mi sbaglio? Per me dovrebbe scomparire, ma capisco che il “food” odierno, pieno di frasi fatte e di falsi profeti, ha invece bisogno proprio di falsi miti da seguire. Ed è ovvio che chi segue il modello “caro=famoso=buono” non può che approfittarne e ingrandirsi. Ma questa non è storia, è strumentalizzazione della storia!
    Boh…. rimango molto dubbioso….
    ciao e a presto!

  4. Buongiorno a tutti ! Non credo che l’ Harrys bar sia un locale di moda , ma bensì un locale storico ! Ed a mio avviso c’è una bella differenza! Può essere vero che i prezzi sono alti ma è anche vero che stiamo parlando di un posto che ha fatto scuola , ha inventato piatti e cocktail .! Credo che sia caro pagare una frittura di dubbia qualità 20 euro ecc l’elenco sarebbe lungo !

  5. Hai ragione Ivan, ci sono sicuramente scandali maggiori dei prezzi dell’Harrys bar. Anche perché uno che va nel bar di Hemingway tali prezzi se li può aspettare, mentre in altri posti ti arrivano addosso proprio come brutte sorprese. Tra l’altro, reduce da un pranzo domenicale in famiglia (un evento rarissimo per me) riflettevo su come i ristoratori si siano dati la zappa sui piedi con il quasi raddoppio dei prezzi dalla lira all’euro.

    Fino a dieci anni fa non era inusuale andare a pranzo al ristorante nel fine settimana, ora già rimanere aperti a pranzo per certi locali è proibitivo. Come d’altra parte è proibitivo per un famiglia di quattro persone spendere almeno 160 euro a settimana per questa ormai dimenticata usanza… ne va dello stipendio.

    Ma da nessuno parte è venute in mente a qualche ristoratore intelligente di offrire un menù pomeridiano scontato anche nei giorni di festa?

  6. comunque resto dell’idea che la storia si può fare benissimo senza spendere una fortuna (anche se attesa). Le opere d’arte italiane ce lo insegnano… E’ come se per andare a guardare la facciata del duomo di Orvieto o di Siena occorresse pagare 47 euro. Chi lo farebbe? Io, d’altra parte, non entro mai in un ristorante se non vedo il menù con i prezzi messi all’esterno. Sulla qualità… si può fare poco (ma è poi così buona la cucina di quel famoso locale?). Ogni tanto capita di andare a vedere monumenti famosi ma veramente ignobili esteticamente (il Vittoriale a Roma, ad esempio…). Comunque sia…i ristoranti sono sempre pieni (così dicono…).

  7. ci sarebbe un’alternativa: entrare liberamente nel “sacro” locale, guardare, toccare, respirare la storia (anche se personalmente preferisco quella delle calli, dei palazzi e delle chiese) e poi uscire con un sorriso estasiato. Se è vera storia, al massimo farebbero pagare un biglietto di ingresso… Mmmmh, io a Venezia preferisco mangiare un panino e poi godermi mille altre storie ben più importanti. A ognuno il suo, comunque….

  8. Diciamo : che se il sign.Cipriani poteva brevettare il Carpaccio ,il Bellini ecc e non per ultimo lo stile Harry’s Bar probabilmente,offrirebbe la cena tutte le sere !
    Oppure perché pagare un vestito Valentino magari rosso 1000 0 più euro quando magari fatto in india per pochi euri
    Perchè signori secondo me locali come L’Harry’s Bar sono delle icone che non passano di moda, certo possono avere delle flessioni ma signori certe cose non hanno prezzo ,mi vengono in mente mille esempi del tipo perché andare al Louvre ad ammirare la Gioconda ,basta guardare una foto costa nulla ecc questo è il mio punto di vista!
    Per rispondere a Enzo i prezzi del Harry’s bar sono esposti , e purtroppo tanti locali di Venezia non seguono questo esempio.
    Rispetto l’idea del Sign.Zappalà ,purtroppo il livello della ristorazione con gli anni e sceso parecchio ,sopratutto venezia ha perso la tradizione dei bacari di qualità , ultimamente anche un paio che conoscevo sono scaduti,ormai pochi si fanno il baccalà, le sarde in saor le moeche ecc ed questo la cosa brutta di venezia .
    Come Trovare bar che vendono panini stantii a prezzi esagerati o ristoranti che vendono insalate di mare precotte questo a mio avviso è il vero scandalo e non i prezzi alti dell’Harrys Bar .

  9. caro Ivan,
    paragonare Carpaccio, il VERO Bellini, Tiziano, Leonardo con l’Harrys Bar e la sua storia minima mi sembra lievemente blasfemo. Eppure i prezzi per vederli sono ben differenti… Apriamolo al pubblico per pochi euro e poi chi proprio vuole ci vada anche a mangiare un ottimo fegato alla veneziana (che dalla foto non mi sembra poi molto invitante). Molti castelli seguono quest’esempio… Secondo me gli scandali sono entrambi, sia la trattoria acchiappa turisti sia un ristorante di moda che se la fa pagare a caro prezzo e che niente ha a che fare con la sacra parola “food” (che non è certo un’opera d’arte comparabile con quelle che chi va a mangiare al luogo di storia culinaria, nemmeno conosce). Quest’ultimo è forse lo scandalo più grande!!! Quando sono a Venzia, benchè ami il vino e il buon cibo, ho altro da fare che recarmi all’Harrys Bar o a guardare i VIP che escono dai grandi alberghi (cose molto simili, in fondo…).
    Mah…il mondo è bello perchè è vario…

  10. Caro Enzo (ossia Vincenzo Zappalà),
    direi che abbiamo compreso il Suo punto di vista. Come avevo avuto modo di risponderLe in altri commenti ad articoli precedenti (ma Le piacciono proprio tanto i miei scritti!!!!), non mi pare il caso di offendere nessuno. Lei non conosce i Suoi interlocutori, non sa niente della loro cultura, del loro percorso di studi, né degli interessi personali. Nessuno mette in dubbio i Suoi gusti. Abbiamo compreso e accettiamo. Il mondo è bello perché vario, come asserisce giustamente Lei. Ma per cortesia, non ecceda. La rete è molto democratica, Lei però ne sta approfittando… Un bel respiro… Profondo… Funziona!

  11. mi scusi, Irene,
    ma io non offendo proprio nessuno. E tanto meno lei che ha scritto l’articolo che ha sollevato un po’ di discussione. Mi guarderei bene dal giudicare i suoi studi senza conoscerla. Io mi riferivo al turista di un certo tipo e, mi creda, ne esitono tanti!. Che poi commenti spesso i suoi scritti, quando a mio modesto parere tendono a mitizzare troppo luoghi alla “moda”,fa parte del mio pensiero e trovo giusto esprimerlo, come fa lei con i suoi scritti. Oppure la democrazia deve andare solo in una direzione? Se si sente offesa temo che dipenda solo da lei e non dai miei commenti, che sono schietti e personali. Non si preoccupi, continuo a respirare, ma le idee non cambiano… Alla prossima…

  12. Caro Enzo
    Lungi da me a paragonare Carpaccio,Leonardo;V .Bellini con il Signor Arrigo Cipriani ,e trovo strano che non l’abbia capito da solo !
    Cercavo solo di dare un giusto valore all’originalità .Semplice no!
    Ma se lei mette in discussione un personaggio come Arrigo Cipriani famoso in tutto il mondo Si tenga duro alle volte anche più di Carpaccio o di Bellini (Leonardo no lui è inarrivabile) non può amare il buon cibo e il buon vino come dice!
    perché e grazie a personaggi come lui che il mondo dell’enogastronomia esiste! E non si parla di moda di vip ecc ma di professionalità!
    Dalle sue parole si può capire che non riesce a dare un valore alla professionalità di un ristoratore non capendo che per arrivare a certi livelli bisogna impegnarsi anni ,investire soldi ,tempo dedicarsi anima e corpo.
    Un grande ristoratore mi raccontava che qualcuno gli aveva fatto notare che se non avesse speso soldi in giro per il mondo in cerca di ispirazione, di materie prime e di buon vino probabilmente poteva comprarsi un decina di appartamenti e andare in pensione.
    Comunque la voglia tranquillizzare La Gioconda é molto bella dal vivo imparagonabile unica ,ma anche mangiare una fetta di torta da Pierre Hermè e qualcosa di celestiale con questo la saluto!!

  13. Caro signor Enzo lungi da me di essere irespettoso ! Ma non ha capito proprio nulla !!!
    Io non mettevo nello stesso piano Carpaccio Leonardo ,Bellini con il Signor Cipriani ma volevo dare il valore che merita
    L’originalità dello stile Harry’s bar . Mi Sà tanto signor Enzo forse forse ci poteva anche arrivare da quanto ho intuito è molto più acculturato di me ! Sà io sono uno dei tanti che vola a Parigi va al Louvre poi esce e va da Pierre Hermé a spendere ben 10 euro per una fetta di torta o va da Rebouchon a spendere 150/200 euro per mangiare ! E le assicuro non navigo nell’oro ma lo faccio perché amo il mio lavoro ( sono un ristoratore ma purtroppo il mio non è sempre pieno) e grazie a queste esperienze posso crescere professionalmente .

  14. ho letto di botta e risposta, di Cipriani che “approfitta”, di turisti , opinioni pro e contro, di bagarre quasi personali a sostegno delle proprie convinzioni… ma da executive chef in hong kong, non posso che sintetizzare in questo modo: i locali famosi nel mondo, lo sono per qualcosa che si chiama professionalita’, dedizione, serieta’, storia, qualita’,… e mai (come dice qualcuno riferendosi al fegato a 47€ !) approfittarsi dei propri clienti! Questi locali costano, e quindi, se te lo puoi permettere, ci vai (nessun obbligo)…altrimenti… non rimane che, addolcire la bocca, opinando me blaterando di cose…per sentito dire !!!

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