Vini della Valle del Rodano focus/2: Condrieu

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di Claudio Corrieri

In Italia non è sicuramente una denominazione molto conosciuta. Se pensiamo che alla fine degli anni ’60 del secolo scorso stava letteralmente scomparendo, se non fosse stato per la caparbietà di una manciata di vignaioli, si comprendono bene la questione e il senso. Una storia importante fino ai primi del ‘900 questa qua, legata come sempre alle grandi tavole reali e alle corti papali, fino alla dannata ondata fillosserica e alla crisi della prima guerra mondiale, che relegarono il vitigno (viognier) e la denominazione nel dimenticatoio della cultura ampelografica e vitivinicola francese. E arriviamo agli anni ’70. Trascorsi gli anni bui la cantina Vernay si impegna a fondo per il recupero agronomico, ristrutturando le cantine e soprattutto ordinando le terrazze che si affacciano sul Rodano con reimpianti razionali e vitigni selezionati dai vivaisti sulla base dei vecchi cloni presenti in vigna. La zona a sud di Vienne (7 comuni fra cui Condrieu, Verin, Ampuis, Chavanay) riprende vigore e in un trentennio si è arrivati a reimpiantare 171 ettari per una produzione che si aggira oggi su 800.000 bottiglie di ottima qualità complessiva. Ad altitudini medie di 250 metri e su selettive pendenze, le terrazze scistose e granitiche a picco sul grande fiume (costituite da strati terrosi sottili, di pochi centimetri) vedono applicata una viticoltura che non può non definirsi eroica.

Nonostante i ritardi e le dimenticanze, nonostante una nomea non altisonante al di fuori dei confini nazionali, il fascino di un bianco di Condrieu è unico, legato a colori maturi e profondi, ad aromi di violetta, pera, albicocca e mandorla, ad acidità poco rilevate che si dissolvono con il tempo per ingrassare le avvolgenti sensazioni tattili, già ben presenti fin dalla prima gioventù. Il Condrieu certo potrà spiazzare gli amanti dei vini profilati e sottili, i sostenitori della “acidità autopulente”, ma qui d’altronde è un altro bere, connaturato al microclima che c’è lì: o si ama o si odia.

Assaggi

Georges Vernay, cantina leader della denominazione, è oggi guidata dalla simpatica Christine, che si prodiga fra cantina, clienti e degustazioni in giro per il mondo. Brava e seria, gestisce con disinvoltura 16 ettari di vigna ottenendo in bianco tre cuvée principali (ma anche i rossi sono eccezionali, fra cui un grande Côte-Rotie).

Condrieu Les Terrasses de l’Empire 2009 – Assemblaggio di varie parcelle, quelle più giovani. Si potrebbe definire il vino “base”. Di sostanziale equilibrio, è un ottimo viatico per capire il viognier.

Condrieu Les Chaillées de l’Enfer 2009 – Già il nome sottintende il territorio impervio di provenienza, con pendenze di oltre il 50% e suoli granitici di evidente difficoltà gestionale. Tutto a mano, con poca terra lavorata a suon di zappa e piccone!!

Il vino però si riscatta subito nel bicchiere, dorato e albicoccoso, di profonda e intrigante aromaticità, grasso e poco contrastato dall’acidità, ti appaga con la sua carnosità, scivolando sul palato serico, rotondo e ”glicerinoso”.

Condrieu Côteau de Vernon 2009 – Da vigne sessantenni, suoli granitici e terrazze impervie. Lieviti fini al naso, sfumature sottili fra violetta, pesca bianca e albicocca, coté gessoso; sviluppo gustativo in larghezza e opulenza, finale sapido e trascinante. Che classe!

François Villard è un produttore giovane (ma non giovanissimo) passionale ed intraprendente. Da tempo sulla bocca di tanti operatori, è uno dei riferimenti per la denominazione Condrieu. Negli anni ha acquisito qualche appezzamento in varie altre zone, iniziando a produrre St Joseph e Côte-Rotie, peraltro di ottimo spessore. Segnaliamo:

Condrieu Les Terrasses du Palait 2009 – Veramente ben estratto con le sue classiche note di pesca e violetta ottimamente integrate ai legni, contrastato e scorrevole al tempo stesso, appagante nel suo morbido sviluppo glicerico.

Condrieu de Poncins 2009 – Da singolo vigneto, guarda caso “vieilles vignes”. Colto in una fase non brillantissima della sua fase evolutiva, va certamente atteso, perché si intuisce un memorabile potenziale.

André Perret è un altro illustre vignaiolo che ci ha favorevolmente impressionato grazie alla delicatezza nell’estrazione e all’avvolgenza dei suoi vini:

Condrieu Clos Chanson 2009 – Fresco, profumi profondi ben sfumati e accompagnati da una alcolicità mai pungente. Precursori ben dettagliati e scanditi, viene proprio voglia di berlo.

Condrieu Coteau du Chery 2009 – Vino questo più “carico” del fratello, maggiormente esibito e dotato di muscoli, ma non per questo frenato o meno bevibile. E’ un bel vino, fatto di equilibri, sostanza e dettagli.

François Merlin, ex cantiniere di Rostaing, è una delle scoperte più interessanti di questa edizione. Passione e parcelle anche a St Joseph e in Côte-Rotie, sono convinto che di lui ne parleranno in tanti nel futuro. Prendete nota.

Condrieu Les Terroirs 2009 – Dettaglio e finezza fra gelsomino e albicocca per un impianto aromatico di rilievo. Profonda mineralità e salinità al gusto: insomma, si beve benissimo!

Condrieu Jeanraude 2009 – Da vigneti proprio accanto a Château Grillet: opulento e dimostrativo di primo acchito, a ben vedere scorre molto bene, con prospettive future più che promettenti. Da tenere in cantina.

La foto dei vigneti è stata tratta da www.vin-condrieu.fr

L'AcquaBuona

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