Cascina Cuccagna: un ponte tra città e campagna verso l’Expo 2015

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MILANO – La storia inizia nel 1695 quando, fuori dalle mura di Milano, in zona Porta Romana, i padri Fatebenefratelli costruirono una cascina per produrre erbe officinali per l’Ospedale Maggiore. Si chiamava in origine Cascina Torchio, ma ereditò il nome di Cascina Cuccagna da una vicina cascina, abbattuta verso il 1920 per realizzare i viali della Circonvallazione.

La sua struttura nei secoli si era ampliata, e all’interno della sua cinta in mattoni crescevano ortaggi, lavoravano artigiani, abitavano famiglie e prosperava un’osteria. La città fece in fretta a rosicchiare i vasti campi che circondavano la zona fuori Porta Romana. E infatti via Muratori, da via di campagna che era, cambiò in breve, divenendo appendice cittadina, luogo di palazzi, di traffico, poi di supermercati con annessi parcheggi multipiano. I condomini crescevano tutt’intorno a questa cascina, che rimase l’unico spazio verde della zona. Ma era un verde un po’ malandato.

Nel 1984 la cascina diviene proprietà del demanio comunale di Milano, ma senza manutenzione, a metà degli anni Novanta, viene dichiarata inagibile e sgomberata. Sarà alla fine degli anni Novanta che un gruppo di abitanti della zona fonda la Cooperativa Cuccagna, per progettare una nuova vita negli spazi della cascina, e iniziare a pianificare il restauro dei fabbricati. Quando il Comune lanciò un bando ventennale per l’assegnazione in uso della cascina, la cooperativa e altri soggetti sociali si unirono in un unico Consorzio Cascina Cuccagna, che riuscì a ottenere l’assegnazione, e iniziò i piani di recupero.

Da allora, anche se i locali non erano completamente ristrutturati, la cascina è divenuta non solo un cantiere di restauro, ma soprattutto un cantiere di socialità, dove si approfondisce soprattutto il tema dell’essere cittadini, il rapporto tra città e campagna, i temi dell’alimentazione e della sostenibilità. Corsi, mercatini, lezioni, incontri con i bambini, gite fuoriporta, incontri e presentazioni di libri (qui ad esempio un nostro precedente resoconto), esposizioni si sono succedute con un ritmo crescente, di pari passo ai restauri delle opere murarie e degli orti-giardini. Piano piano, questo antico angolo verde sommerso dalle erbacce, ha riguadagnato per gli abitanti del quartiere e per tutta la città lo status di luogo di incontro, di dialogo, di apprendimento.

Oggi finalmente i lavori sono a buon punto, e la cascina è tornata fruibile in quasi tutte le sue parti. Ci vorrebbero tante parole per descrivere tutte le attività che vi si svolgono nell’arco della settimana, ma il modo migliore per rendersene conto è farci quattro passi, o visitarne un po’ il sito.

Di recente, nel mese di aprile, la Cascina ha vissuto una sorta di inaugurazione a (quasi) pieno regime. In occasione del Fuorisalone (gli eventi collaterali alla settimana del Salone del Mobile di Milano, in cui in svariati angoli della città giovani designers o affermate aziende presentano le loro produzioni al pubblico), ha ospitato nell’intrico dei suoi corridoi decine di esposizioni di design a tema ambientale. Oltrepassando l’arco di ingresso, era come entrare in una nuova dimensione, in una cittadella piena di sorprese e di scorci interessanti. Si percepiva la felicità di una struttura tornata a disposizione della gente e attiva, un luogo soprattutto dove prendere una boccata d’aria, dove pensare con calma, dove sedersi a parlare.

Oltre al design, che una volta terminato il Fuorisalone ha lasciato in eredità alla Cascina gli arredi per il futuro ostello, la struttura ospita stabilmente una Ciclofficina in cui si riparano biciclette e si insegna ad autoripararle, una bottega agricola a filiera corta e un mercato gestiti in collaborazione con Coldiretti, un giardino, l’orto per i bambini, dove nelle diverse stagioni vengono seminate e curate insieme ai più piccoli verdure, ortaggi, frumento. E poi un auditorium dove si svolgono presentazioni, corsi (ad esempio, molto ben fatti quelli di potatura delle piante decorative e delle piante da frutto).

Infine, proprio nei giorni del Fuorisalone, ha preso l’avvio anche l’attività della Trattoria, con una guida di tutto rispetto. Si tratta di Un Posto a Milano, capitanata da Nicola Cavallaro che dopo l’esperienza del San Cristoforo cambia marcia e si rimette in gioco con un esperimento particolare. Come sarà questo Posto è presto per dirlo: dal 9 al 22 aprile è partita la “fase di allenamento”, per rodare i meccanismi e la brigata. Il Posto si presenta come un ristoro a tempo pieno, aperto la mattina, a pranzo, merenda pomeridiana e cena. Nei giorni del Fuorisalone, affollatissimo a tutte le ore, sfornava a getto continuo focacce, polpettine, torte salate e una scelta di piatti più completi; l’impressione è buona, gli ambienti contemplano sia spazi informali per merende e pranzi (e partite a carte), sia sale più riparate e curate, dove si presume prenderà corpo la parte più gourmet del Posto. Dal 25 aprile è iniziata la seconda fase, e… avremo modo di riparlarne.

Insomma la Cascina Cuccagna sta diventando un posto “pubblico”, un servizio ai cittadini per mettere in contatto città e campagna, lavoro e svago, produzione e consumo responsabile. E pensare che solo a Milano ci sono altre 58 cascine di proprietà comunale, di cui 18 in stato di abbandono. La strada per l’Expo 2015 passa di qui: “trasformare gli spazi di tutti in spazi per tutti”.

 

Alcuni link per approfondire:

Il sito della Cascina Cuccagna:
http://www.cuccagna.org

La sezione di approfondimento sulla storia della Cascina:
http://www.cuccagna.org/portal/IT/handle/?page=progetto

Il sito di un posto a Milano:
http://www.unpostoamilano.it/

Riguardo al Public design Festival, che ha avuto luogo in Cascina durante la settimana del Salone del Mobile:
http://www.publicdesignfestival.org/portal/IT/handle/?ref=edizione2012

Il Comitato Cascine Milano 2015:
http://www.cascinemilano2015.org/

 

Foto di: Paolo Rossi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

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