Lago Trasimeno, viticoltura e turismo alla riscossa

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Il contesto

CASTEL RIGONE (PG) – Ma quanto sarà bella questa Italia dei borghi piccoli e piccolissimi, nascosti ed invisibili, disseminati fra colline e montagne, e così tanti da poter passare una vita scoprendone sempre di nuovi, incantandosi ogni volta, ma arrivando comunque a conoscerne solo una minima parte? Questo può venir da pensare quando si lascia la sponda del lago Trasimeno, quella che guarda a nord, uscendo a Passignano Ovest dalla superstrada, inerpicandosi fra uliveti a perdita d’occhio ed arrivando alla fine a Castel Rigone. E pazienza se, come ci dicono, questo gioiellino di piazzette contornate da mattoncini e pietre a vista è in mano a raffinati stranieri che vengono solo d’estate lasciandolo spopolato il resto dell’anno: perché comunque lo si può abitare, anche se solo per qualche giorno, alloggiando nella suggestivo Relais La Fattoria, con le sue sale sontuose e le viste spettacolari. E poi che dire di Panicale, che oltre alle opere del nativo Masolino (raffinato pittore gotico e maestro dell’immenso Masaccio) custodisce nella chiesa di Sant’Agostino un bellissimo affresco di Perugino, e dove stupende signore dedicano la loro vita ad insegnare la bellissima arte del Tulle, infondendo in sentimento di tranquilla serenità?

Per capire come il vino da queste parti fosse intrecciato in modo importante con la vita e con il lavoro della gente conviene fermarsi a Piegaro. Qui c’è un Museo del vetro nei locali di una vetreria attiva fino a 1969, dove si producevano fiaschi impagliati con le piante del lago. La colata verde cupo che fu l’ultimo atto della sua vita produttiva forma una suggestiva di cascata solida ed è forse il “reperto” più suggestivo che vi si può ammirare.

Nuova viticoltura e nuovo turismo?

Detto questo, non dovrebbe stupire che questa parte di Umbria ambisca  ad una “ristrutturazione” combinata di turismo e viticoltura che sfrutti le  sinergie possibili in un contesto di borghi, vigneti ed oliveti “vista lago”. Perciò la Strada del Vino Colli del Trasimeno, guidata con mano sicura dal produttore e “politico del vino” di lungo corso Roberto Berioli, e il Consorzio Tutela vini Colli del Trasimeno ora guidato da Emanuele Bizzi (in forza all’azienda Pucciarella) lavorano insieme per favorire un’accoglienza che preveda qualche campeggio in meno e qualche dimora storica in più, e per potenziare l’identità di una viticoltura che in Umbria è la seconda per rilevanza dopo Montefalco, in un contesto (ben delineato nel convegno in occasione di DiVino Trasimeno dell’ottobre scorso dagli stessi Roberto Berioli ed Emanuele Bizzi, da Alberto Palliotti dell’Università di Perugia e dagli esperti di viticoltura Luigi Bonifazi, Alberto Luneia e Andrea Sisti) che affonda le sue radici su una grande varietà di terreni (dal sabbioso, all’argillo-sabbioso, all’alluvionale) disposti su colline di altitudini spesso abbastanza rilevanti che contribuiscono ad una gentilezza dei toni fruttati e, nei casi migliori, regalano una bella eleganza nel bicchiere.

La situazione delle uve è ancora “magmatica” e in attesa di definizione. Ce ne sono due bianche spesso confuse anche in etichetta ma di caratteristiche piuttosto diverse, il grechetto di Todi con sigla G5, forse apparentato col pignoletto e il più esteso grechetto di Orvieto, G109, probabilmente parente del greco di tufo; sulle uve rosse si avverte il rischio un certo “strabismo” fra un sincero amore per il sangiovese che però non sa raggiungere le profondità delle zone di elezione toscane, una adozione diffusa del merlot, ed la tentazione di rendere il “gamay del Trasimeno” l’uva che caratterizzi la zona, ma ancora senza troppa convinzione viste le piccole quantità (2% della produzione) e soprattutto dovendo prima o poi risolvere la spinosa questione che questo gamay non ha niente a che vedere con l’uva borgognona del Beaujolais, ma è parente della garnacha spagnola, della grenache francese, del cannonau, dall’alicante, del tocai rosso, della vernaccia nera, portato del resto probabilmente proprio da pastori sardi immigrati.

Ma il Trasimeno ci crede. Basti pensare che l’incremento in ettolitri di vino imbottigliato dal 2009 al 2011 è stato esponenziale: dai 664 ettolitri (equivalenti a 88.615 bottiglie) nel 2009 ai 2.747 del 2011 (equivalenti a 366.313 bottiglie). Ed il confronto su due anni solari pieni (2010 e 2011) conferma un trend positivo per la DOC: tra i 2.559 ettolitri del 2010 e i  2.747 del 2011 con un segno positivo di circa il 7 per cento. E poi, soprattutto, quasi un raddoppio, negli ettolitri di vino certificato, ovvero che ha chiesto e ottenuto la Doc negli ultimi tre anni: se nel 2009 erano 2.040, nel 2011 sono diventati 3.906. Di questi ultimi, 2.611 ettolitri (348.195 bottiglie) provengono da cantine aderenti al Consorzio di Tutela.

Due realtà

Anna Gattobigio emana grande vitalità ed energia. Il Poggio, la piccola azienda a Castiglione del Lago che gestisce insieme al marito Walter, esiste dagli anni ’70 e si fonda su vigneti di famiglia: otto ettari rinnovati gradualmente nel corso degli anni per nove etichette prodotte con un ampio spettro di uve che vanno dai tradizionali grechetto e malvasia al vermentino al pinot bianco, e poi dal sangiovese al merlot, dal cabernet sauvignon fino al pinot nero, una orgogliosa quanto faticosa passione. E poi c’è anche un buonissimo olio extra vergine, purtroppo non commercializzato.

Nella cantina si producono ventimila bottiglie più lo sfuso, che vanno in gran parte nel territorio circostante. Si segnalano: il Rosso Scelto del Trasimeno 2010 (sangiovese e merlot) che esprime al naso un leggero lampone, è vellutato e scorrevole, e di gusto “gentile”; l’Es…Senza Rosso 2010 (sangiovese) ancora dal naso delicatamente fruttato mentre in bocca insiste maggiormente su registri maturi e confetturati; il Controsole 2010 (cabernet sauvignon e pinot nero), inizialmente chiuso al naso, è più espressivo in una beva elegante, piena e spessa, con un leggero addolcimento verso il finale. Più avanti la descrizione dell’interessante vino da Pinot Nero.

All’estremo opposto c’è, forse, l’azienda La Querciolana di Panicale, della famiglia Carrà, con i fondatori Tullio e Maria Luisa, Alessio e il giovane Filippo. Qui troviamo la struttura duecentesca imponente e suggestiva posta lungo la strada da Perugia a Roma, che include la cappella di S. Maria della Querciolana, appunto, consacrata dal papa Paolo III nel 1543, e che fu convento benedettino fino al 1600 sotto il podestà di Panicale. Oggi è anche agriturismo con sei appartamenti, vi si coltivano seminativi ed olio extra vergine, ma soprattutto, dal 1990, vino di qualità grazie ad una cantina efficiente e moderna, e ad un consulente di grido (Lorenzo Landi); il mercato di riferimento è prevalentemente quello estero (Germania, Svezia, Lussemburgo, Hong Kong…) Le cinque etichette sono dedicate al capitano di ventura Boldrino Paneri da Panicale, una specie di Robin Hood in salsa umbra. Il Rosato di Boldrino 2011 (sangiovese) è pieno e potente; il Gamay di Boldrino 2011 è intenso in un naso vivo e peculiare che mostra note di pepe verde, ed è potente in una beva intensa e saporita, che invadendo decisa la bocca. Il Rosso di Boldrino 2010 (sangiovese 90% e gamay) sfoggia tanta freschezza, è scorrevole e, anche se di impatto non travolgente, è ampio e lungo. Il Grifo di Boldrino 2007, il vino di punta, è intenso ed ampio su note di cuoio, è elegante e di tessitura fine, e ribadisce una bella freschezza.

Qualche vino rappresentativo

Colli del Trasimeno Spumante Metodo Classico Ca’ de Sass 2010Pucciarella (chardonnay)
Naso improntato ai fiori di campo, agli agrumi, assieme ad accennata mineralità. Buono spessore in bocca e una lunga scia ammandorlata nel finale contrasta la maturità dell’assetto gustativo.

Colli del Trasimeno Barca 2009Terre del Carpine (sangiovese in prevalenza, poi merlot, gamay, cabernet sauvignon)
Umori verdi, balsamici, accompagnati da frutta di bosco matura, ed anche da venature fresche; vellutato e scorrevole in bocca, mostra un finale marcato da una certa rusticità.

Terre del Cardinale 2009Coldibetto (sangiovese, merlot)
Tanta finezza in un naso persistente, sui registri floreale e di una sottile frutta rossa. Si espande prepotente in bocca, sfoggia beva trascinante ed un finale serrato

Colli del Trasimento Doc Glanio 2010Madrevite (sangiovese in prevalenza, poi gamay e merlot)
Decise note verdi e mentose in un naso penetrante; all’ingresso in bocca, nella beva si avvertono note china e rabarbaro, uns bella struttura, discreta potenza e tendenza all’espansione in un finale ficcante.

Lacrima Blu 2010Vitivinicola Il Poggio
Naso dal bel respiro fine, dove si intravedono la fragolina di bosco ed il mirtillo. Qualche incertezza iniziale nella beva, che poi si rivela però fresca ed ampia.

Colli del Trasimentoo Doc Grappolo Rosso 2010Montemelino (sangiovese, gamay)
Rusticità e toni di geranio in un olfatto non privo di qualche imprecisione; beva comunque scorrevole.

Colli del Trasimeno Merlot Spiridione 2008Berioli
Mentoso, elegante ed aperto, con l’impronta del soggiorno in barrique che si fa sentire attraverso sensazioni di caffè. Ampiezza in una bocca serrata, saporita ed ampia.

Tegolaro 2008Azienda Agricola Carini
Colore molto fitto, e naso opulento, con note tostate, di caffè, cacao, pepe nero. Pienezza e spessore in un palato quasi masticabile, che comunque appare accompagnato anche da toni più freschi.

Colli del Trasimeno Doc Riserva Grifo del Boldrino 2007La Querciolana (sangiovese, cabernet sauvignon e gamay)
Naso intenso, elegante, dove si avvertono toni metallici, di spezie ed erbe aromatiche, liquirizia e terra, in un quadro di bella profondità. Ampio e progressivo nella beva, sfoggia tanta energia nel finale

Trasimeno Gamay Doc Riserva Divina Villa Etichetta Nera 2009Duca della Corgna (gamay del Trasimeno)
Di colore violaceo, si caratterizza al naso per marcate note di peperone e fragola. Qualche spigolosità in bocca e giovanile crudezza.

galleria fotografica

Riccardo Farchioni

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