Le Pergole Torte in verticale: il sangiovese è servito

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bottiglieLIVORNO – Un vino “mito” della Toscana, una delle migliori espressioni di sangiovese in assoluto, presentato in sei annate dall’alterna fortuna per apprezzarne i piaceri e scovarne i difetti (pochi in questo caso…). Grazie alla Fisar Livorno, una delegazione che sta lavorando veramente bene sia sul lato dei corsi sia su eventi come Maredivino o serate di degustazione di alto livello come questa, è stato possibile approfittare della presenza di Martino Manetti, il “giovane condottiero” (ma solo per motivi anagrafici) della storica azienda familiare di Radda in Chianti. Un plauso doveroso anche a Riccardo Margheri (anche collaboratore della guida Vini Buoni d’Italia) il quale, oltre ad aver “intercesso” perché si realizzasse la serata, ha condotto brillantemente la degustazione.

Martino e RiccardoUn brevissimo accenno storico è il necessario preambolo per inquadrare correttamente l’importanza di questa azienda e del suo vino immagine : Sergio Manetti acquistò il podere di Montevertine nel 1967, la costante pressione del fraterno amico Giulio “bicchierino” Gambelli lo convinse a piantare la prima vigna nel 1968, là dove esisteva già un vecchio vigneto dai pali storti donde il nome “pergole torte”. Oggi l’azienda conta circa 18 ettari vitati. Il sodalizio di Giulio con la famiglia Manetti è durato, oltre la scomparsa di Sergio, fino a circa un anno e mezzo fa quando anche lui ci ha lasciati. Il “Maestro assaggiatore”, dotato di un palato da fare concorrenza ai migliori laboratori chimici, è riuscito a trasmettere le sue competenze agli autodidatti Sergio e Martino, a dimostrazione che per fare un buon vino non occorrono particolari titoli ma una buona vigna e tanta voglia di imparare a lavorare bene.

87-92-01Fin dall’inizio fu tracciata una linea retta seguita caparbiamente in barba ai disciplinari e alle mode, un “diabolico” perseverare che ha dato i suoi frutti… e che frutti! Vale la pena rammentare come Sergio, capostipite di una nuova era di produttori, decise di non fregiarsi della docg del Chianti Classico pur di non “rovinare” il suo grande sangiovese con vitigni di bacca bianca allora pretesi dal Consorzio. Emblematico vino di rottura coi tempi. Altro esempio: nel periodo della moda dei vini “marmellatoni” di qualche anno fa, Sergio prima e Martino poi non deviarono minimamente dalla loro linea, non cedettero mai ai richiami di un mercato facile e dai grandi numeri che fece la fortuna di tante aziende, ma rimasero fedeli al loro “disciplinare”, al loro stile di vini – eleganti anzitutto – atti a valorizzare il sangiovese.

Le Pergole Torte, il vino più famoso dell’azienda, proviene da circa cinque ettari di sangiovese dislocati intorno alla fattoria. Da sempre la fermentazione e la malolattica sono fatte in cemento, poi due anni di affinamento in legno – prima in barrique e poi più a lungo in botti (dai 10 ai 18 quintali) di Slavonia – infine qualche mese di affinamento in bottiglia e via sul mercato.

Partiamo con la degustazione ma, giusto per dovere di cronaca, occorre specificare che le due annate più vecchie non provengono dalla cantina dell’azienda ma sono state acquistate in enoteca.

1987LE PERGOLE TORTE 1987: annus horribilis, molto piovoso, un vino che sulla carta doveva tenere sei o sette anni al massimo. Arriva subito la smentita, si rivela un vino caleidoscopico invece! Alla vista è granato dai riflessi aranciati, piuttosto trasparente e brillante. Il naso è principalmente sui profumi terziari di carne cruda, terriccio, minerali ferrosi e una punta di solvente ma in sottofondo si rinviene anche la prugna secca e la marasca. Occorre tenere presente che spesso a causa dell’età gli aromi tendono ad essere molto volatili, molto cangianti col passare del tempo, man mano che il vino si ossigena, per poi attenuarsi abbastanza rapidamente. Al palato l’acidità è sempre viva e la frutta si fa sentire in maggior misura specialmente con una nota agrumata di arancia amara, più delicata la dolcezza del tabacco. Sempre buona la persistenza. Riassaggiato a fine degustazione il calo nei profumi c’è stato ma non tanto drastico, anzi sono emersi anche il rabarbaro e il finocchio selvatico. Vino molto interessante per le sue sfaccettature, la mutevolezza e la sottile eleganza. Una curiosità: inizialmente il classico cartone di 12 bottiglie era venduto nel rapporto 9 con etichetta normale, come quella degustata, e 3 con il caratteristico viso di donna, poi visto che qualche enoteca tendeva a vendere le bottiglie a prezzi differenti le etichette furono uniformate.

1992LE PERGOLE TORTE 1992: altra annata poco felice con estate torrida e settembre piovoso. Colore e naso più scuri: ad un frutto molto maturo si affiancano note d’inchiostro, sentori di alloro, speziatura delicata e spunti smaltati. In bocca il frutto conquista la scena a discapito degli altri aromi, più monolitico del precedente paga anche un tannino asciugante sul finale. Chiude caldo. Lasciato nel bicchiere sovvengono note affumicate e balsamiche.

2001LE PERGOLE TORTE 2001: l’anno del cambio generazionale (purtroppo) e dell’entrata in produzione di vigne più giovani. Grande annata, sebbene cominciata con una gelata che ha fatto fuori un 30% circa dell’uva è proseguita poi molto bene. Martino non poteva iniziare meglio. Al naso non è particolarmente intenso quantunque complesso: confettura di prugne e marasca, sottobosco e ferro, leggero balsamico e vaniglia. In bocca è semplicemente perfetto, di una finezza ed eleganza assoluti. La complessità olfattiva si rispecchia al palato con l’aggiunta di un corpo ed una struttura notevoli ma non ingombranti. L’acidità è molto equilibrata e i tannini sono da manuale. Riassaggiato più tardi ho avvertito anche un soffio di caramella alla menta dolce.

2004LE PERGOLE TORTE 2004: un vino da lunghissimo invecchiamento se si ha pazienza di aspettarlo… ma è dura se l’hai a portata di mano! Naso di ciliegia e prugna ma anche floreale di violetta – quella violetta leggermente macerata che pur essendo un tratto distintivo del sangiovese è sempre più difficile da riscontrare – ai quali seguono una pletora di terziari: un po’ d’inchiostro, un leggero tocco animale, la tipica nota ematica, legno, tabacco e caffè tanto per citarne qualcuno. Un profilo aromatico davvero affascinante. Bocca di spessore ma quello che colpisce di più è il tannino: fittissimo e d’incredibile finezza tanto da aiutare l’acidità a stimolare la salivazione. Molto persistente con un frutto infinito.

L2007E PERGOLE TORTE 2007: una buona annata per vino di facile approccio: naso ampio, fruttato e dalla leggera vinosità. In bocca non si esprime altrettanto bene: morbido, avvolgente, tannino di buona fattura ma nell’insieme un po’ scomposto. Come ogni genitore che conosce bene i propri figli Martino ammette il momento non proprio felice del suo vino, ma senza allarmismi. 2010Infatti, cosa che non tutti sanno, spesso i vini durante la loro evoluzione in bottiglia non hanno una curva costante ma seguono inizialmente un andamento sinusoidale: ebbene questo vino in questo momento si posiziona nella parte più bassa della curva sembrando come “bloccato”. Se vogliamo esagerare dicendo uno sproposito: “toccato il fondo può solo migliorare!”.

LE PERGOLE TORTE 2010: considerando che è in bottiglia da solo 3 mesi possiamo fare solo delle considerazioni di massima provando a capire come possa evolvere. Figlio di un’annata abbastanza freddina ed impegnativa, evidenzia una frutta fresca di marasca e fragola mentre in secondo piano si fa sentire un legno non ancora integrato. Idem al palato, una discreta vena acida e una piacevole sapidità lo slanciano parecchio facendo intravedere grandi potenzialità.

 

 

 

 

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

5 COMMENTS

  1. mannaggia me la sono persa!!!! Peccato non trovare nelle tue note un 2006, dorme tranquillo nella mia cantina in attesa del momento giusto, mi auguro che sia a livello del 2004! Grazie, lettura interessantissima.
    Ciao
    Cristina

  2. Gran bella degustazione!!
    Nella mia cantina riposa un 95, il 97 che gli risiedeva accanto e’ già finito nel bicchiere.
    Mi aspetto tanto dal 2009,sbaglierò?

    Evviva le pergole!!!

  3. Caro Stefano, con le Pergole non si sbaglia mai! Col 2009 specialmente!!!
    Buona futura bevuta!

  4. Rossano, nel 1991 il vino è uscito sotto un altro nome: “il novantuno di Sergio Manetti”. Ciao

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