Vinexpo e il bordolese, un viaggio nell’Universo Vino. Prima parte

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 CAM00010BORDEAUX – Raggiungere Bordeaux dall’Italia non è mai una passeggiata; dalla Versilia diventa una traversata di dodici ore se ci si concede brevi intervalli di sosta e il traffico si mantiene fluido. Ma il viaggio ha il suo fascino e la meta ripaga della lunga strada da percorrere. Il passaggio attraverso la riviera ligure, la Costa Azzurra, la Camargue, la vista di Carcassonne e la virata a nord ovest che da Tolosa ci porta in Aquitania offre paesaggi e spazi sempre diversi ed affascinati, colmi di bellezze storiche e naturalistiche che alleviano la lunghezza del percorso. La sera comunque si arriva stanchi e la sosta all’albergo nelle vicinanze di Agen diventa stategica dato che il giorno dopo ci aspettano due visite in zona: una a chateau La Tour Matillac, Grand Cru Classé de Graves Pessac-Léognan, e nel pomeriggio a Chateau Climens, Premier Grand Cru Classé Barsac.

Photo0L’albergo, dotato anche di ristorante, ci offre una cena in stile bordolese, ma la mattina il conto risulterà un po’ fuori dalle righe per un rapporto qualità prezzo non proprio centrato e per alcune inesattezze comunque poi risolte, solo dopo nostra accurata verifica dei prezzi e contestazione.

Alla prima visita arriviamo puntuali e veniamo accolti nello Chateau dalla nostra guida che ci illustra le dimensioni (oltre 100 ettari) e le strutture della bella dimora che è annessa alla cantina e alla barriccaia. La visita in cantina è nella norma delle aziende bordolesi: chi si aspetta di vedere mirabolanti tecnologie e particolari procedimenti tecnici rimane in genere deluso: per prima cosa perché il sistema classico prevede un passaggio immediato in barriques alla fine della fermentazione alcolica che in genere avviene in acciaio, secondo perché è visibile solo quello che conferma questa tradizione.

CAM00012Comunque il processo di vinificazione prevede per i rossi (merlot 42%, cabernet sauvignon 53% petit verdot 5%) una fermentazione a temperatura controllata, una post macerazione di qualche giorno e poi il travaso in barriques dove avviene la malolattica e il successivo affinamento che dura dai 14 ai 18 mesi in funzione dell’annata.

Photo10Il successivo affinamento in bottiglia completa la preparazione del vino. Per i bianchi, sauvignon blanc 66% e semillon 34%, fermentati in barrique ed affinati nelle stesse in percentuali di barrique nuove pari al 35% ed il resto di secondo passaggio. Quindici mesi di affinamento completano l’evoluzione del vino.

La degustazione avviene in una sala storica dell’azienda ma il servizio, ahimé, per la prima volta da quando visito uno chateau, lascia a desiderare: prima ci viene offerto il rosso poi il bianco e senza cambiare bicchiere (solo un po’ d’acqua per sciacquarlo!) I vini non brillano per particolare qualità e a nostro avviso se la cava meglio il bianco 2011 che il rosso 2010.

Usciamo da la Tour Martillac convinti che la realtà produttiva anche qui è molto variegata.

CAM00025Il pomeriggio ci aspetta Chateau Climens,  ad accoglierci c’è il direttore tecnico Frédéric Nivelle che ci accompagna prima in una visita ai vigneti, 30 ettari tutti attorno allo chateau, interamente di semillon. Particolarmente interessante il rapporto con il territorio, dato che in lingua celtica questo appezzamento significava più o meno “terra ingrata”. Da qui e dalla predilezione per il semillion esce l’unico 1° Grand Cru di Barsac completamente dedicato a questo vitigno e dal 2010 condotto con metodo biodinamico.

L’azienda appartiene alla famiglia Lurton, nome di rilievo nel panorama bordolese e non solo (Pierre Lurton, cugino della titolare, conduce per esempio Chateau Cheval Blanc e Chateau d’Yquem). Berenice CAM00030Lurton si occupa dal 1992 dell’azienda e con uno staff di rilievo ha rinnovato gli splendori del vino che se ne produce. Come per il Sauternes la raccolta procede solo in presenza di uve botritizzate e i sistemi di raccolta manuali comportano uno scrupoloso controllo e formazione del personale addetto. La conduzione biodinamica ha comportato alcune variazioni nella tecnica di gestione del vigneto  (l’azienda produce la maggior parte degli infusi che utilizza, a partire dalle erbe raccolte nei propri terreni),  ma poco o niente in cantina, visto che quando chiediamo a Frédéric con quale livello di solforosa totale vanno in bottiglia i vini, ci fornisce il valore 300-350 mg/l.

CAM00037La storia dello chateau è particolarmente chiara dato che nell’arco di 500 anni è appartenuto a sole cinque famiglie bordolesi. Dal 1547, data in cui si ritrovano i primi documenti scritti su Climens e nei quali si attesta la proprietà alla famiglia Roborel che la manterrà fino all’inizio del 19° secolo, la proprietà passa successivamente nelle mani del commerciante Eloi Lacoste che la salva dalla fillossera, poi in quelle della famiglia Gounouilhou e finalmente alla famiglia Lurton nel 1971. In questo periodo si assiste ad una crisi del Sauternes che proseguirà per anni.

CAM00038Oggi però il nome di Climens ha una valenza di primo piano nel panorama dei vini botritizzati e in tutto il bordolese, e la degustazione non ci delude affatto.

L’annata 2008 proposta alla degustazione ha intensità, aromi, corpo e soprattutto freschezza, da far dimenticare gli oltre 130 gr/l di zuccheri ancora presenti. Miele, caramello, frutta bianca, albicocca e ginestra emergono dal panorama olfattivo con particolare nettezza e pulizia, a corollario una persistenza aromatica e una salinità legate al terreno fortemente calcareo completano il quadro di un grande vino.

Usciamo da Climens con fede rinnovata nella qualità dei vini di Bordeaux.

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Lamberto Tosi

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