Quando il tempranillo arrivò in Toscana e incontrò il sangiovese: accadde nell’Agricola Pietro Beconcini

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Leonardo Beconcini in vignaQuesta è una storia di scenari e personaggi affascinanti. Una storia di campagna toscana, ma non quella celebre e celebrata, magari fiorentina o senese. È la campagna pisana, interna e boscosa, quella che circonda il borgo di San Miniato. Nello scenario compare un elemento fondamentale: la via Francigena. Qui, nella frazione San Genesio c’era una stazione dove sostavano i pellegrini durante il loro tragitto verso Roma custodendo con loro qualcosa di proprio che potessero scambiare, qualcosa magari di prezioso o perlomeno di significativo delle loro terre. C’era chi portava sementi, chi delle barbatelle. Qualcuno, dalla Spagna, ne portava di Tempranillo considerandolo orgogliosamente prezioso visto che, per chi non lo sapesse, è l’uva da cui si ottengono i due grandi classici di Spagna, i rossi Rioja e Ribera del Duero. Insomma, un po’ come nebbiolo e sangiovese riuniti assieme.

OLYMPUS DIGITAL CAMERAE qui entrano in scena i personaggi fondamentali della storia, che sono Leonardo Beconcini ed Eva Bellagamba, uniti nella vita e nella vera e propria guerra per far conoscere il proprio vino in Italia ma soprattutto nel mondo, raccogliendo con caparbietà l’eredità di un nonno che, mezzadro presso i marchesi Ridolfi, riusci a rilevare dei terreni vitati nel 1954, e di un padre per il quale il vino andava fatto e venduto tutto e subito. Oggi è tutto diverso, il mercato è globale e l’offerta internazionale pure, bisogna girare il mondo ma anche stare il più possibile in azienda perché la viticoltura vera, se si rimane in un ambito di gestione famigliare, è fatta di ascolto personale e quotidiano della terra e delle piante, senza poter seguire ricette precostituite come, per dire, “concentrazione uguale longevità”.

E dunque, nei vigneti dell’Agricola Pietro Beconcini c’è, da sempre, l’uva tempranillo. E c’è questo curioso ed unico dualismo fra la Toscana più classica e verace (sangiovese, ma anche canaiolo, ciliegiolo e malvasia nera) e questo “intruso” spagnolo ormai perfettamente acclimatatosi e che potrebbe avere, spendendo forze e rDSCN2865isorse, la dignità di clone. Il sangiovese sta più in alto, il tempranillo più in basso. Il sangiovese è più difficile (e questo è piuttosto risaputo), il tempranillo più facile e generoso, e riesce a mediare sugli sbalzi delle annate.

Le piante di tempranillo più vecchie risalgono agli anni venti. Sono a piede franco, e guardandole si notano i tagli brutali e le mutilazioni, nonostante i quali esse sono riuscite comunque in qualche modo sempre a “ripartire” sfidando infezioni, attacchi di parassiti e funghi. Da qui, oggi, si ottiene un vino con appassimento delle uve, il Vigna alle Nicchie. Ma la decisione che proprio il tempranillo sarebbe potuto diventare la cifra distintiva della propria produzione ha portato a compiere una accurata selezione massale delle vecchie vigne e ad impiantarne di nuove nel 1997, dalle quali produrre un secondo vino, L’IXE, ed arrivando così complessivamente all’estensione DSCN2867di 12 ettari. Ma anche il sangiovese sfoggia le sue vigne vecchie, che forniscono le uve per il Chianti Riserva, ma che purtroppo soffrono la presenza di falde acquifere che modificano il profilo della “loro” collina. Il risultato è una vendemmia lunga, che va dai primi di settembre per il tempranillo per l’appassimento raccolto prima della completa maturazione alla metà di ottobre per il sangiovese

La cantina è raccolta. Ci sono le botti grandi per il sangiovese (la riserva di Chianti fa un anno e mezzo di legno), le barrique per il tempranillo, alcune di rovere americano a porosità più larga per equilibrare una certa tendenza di quest’uva alla riduzione. E la casa, accogliente, profuma di tartufo bianco, orgoglio e bandiera gastronomica della terra di San Miniato.

Assaggi

DSCN2884Maurleo 2010, metà sangiovese e metà malvasia nera. Ha naso sottile di buona finezza marcato da una linea mentosa e balsamica e cenni di erbe aromatiche come il rosmarino. Bella beva di discreta larghezza, che si allunga bene nel finale.

IXE 2010, tempranillo. Naso di buona profondità ed eleganza improntato sul frutto nero (ribes), la prugna e su sensazioni grafitiche. Ha polpa e volume (ma non è ingombrante) in una bocca delicata e saporita, con acidità viva e finale di bella luminosità.

Chianti Riserva Pietro Beconcini 2010 (sangiovese 85%, canaiolo). Naso improntato al frutto rosso maturo, molto comunicativo, di facile lettura e piacevolmente rusticheggiante; un carattere confermato da una beva di tessitura fine e che si increspa nel finale.

DSCN2890Reciso 2009. Carattere più “serioso” in questo sangiovese, ottenuto dai vigneti più lontani dalla “casa madre”, di età compresa fra i 10 e i 20 anni. Ritorna la caratterizzazione delle erbe aromatiche in un olfatto in cui si avvertono anche sensazioni di frutta rossa e nera. Al palato, dopo una partenza un pochino bloccata, il vino riesce poi a distendersi e riserva le maggiori energie in un finale complesso in cui al ritorno delle erbe aromatiche si aggiungono sensazioni terrose.

 Vigna alle Nicchie 2008, da uve tempranillo raccolte prima della completa maturazione e lasciate appassire. Il naso è esplosivo, e marcato dall’amarena matura: al palato è denso e vellutato e si distende con prepotente progressione. Finale dal tannino setoso con ritorni balsamici.

DSCN2891Vin Santo del Chianti Caratello 2003, da uve trebbiano, malvasia bianca, san colombano: l’ultimo nato (non ancora in commercio in questo momento) sfoggia un naso ricco di sensazioni di frutta secca, miele d’acacia, confettura di frutta bianca. La bocca è dolce ma ricca di dinamismo e non priva di piacevole acidità.

Completa il quadro della produzione il Chianti Antiche Vie da uve sangiovese, canaiolo, ciliegiolo e malvasia nera.

Pietro Beconcini Agricola
Via Montorzo, 13/A – San Miniato (Pi)
tel. 0571.464570
www.pietrobeconcini.com
info@pietrobeconcini.com

Nelle immagini: Leonardo Beconcini in vigna (foto di Leonardo Mazzanti), nella quarta una vite di tempranillo, nella sesta Eva Bellagamba e Leonardo Beconcini

Galleria fotografica

 

 

 

 

 

 

Riccardo Farchioni

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