Dietro ogni vino una suggestione e il racconto dei colli fiorentini. Azienda Le Torri

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Le TorriSe non fosse stato buio pesto e nebbioso quando siamo entrati nella tenuta dell’azienda agrituristica e vitivinicola Le Torri ci saremmo accorti che il viale alberato che stavamo percorrendo sfocia su una schiena d’asino: da un versante la collina guarda idealmente Firenze e dall’altro si possono scorgere all’orizzonte le antiche torri di San Gimignano. Siamo nel Chianti dei colli fiorentini praticamente a metà strada tra Siena e Firenze, a un passo da Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa, territorio comunale di cui Le Torri fa parte.

Roberto CipressoL’azienda esiste dal 1980, una Spa costituita da soci non autoctoni, autori di un investimento dettato dall’interesse per il settore dell’ospitalità in un luogo di tanta bellezza. E infatti Roberto Cipresso, che ne cura la consulenza enologica da un decennio, presenta Le Torri come uno dei tanti casi in Toscana di innamoramento da parte di imprenditori che da fuori scelgono quello che lui definisce “il più grande giardino del mondo”. Sottolinea poi come l’attività dell’agriturismo fosse il progetto iniziale, ma che ben presto si è capito che i vigneti da queste parti hanno una certa potenzialità. E a questo proposito l’enologo specifica che “il mondo del vino è inflazionato di vini buoni e anche di vini buoni che costano poco. Noi qui vogliamo portare una storia, trasmettere una suggestione, raccontare un luogo. Ogni vino è un vero e proprio libro”.

Il primo esempio di questa filosofia, a dire il vero anch’essa diffusa, è lo spumante rosé. Un vino semplice a metodo Charmat spumantizzato in Veneto, la cui particolarità sta nelle uve provenienti dal diradamento di alcuni filari di Sangiovese destinati al Meridius Igt base aziendale. Un diradamento tardivo di fine luglio-inizio agosto, quando l’uva è già matura. In questa storia entra in gioco una componente di casualità perché questo spumante rosato è frutto di una sorta di tentativo sperimentale che il primo anno ha prodotto solo uno sciroppo di uva. E inoltre porta con sé il valore dell’ecosostenibilità perché evita l’eliminazione dei grappoli derivati dalle operazioni di diradamento.

Barrique e tonneauxAl momento i 30 ettari vitati danno vita a un volume produttivo di 150.000 bottiglie all’anno e sette etichette, oltre a grappa e vinsanto: la Docg Chianti Colli Fiorentini nella versione base e Riserva, due Igt Toscana base bianco e rosso, due Igt Supertuscan e lo spumante rosé. Dal 2006 la cantina è dotata di un proprio impianto di imbottigliamento. Ecco alcune caratteristiche delle ultime annate e le sfumature emotive che stanno dietro al racconto di cui parla Roberto Cipresso.

Le Torri Chianti Colli Fiorentini Docg 2012

85% Sangiovese, 10% Cabernet Sauvignon, 5% Merlot, Colorino, Canaiolo. Appena imbottigliato dopo tre mesi passati in barrique è apparso fresco e brillante, più deciso in bocca che nei profumi, ma è forse ancora presto per apprezzarlo al meglio. Un vino base destinato all’uso quotidiano, senza troppe ambizioni. Il valore aggiunto è un territorio che trova nella città di Firenze la ricchezza della storia. Un vino che vuole mostrare con orgoglio di appartenere ad un’area del Chianti che non ha niente da invidiare alle sottozone più blasonate.

In degustazioneLe Torri Chianti Colli Fiorentini Docg Riserva 2011

Qui l’idea di vino si fa più seria. La Riserva esprime senza paura la volontà di mettersi in gioco anche nel confronto con grandi vini di Montalcino. La denominazione di territorio è il prodotto in cui l’azienda crede maggiormente, soprattutto la Riserva. Questo è in assoluto il vino in cui sono riposte le aspettative maggiori. L’invecchiamento è di almeno sei mesi in barrique di rovere francese e l’affinamento in bottiglia è minimo di tre mesi. Anche in questo caso la precocità dell’assaggio pregiudica leggermente la degustazione, ma lentamente gli aromi iniziano a sprigionarsi e dopo un’ora il bicchiere lascia intravedere prospettive interessanti.

Magliano Igt Toscana 2009

60% sangiovese, 20% cabernet sauvignon, 20% merlot. È uno dei due Supertuscan. Il Sangiovese trascorre un anno in barrique e tonneaux e il blend riposa almeno nove mesi in bottiglia. Un vino a “definizione intellettuale” secondo Cipresso perché abbraccia il consenso di un pubblico più ampio grazie alla sua immediatezza. Nel Magliano ritroviamo il concetto di terroir alla francese, quello che rende il vino unico e speciale come nel caso dei vitigni bordolesi. Un Supertuscan “piacione”, volutamente amabile, nessuna complessità.

Villa San Lorenzo Igt Toscana 2009

Sangiovese 100%. Bel corpo, profumi intensi, elegante e persistente. Il sangiovese viene fuori splendidamente, ma senza risultare aggressivo. Nella mia classifica personale sicuramente al vertice della piramide produttiva. Ultima etichetta assaggiata che mette tutti d’accordo per la sua spiccata identità.

Nota di packaging: entrambi i Supertuscan non sono imbottigliati con la capsula, ma chiusi con il solo tappo in sughero con sigillo a coprire. La bottiglia assume così una linea essenziale, ma raffinata.

Il vinsantoMolto piacevole il Vinsanto di Trebbiano Toscano 2006 per il colore intenso quasi aranciato, la struttura morbida e un sapore gradevolmente asciutto.

Le anime de Le Torri sono il direttore Riccardo Gabrielli e il cantiniere Alessandro Maffii. Alessandro trasmette un grande entusiasmo mentre racconta le procedure di vinificazione e il lavoro in vigna senza mai smettere di sorridere. Si lascia schernire da Roberto Cipresso con il quale collabora da circa dieci anni e ci fa da Cicerone nei locali della cantina e in barriccaia. Poi chiede con interesse cosa penso dei vini assaggiati insieme e lascia la parola al direttore Gabrielli quando rivolgo qualche domanda sull’extravergine prodotto nell’oliveto aziendale che conta circa 5000 piante. Un olio tipicamente toscano, non invadente e molto fruttato nato da olive raccolte a mano, solo ed esclusivamente sulla pianta e mai a terra. La raccolta avviene in cassette forellate per favorire la circolazione dell’aria e quando il frutto non è troppo maturo per limitarne l’acidità. Dopodiché la regola è che la sera stessa del raccolto le olive vengano subito conferite al frantoio e trasformate in extravergine entro il mattino successivo per evitare l’insorgenza di eventuali difetti.

Faccio il tentativo di raccogliere anche il contributo della giovane Beatrice Mozzi, figlia del socio di maggioranza e con l’occasione padrona di casa, ma preferisce delegare il racconto a chi l’azienda la vive direttamente tutti i giorni e risponde alle mie domande lanciando occhiate di soccorso al direttore. Allora osservo compiaciuta come i lavori di restauro e gli arredi abbiano conservato la fiorentinità tipica locale e mi concede finalmente una battuta appassionata. “Beh…mi chiamo Beatrice, un contatto deve esserci per forza”.
Azienda Agricola Le Torri
Via San Lorenzo a Vigliano, 31
Barberino Val d’Elsa, Firenze
www.letorri.net

galleria fotografica

Francesca Lucchese

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