Grattamacco, un grande di Bolgheri: verticale 2001- 2010

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LIVORNO – Una verticale degna di questo nome, sia per il numero delle annate in degustazione che per la qualità del prodotto. Artefice della serata è stato Claudio Corrieri, collaboratore della Guida dei vini de L’Espresso e patron del ristorante “In Vernice” di Livorno, coadiuvato per l’occasione dall’enologo aziendale Luca Marrone.

Su questo grande vino c’è poco da dire, è una pietra miliare della storia di Bolgheri. Merito di un brillante e lungimirante “venditore di vino” ferrarese/bergamasco, Piermario Meletti Cavallari, che, in tempi non sospetti, credette in una terra ancora misconosciuta dal mondo enologico. Tanto per capirsi a Piermario bastava scendere la collinetta da cui dominava la piana e acquistare per poche migliaia di lire qualche bottiglia di Sassicaia alla Tenuta San Guido. Si parla della fine degli anni ’70, precisamente il 1977, quando inizia l’avventura del Podere Grattamacco.

Claudio Corrieri

Negli anni molto è mutato, in primis la proprietà facente parte dal 2002 della “costellazione” ColleMassari di Claudio Tipa. E poiché “squadra vincente non si cambia”, il vino è rimasto fedele al suo terroir, al rispetto della natura nei suoi andamenti climatici e a un assemblaggio, specialmente negli ultimi anni, consolidato al 65% di cabernet sauvignon, 15% sangiovese e resto merlot. Un blend non tipicamente bolgherese/bordolese ma quella quota “strana” di sangiovese gli ha donato un carattere che, dati alla mano, ne ha plausibilmente favorito un successo incredibile.

Diversamente ai rigorosi canoni delle degustazioni ufficiali, i vini sono stati serviti in batterie di tre (e resto di uno) alternati dai gustosi piatti di Isa, riuscendo così a coniugare sagacemente pancia e testa. Partenza dalle tre annate più vecchie, forse le più diverse in sequenza degli ultimi decenni. Nel piatto una deliziosa ed inebriante fondutina di formaggio con crema di tartufo, uovo in camicia e croissant.

GRATTAMACCO 2001: grande annata confermata nel calice. Il naso è un tripudio di frutta rossa e nera, specialmente ciliegia, perfettamente matura; in secondo piano una pletora di profumi tra cui spiccano, cuoio, erbe aromatiche, spezie dolci, note ematiche e balsamiche. Bocca di grande equilibrio, struttura ed eleganza. La trama tannica è pregevole mentre il finale fresco, col tempo, regala anche sentori di caffè.

Luca Marrone

GRATTAMACCO 2002: annata famigerata per le abbondanti piogge. E il naso evidenzia qualche limite centellinando i profumi, la frutta è appena accennata e lascia più spazio ai terziari. In una trasposizione da tragedia greca, il palato viene preso d’assalto da una miriade di frecce intinte di acido citrico, seguite dall’attacco dei tannini non maturati a dovere. Corpo e struttura offrono una debole resistenza, alla fine il vino deve riconoscere la “sconfitta”. Questa lettura volutamente esagerata non deve essere presa troppo sul serio, però dopo la 2001 la differenza è veramente notevole. D’altronde partendo da una simile annata il passare del tempo non poteva certo migliorare la situazione, specialmente a distanza di dodici anni.

GRATTAMACCO 2003: dopo tanta umidità un anno particolarmente arido ha creato altrettanti problemi in vigna. Al naso denota una frutta surmatura che predomina il sottobosco, un leggero sentore animale e un delicato balsamico. In bocca sorprende invece per la beva, per niente “marmellatosa” come accade spesso in queste annate, l’acidità non è stata compromessa e il vino dimostra un discreto sviluppo gustativo chiudendo leggermente mandorlato e caldo. A guastare un po’ la festa dei tannini “verdi” ma mal di poco, dalle annate “sfigate” questa se ne esce a testa alta.

A questo punto entra in scena un gustosissimo risotto al Bolgheri rosso, perfetto come break della degustazione.

uovo in camicia

GRATTAMACCO 2004: torniamo ad un’annata più regolare, senz’altro buona. La frutta splende nuovamente e il quadro olfattivo si arricchisce di nuovi profumi come il fiore di sambuco e l’anice sul finale. Non manca la parte balsamica e la vena minerale. In bocca è un piacere, corposo e carnoso scorre via vellutato. La fitta impalcatura tannica è di livello e alla lunga chiude su sentori chinati. Un vino potente con ancora un lungo avvenire.

GRATTAMACCO 2005: annata un po’ complicata causa finale piuttosto freddo. Lasciando stare una bottiglia che sapeva di tappo, anche le altre due assaggiate non erano proprio in forma. Una addirittura manifestava strani sentori iniziali, come di noce vecchia, poi fortunatamente svaniti ma, nella media, il naso era piuttosto contenuto. Bocca migliore con una frutta più presente e ricordi di carne cruda. I tannini risultano un po’ astringenti e nel complesso appare anche poco dinamico. Nonostante l’acidità equilibrata non finisce lungo come gli altri. Ma, ripeto, le bottiglie (i tappi) secondo me hanno pregiudicato il contenuto.

GRATTAMACCO 2006: Altra buona annata che non delude le aspettative. Rispetto alle bottiglie precedenti, da questa in poi, si nota un incremento di aromi dolci, di note pepate e dei tratti varietali/vegetali del cabernet. Sebbene siano passati otto anni la ciliegia, la mora e qualche mirtillo troneggiano sui terziari di cuoio, cioccolato e grafite; da sottolineare una freschezza-balsamicità capace di aprire le narici. Bocca molto interessante con una certa esuberanza nonostante l’età che non disturba il quadro complessivo; i tannini sono di buona fattura, apprezzabile la vena minerale e la discreta acidità sostiene a lungo il piacere.

Brasato

Dei bocconcini di manzo brasati agli aromi con purè di patate e legumi sono l’ideale accompagnamento quanto a sapore e giusta grassezza per i vini potenti in ultima analisi.

GRATTAMACCO 2007: annata un po’ calda. Questa bottiglia offre un vino dai toni chiaroscuri che mi lasciano perplesso sulla sua integrità, potrebbe essere un problema di quel misterioso “tappo non tappo” (Pardini docet) che di quando in quando altera i profili senza denunciarne chiaramente il problema. Il naso sia apre su note fresche e dolcissime di frutta rossa – anche di fragola – continua sulla vaniglia e poi chiude sul balsamico. Più tenui cioccolato, tabacco e sottobosco. Invece in bocca, dal quadro olfattivo fresco si passa a quello gustativo più chiuso ed imperniato su toni scuri come ad esempio mirtillo, corteccia ed inchiostro, in netto contrasto con l’olfatto. Un legno non completamente amalgamato e tannini ancora un po’ aggressivi non alleggeriscono l’atmosfera. In definitiva un vino che dà sensazioni discordanti e che risulta impegnativo nella beva. Da riprovare.

GRATTAMACCO 2008: annata decisamente buona, piovosa all’inizio ma poi molto regolare. L’approccio olfattivo è simile al precedente con l’aggiunta di note di rosolio; sempre importante il contributo vegetal-balsamico. Il palato conferma un vino dal grande futuro; la bocca è dinamica, con una buona tensione minerale e una discreta spina acida . I tannini sono vivi ma buoni, il finale appena un po’ caldo.

dolce

GRATTAMACCO 2009: annata buona sebbene piuttosto calda in luglio e agosto. Altra bottiglia sospetta poiché manifesta una chiusura aromatica insolita ed eccessiva. Sia al naso che in bocca i profumi e i sapori sono restii ad esprimersi. Fisicamente è piuttosto statico e il legno e l’alcol marcati non migliorano il quadro complessivo. Una bottiglia eccezionale, nell’accezione inusuale, che, come si suol dire, conferma la regola. Considerata l’annata la riordinerei senza pensarci un momento al ristorante.

GRATTAMACCO 2010: andamento climatico altalenante che ha portato ad un leggero ritardo di maturazione a vantaggio della finezza. La frutta stupisce per le sfumature tropicali, le spezie, specialmente dolci, non mancano di farsi penetranti coi sentori peposi, il minerale sfuma sul carnoso mentre il balsamico rimane costante a rinfrescare. La bocca evidenzia qualche piccolo peccato di gioventù dovuti a legno ed alcol ancora un po’ discoli, ma tannini maturi ed acidità vibrante confermano un potenziale in grado di regalare grandi bevute.

Non poteva mancare il dolce: una sfogliatina alla crema gioia dei golosi presenti.

Una serata con luci e ombre ma per questo non meno interessante, il Grattamacco è stato ed è uno dei migliori vini di Bolgheri.

Leonardo Mazzanti

Leonardo Mazzanti (mazzanti@acquabuona.it): viareggino…”di scoglio”, poiché cresciuto a Livorno. Da quando in giovane età gli fecero assaggiare vini qualitativamente interessanti si è fatto prendere da una insanabile/insaziabile voglia di esplorare quanto più possibile del “bevibile enologico”. Questa grande passione è ovviamente sfociata in un diploma di sommelier e nella guida per diversi anni di un Club Go Wine a Livorno. Riposti nel cassetto i sogni di sportivo professionista, continua nella attività agonistica per bilanciare le forti “pressioni” enogastronomiche.

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