Distribuzioni di successo, seconda parte: Premium

0
12024

premiumFIRENZE – Oltre a Teatro del Vino, della quale abbiamo già parlato, c’è un’altra distribuzione che va attualmente per la maggiore, ed è sicuramente la Premium, con sede operativa a Pistoia. Ma, a proposito, quali sono i fattori che contano perché una distribuzione abbia successo e scali le posizioni fra gli addetti ai lavori? Sostanzialmente due, una culturale e l’altra commerciale, anche perché proprio questo è il “doppio binario” su cui si muove il mondo del vino e dell’enogastronomia: trasformare il frutto della terra mediante gesti culturali e tradizionali ed immetterlo successivamente sul mercato per trarne un reddito.

L’aspetto culturale è costituito in questo caso dall’interesse del catalogo, dalla misura in cui riesce a captare i segnali del territorio e cogliere le realtà più interessanti; quello commerciale si riassume nell’affidabilità nello svolgere il proprio compito di trait d’union fra produttore e venditore al pubblico, con precisione e rapidità. Questo perché anche gli operatori più intelligenti ed appassionati, quelli che non stanno in bottega ad aspettare con le mani in mano il rappresentante che gli scodelli la pappa fatta ma ai quali piace assaggiare, scoprire, partire per riempirsi il bagagliaio di vini, hanno comunque bisogno di un ausilio intelligente che completi la carta, magari con poche bottiglie scelte a macchia di leopardo nel territorio nazionale. E a sentire qualcuno di questi operatori intelligenti, Premium appartiene a questa categoria, come testimonia un catalogo che, oltre ai protagonisti degli assaggi che seguono, annovera bianchi di stoffa come i Vermentini dei Colli di Luni di Ottaviano Lambruschi e le Vernacce di San Gimignano di Panizzi, i Prosecco di Borgoluce, i vini trentini di Maso Furli e San Leonardo, quelli di San Patrignano per la Romagna, i dolci della siciliana Solidea, i Moscato d’Asti de La Morandina, un mito di Langa come Giacomo Conterno. Nella folta pattuglia toscana spiccano la squadra chiantigiana costituita da Isole e Olena, Poggio al Sole, Tenuta degli Dei (famiglia Cavalli), Poggio Scalette (creatura del celebre enologo Vittorio Fiore) e quella bolgherese (Le Macchiole, presenti anche nel portafoglio di Teatro del Vino per il mercato estero), Micheletti e Castello di Bolgheri; gli ilcinesi Fanti, Siro Pacenti, Talenti e Agostina Pieri; Boscarelli e Canneto a rappresentare il Nobile di Montepulciano, Col di Bacche la Maremma. Outsider, i vini delle Colline Pisane dei marchesi Ginori Lisci.

IMG_4270Ecco dunque una (breve) cronaca della degustazione annuale organizzata all’Hotel 500 di Firenze, molto frequentata fin dall’apertura, allietata dall’accompagnamento dei formaggi come sempre ben scelti dalla famiglia Zummo (ce la ricordiamo fin dalle degustazioni di Selezione Fattorie, all’alba dei tempi) e da un fantastico pane del panificio Ciccone di Calenzano. I prezzi indicati sono tratti dal listino per gli operatori, Iva esclusa.

Monte Rossa (Franciacorta). Fresco, pungente ed agrumato, di buona larghezza al naso il Franciacorta Satèn Brut (chardonnay, acciaio e barrique, 24 mesi di bottiglia; 13,50€); una spontaneità di carattere confermata in un palato che spinge bene nel finale ammandorlato. Buona eleganza quella espressa dal Franciacorta Extra Brut (chardonnay, acciaio e barrique, 24 mesi di bottiglia; 17,00€), marcato da sensazioni di fiori gialli; infine, il Franciacorta Cabochon Brut Millesimato 2008 (chardonnay, barrique, 24 mesi di bottiglia; 13,50€), è di impianto saporito, di una compattezza che va forse a scapito (perlomeno nel bicchiere assaggiato) della vitalità della trama, che nelle bollicine è fattore importante.

Schiopetto. Primi storicamente nell’imbottigliamento di quello che un tempo era il Tocai (siamo nel 1968), introducono la nutrita serie di assaggi proprio con il Collio Friulano 2012 (10,70€) che sfoggia una buona ampiezza olfattiva ed è denso, scalpitante e saporito in una bocca contrappuntata da risvolti amaricanti. Il Blanc de Rosis 2012 (unione di friulano, pinot grigio, sauvignon e ribolla, acciaio ed otto mesi di tonneau, 9€) possiede un bel corredo fruttato e una beva vellutata, non priva di “polifonici” contrasti. Spiccata persistenza olfattiva nel Collio Pinot Bianco 2012 (10,70€), che gioca sulle note della frutta bianca veicolate poi anche in una bocca di bella spinta. Un vino che migliora col tempo, come dimostra l’assaggio dall’annata 2010, impreziosita da sfumature di agrumi, ma soprattutto da una acidità pienamente integrata -a dare brillantezza al palato- e da piacevoli vibrazioni finali. Il Collio Pinot Grigio 2012 (10,70€) è compatto e saporito, e sa anche essere progressivo e scattante nel finale. Il Collio Sauvignon 2012 (10,70€) gioca su un leggibile varietalità, unita a note di buccia d’agrume; ha buona spalla, luminosità ed eleganza in bocca. L’annata 2007 è una dimostrazione plastica di capacità d’invecchiamento, testimoniata dalle affascinanti note di idrocarburi e frutta secca, sostenute poi in un palato fresco e brillante. Potenza ed eleganza si uniscono infine a formare un quadro seducente nel Mario Schiopetto 2010 (14€), un bianco tratto da due vecchie vigne di chardonnay e friulano, elaborato per metà della massa in tonneau (15 mesi) e per metà in acciaio.

IMG_4271Ancora dal Friuli, Borgo San Daniele (18 ettari, in prevalenza nella zona Isonzo) propone in apertura un vino dichiaratamente “da aperitivo”, proposto in grandi formati per favorirne il servizio al calice. È il Ciasik 2012, dominato da sensazioni di fiori gialli supportate da una buona presenza in bocca e prolungate da una discreta persistenza. L’Isonzo del Friuli Friulano 2012 (dieci mesi di acciaio e botte, 10€) possiede bella eleganza e gioca più sulla freschezza che sulla struttura. Interessante l’Isonzo Fiulano Malvasia 2011 (malvasia istriana, dieci mesi in acciaio, 10€), improntata sulle sensazioni di tisana, è compatta e progressiva, con una efficace frutta gialla a siglare il finale. L’Isonzo Friulano Pinot Grigio 2012 (dieci mesi in acciaio e botte, 10€) è penetrante ed espressivo, con un bell’attacco e una gagliarda prima parte di bocca, cui segue un certo calo di tensione. L’Arbis Blanc 2011 (sauvignon, friulano e chardonnay, dieci mesi in botte, 12,50€) ha naso chiaroscurale e complesso nel quale spiccano rimandi d’agrume, ed è supportato da un andamento di beva lineare, ordinato, in cui compattezza e finezza contribuiscono alla definizione di un bel carattere,

Tiefenbrunner. L’A.A. Pinot Bianco Anna 2012 (acciaio e botte per 7 mesi, 7,80€), caratterizzato da sensazioni penetranti di fiori bianchi, esplode letteralmente in una bocca arricchita sa sensazioni di agrumi, saporitissima e persistente . L’A.A. Feldmarschall von Fenner 2011 (acciaio e botte per 11 mesi, 15,40€) riesce come al solito a coniugare impatto e rotondità in una beva sapida, snella e lunga. L’A.A. Sauvignon Kirchleiten 2012 (sette mesi in acciao e botte, 9,70€) è dominato dalle note di pompelmo, intense e penetranti, per mostrarsi poi più suadente in bocca, ampio, vellutato e saporito. L’A.A. Gewürztraminer Turmhof 2012 (sette mesi in acciaio, 12,50€) è delicato al naso e sfoggia densità ed impatto ragguardevoli al gusto. Molto bello infine il Pinot Nero Turmhof 2012 (sette mesi in acciaio e botte, 8,80€), delicato ed espressivo.

IMG_4272Ancora dall’Alto Adige, Köfererhof (dieci ettari vitati in Val d’Isarco) propone in apertura un A.A. Valle Isarco Müller Thurgau 2012 (acciaio, 7,50€) ampio e penetrante, saporito e di grande spessore di beva. Anche se poi le frecce migliori del repertorio sono l’A.A. Valle Isarco Riesling 2011 (acciaio, 14,50€), molto classico nella sua espressione intensa e persistente di pietra focaia e idrocarburi, compatto ed impattante, e il A.A. Valle Isarco Gewürztraminer 2011 (acciaio, 10,50€), improntato su delicate note di pesca al naso e che poi si allarga prepotente e saporitissimo in bocca.

Fra i campioni di autoctonia in bianco ci sono sicuramente un pugno di produttori che hanno reso il Soave un vino degno della massima considerazione. E il pensiero va subito a Pieropan, già con il suo Soave Classico 2013 (garganega 85%, trebbiano di Soave, cemento, 6,10€) dal consueto bel respiro olfattivo, ampio ed elegante, impreziosito da sfumature di arancio e confermato in un palato di bell’impatto. Assai peculiare e caratteriale il quadro olfattivo del Soave Classico Calvarino 2012 (garganega 70%, trebbiano di Soave, cemento, 10€) che spazia dall’incenso alla candela profumata alle note candite; per il resto, rotondità, ampiezza e un finale luminoso. Il Soave Classico La Rocca 2012 (garganega, 12 mesi in botte) insiste su un bouquet più classico di fiori gialli, presentandosi compatto e suadente.

Nonostante la gioventù, si percepisce chiaramente la stoffa dei vini presentati dalla irpina Colli di Lapio: il Greco di Tufo 2013 (acciaio, 8,50€), dopo un naso intensamente giocato sulle note di tè e fiori gialli, esplode letteralmente in bocca mettendo in risalto il carattere minerale e agrumato; il Fiano di Avellino 2013 (acciaio, 8,50€), dal carattere ancor più “roccioso”, ha beva fulminea e travolgente .

Ancora dal Veneto, ma da un suo versante “in rosso”, Romano Dal Forno mette in degustazione il suo Valpolicella Superiore Monte Lodoletta 2008 (corvina, corvinone e rondinella, 36 mesi di barrique, 48€): un grande frutto (amarena e sfumature di prugna) espresso con la consueta, impeccabile definizione. Poi Tommaso Bussola. Qui in assaggio ci sono il Valpolicella Classico Superiore 2009 (corvina, corvinone e rondinella, 30 mesi di tonneau, 17€), che a qualche imprecisione olfattiva affianca una beva cremosa, rotonda, con un tannino assai fine; l’Amarone della Valpolicella Classico 2008 (corvina, corvinone e rondinella, 40 mesi di botte e tonneau, 26€), un vino elegante e profondo, non privo di tensione e freschezza, e l’Amarone della Valpolicella Vigneto Alto 2007 (selezione delle migliori uve corvina, corvinone e rondinella, 40 mesi di tonneau, 80€), che unisce tradizione ed eleganza mostrando invidiabile bevibilita ed una acidità sorprendente.

IMG_4274Dalla Sicilia ecco Benanti, pioniere della viticoltura etnea ben prima della moda e della corsa all’acquisizione dei vigneti sui vari versanti del vulcano. Nei due bianchi da uva carricante la scelta di rinunciare al catarratto, che tende ad ammorbidire, indica una ricerca di vini dal carattere più essenziale. L’Etna Bianco di Caselle 2012 (acciaio, 6,80€) esibisce una buona mineralità accanto a note di anice. È fresco, ha palato avvolgente, esprime una buona frutta bianca e un finale ammandorlato. L’Etna Bianco Superiore Pietramarina 2010 (acciaio, 18€), ricavato da vigne con rese più basse (arrivano a 45 quintali per ettaro), è “verticale” e non privo di cremosità, diretto e fresco. Passando ai rossi, dopo un Etna Rosso di Verzella 2012 (nerello mascalese e cappuccio, 10 mesi di barrique, 6,80€) dal bel respiro fine, compatto e con tannino vibrante, si arriva a un Etna Rosso Rovittello 2010 (nerello mascalese e cappuccio, 14 mesi di barrique, 15€) intenso e persistente, dal frutto dolce e dal tannino di grana “montanara”. L’Etna Rosso Serra della Contessa 2008 (nerello mascalese e cappuccio, 14 mesi di barrique, 16,70€) si esprime all’insegna dell’eleganza, propoendo un finale vibrante e molto lungo. Chiusura in Langa (più precisamente Monforte d’Alba) con Conterno Fantino ed il Dolcetto d’Alba Bricco Bastia 2013 (acciaio, 5,80€): intenso, si fa ricordare per la fresca spruzzata vegetale e per la grande freschezza; la Barbera d’Alba Vignota 2012 (10 mesi in barrique, 10€) ha frutto elegantissimo e beva strepitosa; il Barolo Sorì Ginestra 2010 (24 mesi in barrique, 39€) è delicato ed elegante, con una “tessitura” floreale assai pura; fresco più che potente, appare in leggero calando di intensità e tensione nel finale.

Premium Distribuzione
Via Provinciale Pratese, 299 – Pistoia
www.premiumdistribuzione.it

 

 

Riccardo Farchioni

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here