Brunello di Montalcino 2009: una buona annata difficile

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brunello_montalcino_logo_consorzioSe mi metto a rimuginare su ciò che è emerso dal primo vero assaggio esaustivo effettuato sugli attesissimi Brunello 2009, di cui l’annuale appuntamento Benvenuto Brunello -edizione 2014- è stato generoso dispensatore, un paio di aspetti, fra gli altri, mi vengono alla mente: intanto che un’annata di non semplice gestione e a due facce come questa (umido e pioggia fino a tutto giugno e parte di luglio; poi calore di quelli tosti e “asciuttore” fino a ottobre) non poteva che scavare differenze profonde fra produttore e produttore e fra terroir e terroir. Perchè il connubio fra sensibilità interpretativa e ragioni del terroir mai come in queste circostanze fa gravare il suo peso sul risultato finale, creando i presupposti di good vibrations (non sempre appannaggio di un millesimo complicato) solo nei casi in cui l’insieme delle due voci, o l’evidenza qualitativa di una delle due, ha trovato la quadra o ha pestato i pugni sul tavolo.

E se riscontriamo con una certa frequenza un tenore alcolico sottolineato, ciò che in diversi vini ( provenienti soprattutto da certi versanti ) ha contribuito ad allargare le trame sfrangiandone un po’ definizione, messa a fuoco e contrasto (senza invero disperderne più di tanto il fascino), diciamo pure che il versante nord, più fresco e tardivo, e in generale le esposizioni più appartate o “sollecitate” dalle altitudini, sono state quelle capaci in maggiore misura di portare a casa i conseguimenti più apprezzabili dal punto di vista della tonicità, dell’equilibrio e della articolazione del sorso. Quindi, in generale, se è vero che ci troviamo di fronte a vini con un pelo di evoluzione di troppo sulle spalle, è altresì vero che trattasi di vini da cui traspare nettissima una migliore consapevolezza interpretativa da parte dei produttori, in grado oggi di fronteggiare le annate più difficili con lungimiranza e stile, cosa impensabile fino a solo dieci anni fa. Perché riusciamo a cogliere, anche da questa annata difficile, elementi di bontà generalizzata e di caratterizzazione tipologica dentro a vini che magari non dovranno attendersi troppo per essere bevuti con desìo, salvo rari casi. Perché, in fondo, il 2009 non è stato avaro di buoni Brunello, questo è. A concretizzare l’idea di una compagine ad alta dignità territoriale quasi quasi più nutrita di altre edizioni. Ecco, forse sta proprio qui il segno migliore, fra i tanti segni, da serbare premurosamente nell’album dei ricordi.

 Argiano

Curato nell’assetto aromatico, fors’anche “chirurgico”, su accenti di pirite e riflessi agrumati; disegno gustativo invero ancora alla ricerca di una migliore coesione e di una più chiara articolazione. Buona l’intensità.

Banfi – Poggio alle Mura

Morbido, pieno, avvolgente, polposo, con le memorie gustative che rimbalzano fra sapidità e sensazioni di chewing gum. Se ne esce fuori con l’attitudine del centromediano, poco propenso alle verticalizzazioni e ai cambi di ritmo, più portato nel difendere.

Barbi

Sottile ma infiltrante la vena di frutta esotica ai profumi; terroso, un po’ ispido dal punto di vista tattile, dimostra un certo carattere anche se non sposa propriamente le ragioni della finezza. Chiusura aspra ma reattiva, asciutta e senza fronzoli.

Brunelli Martoccia

Arioso, balsamico, dalla “dimensione” fruttata giovanile (?); tonico e vitale in bocca, è supportato da una buona corrente di acidità. Di tecnica precisione.

Canalicchio di Sopra

Sottobosco & ferro: emana un fascino austero, è potente, grintoso. Dai tannini integrati e mai arroganti, con un pelo d’alcol in sovrappiù e con il rovere parzialmente da assorbire, a lui appartiene quel che si dice un buon carattere.

Canneta

Qualche screziatura nei profumi non impedisce alla bocca di dimostrare buone attitudini alla scorrevolezza e alla bevibilità, pur senza toccare lidi di complessità.

Cantina di Montalcino – Da Vinci

Pelo di calore in esubero in un contesto espressivo di rinfrancante tipicità, a cui non fan difetto grinta e determinazione. Solo media la persistenza.

Capanna

La nota “ferrosa-mineraolide” annuncia senza tentennamenti la firma del produttore. Grintoso e austero, è supportato da una vivace tannicità ben “coperta” dal frutto. Di buona prospettiva.

Caparzo

Il sottile fraseggio aromatico e la dichiarata dolcezza tannica contribuiscono indubbiamente al fascino di questo rosso polposo e seducente, senza che per questo rischi di essere troppo ammiccante o consolatorio.

Caprili

Bel temperamento, sottolineato dalle note di sottobosco e da quelle minerali; bocca compatta, seriosa, determinata, forse non lunghissima mi dirai, ma di apprezzabili tipicità e caratterizzazione. Si distingue.

Casisano Colombaio

Interessante per freschezza gustativa, è vino centrato, tipico e ben realizzato. Il tannino ora come ora tende a frenarne gli allunghi, ma la vena sapida è stimolante.

Col d’Orcia

Dal punto di vista aromatico è bilanciato e propositivo, e se qualche vacuità lungo lo sviluppo gustativo lede leggermente la capacità di dettaglio e la profondità d’azione, è questo un Brunello che si lascia ben bere.

Collelceto

Buona rarefazione sia ai profumi che al colore; accenti boisé in evidenza e buona dolcezza di frutto. Bocca scorrevole, sapida, da cui emergono un buon tono acido e un tannino delicatamente fuso e poco sottolineato.

Collemattoni

Timbro pirico-fumé per un vino ricco, caldo, espressivo. L’alcol, semmai, ne sfrangia definizione e compattezza mentre il tannino -percuttivo- tende ad irrigidire il finale.

Corte dei Venti – Quattroventi

Alcol e balsami su curiosi risvolti di frutta secca al naso; buona levigatezza tattile, se ne escono gli umori di ghianda e bacca selvatica a rendere più personale il quadro, sia pur non esente da “sbuffi” vegetali.

Fattoi

Bella caratterizzazione ai profumi, profondi, solenni, balsamici; di buona dolcezza e integrità tannica, è vino polposo che riesce a trasfondere tipicità e classicità in un sorso solo. Bel conseguimento.

Fornacella

Un lato fin troppo accomodante, quasi docile, non disperde quella “melodia” gustativa e quella naturalezza nell’eloquio che da sempre sono le sue armi migliori. Garbata la rifinitura tannica, media la tensione e apprezzabile lo stile, fondato su sincerità e assenza di forzature. Un pelo di evoluzione di troppo.

Fornacina

Bello il lato balsamico e “umotico” del profilo aromatico, ciò che si riflette coerentemente in una bocca sinuosa, avvolgente, di ottima tessitura tannica, finalmente orientata alla dolcezza. Molto bene.

Fuligni

Bel caratterino: slanciato, espressivo, riconoscibile, sapido e dinamico. Si distingue.

Le Chiuse di Sotto – Gianni Brunelli

Colore non manca; “cicciotto”, ricco, non agilissimo, gioca d’impatto su polpa e morbidezza.

Greppone Mazzi

Note esotiche ai profumi, buon succo, discreta tonicità; centrato, ordinato, di tecnica precisione e dai tannini saporiti.

Il Marroneto

Buon carattere, “sfila” bene in bocca, classico negli accenti, sapido negli allunghi, sintonizzato sulle frequenze espressive di una nobile austerità. Finale di razza, profondo e futuribile.

Il Marroneto – Madonna delle Grazie

Indietro nello sviluppo aromatico, dal dichiarato grip tannico al gusto. Insomma, in soldoni, ancora da sciogliersi. E’ un groviglio di nervi in questa fase evolutiva, con una acidità che -nonostante l’annata- si sente e riflette con sincerità il terroir di provenienza.

Il Poggione

Polposo, tipico, tannico, di media complessità, non la forza espressiva che faccia la differenza ma di sicuro ascendente  territoriale.

La Fornace

Un pelo di maturità fruttata in eccesso, legno che bussa alla porta chiedendo ascolto: così al naso, mentre la bocca ne riflette umori e lasciti. Da amalgamarsi. Buona la vena sapida.

La Gerla

Buon respiro aromatico, fruttato, “canalicchioso”, giocato su chiaroscuro e mezze tinte, senza imposizioni; istintiva piacevolezza e garbo tannico in bocca. E’ figlio della terra sua.

La Lecciaia

Note di terra e accenti fumé annunciano un sorso “rilassato”, senza la propulsione attesa, eppure di sincera aderenza territoriale, con aspetti più evoluti che emergono con l’ossigenazione.

La Mannella

Di naturale pienezza al naso, tanto da sfiorare toni risoluti senza il necessario corollario dei contrappunti, si presenta polposo al gusto, di buona “asprezza” acida, con le intemperanze tanniche smussate dal calor’alcolico e con una trama di bocca larga e avvolgente.

Lambardi

Finalmente il “Lambardi style” che più ci piace ricordare: succoso, elegante, preciso negli assetti, portato per le sfumature, raffinato nella dote tannica. Sì, un Lambardi che ritrova il senso delle proporzioni e la strada.

Le Chiuse

Tratto minerale di struggente immedesimazione; gusto profondo, aristocratico, futuribile.  Sono bellezza e consapevolezza. Fra i migliori veriddio.

Le Macioche

Stimoli di frutta esotica (chiari ma sopportabili) e fior di rosmarino innervano un quadro riconoscibile e dinamico; bella levigatezza tattile in un palato seducente, garbato e contrastato, lì dove recupera misura e direzionalità.

Le Ragnaie

Puro, “sfrondato” da orpelli, sfumato ch’è tutto dire, finto semplice, sapidissimo: una delizia di manifattura sartoriale.

Le Ragnaie – Vecchie Vigne

Sul fascino dell’evoluzione, quasi si trattasse di un “Sesti style”. Austero, flemmatico, senza però che ne vada a soffrire il disegno. Di estrazione calibrata e sincero respiro varietale, chiede solo tempo per acquisire quella scioltezza che già appartiene alle sue corde.

Lisini

Silhouette aneddoticamente “chiantigiana”, per via di quella affilata profilatura aromatica imperniata sulla tonicità del frutto di ciliegia e sulla freschezza balsamica, senza sbrodolature alcoliche; discreta complessità en bouche per un Brunello compiuto, teso, certamente d’autore.

Mastrojanni

Severo, arcigno, “mineraloide”, come tradizione della casa insegna. Buon carattere, non c’è che dire, anche se per adesso non così incline a sdilinquirsi nell’eloquio. Preferisce restarsene arroccato sulla sua granitica impalcatura tannica. Da attendere (ma và?).

Mastrojanni – Vigna Loreto

Solenne e personale, gli accenti minerali e fumé ne arricchiscono le fondamenta aromatiche, che esprimono efficacemente gli umori del sottobosco. Qui un’austerità che dà tono, e freschezza quanto basta, e grande equilibrio, e razza.

Maté

Il timbro minerale e “ghiandoso” dichiara una certa forza espressiva, sia pur veicolata dall’alcol. La tannicità e la determinazione con cui si muove al palato ci parlano oggi di una provvidenziale rivisitazione stilistica, più impegnata ad accordare il giusto spazio al linguaggio della tipicità.

Mocali

Venature di frutta esotica ai profumi, con qualche reminiscenza vegetale; rotondo, piacevole, di buona sapidità al gusto. Media lunghezza.

Pian delle Querci

I sentori tipici del sottobosco, con qualche nota più evoluta nei ritorni, tracciano un disegno di sicura trasparenza espressiva. Bocca sinuosa, dolce il giusto, tesa quanto basta (ma non troppo), scorta tannica di media grana.

Pietroso

Bel naso dai riflessi balsamici e minerali; coerente al palato, “diritto”, adeguatamente teso e molto gradevole. Ineccepibile.

Pinino

Compatto e piuttosto espressivo su note di humus, china e ghianda. Corposo, deciso senza essere sgraziato, di buona aderenza territoriale.

Podere Brizio

Austero, tipico, non precisissimo negli assetti, asciutto e pragmatico ma saporito.

Poggio Antico – Altero

Grafite, cacao e sottobosco umido a concretizzare un profilo “scuro”; bocca corposa, grintosa anche se sostanzialmente rigida.

Poggio Antico

Profilo carnoso, buona maturità di frutto, sentori di grafite e sapidità ben espressa. Si difende bene.

Poggio di Sotto

Frutto rosso nature e un po’ “ammaccato”, buon ricamo speziato e minerale a commento; bocca delicata, aggraziata, sfumata, un pelo di evoluzione fra le maglie, finale sussurrato e seducente, svelato in punta di piedi.

Querce Bettina

Caratteriale, dal bel tono fumé, è vino propositivo, teso, coriaceo e carnoso. Bella bocca.

Renieri

Colore più accentuato della media; ricco, tonico, “ciccioso”, di stile moderno ma di una certa efficacia. Potente certo che sì.

Salvioni La Cerbaiola

Pieno, maturo, coriaceo, liquirizioso, intenso, più di forza che di fioretto, con un intrigante lato fumé da mettere sul piatto dei ragionamenti e un indiscutibile temperamento difficilmente addomesticabile. Il finale, profondo, è solcato da note amaricanti: intende suggerirci che i suoi maestosi tannini avranno bisogno di tempo. E’ un treno a vapore, che carburerà alla distanza e farà più strada di altri.

Sanlorenzo

Alcol, frutto e rovere; bocca calda, carnosa, più larga che tesa, dal buon brivido sapido.

San Polo

Fra il tostato e il fumé emerge la vena grafitata; buona tensione e scioltezza al palato. Il miglior San Polo dei ricordi miei: sia pur non abbandonando una silhouette “moderna” ed estrattiva, pesca interessanti elementi caratteriali sul cammino.

Santa Giulia

Pieno, tipico, largo, caldo, fiero. L’alcol ne sfrangia la definizione e la profilatura, ma non la sincerità espressiva.

Sassodisole

Naso da assestarsi ma bocca coriacea, volenterosa, di buone saldezza e tipicità. Sottobosco e sale nel finale.

Scopone

Incerto aromaticamente ma di sincera scorrevolezza e buona sapidità al palato.

Sesta di Sopra

Lato “pirico-zolfino” in evidenza, ad annunciare un naso in riduzione. Bocca tipica, ghiandosa, forte, compatta, fatta di contrasto e temperamento.

Sesti

Bel fascino del sottobosco in un Brunello autentico, caratteriale, di dichiarata tipicità, colto in una versione ispirata e felice.

Solaria

Minerale, tonico, arioso, si libra da par suo. Teso e scorrevole, sapido e lungo. Bel vino.

Talenti

Bel “senso” di sottobosco e freschezza aromatica per uno sviluppo tonico, serrato, espressivo e lungo. Buon vino, tratteggiato in bello stile.

Tassi

Rarefatto e sfumato al naso, fumé, sapido e intenso al gusto, un pelo d’alcol in sovrappiù.

Tenuta di Sesta

Stimoli esotici ai profumi, profumi che ben si articolano risentendo solo in parte dei lasciti del rovere (note di doga); assai espressivo al palato, dimostra continuità nello sviluppo e qualche spigolo vegetale da smussare.

Tenuta Le Potazzine

Naso silente, remissivo, attendista, da cui emergono note speziate e fumé; bocca di contro reattiva, chiara, diffusiva, tesa, profilata, sapida, caratterizzata. Bene così.

Tenuta San Giorgio – Ugolforte

Aromaticamente intrigante, come sempre giocato fra evoluzione e freschezza (quest’ultima suggerita dai risvolti agrumati), è vino “flessuoso”, stilisticamente apprezzabile, dal simpatico timbro fumé.

Terralsole

Note “vulcaniche”, poi cardamomo, liquirizia e agrumi: davvero curioso ‘sto naso, intrigante diciamo. Bocca assai scorrevole fondata su due registri di marcia: grintosa nella prima parte, svagata e disimpegnata in chiusura.

Tiezzi – Poggio Cerrino

Alle incertezze aromatiche -ne apprezzerai l’umore del sottobosco e la sostanziale tonicità del frutto, un po’ meno l’intrusione del rovere dolce- risponde un palato più leggibile, dal tatto seducente e dalla dote tannica matura, chiari indizi di un vino proveniente dalla zona nord della denominazione.

Tiezzi – Vigna Soccorso

Aspettalo, che ti conviene. Le momentanee ritrosie del suo naso vengono spazzate via dalla menta, dal fiore di rosmarino, dalla ghianda, che andranno ad arricchire progressivamente lo spettro dei profumi con l’ossigenazione. In bocca il sottofondo minerale è lo spalto da cui ammirare uno sviluppo sferzante negli accenti, sapidissimo negli umori. Molto buono.

Uccelliera

“Scuro”, terroso, liquirizioso. Buon temperamento, con la nota minerale tipica della casa espressa in un contesto meno maschio e “abrupt” del solito. Sentori di bacca selvatica nel finale.

Val di Suga

Tradisce qualche nota più evoluta nei sentori di fogliame e nella grana tannica, restando invero un vino sapido e sincero nell’essenza, speziato e tabaccoso nei rimandi.

Vasco Sassetti

Colore assai vivo; bocca corposa, non troppo dinamica, levigata, ordinata, con finale che rimanda alla bacca e alla liquirizia. Ti mancherà la verace caratterizzazione di un tempo.

FERNANDO PARDINI

4 COMMENTS

  1. Dimenticavo di chiedere: poggio di sotto non mi sembra molto in forma. Quel termine “ammaccata” mi evoca profumi non regali. Mi conferma?

  2. Grazie Cristian della lettura.
    Riguardo a Poggio di Sotto, hai presente quando un frutto ( inteso come un frutto, chessò una mela, una pera) presenta delle ammaccature sotto le quali si cela una sensazione gustativa che va oltre la maturità perfetta? Ecco, così mi è parso nell’assetto aromatico PdS ’09, ciò che fa il paio con quel “pelo di evoluzione fra le maglie” riferito al gusto. Una sensazione, quella della evoluzione, in verità riscontrata su un certo numero di 2009. Ciò che in genere non ne pregiudica la godibilità ma che lancia dei messaggi per il futuro. Detto questo, ammaccature a parte, resta sempre un vino personale, stilisticamente connotato, e connotato nel verso della purezza e della trasparenza espressiva. Detto questo, i primi assaggi sul Brunello Riserva ’08 della stessa cantina mi hanno parlato di un bel vinozzo!!

    saluti
    fernando

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