Trasimeno, un anno dopo. Parte prima: fra borghi, agricoltura ed arte due testimoni del vino

0
11395

IMG_2297CASTIGLIONE DEL LAGO (PG) – Tornare sul Trasimeno, un anno dopo, senza avvicinarcisi più di tanto, guardandolo da lontano o dall’alto. La campagna intorno: dolce, fertile e spesso abbandonata, peccato perché sarebbe il regno ideale della diversificazione agricola e della biodiversità; i borghi di raro fascino e ricchi di testimonianze d’arte, meta ideale di un turismo poco massificato o mercificato. Basti pensare a Panicale che dette i natali a Masolino, espressione massima del gotico elegantissimo e maestro del geniale Masaccio, ma che conserva anche uno straordinario affresco del Perugino. E poi, sempre pensando al Vannucchi, è facile naturalmente evocare Città della Pieve che può essere sede di un autentico pellegrinaggio pittorico e non solo: nel Museo di storia naturale e del Territorio del Palazzo della Corgna c’è una affascinante collezione di antiche sementi. Per passare a Castiglione del Lago, alto ed aristocratico, con il suo bel corso, e dove si annida una di DSCN2645quelle strutture ricettive tipicamente “no global”, come l’Hotel Il Torrione, con il giardino dal quale osservare lo specchio d’acqua che a sera si può colorare di un bellissimo “rosa Trasimeno”.

Una agricoltura naturalmente votata alla biodiversità, si dicdva: l’esempio plastico è la Fagiolina del Trasimeno, un legume importato dagli estruschi da Africa e Grecia, caratterizzato da semi multicolore a buccia sottile (non necessita di ammollo prima della cottura), saporito fornitore di proteine ma di raccolta difficile e poco produttiva e pertanto tramandato fortunosamente da pratiche famigliari come quelle della DSCN2599gagliarda Cantina Madrevite, autrice peraltro di vini assai caratterizzati, fra i quali spicca spicca un Gamay del Trasimeno vivo e carnoso. E proprio dal punto di vista della produzione vinicola l’affresco è assai composito. Il limite che ormai perfettamente messo a fuoco è di non avere un vitigno di riferimento. Sul versante rosso, le carte si giocano fra il gamay del Trasimeno, una variante dell’alicante/cannonau; il sangiovese qui acclimatato ha certamente caratteri assai diversi dall’illustre parente toscano; e poi gli “alloctoni”, soprattutto il merlot, ma anche il cabernet sauvignon che con la dovuta cura in vigna ed un uso oculato del rovere in cantina possono raggiungere risultati interessanti. Un quadro complesso, e per questo non agevole da comunicare.

A titolo di esempio, vale la pena di raccontate due interessanti realtà del territorio.

DSCN2522La prima è Il Castello di Magione, che prende il nome da un imponente edificio sorto a partire dal XII secolo come ricovero per i pellegrini che si recavano a Roma o Gerusalemme e che percorrevano la vicina via Francigena e che si è gradualmente andato strutturando. La proprietà è dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, che ha incaricato la S.Agri.V.It. (Società Agricola e Vitivinicola Italiana) di gestire secondo ben precisi criteri, oltre alle tenute sparse fra Friuli (Rocca Bernarda), Villa Giustiniani (Prosecco), i 36 ettari di vigneto datati 1998 ai quali si aggiugono gli 11 ettari nella zona di Brufa, nella denominazione Torgiano, oltre a 15 di oliveto. Il castello lo si vede dominare in alto dalla bella e moderna cantina circondata dalle viti e con la stellona simbolo dell’Ordine riprodotta all’ingresso.

Spicca la sfida del pinot nero (da cui il 1113 NeroCavalieri, dove il 1113 è l’anno della Bolla papale che poneva l’ Ordine di Malta sotto la protezione della Santa Sede), un ettaro e mezzo sui quali si distribuiscono sei cloni, e si lavora duramente: nel 2010 e 2011 ce ne è stata una produzione solo di una base per spumante, il 2013 ha visto l’onore della bottiglia, ed è un vino forte, di colorazione decisa per la tipologia, ma con la bella linea elegante che ci si aspetta. Fuori, in campagna, si IMG_2301gestiscono annate difficili dal punto di vista climatico con competenza agronomica; dentro, l’apporto della tecnologia è evidente attraverso l’automazione e la computerizzazione delle procedure come i rimontaggi (che variano a seconda delle uve da una a tre al giorno) o l’uso della temperatura per compensare eventuali cadute troppo rapide del grado babo (l’alcol nel mosto) la macchina che toglie i vinaccioli dal fondo della vasca, e così via. Risultato, 200mila bottiglie in crescita e una prova di vinsanto in cantiere, export per la metà del prodotto, verso Usa, Germania, Giappone e Brasile. Il sangiovese viene bene, il merlot anche (meglio del cabernet sauvignon), il gamay che stavolta è proprio quello francese del Beaujolais e viene vinificato in rosa per farne un vino assai piacevole.

DSCN2552La seconda realtà è di natura diversa perché si identifica in modo netto e preciso in un uomo ed un luogo, un bel casale dove sta anche la cantina. Nacque nel 1912 per l’intuizione di un nonno, precisamente il nonno di quel Roberto Berioli oggi appassionato promotore del suo territorio e per il quale si è trasformato in “uomo delle istituzioni” (è passato dalla direzione del Consorzio a quella della Strada del Vino): una figura che trasmette serietà, accompagnata da quella bonomia semplice, tipicamente umbra e condita spesso da larghe e franche risate. Da piccolo vedeva trasportare le uve a cavallo verso Perugia ed ascoltava divertito tutti i trucchi che si usavano per evitare di pagare il dazio. Gli studi in agronomia negli anni ’70 c’erano stati, ma poi niente viticoltura fino agli anni ’90, quando ci si rese conto che si doveva cambiare un disciplinare della Doc Colli del Trasimeno sì antico (il terzo dopo Torgiano ed Orvieto, precedente a quello di Montefalco) ma datata perché improntato alle alte produzioni. Ci fu la consulenza nientepopodimeno che di Giacomo Tachis che nella sua immensa biblioteca rinvenne le testimonanze della coltivazione di vitigni internazionali che poi vennero abbandonati perché poco produttivi. Il loro rientro da protagonisti fu sancito dal nuovo disciplinare del 7 gennaio 1998, che dette il via ai reimpianti.

DSCN2569Ma torniamo a Berioli: con l’aiuto dei tecnici Federico de Santis e Mary Ferrara che curano i 12 ettari di vigneto (sangiovese, cabernet sauvignon, merlot, gamay ed un clone di grechetto preso da Sergio Mottura) continua ad essere (faticosamente) un artigiano che propone con ostinazione il suo vino fin nei mercati più lontani. Il Colli del Trasimeno Grechetto Vercanto 2012 (ottenuto con un clone preso da Sergio Mottura) si presenta delicato ed elegante nelle sensazioni di fiori gialli, e si contraddistingue per una buona progressione gustativa e per un finale definito e leggermente ammandorlato. Il Topporosso 2009 (merlot in prevalenza, saldo di cabernet sauvignon e sangiovese) è un vino solare ed aperto su note franche di frutta rossa; ha bella freschezza ed apertura finale. Il Merlot Riserva Spiridione 2008 sfoggia grande eleganza e leggera “laccatura”; è un vino pimpante e di beva spedita, con ancora qualche tono del rovere da assorbire. Bello infine il Colli del Trasimeno Vinsanto Sperello 2008, ampio sulle note di miele e di frutta gialla candita, scorrevole ed ampio.

Castello di Magione
S.Agri.V.It. s.r.l. – Viale Cavalieri di Malta 31
06063 Magione (Pg)
www.castellodimagione.it

Cantina Berioli
Montesperello di Magione Casesparse n.21,
06063 Magione (Pg)
www.cantinaberioli.it

Galleria fotografica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riccardo Farchioni

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here