Da Allard, prima di Alain Ducasse (a Saint-Germain-des-Prés!)

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Allard facciata La speranza era che fosse un caso di omonimia: “Allard, uno degli ultimi angoli autentici del Quartiere Latino, una rôtisserie dove pareva di entrare nella bottega di Ragueneau, l’amico cuoco di Cyrano, con spalle d’agnello e pasticci pantagruelici, è stata comprata da Alain Ducasse, che ne ha fatto un ristorante asettico.” Questo scriveva Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera del primo Aprile di quest’anno.

La speranza era dovuta al fatto che Allard si guarda bene dallo stare nel quartiere latino, visto che sta in pieno Saint-Germain-des-Prés, in quella deliziosa Rue Saint Andres des Arts (già il IMG_2170fatto di un santo associato alle arti mette di buon umore) che parte tranquilla e a mano a mano che si avvicina alla Senna si anima, in una commistione di locali etnici e librerie antiquarie, Starbucks e negozi di oggetti irresistibili, prima di sfociare del “piazzone” dove finisce (o inizia?)  il Boulevard St. Michel e da dove si vedono già le guglie di Notre Dame.

E quelle coperture in legno dei muri all’esterno con cui Allard si annuncia da lontano sono una trovata scenografica azzeccata per attirare l’attenzione e mettere anche un po’ in soggezione. Coperture che si estendono, seguendo lo spigolo, verso Rue de L’Eperon, una via invece elegante e rarefatta che porta dritta a Boulevard Saint Germain, dove effettivamente sta la entrée, e dove passando su e giù per in diversi momenti della giornata era facile vedere P1020703un omone elegante con i tratti vagamente orientaleggianti chiacchierare e sostare fuori dalla porta.

Chissà quante trasformazioni avrà avuto questo posto dal 1935, anno di apertura, e via via poi che il successo aumentava grazie anche a clienti illustri come l’Aga Khan, Juliette Gréco, Jean Gabin, Jane Russel… Quello che ha resistito a lungo è sicuramente il foglietto con il menu del giorno esposto all’esterno, prima scritto a mano (si veda il “reperto” del 27 novembre 1978 scovato sul sito menus.nypl.org) e poi stampato, ma sempre con la foglia di vite in alto a destra a segnalare i vini proposti. E chissà l’interno come sarà cambiato

IMG_2172Ed era il 23 luglio 2012 l’ultimo giorno della stagione in cui con il caldo gia trionfante si poteva pranzare con il sua celebrato cassoulet toulousain, si poteva ancora entrare e abbandonare ogni smania di bistronomie (il modaiolo incrocio fra bistrot e gastronomie) spesso caratterizzato da una certa allergia per le tovaglie anche dove si spendono 60 euro vini esclusi.

Qui, invece, piena atmosfera retró:  carta da parati, lampade a tulipano, stampe e quadri appesi in doppia fila, mobilio e sedie in legno, e naturalmente il divano che corre lungo le pareti. Camerieri formali, seriosi ma cortesi, e la cucina della Francia che dopotutto ci IMG_2158si aspetta, immutabile negli anni e declinata in due dei suoi espressioni più emblematiche: quella fredda (anche in gradi centigradi) della terrine de canard, con gli ingredienti intrappolati nella fissità di una costruzione elegante. E quello caldo del piatto forte, appunto il cassoulet toulousain, in versione paysan servita nella ceramica in porzione generosa e fumante, con i fagioli e la carne di agnello, la pancetta e le salsicce, le verdure e (poco) pomodoro. Tutto in bella vista.

Ma no, nessuna omonimia: Allard è effettivamente diventato nuovo luogo parigino di Alain Ducasse dopo il Plaza Athénée (tre stelle Michelin), Aux Lyonnais, chez Benoît in rue Saint-Martin, le Jules Verne (tour Eiffel) e Rech (avenue des Ternes), come annunciavano Le Figaro e poi, P1020705recensendolo il 12 giugno 2013, L’Express che segnalava il suo piatto di riferimento, la joue de boeuf fondante aux carottes, ossia la guancia di manzo fondente con carote. Insomma, un che di famigliare anche qui da noi. Pure troppo.

Allard
Rue Saint-André des Arts, 41
75006 Parigi, Francia
Tel. 0033 1 43 26 48 23
www.restaurant-allard.fr

Galleria fotografica

Riccardo Farchioni

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