50 vendemmie di Emidio Pepe: la verticale storica

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emidio pepeTORANO NUOVO (TE) – Un privilegiato. Così mi sono sentito quando ho ricevuto la telefonata che mi invitava alla festa per le 50 vendemmie di Emidio Pepe. Simbolo della viticoltura abruzzese e italiana tutta (solo per citare un paio di esempi, Wine Spectator l’ha inserito tra le 100 migliori aziende vinicole del mondo e recentemente la sua 1964 è stata battuta ad oltre 4.000 dollari alla borsa di Wall Street).

Ho sempre avuto un rapporto molto personale col suo Montepulciano. E’ stato uno dei primi vini con cui confrontarmi e su cui ragionare: un vino che a volte mi spiazzava, che divideva i giudizi, che alla fine immancabilmente mi conquistava con il suo carattere autentico e schietto. Un vino che mi sono spesso trovato a difendere in occasione di commissioni d’assaggio extra-regionali, cercando di spiegare perché alcune impuntature, alcune scontrosità, alcune marcate note animali a noi abruzzesi ci emozionano.

E così, quando qualche settimana fa, nella sede storica di Torano Nuovo (Te), giornalisti, ristoratori e buyers da tutto il mondo si sono radunati per festeggiare l’evento, io sono stato davvero felice di partecipare ad un happening un po’ autocelebrativo (ma dopo 50 vendemmie ci mancherebbe altro!) ma che è stato un premio alla coerenza di quest’uomo straordinario.

50 anni pepeUn contadino speciale che partito negli anni Sessanta da un minuscolo borgo di provincia, armato solo di etica incrollabile e fede nel proprio vino, è stato un eccezionale uomo di marketing, sviluppando un precocissimo senso degli affari dal punto di vista imprenditoriale e divenendo alfiere della viticoltura abruzzese nel mondo. Oggi l’azienda Pepe, mirabilmente gestita dalle figlie e dalle nipoti di Emidio, è un esempio perfetto di agricoltura moderna multifunzionale, che dalla coltivazione dei campi è passata alla produzione di vino, differenziando con la sala degustazione, l’agriturismo, il museo.

Tanti sono gli aneddoti che ci si potrebbe scrivere un libro (e infatti durante la giornata è stato presentato “Manteniamoci Giovani” di Sandro Sangiorgi, testo che consiglio a tutti coloro che vogliano davvero comprendere il fenomeno Pepe). E allora mi limito a raccontare il clou dell’evento: la storica verticale, dal 1964, prima annata prodotta, ad oggi. Un viaggio unico ed emozionante nella storia del vino d’Abruzzo.

Nota tecnica. Le bottiglie non sono state “ricondizionate”, ovvero aperte e travasate, e quindi è stato un assaggio “a crudo”, di totale integrità. Ogni bottiglia ha avuto un suo percorso e quindi è possibile, anzi probabile, trovare qualche difformità tra la numerosa platea.

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Montepulciano D’Abruzzo 1964
Brodo, umami, tartufo, tabacco, foglie secche, noce…commovente. L’assaggio è crudo, scarno, il corpo è smagrito ma ancora completamente vitale, tonico. Acidità e sale. Sangiorgi lo definisce una “fortezza volante”, un aereo che attraversa i continenti e non cede una virgola. Pazzesco per un montepulciano di 50 anni! La dimostrazione dei limiti a cui si può spingere questo grande rosso mediterraneo.

Montepulciano D’Abruzzo 1975
Al naso “pinoteggia”, poi camino acceso, classica nota animale, di sorprendente intensità, con ancora un fondo fruttato ben avvertibile. In bocca sa di cenere e fuliggine, ha ancora energia e sapidità, alla fine domina un po’ l’ alcol. Vino dal tono lascivo, un po’ dimesso.

Montepulciano D’Abruzzo 1979
Non avessi saputo a priori l’annata l’avrei battezzato come più giovane. Elegante, ancora tanta frutta, bacche di bosco e olive, in bocca ha un’energia incredibile, fluido, sapido, armonico, ritmato. Sorprendente. Vino buonissimo da bere a prescindere, con un’acidità che ti richiama irresistibilmente al bicchiere. Esempio mirabile di come un grande vino non invecchia ma migliora.

Montepulciano D’Abruzzo 1983
Intenso, forse meno sfaccettato dei predecessori ma comunque di grande spessore e potenza, con una nota di frutti rossi netta. In bocca è un peso massimo che però ti colpisce con dolcezza. Integro e di buona freschezza, chiude lievemente amarognolo nel finale.

Montepulciano D’Abruzzo 1985
Bosco, cuoio, foglie secche, nota balsamica bellissima, austero e maturo, poliedrico e seducente. Corpo snello, equilibrato, ha un profilo “nordico”. Finale lungo e salivante. Eccellente e rassicurante come ogni montepulciano maturo dovrebbe essere.

Montepulciano D’Abruzzo 1990
Molto intenso, mediterraneo, caldo e di impatto. Il frutto è ancora vivo. Anche in bocca è irruente, ricco, virile. Non ha i dettagli o il profilo aereo e leggiadro di alcuni millesimi precedenti ma è un vino monolitico, tutto d’un pezzo, che ha ancora lunga vita davanti a se.

Montepulciano D’Abruzzo 1993
Bottiglia purtroppo non perfettissima ma si intuisce la stoffa e la sostanza che c’è sotto. Bosco, humus, terra, anche all’assaggio è terroso, sapido, ma cede un po’ al centro bocca, prima di chiudere con una lunga scia salina. Vino spigoloso, al naso e in bocca.

Montepulciano D’Abruzzo 1995
Tabacco, sigaro, incenso, frutto scuro. Vino a tutto tondo, maturo e succoso, equilibrato, godibile, anche se il fondo è un po’ stracotto, con finale marmellataso. Mi ricorda un po’ qualche primitivo (buono) fatto un po’ più a sud.

Montepulciano D’Abruzzo 1998
Ancora abbastanza chiuso. Pian piano si apre su note di rovo di more e piccoli frutti scuri, lievemente surmaturi. Sembra giovanissimo: bocca equilibrata, succulenta, piacevolissima. Tanta materia declinata con naturalezza. Finale molto lungo. Vino circolare.

Montepulciano D’Abruzzo 2001
Elegantissimo, fine, si presenta da subito come un grande vino. Balsamico, boschivo, ciliegioso ed ematico. Energia, grinta, tannino ancora presenti e di perfetta maturità. Buonissimo e ancora giovanissimo. Persistenza infinita. Grandissimo vino!

Montepulciano D’Abruzzo 2010
Un Pepe in fasce ancora tutto in divenire. Sarebbe ingeneroso il confronto in termini di complessità, articolazione, dettagli e fascino con i più maturi predecessori. Ma il vino c’è tutto: Montepulciano fino al midollo, equilibrato e sapido, tannino maturo e di bella grana, da attendere con fiducia.

(Credits: la foto di apertura è di Giulia Cerro, quella della verticale di Luigi Fedeli)

 

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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