Una nuova strada per il Boca: il Plinius di Le Piane

0
13867

Plinius 2007 Le PianeBoca, 14 maggio, giornata assolata e limpida sulle colline boscose dell’Alto Novarese. È il giorno scelto da Christoph Künzli per presentare il nuovo vino di Le Piane, il Plinius I. Le idee chiare non mancano di certo al patron di questa azienda, che ha saputo risollevare una denominazione ormai in crisi di identità, ridando ai vini di Boca il meritato rilievo mediatico e un posto stabile tra i grandissimi del Piemonte. Ma oggi Christoph Künzli ha voluto radunare giornalisti e esperti del settore per mettere sul tavolo una puntata più alta. Una mossa forte, coraggiosa, nata da una circostanza non programmata. Proviamo a riassumerla in tre punti.

Punto primo: l’amore per Boca. Per chi viene da fuori, questo minuscolo comune fuori dalle rotte turistiche non sembra un posto da vino: scordatevi le Langhe, le prospettive infinite di filari e vigneti e cantine… Qui la viticoltura è fatta di minuscoli appezzamenti strappati al bosco, di piccole e poche cantine familiari. Si fa fatica a trovare un bar, figurarsi a trovare una struttura di accoglienza per appassionati di vino. Ecco, da pochi mesi, nel centro del paese, Le Piane ha rilevato i locali del vecchio bar Pinguino e ne ha ricavato un punto di degustazione e vendita del proprio vino. Un segno importante di presenza e di accoglienza. Un valore per tutta Boca.

presentazione PliniusPunto secondo: l’attenzione alla comunicazione. Grazie anche al contributo di Giampiero Reinolfi, Le Piane sta facendo grandi sforzi per comunicare al di fuori i propri vini, per far conoscere le potenzialità del Boca. Vinitaly, la Fiera dei Vignaioli di Piacenza, e tanti eventi sul territorio, per portare giornalisti e appassionati a camminare sui terreni vulcanici di Boca, a capire l’unicità di un terroir che riesce a dare ai vini una nota minerale unica, una profondità inarrivabile in altre zone.

Punto terzo, e qui veniamo al sodo: la novità del Plinius. C’è curiosità e un filo di mistero attorno al tavolo a cui siamo seduti: solo quattro bottiglie al centro. Mimmo 2010 e Boca 2010 per scaldare i motori con una grandissima vendemmia, Boca 2007 e Plinius I 2007 per spiegare in due mosse cosa vuol dire “tracciare una nuova strada per il Boca”.

Lasciamo per un attimo in sospeso le note di degustazione, per raccontare in breve che cosa è Boca per il vino, e una breve storia di Le Piane. Boca, sulle rampe delle colline a est della Valsesia, non lontana da Ghemme e Gattinara (altre perle enologiche dell’Alto Piemonte), è dal punto di vista geologico adagiata sulla caldera di un antichissimo vulcano, che aveva la base alcuni chilometri più a nord, dove adesso è Borgosesia. Si tratta in pratica di un immenso cono vulcanico rovesciato; di conseguenza i suoli risultano ricchissimi di minerali e molto acidi (l’acidità rende disponibili per l’assimilazione i sali minerali del terreno), molto drenanti in quanto sono composti da disfacimenti di rocce porfidiche. Terra difficile ma in grado di dare profondità, mineralità e finezza. L’altitudine importante, tra i 350 e i 500 metri, e la vicinanza del Monte Rosa creano un microclima con forti escursioni termiche, protetto dalle gelate provenienti da nord. Completamente vitata fino agli anni 20-30 del Novecento, la superficie collinare di Boca subisce un improvviso abbandono a causa della vicinanza delle fabbriche tessili della Valsesia e del biellese, che attirano la forza lavoro e stravolgono l’economia contadina secolare.

sorrisoNegli anni ’90 la superficie coltivata a vigneto ha raggiunto il picco più basso, solo 10 ettari per l’intera denominazione. Oggi gli ettari sono risaliti a 30. L’avventura di Le Piane inizia con due ettari e mezzo a metà anni Novanta, quando Künzli riesce a rilevare i terreni di Antonio cerri, un anziano viticoltore capace di fare vini grandissimi. «Un 1950 di Antonio Cerri sta vicino ai più grandi vini del mondo, non teme il confronto con Romanée Conti». Così Christoph parla di Antonio Cerri, vignaiolo schivo e ritirato, che conservava nelle proprie cantine un tesoro di annate storiche ancora dentro le botti.

Nel 1998 si impianta una prima vigna strappandola al bosco, nello stesso anno esce il primo vino (la Maggiorina), poi il Piane (croatina in purezza), poi il Boca doc (85% nebbiolo e 25% vespolina), nel 2003 nasce il primo vino fatto con le nuove vigne (riceverà i tre bicchieri e farà capire che a Boca si può puntare in alto). Nel 2010 nasce il Mimmo, un “piccolo Boca” irrobustito da un 30% di croatina, più pronto e più facile del fratello maggiore.

Oggi Le Piane ha 9 ettari vitati, con alcuni nuovi impianti realizzati a partire dai cloni di nebbiolo e vespolina presenti nelle vigne centenarie allevate col sistema della “maggiorina”.

Torniamo attorno a quel tavolo, e alle quattro bottiglie.

Prima batteria: Mimmo 2010 – Boca 2010.
Calvinianamente potremmo definire questo duo “La leggerezza della pensosità”

4 bottiglieMimmo 2010
Già in fase di vendemmia uno dei più esperti collaboratori di Kunzli, Domenico Staropoli detto Mimmo, si accorge che le uve (nebbiolo e vespolina) di una parcella che avrebbe dovuto produrre Boca sono diverse dal solito. Mesi dopo la vendemmia, con il vino in botte, a un assaggio alla cieca l’intuizione di Mimmo si rivela azzeccata: quella parcella ha dato un vino più pronto e floreale, meno strutturato; si decide quindi di non utilizzarlo per produrre Boca ma, aggiungendo un 30% della robusta croatina, se ne fa un vino nuovo, il Mimmo, appunto. Dedicato a colui che lo aveva intuito, e che nel frattempo aveva lasciato questo mondo.
Rubino compatto, naso balsamico, minerale, con accenni ferrosi. Poi ecco il frutto, di ciliegia fresca. In bocca è croccante, anzi crepitante per il tannino splendido apportato dalla croatina e per le note retronasali minerali che urlano ai quattro venti l’origine vulcanica tipica dei porfidi di Boca. Vino allo stesso tempo raffinato e conviviale, di bevibilità estrema.

Boca 2010
Rubino integro e profondo, naso più trattenuto rispetto al Mimmo, ancora molto molto giovane, invita a un sorso più meditato. Nonostante le note giovanili, se ne percepisce d’istinto la trama setosa; l’ingresso in bocca lascia di stucco per la raffinatezza totalizzante, la sapidità, l’espressività. Vino di caratura grandissima. Se si ha la pazienza di aspettarlo, andrà solo a migliorare, per decenni.

Boca Le piane - PliniusSeconda batteria: Boca 2007 – Plinius I 2007
A tutti gli effetti, “separati alla nascita”. Otto anni dalla vendemmia: i tempi lenti di un grandissimo nebbiolo concedono adesso al vino di esprimersi al meglio. Ecco quindi i due fratelli di vendemmia, nati dalle stesse uve ma “separati alla nascita”, ovvero che hanno seguito un differente processo di fermentazione

Boca 2007
Rubino intenso dall’unghia compatta, le prime sensazioni al naso sono note di caffè, cuoio, sangue. In bocca è potente, con un tannino “maschile”, d’impronta grintosa, viva, è pieno e ampio. Un gran vinone.

Plinius 2007
Rubino leggermente più intenso, naso più fine, paradossalmente più… “da 2010”, con note marine, meno cuoio e più finezza. Aereo, lieve al naso, non si vorrebbe smettere mai di annusare le sue profondità lievi, in bocca ha uno sviluppo incredibile per compattezza ed eleganza. Ha la nota agrumata del Boca (pompelmo, bergamotto, arancia rossa), a cui aggiunge note di erbe amare e aromatiche mediterranee, una brezza mentolata che ricorda il duro di menta… Ha una trama fittissima, freschezza marina, note di anguria appena tagliata, note sanguigne e ferrose, sapidità eccezionale. Come fare a raccontarlo appieno un vino così? Forse con la metafora, non certo con le fredde note analitiche. E allora basta chiudere gli occhi, e ricorda un paesaggio alpino assolato dei quadri di Segantini, o i colori caldi dei visi di Modigliani.

Etichetta-Plinius-I-948x1024È il momento di svelare l’arcano: quando e come si sono separate le vie del Boca e quelle del Plinius? Il Plinius è nato da una circostanza accidentale: una partita di nebbiolo per il Boca era stata messa a fermentare in una vasca aperta in acciaio. Ma era una vasca coibentata: dopo 4-5 giorni di fermentazione le temperature erano alle stelle e continuavano a salire, i mosti impazziti erano arrivati ai 38 gradi. Su tutti i manuali di enologia, si dice che oltre i 35 gradi la fermentazione si arresta. Ed in effetti, raggiunto il picco dei 38 gradi, si è interrotta, con ancora 12 grammi di zucchero residuo per litro. Al trentesimo giorno, Christoph ha svinato e messo il vino al caldo (altra mossa vietata dai manuali, perché in quei frangenti si rischia che si sviluppi l’acetica). Da ottobre 2007 al gennaio successivo, il vino ha riposato a 20 gradi costanti, fino a che in gennaio i gradi Babo erano scesi a zero, e quindi tutti gli zuccheri erano stati lentamente consumati: all’assaggio, racconta Künzli, sembrava un montepulciano ossidato, con sentori di prugna cotta… Ma mai arrendersi, dato che da lì in poi, all’assaggio il vino migliorava lentamente, e le note di prugna cotta sparivano. Fino a che al terzo anno si è deciso di prolungare la permanenza in legno. Al quarto anno, il vino ancora si “muoveva” in botte, facendo salire qualche rara bollicina dal colmatore. Ancora un anno di legno, per arrivare a cinque. Ingentilito da un taglio di vespolina (si tratta quindi di un Boca a tutti gli effetti), e da una lunga permanenza in bottiglia, ecco questa meraviglia. Künzli riassume con tre parole la vicenda del Plinius: rispetto, progetto, attesa.

Il nome: Christoph è rimasto affascinato dalle pagine di Plinio il Vecchio, scrittore latino (autore della Naturalis Historia) che per primo aveva nominato il vino di Boca; la sua curiosità, il suo interesse per la natura e per le cose nuove trovavano un parallelo nella curiosità e nello spirito di scoperta che aveva fatto nascere un grande vino da dei mosti impazziti.
2000 bottiglie e 600 magnum, ecco la quantità di Plinius messa in commercio. E costerà molto: 85 euro la bottiglia (contro i 45 del Boca). «Siamo consapevoli che è un prezzo alto, ma è il nostro modo per dare un messaggio ben preciso: il Boca può arrivare a questi prezzi perché può raggiungere le vette qualitative dei grandissimi vini italiani e francesi».

Vale la pena ricordare le parole di un grande uomo del vino piemontese, Camillo Benso di Cavour che nel 1845 riferendosi ai vini di Sizzano (denominazione nebbiolesca poco più a sud di Boca, ma su suoli argillosi) Christoph Kuezliebbe a dire: «…confesso ingenuamente che l’ottimo vostro vino di Sizzano mi ha quasi convinto della possibilità di fabbricare in Piemonte vini di lusso. Cotesto vino possiede in alto grado, ciò che fa il pregio dei vini di Francia e manca generalmente ai nostrani, il bouquet. Il bouquet del Sizzano non somiglia a quello di Bordeaux, ma bensì al bouquet del Borgogna, il quale per certe qualità prelibate come il Clos-Vougeot e il Romanet, gode la primizia su tutti i vini di Francia.
Or dunque rimane provato che le colline del Novarese possono gareggiare coi colli della Borgogna; e che a trionfare nella lotta è solo necessario proprietari che diligentino la fabbricazione dei vino e ricchi ed eleganti ghiottoni che ne stabiliscano la riputazione». Parole da tenere bene a mente.
«Questo Plinius svela l’energia dei vini di Boca. Dal 2007 ad oggi non l’ho rifatto; è nato dal caso, e lo rifarò solo in un’annata adatta…» Un giornalista lo stuzzica: «Beh un’annata come la 2014 potrebbe essere quella giusta?» (per inciso, dato l’andamento climatico, Le Piane non produrrà il Boca 2014). Christoph sorride sornione: «Chissà, potrebbe essere…»

http://www.bocapiane.com

GALLERIA DELLE IMMAGINI

Paolo Rossi

Paolo Rossi (p.rossi@acquabuona.it), versiliese, laureato in lettere, lavora a Milano nel campo editoriale. Nel vino e nel cibo ricerca il lato emozionale, libertario, creativo. Insegue costantemente la bottiglia perfetta, ben contento che la sua ricerca non sarà mai appagata.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here