Vinexpo 2015 a Bordeaux: Chateau Gree Laroque, la curiosità è buona consigliera

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Nel preparare il viaggio a Bordeaux per Vinexpo 2015 avevamo fra l’altro programmato delle visite ad alcuni chateau. Sfogliando la rivista The Wine Cellar Insider, avevamo notato un articolo dedicato allo Chateau Gree Laroque, di piccole dimensioni per la zona (solo 2,4 ettari) e classificato come situato nella zona di Entre deux mers, ovvero nell’area geografica compresa tra la Dordogna a nord est e la Garonna a sud ovest. In realtà, visualizzando la mappa risultava appartenere, trovandosi a nord di Libourne, alla zona di denominazione Bordeaux Supérieur.

Questa svista del collega ha stimolato la nostra curiosità tanto da contattare l’azienda e chiedere una visita conoscitiva. Abbiamo preso un appuntamento per le 15,30, ma se non avessimo avuto il nostro navigatore ben aggiornato, difficilmente saremmo arrivati a destinazione. In effetti non c’è traccia di insegna né sulla strada né all’ingresso della casa di campagna che costituisce lo Chateau, tanto che quando il proprietario Arnaud Benot de Nyvenheim ci viene incontro la prima cosa che ci chiede è: ” come avete fatto a trovarci?”. In effetti il piccolo paese di Saint-Ciers-d’Abzac  è quasi un  crocevia  tra strade di campagna perse fra boschi e vigneti, e l’azienda è posizionata su la sommità di una collina con i vigneti degradanti verso sud. Tutto intorno boschi prati e altri vigneti quasi a perdita d’occhio.

Il nostro ospite ci accoglie nel100_2684la sua bella veranda che si sviluppa alle spalle della cantina. Una piccola cantina, dove tutto è proporzionato alle effettive potenzialità produttive. Ma quello che ci affascina di più è la passione che Arnaud mette nel raccontare la sua ” impresa”. Nato da un cambio radicale di vita, lo chateau prende il nome dal cognome della compagna di Arnaud, Gree, e Laroque che è il nome del luogo dove si trova l’azienda; la filosofia dell’azienda è legata alla naturalità e alla decisa  volontà di rispettare l’andamento e i ritmi naturali. Tutto il lavoro gode della supervisione dell’amico di Arnaud,  Stephane Derenoncourt,  famoso consulente che ritroveremo quando parleremo,  in un altro articolo, di Chateau la Gafféliére. L’annata 2013 non è stata prodotta perché  l’uva non raggiungeva gli standard qualitativi.

Qui comunque è la passione che guida le scelte dell’azienda: Arnaud ci racconta della ferrea selezione prevendemmiale (i vigneti sono suddivisi fra un 80% di merlot e un 20% di cabernet franc), della decisione sulla data della raccolta che si pondera degustando le uve, valutandone con  continui assaggi il grado crescente di maturità, e infine del controllo qualitativo delle cassette che arrivano in cantina. Le fermentazioni e le successive macerazioni vengono monitorate e valutate in corso d’opera e la successiva malolattica effettuata in barrique  conclude  il ciclo delle fermentazioni. Le barriques, mai tutte nuove,  si rinnovano per metà tutti gli anni con un maggiore uso sul primo vino.  100_2688

Arnaud fa fatica a esporre l’appellazione Bordeaux supérieur, non ci si riconosce,  col suo vino frutto di scelte e di selezione,  nel mare magnum della produzione degli imbottigliatori da milioni di bottiglie l’anno. E ce lo dimostra con la degustazione che segue presentandoci tre annate: la 2007, la 2009 e la 2010. La prima per la difficoltà dell’annata, la 2009 per la maturità del frutto e la 2010 per il potenziale di invecchiamento.

E, in verità, Arnaud non sbaglia.

Il 2007, di un bel colore rubino intenso sprigiona le note più speziate e lievemente vegetali di un’annata che ha dovuto attendere la piena maturità ma che ha donato al vino nerbo e grande freschezza; si può ben dire che in queste annate il territorio fa la differenza e in questo caso la qualità del terroir si sente nella sostanza del vino, nella bella bocca ampia e di buona rotondità, e il finale pulito e ben delineato.

Il 2009 appare nel pieno della sua fragranza. Il colore ancora più profondo, quasi purporeo con sfumature violacee, sprigiona profumi fruttati di cassis e mirtillo con speziatura in sottofondo che amplia  il profilo aromatico. La pienezza della bocca ma anche il grande equilibrio con una freschezza sempre presente lo rende, nonostante i suoi 14 gradi di alcol, un vino di una bevibilità unica e di grande piacevolezza. Si notano ancora lievi note di giovinezza, che garantiscono una bella longevità.

L’annata 2010 è diversa dalla precedente, gioca le sua potenzialità sulla struttura e sul profilo netto. Qui si parte con un colore profondo e una struttura importante, i tannini sono più reattivi e la freschezza è sempre accompagnata da una nota morbida che dona una bella cornice al vino. I profumi sono ancora più speziati e la liquirizia ma anche il caffè tostato o la cioccolata trovano posto accanto ad un aroma fruttato di composta di rabarbaro e ciliegia. È un vino con un grande futuro.

La bella esperienza della visita a Chateau Gree Laroque si conclude non senza un ringraziamento per Arnaud e Patricia e uno sguardo ai sui moutons (le pecore) che lo aiutano nella gestione della vigna durante l’inverno.

galleria fotografica

 

Lamberto Tosi

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