Mostre d’estate/”Camminare la terra”, dedicata a Luigi Veronelli

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conventofotoÈ bella la via Astino, che sale attraversando i boschi delle colline sopra Bergamo, verdi e punteggiate di ville. Il suo percorso lastricato di ciottoli sfocia nella “mitica” via Sudorno dove al numero 22 Gino aveva stabilito la residenza e la sua sterminata cantina, dopo il trasferimento da Milano dove era nato il 2 febbraio 1926.

A circa 11 anni dalla sua scomparsa, se si vuole avere una conferma di quanto la figura di Luigi Veronelli sia stata e rimanga tanto importante quanto poliedrica e difficilmente catalogabile, conviene arrivare fin qui, fermarsi nel suggestivo ex monastero vallombrosiano di Astino, risorto a nuova vita dopo un lungo restauro, e visitare Camminare la terra, aperta fino al 31 ottobre da martedi a domenica, dalle 10 alle 20, con ingresso gratuito.

fotoveronelliUn’idea sufficientemente chiara ce la si fa già a partire dal pannello introduttivo che riassume le fasi essenziali della sua vita. Laureato in filosofia, diventa assistente di Giovanni Emanuele Beriè e pare avviato ad una carriera universitaria. E invece decide di fondare una casa editrice, di stampare libri e riviste: oltre a “Pensiero” e “Problemi del socialismo” (e le “Storie, storielle e racconti” di De Sade, per il quale finisce sotto processo), compare, significativamente “Il gastronomo”. Il che suona come un preludio ad una vita che sarà dedicata alla difesa -preveggente nei toni e nei contenuti- della dignità di cibo e vino, di coloro che li producono e della terra che li genera.

gastronomoL’incontro più significativo del primo Veronelli fu forse quello con Luigi Carnacina. Di questo grande e cosmopolita propagatore della cultura gastronomica italiana pubblica l’autobiografia, cura volumi a lui dedicati (fra cui Il Carnacina edito da Garzanti) e con lui collabora a scriverne di nuovi (ricordiamo fra gli altri La cucina rustica regionale). A quel punto Veronelli diventa gradualmente quello che arriverà ad essere: autore di ricettari e libri di cucina, frenetico e quasi ossessivo catalogatore dei tesori gastronomici italiani, con le guide ai vini (Cataloghi Bolaffi compresi), ai “formaggi contadini”, ai luoghi dell'”Italia piacevole”, ai ristoranti, alle cantine e ai “vignaioli storici”. Diventa personaggio televisivo (in “A tavola alle 7” con Ave Ninchi, e nel documentario “Viaggio sentimentale nell’Italia dei vini”); collabora con autorevoli testate (Panorama, L’Espresso, Epoca, Il Giorno, Corriere della Sera…), entra in contatto con altre figure che hanno la sua stessa sensibilità (Mario Soldati, al quale chiede in modo pressante una prefazione, Gianni Brera). E, soprattutto, diventa difensore e punto di riferimento per chi, ristoratore o produttore, volesse affrancarsi da una triste mediocrità che spesso affliggeva l’Italia di quel tempo.

lefracceNella grande sala, nucleo dell’esposizione, ci sono testimonianze del Veronelli privato (amante della montagna e appassionato sciatore) ma soprattutto del Veronelli “operativo”: con le riviste e i libri scritti ed editi, le bozze degli articoli, la corrispondenza, e poi tante foto con chef, vignaioli, con quelli che oggi si chiamano artigiani del gusto. Tutti incoraggiati e spronati perché perseguissero lo scopo irrinunciabile della “EQ” (esasperata qualità), oltre che del rispetto del proprio lavoro e della terra, come si legge nei consigli dati alla cantina dell’Oltrepò Le Fracce, che sono di eccezionale attualità.

Un impeto che ben si accorda con il Veronelli libertario dalle solide radici anarchiche, che contesta la Coca Cola, che riceve una bella dedica dal Circolo anarchico Berneri del comune emiliano di Massenzatico (“ha insegnato acantinal mondo il piacere della libertà e la libertà del piacere”), acerrimo contestatore della legislazione sulle Denominazioni di origine distante anni luce dalla sua “teoria dei cru”, fino alla promozione alle rassegne chiamate “Critical wine” del centro sociale Leoncavallo e alla battaglia per l’olio d’oliva di qualità.

“Chicca” finale, la riproduzione di una porzione della sua cantina di quattrocento metri quadrati, che si fece scavare sotto il giardino e che arrivò a contenere 70 mila bottiglie, decine delle quali entravano e uscivano ogni giorno.

galleria fotografica

Riccardo Farchioni

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