Osteria Perillà: la Val d’Orcia del gusto abita qua

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Nota della redazione: Lorenzo Coli è un appassionato vero. Di vini e gastronomia. Ha il fuoco dentro, così dice lui. E la curiosità dei puri di spirito, aggiungiamo noi. Lo scopriamo così narratore di avventure pagane e golose. Forse  – chissà? – per ritornare idealmente alle esperienze giovanili londinesi, maturate nel campo della ristorazione d’autore. La frenesia del lavoro attuale, tutto men che enogastronomico, non ne ha arginato la voglia di cercare, gustare, condividere ed emozionarsi. Qui il suo primo contributo a L’AcquaBuona

Osteria Perillà_esterniA Rocca d’Orcia l’aria rarefatta del crepuscolo settembrino regala un vista nitidissima sulla valle, con Bagno Vignoni che sembra di poterlo cogliere come un fiore ai nostri piedi. In alto si staglia la millenaria Rocca di Tentennano, intorno alla quale fanno capolino le prime stelle della sera. Qua, in una piccola piazzetta del borgo, si trova l’Osteria Perillà, nata dall’incontro di Enrico Bartolini, indiscusso protagonista della ristorazione italiana, con Pasquale Forte, che in Val d’Orcia ha fondato il suo Podere abbracciando una filosofia bio sia nella produzione dei vini e degli oli che nell’allevamento di cinta senese e chianina. L’osteria è un susseguirsi di stanze, corridoi, scalini, ancora stanzine, fino ad arrivare ai locali là in fondo, dove una volta erano le celle della Rocca. Si respira un’aria da vecchia Toscana, attualizzata da arredi e piccoli dettagli di gran gusto. La sala dove abbiamo cenato è proprio una sintesi di quanto sopra: travi a vista, tavoli e sedie dal design moderno, una storica Berkel in bella mostra, foto di paesaggi toscani. Insomma, tutto ciò che serve per predisporre al meglio la serata.

Osteria Perillà_interni_1L’accoglienza è affidata a Jacopo Aglieri, classe 1989, che dopo aver capito nell’osteria di famiglia a Belgioioso (Pavia) che quella era la sua vita, ha accumulato esperienze da Gualtiero Marchesi all’Albereta e da Enrico Bartolini, prima a Le Robinie, poi al Devero. Il timone della cucina, dall’autunno del 2014, è saldamente in mano all’indigeno Michele Ricci, classe 1979, che vanta esperienze con Marchesi all’Albereta, Paolo Lopriore alla Certosa di Maggiano e Bartolini al Devero. Questi “intrecci” di uomini portano ad un’esperienza di notevole qualità, sia nel piatto che nel servizio.

Osteria Perillà_interni_3Il menù, per quanto possa sembrare canonico nella divisione delle portate, regala uno spunto moderno e molto apprezzabile: apre con alcuni assaggi stile tapas a prezzi imbattibili (4euro cadauno). Si inizia con una parmigiana cremosa di melanzane, dove la burrata è sferzata da una salsa di pomodoro fresca e persistente, contrastata dalle melanzane in purea. A seguire una tartara di rapa rossa che si fa contenitore per una salsa tonnata, piatto all’aspetto solo giocoso ma che rivela grande condensazione di gusto. I porcini freschi del Monte Amiata, di qualità indiscutibile, sono elevati dalla granella di nocciole e fave di cacao e resi incredibilmente vivi al palato da una gelatina degli stessi funghi. Il carciofo in oliocottura con menta è delizioso, ma la vera scossa te la dà la liquirizia, che rende il piatto incisivo. Molto buono anche l’uovo cotto in camicia con fagiolini e Parmigiano 36 MesiIl foie gras è da “fondo scala”: consistenza e gusto ottimi, gli alcoli perfettamente maturati nelle due settimane di riposo prima del servizio.

Osteria Perillà_interni_2Si vola ancora alto con i primi: e se il picio con zucchini, gamberi rossi crudi e in bisque è un piatto “al suono” apparentemente scontato ma in realtà di grande dinamica gustativa, i bottoni al cacio, infuso di pepe nero e piselli freschi sono un vero colpo da maestro. Il formaggio cremoso è sferzato dall’infuso e gelatina di pepe, che con grande freschezza (non piccante!) portano il piatto ad un allungo di sapori prodigioso. Il polletto ruspante arrosto, peperoni e cipolle all’agro è un piatto emblematico del Perillà: cottura millimetrica dei vari tagli, verdure che da semplice contorno si trasformano in protagoniste imprescindibili. Il cerchio si chiude con un patè di rigaglie di elegante fattura.

Non da meno sono i dolci. La pesca, di straordinarie carnosità e sapore, è accompagnata da un vellutato gelato al miele e mandorle tostate: semplice complessità. Per la frolla, yogurt, fichi e aceto balsamico dovete chiedere a mia moglie: non ho avuto il tempo di elemosinare un assaggio che lei già sorrideva appagata a piatto vuoto.

Le pietanze assaggiate sono accomunate dalla stessa cifra: pochi ingredienti di straordinaria qualità (quasi tutti provenienti dal vicino Podere Forte), tutti in primo piano e nessuno da riempitivo, cotture ineccepibili, presentazioni semplici ma molto curate. Menzione speciale ai prezzi: si mangia il menù completo con meno di 50 euro.

La carta dei vini, non amplissima (ovviamente incentrata sui rossi della “scuderia” Podere Forte), annovera comunque perle dal rapporto qualità/prezzo encomiabile.

Si è fatto buio, l’aria è fresca e il cielo un tappeto di stelle. Ti volti indietro, guardi le vetrine illuminate del Perillà: sai già che presto tornerai.

Osteria Perillà – Via Borgo Maestro 74 – 53023 Rocca d’Orcia (SI) – tel 0577 887263 info@osteriaperilla.it

 

galleria fotografica

Lorenzo Coli

Nasce fra mari e monti e cresce negli anni Ottanta, coerentemente, fra pizze e pastasciutte “mari e monti”, mostrando fin da subito un indistruttibile appetito. Studia fra Viareggio e Camaiore ed eccelle in oratoria e linguistica. Stanco del non apprezzamento vola in terra d’Albione, lì dove esplode la sua passione gastronomica. In uno studio sociologico dell’Università di Oxford viene coniata una nuova categoria da lui ispirata: i “gastrosexuals”. Torna a casa, mette su famiglia (orgogliosamente), si annoia un po’ finché non incontra il suo maestro Miagi. Grazie a lui riunisce i suoi interessi di natura orofaringea e inizia a produrre le sue prime riflessioni sul cibo. Il bello è che persevera!

4 COMMENTS

  1. Tutti i sensi sono coinvolti dalla lettura di questo articolo…viene persino l’acquolina in bocca! bravo Lorenzo!!!

  2. Mi sento anch’io un appassionato di gastronomia come il Sig. Coli e premetto che non voglio minimamente entrare in polemica con lui.
    Voglio soltanto, con la massima umiltà, affermare che io sono poco appassionato di cuochi, certamente di grande livello. come Enrico Bartolini, che mette le fave di cacao sui porcini del Monte Amiata. Personalmente preferisco la cucina che attinge alle ricette delle vecchie nonne, filtrata e rivista in base ai canoni moderni, specialmente per quanto concerne l’aspetto salutistico.
    Ecco, credo che la cultura necessaria per pescare nella tradizione sommata alla sapiente rivisitazione in chiave moderna e alla maniacale ricerca di materie prime di qualità, siano tre fattori che da soli bastano a un cuoco per dimostrare la sua abilità. Cosicchè se anche i porcini sono cotti senza particolari ingredienti e se anche il polletto viene cotto in tegame con i peperoni o con le olive questi piatti possono dare suggestioni incredibili. Almeno, io la penso così.
    Con molta simpatia
    Tullio

  3. Buongiorno Tullio, ho mangiato i funghi dell’osteria di cui sopra e ti posso assicurare che questi cuochi hanno un gran rispetto della materia prima, pubblicizzano con orgoglio la provenienza locale o addirittura dal loro “orto”, il fungo era crudo e tagliato a fettine con una leggerissima spolverata di fave di cacao, come puoi vedere bene anche dalla foto

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