Montalcino in verticale/I Baricci, artigiani a Montòsoli

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LOGOLa piccola grande storia di un uomo caparbio, tanto affezionato ad una terra da non lasciarla mai, neanche in tempi d’abbandono. Una storia che narra di contadini, non di signori. Di fatiche e sopravvivenza, semplicità e pragmatismo. E che abbraccia il periodo della mezzadria su su fino all’affrancamento e alla sofferta, ma desiderata, acquisizione di un podere: il Colombaio di Montòsoli.

Nello Baricci e la moglieE’ così che Nello Baricci inizia a produrre vino in tirature limitate, per pochi amici, con piglio artigianale. E’ così che si è aperta un’altra pagina di storia. Sono passati sessant’anni. Ma Nello, già allora, confidava sull’unicità di quel terroir, posto su di una collinetta tondeggiante esposta a sud – sud ovest nel quadrante settentrionale della denominazione, crocevia di venti ma ben riparato da quelli di scirocco, grazie allo scudo offerto dal colle di Montalcino. E parimenti confidava su quei terreni sassosi, poveri e drenanti, di matrice scistosa e marnosa. Grazie alla volontà, e alla volontà di condivisione (è stato fra gli storici firmatari che hanno sancito la nascita del consorzio locale, libera associazione di vignaioli, e correva l’anno 1966), ha posto le basi affinché il testimone venisse progressivamente raccolto dalle generazioni nuove di famiglia. Se dovessi pensare a una realtà davvero familiare, non ce n’è una più paradigmatica di quella dei Baricci per esemplificare il concetto. Oggi Nello, alla luce dei primi acciacchetti e dall’alto dei suoi (ultra)novant’anni, squadra ancora con attenzione da apprendista il suo vigneto di Montòsoli. I giovani condottieri della casa vanno apportando linfa nuova all’impresa, e nuove energie, eppure l’impronta stilistica di quei rossi resta indissolubilmente “classica”: austerità, veracità, saldezza, flessuosità, a decretare una fisionomia altera e signorile cui aggrada il tempo per stemperarne le giovanili scontrosità e dipanare in vibrazioni sapido-minerali il contributo importante del fitto telaio tannico e della sentìta acidità, discendenze dirette (e legittime) di quel microclima e di quel terroir.

Il Colombaio di MontosoliLa recente verticale aziendale, in compagnia di annate grandi e meno grandi, ci ha dimostrato come il tempo giochi a favore di espressività. E di come quei vini riescano a tradurre fedelmente le bizzarrie o i privilegi di un’annata. Di loro ne riconosci la timbrica, e ti ci affezioni. Sono fedeli alla linea, stilisticamente ortodossi, capaci di parlare il linguaggio dell’autenticità. Nel rispetto di una storia coerente e vissuta con attenta passione, si muove oggi la famiglia tutta. Da loro impari i valori dell’umiltà, dell’impegno, della disciplina di un lavoro duro ma amato, finanche dell’ingenuità. Sono doti che non si inventano, e che sinceramente appaiono connaturate nella personalità di Pietro, Francesco e Federico Buffi. A Pietro -genero di Nello-  il ruolo di “traghettatore” fra generazioni vecchie e nuove: una persona dal carattere amabile a cui tutti sembrano fare riferimento. A Federico e a Francesco, figli di Pietro e nipoti di Nello, appartiene di fatto presente e futuro aziendale. A loro quei cinque ettari di sassi e bellezza. A loro il compito di spingere più in là una piccola grande storia. Che è anche la storia di Montalcino.


I Baricci_ Federico Pietro e Francesco BuffiBrunello di Montalcino 2010

Potente, concentrato, viscerale, di timbrica austera e fitta intelaiatura tannica, è solcato da toni aromatici “scuri” di corteccia, china, sottobosco e rinfrancato da una ficcante lama acida.  E’ giovane, questo è. Chiede solo tempo per armonizzare al meglio le varie voci gustative.

Brunello di Montalcino 2009

Bella definizione aromatica, bel senso del dettaglio: virtuoso il dialogo fra frutto, spezie e florealità, che si avvantaggia (anche) della spinta alcolica, in grado di illuminarne i profumi. Bocca armoniosa e coinvolgente, profonda e vitale, intessuta da una salvifica corrente di freschezza, a vegliare sulla tonicità e sui contrasti. Ottimo il bilanciamento, e non era facile in un’annata così. Per questo si distingue. E bene.

Brunello di Montalcino 2007

Anche al Colombaio l’annata calda si è fatta sentire. Soprattutto se stai allo spettro dei profumi, veicolati dalla coltre alcolica e governati da una percettibile nota di frutto rosso laccato. Dolcezza diffusa anche al palato, largo e avvolgente ma in grado di recuperare contegno e profilatura nel finale, dove i tannini, sia pur affilati, si vestono di freschezza. Sai che c’è? C’è che l’acidità non molla e la chiusura ti sembrerà meno prevedibile e più contrastata delle attese. Insomma, un vino dialettico, combattuto, “fra le pagine chiare e le pagine scure”.

Brunello di Montalcino 2002

A distanza di anni, la problematicità di una vendemmia diversa e alquanto sofferta si traduce oggi in un assetto aromatico confuso e a ben vedere poco esplicito, dove l’evoluzione intende imporre le proprie regole e i profumi vanno assestandosi su note terrose e caffeose. Ed è un tratto coerentemente terroso (e liquirizioso) che si conferma in una bocca tutto sommato gradevole e non così cupa, semmai un po’ in debito di progressione e garbo espositivo, sviluppata com’è su di una trama “sugosa” più che succosa.

Baricci_vecchie annate 2Brunello di Montalcino 1998

Bel fraseggio aromatico, costruito sulla freschezza e su una confortante sensazione fruttata, a suggerire vitalità. I graffi del tempo non incidono sugli assetti. Nobile, austero, dai tannini “soffici” e ben fusi, spinge bene offrendo un finale compiuto, senza increspature o ammaccature. Un conseguimento da sottolineare in rapporto alla vendemmia in gioco, perché non fa una grinza e porta bene gli anni che ha.

Brunello di Montalcino 1995

Sottobosco, alloro e menta indirizzano il quadro dei profumi su cadenze austere, non prive però di incisività. Le tendenziali cupezze aromatiche ben si diradano al palato, dove carnosità, grinta e intensità ravvivano i contrasti e stimolano la progressione. E se non sciorina la nobile compostezza di un ’88, la vena acida e la residua dolcezza del frutto sorreggono mirabilmente il sorso, rintuzzandone le tentazioni amaricanti e regalando alla trama una profilatura, un tono e una reattività tali da agevolarne l’immedesimazione.

Brunello di Montalcino 1988

Pirite, ghianda, corteccia e sottobosco innervano un profilo “sangiovesoso” old fashioned, al cui richiamo di autenticità non sai opporre resistenza. Bocca ricca, forte dentro, signorile, coniuga spessore, stoffa e carnosità in un tessuto tannico “tridimensionale”, espandendosi meravigliosamente fino all’inesauribile finale. E’ vino vivo, pulsante, d’antica fierezza: un grande conseguimento.

Brunello di Montalcino 1981

Di cupezze e introspezioni: chicco di caffè, china, terriccio e liquirizia emergono da un quadro grintoso ma un po’ grezzo, squadrato, in debito di distensione e ossigeno. Annata così e così, enologicamente parlando (ma è il tributo alla causa di Francesco, che in quell’anno è nato!). Il vino ne è fedele interprete: pur non mollando gli ormeggi ha forse abbandonato l’idea di lasciar respirare un disegno che porti con sé i crismi della compiutezza.

Brunello di Montalcino 1977

Profumi di bella spazialità e definizione: cangianti, progressivi, ben scanditi, annunciati dai sentori più profondi del sottobosco. Soprattutto, ancora in grado di ispirare freschezza. In bocca non mancano indole e temperamento. E una vivida nervatura acida a snellire e a ingranare la persistenza, punteggiata da stimoli agrumati e da toni più malinconici di legno antico e tabacco biondo. Vino bellamente “resistente”, di caparbia veracità e istintiva fascinazione.

Brunello di Montalcino 1973

Vecchie annate
Vecchie annate

Tutto l’armamentario dell’evoluzione più circuitrice e seducente abita questo bicchiere. Lo scoprirai nelle pieghe di un naso cadenzato, profondo, intenso, verace, solcato da note di caffè, tabacco, mogano, caramello, foglie secche….. Poi, senza fretta, ecco i riconoscimenti più “leggeri” di agrume, cardamomo e spezie fini. Su tutto, una sensazione “pietrosa” che pulsa. Bocca dall’acidità viperina, scorrevolissima, minerale, dai risvolti ancora agrumati. Con i tannini impercettibili e super fusi, la beva contagiosa. E con quel finale fresco, “sollevato” e salato che  – letteralmente – apre a nuova vita. E’ razza pura.

Degustazione effettuata in azienda nel mese di giugno 2015

Contributo fotografico di Nicola Voltolini

Baricci – Colombaio Montòsoli

Loc. Colombaio di Montòsoli 13 – Montalcino (SI) –  info@baricci.it

galleria fotografica

FERNANDO PARDINI

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