Cronache da Vinexpo Bordeaux 2015: Château la Gaffelière e Château d’Yquem: un giorno da ricordare

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Capita a volte che ci siano giorni eccezionali nei quali si può solo cercare di fare tesoro di quello che vivrai, perché ti accorgi che non sarà così facile ripetere quell’esperienza: a noi è capitato il giorno in cui abbiamo visitato due Château al vertice dell’enologia mondiale.

100_2723Ma andiamo con ordine. L’occasione di questa visita ci è stata data dalla nostra presenza a Vinexpo Bordeaux 2015. La nostra visita a Vinexpo ci ha anche consentito di assaggiare, non potendo visitare lo Château, i vini de La Lagune nonché di incontrare, seppur fugacemente, Caroline Frey, la proprietaria (ed enologa) dello Château, che si avvale della consulenza di Denis Dubourdieu, professore all’università di Bordeaux e consulente anche di alcune cantine italiane, e toscane in particolare.

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All’ora fissata ci presentiamo, in compagnia di Urano Cupisti, allo stand di Château La Lagune e veniamo accolti dal tecnico Jacques Desvernois della cantina Paul Jaboulet Aîné, celebre maison rodaniana che fa parte delle proprietà della famiglia Frey. Iniziamo quindi l’assaggio dei vini di Hermitage e Côte du Rhône facendoci accompagnare dall’elegante e competente guida di Desvernois.

Iniziamo con il Côte du Rhône Le secret de famille Viognier  2014. La tonalità calda del suo giallo ci fa presagire un vino mediterraneo e la previsione è ben confermata dal profumo di frutti bianchi, pesca, fiori e lievi note speziate. In bocca morbidezza e bilanciamento rendono il vino molto espressivo. Fornisce la sensazione di essere un po’ pronto, anche se la vena lievemente acida e salata del suo finale dura a lungo.

Il secondo vino è un convincente Crozes-Hermitage La Mule Blanche 2013; il suo uvaggio, marsanne e roussanne in parti eguali, gli conferisce un colore giallo pallido e un naso floreale con ricordi di biancospino, acacia e lieve vaniglia (dovuta al passaggio in legno). Bella la bocca, rotonda e morbida, con finale fresco e persistente.

Dello stesso produttore assaggiamo una pietra miliare della maison:  l’Hermitage La Petite Chapelle 2012, un Syrah in purezza di evidente struttura ed eleganza. Alla vista si presenta con un colore profondo di ciliegia nera, limpido e brillante. Al naso l’evidente speziatura si accompagna a note fruttate mature e a venature floreali di viola. In bocca l’immediatezza dei tannini dolci rende il vino ampio e possente, dal finale lungo e setoso. C’è freschezza sullo sfondo.SAM_0692

Ultimo vino degustato della maison Jaboulet Ainé è il Saint Joseph 2013 Domaine de la Coix des Vignes . I vigneti della appellation Saint Joseph, disposti sulla riva destra del Rodano, poggiano su suoli granitici; nella parte più vicina al fiume le viti sono disposte a terrazze. I terreni per lo più acidi (se si esclude la zona meridionale di Tournon) donano freschezza e mineralità ai vini. Il Saint Joseph di oggi è un Syrah dal colore porpora profondo e dagli aromi di pepe, frutti maturi e lievemente fumé. In bocca è pieno, morbido, concentrato e fresco, nel finale la nota minerale è evidente. Ottima fattura e grande potenziale di longevità.

Passiamo poi all’assaggio del vino di punta SAM_0702dello Chateau della famiglia Frey: Château  la Lagune, 3eme Grand Cru in Haut-Medoc. Come molti grandi Château  bordolesi la storia viticola de la Lagune inizia nel XVIII secolo con il passaggio della proprietà all’architetto Victor Luis. Da li in poi l’aumentare della fama e il passaggio di mano a diversi proprietari non la sottrae però ai postumi della seconda guerra mondiale, alla fine della quale non rimangono che pochi ettari coltivati. Con il nuovo proprietario George Brunet si avviano lavori di ristrutturazione sia della superficie viticola che della qualità dei vini.

Ultimo atto, la proprietà approda nelle mani della famiglia Frey, nella figura di Caroline Frey, enologa, che da oltre dieci anni guida questa azienda e le altre due: Paul Jabounet Ainé e Château Corton in Borgogna. Oggi Château La Lagune si estende su una superficie di 100 ettari, con 40 salariati e una produzione totale di 250 mila bottiglie annue, di cui 150 mila di La Lagune.

SAM_0701Il rapido saluto con Caroline, che è richiesta continuamente da nuovi ospiti,  ci introduce all’assaggio dell’annata 2012. Il vino è realizzato col 60% di cabernet sauvignon, 25 % di merlot e 15 % di petit verdot. Il colore granato profondo si muove lentamente nel bicchiere; al naso sensazioni di confettura di mirtilli, spezie e menta annunciano una bocca ben bilanciata tra freschezza e morbidezza, con tannini ben dosati su leggeri rilievi vanigliati, e finale molto persistente. Un’elegante espressione di vino dell’Haut Medoc.

Lasciamo lo stand de La lagune per avviarci verso quello in cui sono riuniti i vincitori del Concorso Mondiale di Bruxelles. E’ lì che incontriamo l’amico Vincent Tissier, proprietario della maison Diogène Tissier et fils di Chavot-Coucourt, che ci propone i suoi Champagne. Assaggiamo volentieri il vincitore della medaglia d’oro, La Cuvée de Resèrve, che si offre secondo profumi fruttati maturi punteggiati da risvolti floreali; bella la freschezza aromatica e morbido il gusto, con finale dai toni sottilmente fumé che ben compendiano il tratto elegante di questo Champagne.

Fin qui le degustazioni all’interno della fiera.  Ma così come vi era stato un prologo con la visita nel Bordeaux Superiore, due visite erano previste per chiudere in bellezza l’ultimo giorno della nostra trasferta bordolese: a Château La Gaffelière di Saint-Emilion e a Château d’Yquem.

Le visite

100_2739Ci presentiamo un po’ in anticipo la mattina a Château la Gaffelière (Premier Grand Crus Classé B), e questo ci da la possibilità di ammirare il confinante Château Ausone, Premier Grand Crus Classé A. Qui le classificazioni dei Cru sono diverse rispetto al Médoc e soggette a revisioni decennali, anche se raramente si è assistito a declassamenti o a spostamenti all’interno del classement nel corso degli anni.

Ma parliamo de La Gaffelière. Ci accoglie in azienda Beatrice Laurensan, di origine italiana, responsabile della comunicazione. La conversazione però si svolge in francese,  poiché la signora Beatrice è nata e cresciuta in Francia. La Gaffelière prende il suo nome dall’appellativo con cui venivano chiamati i lebbrosi (gaffet), essendo il primo insediamento dello château un lebbrosario.

Successivamente la struttura passa nelle mani della nobile famiglia dei Malet Roquefort, che ne è a tutt’oggi proprietaria, sia pur dopo diverse modificazioni e aggiunte. Il sito però doveva avere origini più antiche se, come si vede nella sala di degustazione, nei pressi del centro aziendale sono stati rinvenuti mosaici appartenenti a una villa romana. Quindi luogo di sicura storia e tradizione se, come si sa dagli scritti di epoca romana, l’unico territorio dell’area bordolese in cui i romani coltivavano la vite era quello di Saint- Emilion.

100_2767Ma la storia recente dello Château non sfugge a quella dell’intero comprensorio. Nel secolo scorso un generalizzato abbandono delle proprietà aveva ridotto molto il lustro di questa maison, finché gli attuali proprietari non ne ripresero le redini e ne rinnovarono i fasti decidendo tra l’altro di intraprendere una collaborazione con l’enologo ,Stephane Derenancourt, che ha  impostato la produzione in maniera più classica e con stile pienamente consapevole delle potenzialità del terroir. La visita procede prima alla zona di vinificazione dove fanno bella mostra di sé innovativi tini in acciaio di fabbricazione italiana, belli anche dal punto di vista puramente estetico. La superficie aziendale coltivata a vigna è di circa 22 ettari e si estende in un unico corpo tra gli Châteaux Ausone e Pavie. Il terreno argilloso-calcareo della collina si fa più siliceo degradando verso le zone pianeggianti. La coltivazione è condotta con tecniche di agricoltura integrata e le percentuali varietali si attestano su 80% merlot e 20 % cabernet franc. L’affinamento avviene come al solito in barrique di secondo e primo passaggio in percentuali variabili a seconda dell’annata, ma comunque con una preponderanza del secondo passaggio. L’enologo predilige la degustazione diretta delle uve e dei vini alle meticolose analisi tecniche, e quindi dirige le operazioni più con esperienza e sensibilità che non poggiandosi su sofisticate tecniche enologiche. Nonostante questo le fermentazioni sono gestite e termo-regolamentate e un banco di selezione ottico fa bella mostra di se nella sala di ricevimento delle uve.

S100_2768aliamo nella sala degustazione, dove notiamo lo strappo di un mosaico derivante dalla citata villa romana, e dove possiamo assaggiare l’annata 2010. Il colore porpora profondo e la consistenza preludono ad una bella annata, e in effetti al naso la maturità del frutto appare evidente. Confettura, mora, ma anche note speziate e balsamiche apportano complessità a questa versione. In bocca appare ancora lievemente tannico e fresco ma anche pieno ed elegante, con un frutto che rimane ben nitido. Grande potenziale di invecchiamento. Ci accomiatiamo dalla gentile Beatrice per proseguire alla volta di Château d’Yquem, dove ci attendono per le 15,30. Il viaggio ci porta ad attraversare i due grandi fiumi, la Dordogna prima e la Garonna poi, che delimitano il territorio di Entre- deux – Mer e che insieme danno origine alla Gironda, che da Bordeaux si getta con un fenomenale estuario nell’oceano Atlantico.

100_2781E’ un viaggio di circa 50 km che si snoda, se fatto per via diretta, tra vigneti e boschi intervallati da prati e foraggi, che in questa bella giornata di sole mostrano la loro lussureggiante bellezza.

Arriviamo in orario a Château d’Yquem. Ci attende, per una visita ormai consueta nelle nostre puntate bordolesi (vedi qui), la nostra guida, che ci propone di approfittare della bella giornata per dare un’occhiata ai vigneti. La seguiamo sotto i pini che dominano il prato attorno al lato sud del castello, dove si possono ammirare parte dei vigneti che in questa zona sono quasi tutti piantati a Semillon. Proseguiamo poi per la cantina di vinificazione, dove ritroviamo i tini di forma particolare già occhiati a La Gaffeliere. Dalla nostra ultima 100_2810visita sono cambiate alcune cose: come detto i nuovi tini per la fermentazione e poi la sala di degustazione, di particolare bellezza. Ma non la grande cantina sotterranea dove avviene l’affinamento del Sauternes e la sua evoluzione prima dell’imbottigliamento. Qui il proverbiale, deciso odore di zolfo ci fa arrestare all’ingresso, ma ci dà comunque la possibilità di farci un’idea della meticolosità del lavoro che vi si svolge, mentre osserviamo gli addetti alle barrique effettuare travasi e colmature. Risaliamo fino alla rinnovata sala di degustazione, estremamente moderna,  dove una intera parete di mattonelle rotonde di vetro dorato introducono l’occhio ai colori del vino.

100_2819La degustazione dell’annata 2011 ( il 2012 non è stato prodotto, date le condizioni climatiche avverse) ne rivela appieno l’inimitabile stile. Il colore giallo dorato accompagna un naso fine dagli accenti floreali e di frutti secchi, quasi grigliati. Al gusto è fresco e grasso insieme, dal sapore coerente con quanto appreso al naso. Possente e indimenticabile il finale, per aromaticità e persistenza. Lasciamo Château d’Yquem non prima di aver passeggiato nel giardino delle rose, con il buon viatico di un ricordo ancora vivo che ci racconta di un vino unico.

 

 

 

 

 

Galleria Fotografica

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nuova sala degustazione Chateau d'Yquem
nuova sala degustazione Chateau d’Yquem
Barriccaia
Barriccaia

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le vigne sullo sfondo
le vigne sullo sfondo
ingresso dello Chateau  d'Yquem
ingresso dello Chateau d’Yquem

 

Lamberto Tosi

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