Pensieri e dubbi per il 2016: è davvero il tempo del vino Ogm?

3
11230

Angelo-GajaDa qualche tempo Angelo Gaja, che è uno dei più importanti ambasciatori del vino italiano nel mondo, si diletta a inviare alle redazioni dei brevi testi, riflessioni, spesso dei garbati sassolini nello stagno. L’ultimo, datato 13 novembre e da noi pubblicato qui, aveva il titolo malignamente innocuo “Troppo caldo nei vigneti”. Innocuo perché quello del global warming è un argomento ampiamente sviscerato che riserva ormai poche sorprese dato che si parla spesso degli effetti dell’innalzamento delle temperature sull’agricoltura e sulla viticoltura, e non solo su di esse visto che uno studio della Columbia University citato da Obama nel recente vertice sul clima di Parigi lo considera responsabile, via siccità e carestie, del terrorismo, Isis compreso.

articolo-gajaE malignamente innocuo perché ci ha fatto “bucare” completamente la notizia dato che alla fine del testo, il sassolino diventava macigno: “E’ urgente dare maggiore impulso alla ricerca anche in Italia: per migliorare l’adattamento dei portainnesti al mutamento del clima in atto e per cercare di mettere al riparo le viti storiche italiane da alcune delle malattie più insidiose. Per fare ciò occorre che il nostro paese autorizzi i ricercatori ad accedere alle nuove tecniche di incrocio, la cisgenesi ed il genome editing, attraverso le quali è possibile trasferire geni (di resistenza a determinate fitopatologie) da viti che ne sono in possesso a viti che sono carenti. Si metterebbe così ancora una volta a frutto il patrimonio unico di viti storiche italiane, attingendo alle diversità che le caratterizzano. Però occorre agire, utilizzando sia fondi pubblici che privati. Lo stallo attuale non serve al mondo del vino italiano.” Insomma, per farla breve, Gaja propone di introdurre i metodi di modifica genetica nella viticoltura,  di creare viti Gm.

cattaneoIl sasso si è ingigantito anche perché il vino, delle “creazioni agricole”, è quella, o una di quelle che toccano di più la mente ed il cuore; quella, per dirla con Veronelli, che ha le maggiori “capacità di racconto”, che stimola (talvolta fin troppa) affabulazione, evoca ricordi e genera discorsi, dibattiti, talvolta scontri. Molto di più, per dire, nonostante i tanti convegni ed un aumentato interesse, di un frumento o di un cece o di una albococca. E – perché non menzionare questo aspetto – è capace di generare ragguardevoli redditualità, come dimostrano i vini di Gaja o di tanti altri bravi imprenditori: grazie ad un lavoro accurato in vigna, e tanta bravura a tutti i livelli, escono bottiglie da decine e centinaia di euro. Anzi, forse è proprio per questo che sarebbe il caso di “migliorare”  delle piante così preziose come le viti, ma – attenzione – al prezzo di dover poi mettere magari in etichetta la parolina Ogm che farebbe scappare a gambe levate tanti affezionati compratori. Dell’interesse dell’intervento se ne sono accorti (anche loro un po’ in ritardo) al Corriere della Sera ma soprattutto, passato qualche giorno, esso ha meritato un commento di Elena Cattaneo domenica 13 dicembre sulla pagine de La Repubblica, che vi ha messo tutta la sua autorevolezza di ricercatrice e la forza della senatrice a vita.

articolo-cattaneoNon è la prima volta che la Cattaneo interviene sul tema Ogm e, sia detto con il massimo rispetto, scrive un po’ sempre le stesse cose, che riassumiamo cosi: vietare la ricerca è incostituzionale, l’Italia è teoricamente ed ostinatamente Ogm free ma importa tonnellate di mangimi Gm (cosa che un governo coerente dovrebbe vietare) venduti anche nei centri degli accaniti oppositori della Coldiretti, e lo fa per assicurare la produzione dei formaggi Dop di cui siamo tanto orgogliosi. Che una agricoltura senza Ogm è fatta di “semi deboli” e sarà sempre avvelenata dalla chimica, e destinata a soccombere ed ad essere soppiantata da importazioni gravosissime per il bilancio dello Stato.

Questo vale anche per le vigne, dove innesti di vite selvatica combatterebbero la presenza di parassiti sempre più pericolosi: “Se non si migliorano geneticamente le viti siamo costretti ad usare sempre più fungicidi, sempre più ossido di rame, che è altamente tossico per noi, per la fauna dei suoli e per la salute stessa delle piante.”

Insomma, il mondo pro-Ogm è arrivato a sferrare l’attacco finale, è arrivato ad assediare il fortino non necessariamente più importante ma probabilmente il più prezioso: quello della viticoltura.  Però va anche considerato il fatto che c’è chi la pensa diversamente, e si appella alla parola “biodiversità”.  Una parola che può spesso essere considerata fumosa e generica ma che a noi pare collegata ad un dubbio, che consegnamo ai nostri lettori per il 2016: ma non è che la soluzione Ogm, esattamente come quella dei diserbanti e degli antiparassitari, nella sua razionalità e nella sua brutale efficacia, sia una soluzione miope e capace di risolvere i problemi qui ed ora, destinando alla dannazione le generazioni future? Non è che una agricoltura “debole” e poco produttiva riesce però a usare tutti i terreni salvaguardandoli dal degrado ed anzi arricchendoli, invece di sfruttarne pochi intensamente, rendendoli così poveri e sterili per chi verrà? Non è che la soluzione Ogm è perfettamente in linea con la soluzione diserbanti-e-pesticidi, eliminandoli si, ma mantenendone la filosofia di concepire l’agricoltura come una guerra contro organismi cattivi da debellare magari in modo più pulito, ma che saranno così destinati e condannati a diventare sempre più aggressivi?

E vero che molti accademici, come il Dario Bressanini citato nel commento della lettrice Anna all’articolo sui grani antichi, reputano “fesserie” le fumosità legate ad un ritorno al passato. Ma ci sono altri accademici, come l’esperto di genetica agraria Stefano Benedettelli, che sono spaventati perché “si sta andando verso il baratro con l’acceleratore premuto”. Chi avrà ragione?

Nelle immagini: Angelo Gaja (da cinellicolombini.it), Elena Cattaneo (da senato.it)

Riccardo Farchioni

3 COMMENTS

  1. Angelo Gaja si è lasciato incantare da qualche venditore di “Elisir di lunga vita”.

    Magari la vite OGM (sia essa transgenica o cisgenica o ottenuta con Genome Editing o con CRISPR/Cas9), e gli OGM in generale, consentissero di eliminare i pesticidi. Purtroppo la realtà è un’altra, poichè insetti e malattie fungine col tempo maturano una resistenza genetica alle situazioni create dalla modificazione genetica e, pertanto, dopo qualche anno il problema si ripresenta, più pesante di prima.

    “Natura non nisi parendo vincitur”

  2. Cari amici, è più o meno la nostra idea. Purtroppo spesso le soluzioni apparentemente più razionali sono le più illusorie. .

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here