Anteprima Amarone 2012/1. L’unicità di un top wine, con qualche preoccupazione

0
11481

anteprima-amarone-4VERONA – Visti dal basso, dalla parte del pubblico, i partecipanti al convegno organizzato in occasione della tredicesima edizione di Anteprima Amarone ed intitolato “Conversazione intorno al brand e alle sue celebrazioni” emanano soddisfazione da nord est operoso e di successo. C’è Christian Marchesini, presidente del Consorzio di tutela vini della Valpolicella che parlerà con orgoglio del suo territorio; c’è Diego Tomasi del Centro di ricerca per la viticoltura Cra-Vit, puntuale, didattico e che riserverà una piccola grande sorpresa verso la fine; c’è Denis Pantini, testa pensante di winemonitor.it che per Nomisma monitora, appunto, i movimenti nei mercati del vino e le tendenze dei palati italiani e non. Al centro sta Andrea Scanzi giornalista+volto televisivo di successo ma anche sommelier ed autore di un paio di bei libri sull’argomento, che con sguardo serio e piglio da assistente cattivello alla sessione di esami modera ponendo domande secche, precise, conducendo l’incontro con buon ritmo e facendolo finire in orario.

anteprima-amarone-1L’unicità dell’Amarone è forse l’aspetto su cui insistono di più i vigneron di Valpolicella e su cui insiste naturalmente anche il presidente del Consorzio. Da una parte c’è il Garda a mitigare il clima, dall’altra Verona ad assicurare una presenza turistica e una notorietà trasmessa ad un territorio in sé assai suggestivo, e soprattutto vario. Le stesse ville venete si integravano in un contesto rurale, circondate com’erano da ciliegi, uliveti e naturalmente da vigneti che però non hanno monopolizzato il paesaggio come in altre zone blasonate (si parla di meno del 10 per cento della superficie dei comuni interessati) i cui grappoli sono quasi completamente autoctoni (cabernet e merlot occupano il 3-5 per cento dei filari).

anteprima-amarone-5Poi c’è, naturalmente, l’appassimento, un’operazione che sottende sapienza e mano esperta perché implica una cernita attenta delle uve e la comprensione delle sua caratteristiche fisiche e chimiche, che a loro volta dipendono dall’andamento climatico della stagione: alla fine ne viene decisa la quantità da destinare ai graticci, e quindi all’Amarone, e quanta da vinificare subito per produrre l’ottimo Valpolicella. Tutto questo fa dell’Amarone un top wine bramato dai ristoranti di alta e altissima fascia di tutto il mondo ancche perché, per la sua naturale dolcezza e morbidezza viene considerato anche un ideale “romantic dinner wine”: insomma, vino per grandi occasioni ed occasioni speciali.

I numeri dell’Amarone

Gli ettari vitati a corvina e corvinone, e poi a molinara e rondinella sono passati dai circa 5500 del 2005 ai 7500 circa dello scorso anno. 210 è il numero di imbottigliatori per una media di centomila ettolitri l’anno;  qui ad Anteprima Amarone quest’anno c’erano 78 campioni in assaggio; mancavano come di consueto, fra gli altri, quelli delle cosiddette “famiglie”.

numeri-amaroneNel 2015 il giro d’affari della denominazione è stato di 315 milioni di euro, il risultato dell’export è stato del +5 per cento in valore, in linea con il momento magico che sta vivendo il vino italiano nei mercati esteri. E mentre l’attenzione è stata a lungo puntata sui Brics (Brasile India Cina Sudafrica) le cui economie stanno invece traballando o perlomeno rallentando e che hanno comunque una affezione verso il vino ancora relativa, si scopre che le esportazioni (60 per cento della produzione) trovano gli sbocchi più brillanti in Europa (Germania, 18% dell’export; Svizzera, 14%, Scandinavia, 16%; UK 6%) e nel caro vecchio nord America. Anzi, oltre al sempre solido rapporto con i buyer Usa (10%), in grande progresso appare la ricettività del Canada (13%), guidata dalla origine italiana di una buona fetta della popolazione. Poi, ovviamente, ci sono la Russia e la Cina con i loro “big spender, ma i cui grandi incrementi dell’import sono dovuti anche ad uno “storico” bassino e che in valore assoluto sommati fanno un 2% del totale.

Il cambio climatico

anteprima-amarone-3Il cambio climatico: dato per scontato da molti, negato da un agguerrito drappello di “negazionisti”. C’è o non c’è, ed influisce sulla viticoltura e quindi sui vini che beviamo? Sì, un cambio climatico è in atto, secondo Diego Tomasi, ed ha un anno preciso di inizio: il 2012. La sua caratteristica principale è il susseguirsi di eventi metereologici “estremi” che interessano in generale luglio ed agosto e che richiedono una immediata e consapevole gestione delle emergenze da parte del viticoltore per riuscire ad arrivare con uve sane al mese decisivo per la riuscita della vendemmia, che è settembre. Per dire, l’annata 2012 ha visto il susseguirsi di almeno cinque-sei ondate di calore fra luglio ed agosto che hanno provocato le reazioni classiche nelle piante di vite: bucce più sottili e grappoli meno spargoli, ossia più compatti, quindi più soggetti all’attacco da parte delle muffe.

Amarone Ogm? Assolutamente no, ma…

La sorpresa finale, ma che in un certo qual modo si inserisce in un movimento di idee che si va diffondendo, arriva con la convinzione che sì, una qualche forma di modifica genetica delle uve ci vuole per preservarne la qualità tenuto conto degli stravolgimenti climatici di cui sopra e del sempre maggiore impatto economico del sistema vino sull’economia del nostro Paese. Gli strumenti scientifici e tecnici si vanno evolvendo di giorno in giorno, per allontanare lo spettro dell’acronimo Ogm che spaventa molti. Insomma, anche da questo punto di vista, il vino italiano è in pieno movimento e andrà seguito passo passo.

Video: Diego Tomasi sul miglioramento genetico della vite

Riccardo Farchioni

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here