Guida Vini Espresso “affaire”. Due o tre cose che so di lei…

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Guida Vini Espresso_LOGOOra che da un blog – da un blog? Sì, da un blog – è stato ufficializzato il cambio di guardia deciso dall’editore in seno alla Guida dei Vini de L’Espresso, ora che stiamo assistendo ad una messe di lodi, ringraziamenti ed incoraggiamenti per il team che se ne va, ora che si allungano ombre su inenarrabili conflitti interni e gigantesche incomprensioni, dall’alto delle mie tredici primavere trascorse in qualità di autore vi racconto due o tre cose che so di lei.

Alla Guida Vini de L’Espresso, quella che conosco io, si era assistito -forse- ad un piccolo miracolo: costruire ed attrezzare, contro le inevitabili mareggiate, un porto franco di libera critica scevra da condizionamenti, fondata su ricerca, dedizione, passione (immensa, quella sì), conoscenza dei territori, trasparenza nei gesti e nei modi, esperienza e onestà intellettuale. Ci hanno chiesto di giudicare dei vini e noi quello abbiamo fatto. Non altro.

Il fatto che da tale approccio ne scaturisse una prospettiva critica coerente, o per meglio dire una VISIONE, mi parrebbe finanche scontato. Con quegli elementi alla base, nessuno escluso, il costrutto non poteva che acquisire un senso compiuto, per approdare addirittura ad una sorta di oggettivazione in un mare magnum di soggettività.

Vai a vedere che la presunta diversità/originalità di quella pubblicazione altri non era se non la diretta conseguenza di un approccio tanto limpido e manifesto! Eppure non mi sento di aggiungere altro, se non di averci messo dentro tutta la sensibilità e la professionalità di cui eravamo capaci.

C’è chi l’ha capito questo, e sono in tanti: operatori professionali, appassionati, colleghi. Il loro supporto ci ha sempre fornito uno stimolo forte a continuare. La direzione intrapresa, lo sentivamo, era quella giusta. Ma d’altronde non poteva essere altrimenti, in quanto assistita da incontestabili fondamenti deontologici, a coniugare coscienza e conoscenza.

Che poi, a ben vedere, tutto ciò che intendevamo esprimere in materia (o quasi, dal momento in cui gli spazi editoriali sono quel che sono e spesso strangolano racconto, concetti e parole) sta in quelle pubblicazioni. Quei libri parlano per noi.

Fabio Rizzari ed Ernesto GentiliC’è chi sostiene che la nostra Guida abbia creato presupposti nuovi per una critica enologica più aggiornata, più “consapevole” e più attenta alle diversità, finalmente refrattaria alle omologazioni.

Qualcuno dice che grazie a quella pubblicazione hanno avuto voce tanti e tanti vignaioli dalle forze piccole ma dai vini parlanti. Altri che quella Guida era una Guida nel vero senso della parola. Nulla di più, nulla di meno.

C’è poi chi ha insinuato ideologia e preconcetti nel nostro operato, nel nome del “famolo strano”, del remare contro, dell’enofighettismo. Qualcuno che forse non ha avuto ancora l’occasione, o la fortuna, di assaggiare certi vini e di apprezzarne la luminosità, la bellezza, la forza espressiva, la “capacità di racconto”.

Qualcuno sostiene che siamo un gran bel gruppo d’assaggio, constatazione che sottoscrivo davanti a chiunque, sia esso terreno che ultraterreno. E non per merito mio, ovviamente. Perché Ernesto Gentili, Fabio Rizzari, Giampaolo Gravina, Massimo Zanichelli, Pierluigi Gorgoni e Francesco Falcone non si inventano. E non li trovi dietro a un angolo. Sono grandi professionisti e belle persone. Così come i nostri fedeli aiutanti sul campo, vecchi e nuovi: Filippo Bartolotta, Giovanni Bietti, Jacopo Cossater, Claudio Corrieri, Pierluca Proietti, Isao Mihashima, Giulio Bruni e Monica Coluccia: tutta gente di rara competenza e sensibilità. Alla loro compagnia restano appesi i ricordi più belli, assieme a quelli di un’Italia girata in lungo e in largo, un’Italia che ci ha mostrato la parte migliore di sé. Con loro, o con alcuni di loro, lo so, proseguiranno il dialogo e la collaborazione per partorire nuove idee e nuovi progetti. Il lascito più bello.

guide_espresso_15Abbiamo scoperto, con il tempo, che fra i produttori di vino c’è chi ama vincere e basta, per guadagnarsi la medaglia sempre e comunque, indipendentemente dal merito. Abbiamo scoperto che esiste il reato di lesa maestà. A certe persone non importa niente partecipare. Certe persone non intendono avallare il patto non scritto che sta alla base dell’ambaradan e che ci parla di rispetto reciproco delle parti, professionalità e buon senso, ossia dei cardini morali che servono a separare – e a comprendere – i ruoli del giudicante e del giudicato. Per fortuna però restano pochi, se raffrontati al gran numero di produttori che sanno dare il giusto peso al loro rapporto con la critica enologica. Epperò, ci mancherebbe, ciascuno ha piena facoltà di concedere o non concedere una campionatura, di avere o non avere fiducia negli altri. Fa rabbia semmai pensare che questo approccio lo si usi “all’occorrenza”, e non in piena coerenza con una scelta di fondo legata alla disaffezione verso i pruriti classificatori e numerologici insiti nel dna di una Guida Vini. Fa specie constatare che ancora oggi esistano dei produttori che identificano una Guida come “cosa loro” e non come un’opera pensata per il consumatore.

Autori della guida Vini d'Italia: Fernando Pardini, Fabio Rizzari, Giampaolo Gravina, Ernesto GentiliQuando il vino di una cantina, o la performance di una cantina, ci conquistavano, non abbiamo mai esitato ad evidenziarlo. Quando balbettavano, umilmente ed elegantemente lo annotavamo. E questo in ogni caso, sia di fronte al nome che conta e che “muove le fila”, sia di fronte al più sconosciuto dei vignaioli. Perché quello ci avevano chiesto e dovevamo fare: giudicare dei bicchieri di vino.

Qualcuno dice che la purezza ha un costo, io dico che è un dovere.

Oggi ci troviamo qui ad inseguire un sogno: realizzare un porto franco di “libera critica in libero stato”. Il miracolo si era concretizzato. Forse. Difficile sarebbe stato realizzare, semmai, che un miracolo potesse trasformarsi in miraggio.

Definitely, maybe

1)      Ogni tanto, sul web, capita di imbattersi in insinuazioni  – a mio modo di vedere sostanzialmente preconcette- riguardanti il fatto che le campionature chissapperché scarseggiassero per via di una linea interpretativa -come dice il blog stesso – “esclusivista”, ciò che scoraggiava i produttori, certi produttori, a mettersi nelle grinfie di un team di degustazione tanto “ideologizzato”. Ebbene, una volta per tutte chiariamoci: abbiamo ricevuto così tante campionature (ma tante eh!) da crearci imbarazzo. Le abbiamo ricevute sempre, anche e soprattutto nell’ultima edizione, da parte della stragrande maggioranza dei produttori italiani. Un fenomeno che penso non abbia eguali e che spiega lo spiegabile più di tante parole.

2)       Mi capita a volte di sentir dire che la Guida non vendesse abbastanza. Eppure lo sapete che certi tabulati – rintracciabili, consultabili, attendibili- affermavano una cosa diversa? In special modo poi se raffrontata ad altre pubblicazioni del settore eno e gastronomico? E comunque, se pure volessimo immaginarci che la pubblicazione abbia seguito il trend negativo che ha coinvolto e sta coinvolgendo i prodotti cartacei dell’editoria, e quelli del settore in particolare, ci si può sempre rivolgere al punto 5.

3)      La geopolitica, per quella Guida, era materia esclusa dal piano di studi.

4)      Si può dire di tutto in un mondo senza stile. Così come non dire. E’ ciò che hanno scelto di fare, sostanzialmente, l’editore ed i suoi emissari nei confronti dei curatori. Figuriamoci poi nei confronti dei semplici autori e collaboratori. Oddio, si sono affidati ad un blog (ad un blog? Sì, ad un blog), gliene va dato atto. D’altronde, che vuoi, si conoscevano appena da quindici anni!

5)      Un editore che tiene a ciò che produce lo vedi e lo senti. Elabora strategie commerciali e promozionali per valorizzarlo. Semplici, meno semplici, efficaci, meno efficaci, aggressive, meno aggressive: un editore si muove. Oppure ascolta consigli. Un’iniziativa potrà non sortire l’effetto sperato, ma da nessuna iniziativa sai già cosa sortirà. Fare niente suona anacronistico, miope. E odora di assenza.

6)      Ci siamo resi conto di non stare simpatici a lobby e potentati. La sincerità stride con gli affari? Viva la sincerità.

Nelle immagini: Fabio Rizzari ed Ernesto Gentili; Ernesto Gentili con sullo sfondo Enzo Vizzari; l’autore con Fabio Rizzari, Giampaolo Gravina, Ernesto Gentili

 

FERNANDO PARDINI

21 COMMENTS

  1. Giusto e sagge parole il “Viva la sincerità” per una valutazione del vino nel bicchiere altrimenti si chiamerebbe “Guida delle lobby ” !
    Cordiali s
    aluti

  2. Non scrivo di solito per pigrizia
    ma stavolta necessita un’eccezione
    per un plauso alla chiarezza e alla densità dei contenuti lodevoli a commiato
    di un lavoro per quella che é stata la miglior guida ad oggi,

    Grazie

  3. Bravo Fernando, un ritratto efficace e non sbrodolato. Dispiace solo che non si potranno più accumulare le marchette per le quali tu (e noi del resto della squadra) siamo stati tristemente famosi presso i produttori e soprattutto i lettori.

  4. Siamo diventati tutti un po’ orfani…
    Che altro dire? Spero di vincere al superqualcheccosa, fondare una casa editrice ed assumere la squadra al completo.

  5. Fernando, ti seguo dal 2000, ho anche scritto su Acquabuona perché mi sono trovato in ottima compagnia anche con te. Grazie di quello che hai scritto, perché abbiamo bisogno di gente così seria, onesta, sincera. In bocca al lupo!

  6. Come direttore (qualcuno se lo ricorda?) che ha consentito il “miracolo” (dice Pardini) di questa Guida bella e virtuosa, faccio presente che 1) non ho mai, dico mai, parlato (come scrive Pardini) di “…linea esclusivista…”, 2) non ho mai parlato di vendite ma semmai di conti in rosso e non occorre essere economisti raffinati per capire la differenza. Lecito dolersi, proibito dir bugie.
    Enzo Vizzari

  7. ma, insomma, anche peri vostri ammiratori (tra i quali il sottoscritto) comincia a diventare stucchevole e soprattutto inelegante la lamentazione da parte dei protagonisti, tutta sulla linea “noi incorruttibili”, che spiacevolmente insinua verso altre pubblicazioni. Elaborato il lutto e digerita l’amarezza, magari provate a fare un po’ di analisi su cosa non è andato in 15 anni (appunto: in 15 anni! non è che che il team sia rimasto poco all’Espresso, no?)

  8. Gentile Enzo Vizzari
    1) Magari sono stato aiutato leggendo certi comunicati diramati – casualmente per fuga di notizie, ovviamente- tramite un blog a caso, dove non mi sembra siano state rettificate dal protagonista.le affermazioni riguardanti la linea esclusivista della Guida che avrebbe portato alla disaffezione di produttori “prestigiosi” o importanti. Chiunque abbia letto quel comunicato non è che ha dubitato su chi lo avesse detto. Appare chiaro no?

    2) ho forse citato Vizzari nel punto in cui parlo del fatto che qualcuno insinuasse che le vendite non fossero insufficienti? Orco cane, davvero, sai che non stavo proprio pensando a te mentre scrivevo quella cosa lì?

    Il punto 3 lo aggiungo io: dice che la mia coscienza e la mia serenità di uomo, oltreché di professionista, non afferrano il concetto di bugia. Non sono avvezzo a tale pratica. Magari c’è la passione, e con la passione l’ingenuità. Ma le bugie cavalcano altre sponde, stanne pur certo.

    fernando pardini

  9. Gentile Sergio
    ringraziandola della stima non comprendo però il senso di stucchevolezza. Io ho espresso ( pur non essendo più dell’Espresso, carino il gioco di parole) alcuni miei pensieri. E li ho espressi dal mio spalto. Non da altre parti. Quindi non comprendo a cosa fa riferimento quando parla di insistenza.
    saluti
    fernando pardini

  10. Che si arrivi a dire che ricevevate più campionature rispetto alle altre guide sparandola così, non si sa attingendo da quale dato concreto, smonta tutto il resto.

  11. Fernando, tu continui a riferirti a “comunicati diramati…”, ma sino a oggi nessun comunicato è stato diramato. Da nessuno.Riferire i contenuti di “comunicati” inesistenti è un errore o una bugia.

  12. Gentile Laioslai ( ammazza ‘sti nickname però che iattura!)
    anche qui non si comprende dove si legga questo. Dove cioè abbia scritto che ricevevamo più campionature di altre Guide. Io mi riferisco al fatto che le campionature, il numero di campionature, negli anni è andato aumentando, a riprova della sottesa fiducia di un numero molto importante ( e crescente) di produttori nein nostri confronti. A rendere davvero insignificante il numero di produttori restii a concederci la loro produzione. Questo intendevo, non che le campionature fossero più numerose di altre Guide. E che mi importa sottolineare un dato del genere, che peraltro manco conosco!?

    saluti
    fernando pardini

  13. Caro Enzo, facciamo a intenderci! Lo ammetto, sono ingenuo, ma non approfittatene troppo.
    Non occorre arrampicarsi su chissà quale specchio o su chissà quale gioco di parole. Tutti nell’orbe terracqueo hanno inteso quel che c’era da intendere. Non lo vuoi chiamare comunicato? Va bene. Non credi quindi che abbia lo stesso, identico peso di un comunicato? che il redattore non abbia fatto altro che riportare parole altrui? O se le è inventate?
    Vabbé, troppo ingenuo sono. Un incorreggibile ingenuo.

    ciao
    fernando

  14. Da oltre 10 anni seguivo (acquistavo) la guida dell’Espresso proprio perché era lampante il distacco dagli stucchevoli riti celebrati da altre famose guide di settore. Ma si sa in questo paese l’indipendenza di giudizio e il non accodarsi ai carri dei potenti è sempre un grosso rischio e questa è l’ennesima sconfortante conferma. Continuerò a seguirti su questo blog o ovunque tu e gli altri ottimi collaboratori troverete modo di esprimere libere opinioni sul mondo dei vini.

  15. Gentile Fernando
    Scusa se intervengo con ritardo ma solo adesso ho letto il tuo post e lo faccio perché tirato in causa non perché voglia rompere.
    Quando si interrompe un rapporto, di qualsiasi natura, ci si attacca di solito ad aspetti non fondamentali a spiegare che semplicemente non ci sono più le ragioni. Come ho più volte avuto modo di ribadire, l’editore non si è affidato a un blog, si a un blog, per annunciare la decisione di avvviare un nuovo progetto. Se lo avesse fatto quale sarebbe la difficoltà ad ammerlo? Ne sarei addirittura lusingato: un grande editore con una potenza di fuoco enorme che sceglie un piccolo blog artigianale come il mio:-)
    In realtà la voce circolava da alcune settimane e alla fine io ho fatto banalmente il mio lavoro come tante altre volte: dare una notizia scomoda dopo averla verificata. Non posso riferire la tracciabilità della notizia peché tradirei le fonti, ma ti assicuro che Vizzari, Paolini e Grignaffini ne sono totalmente estranei e non sono neanche contenti che la cosa sia andata così. Ovviamente libero di non credermi, ma questa è la verità.
    Cambia la sostanza della cosa? Se non l’avessi fatto io lo avrebbe fatto qualcun altro, stai certo: la notizia è come la pizza, se la lasci nel forno si brucia.O come l’oliva, va molita subito altrimenti diventa rancida. Anche un comunicato ufficiale dell’editore con tutti i crismi della carta intestata non cambierebbe la sostanza di una decisione che viene dopo 13 anni di collaborazione nel corso della quale, a quanto scrivi tu, il vostro lavoro è stato pienamente e integralmente rispettato.
    Io sono stato solo il primo a dare una notizia e basta. Difficile crederlo, ma come tu rivendichi la tua autonomia di critico, lascia anche a me, ex cronista di giudiziaria, la soddisfazione di aver fatto questo piccolo scoop.Del resto è abitudine di questo blog di anticipare da sempre movimenti editoriali (gli amici del Gambero ne sanno qualcosa). Ché se pensi sia stato teleguidato senza ammetterlo offendi me e oltre trent’anni di lavoro, come sei io mettessi in dubbio la serietà tua.
    Molti, anche tu, si sono attaccati alla parola esclusivista che ho usato, che è mia e solo mia ed è espressione di una considerazione personale, credo legittima perché nessuno possa essere fuori dalle critiche. Non cito casi specifici altrimenti si scadrebbe in una polemica spicciola e inutile e non mi va di farla adesso che la guida ha chiuso. Questo si sarebeb sciacallaggio.
    Come ho scritto sul blog di Leonardo Romanelli, trovo molto più interessanti le reazioni alla notizia che la notizia stessa, perché questa ricade in un quadro purtroppo comune e diffuso nel panorama editoriale italiano tradizionale (basti pensare alle chiusure selvagge dei periodici Rcs e Mondadori, alle chiusure delle redazoni locali)
    Quello che non sopporto, lasciamelo dire, è il mantra secondo la quale la decisione nasce dalla voglia di colpire l’autonomia della critica, come se il vostro fosse l’unico gruppo libero dalle marchette. Forse quanto in Italia passeremo dalle valutazioni etiche ad accettare che ci siano anche altri punti di vista, che ci siano altri gruppi che lavorano bene senza necessariamente essere corrotti, allora saremo davvero usciti dagli anni ’70.
    Ti ringrazio per avermi ospitato, ti auguro buon lavoro con stima sincera e immutata anche se mi hai tirato inutilmente le orecchie:-)

  16. Gentile Luciano
    tirato le orecchie a chi? A te che hai scritto lo “pseudo comunicato” dopo averne appurato o intervistato le fonti? Figurati. Il fatto che sia uscito sul tuo blog o su un’altra testata è assolutamente ininfluente alla sostanza del discorso. Io non faccio menzione alcuna circa la liceità di pubblicare una notizia ( ed è lampante la sarcastica ironia dell’incipit, di quell’affidarsi ad un blog, sia pur -come ora stai rivelando- a tradimento, dal momento in cui Vizzari non si aspettava tale pubblicazione, no?). Vedi Luciano, ci sono modi e modi per agire, confrontarsi, comportarsi e comunicare. E non mi riferisco certo all’odor di scoop al quale difficilmente sa resistere un giornalista. Non c’entra niente il pezzo che hai scritto e che poteva aver scritto un altro. Peraltro uno di quei pezzi nei quali la firma del redattore passa assolutamente in subordine, ci se ne scorda, non c’entra. C’entra il contenuto semmai, che assume la forma di una intervista durante la quale un intervistato dice delle cose e tu pari pari le riporti ( l’universo mondo ha inteso questo, credimi).
    La pubblicazione di quella notizia, emersa in quei modi, è solo il dito, magari ficcato in posti inadeguati. ma è solo il dito. La luna è un’altra cosa, ed è già scappata. La luna sta nascosta, per esempio, dietro il punto 4 del mio “definitely, maybe” che chiosa il pezzo. Pignataro c’entra nulla. Ma nulla eh!

    Per il resto sono considerazioni personali, scritte dal mio umile spalto. che mi sento legittimato di fare dopo anni di esperienza all’interno di un gruppo di lavoro. Di quel gruppo di lavoro. Non faccio mai confronti con altri, né su chi ce l’ha più lungo o più “pulito”. Parlo di me. E di noi. Perché ne sono al corrente e conosco la storia. Questo pezzo è dedicato a chi se ne va, consentitemelo.
    Poi, tuttalpiù, di quel che mi gira attorno nell’universo mondo vitivinicolo registro, annoto, “leggo”, interpreto. E mi faccio una idea.

    fernando

  17. Gentile Ferdinando,
    non per essere petulante, anche perché a questo punto la quaestio della vicenda riguarda solo i protagonisti che hanno già una opinione, ma questo è quanto ho scritto nel post che rivela l’avvicendamento. Come si vede ha ragione Vizzari quando dice di non aver mai parlato di linea esclusivista perché il suo virgolettato, dunque quello che gli si può attribuire riguarda altro.
    Quella della linea esclusivista è una mia supposizione, ribadisco legittima, sbiadita anche da un forse che oggi, alla luce delle reazioni toglierei. Sono stato molto attento nell’attribuire o meno frasi proprio perché era un articolo scomodo per me sia per i rapporti professionali e umani con Vizzari sia per quelli umani con Rizzari. Ma non farlo sarebbe stato un errore terribile da un punto di vista deontologico. Ma vedo che pochi leggono attentamente prima di commentare.

    ECCO LO SCRITTO
    La decisione era nell’aria già da tempo: nonostante il consenso pressoché unanime nel 2.0, la guida non mai è riuscita ad ingranare in tutti questi anni come quella dei ristoranti. Motivi strutturali di settore, dove c’è una overdose di proposte, ma anche, forse, una linea editoriale eccessivamente esclusivista nelle scelte che ha lasciato fuori tanti protagonisti del panorama enologico italiano.
    Il responsabile delle guide Espresso Enzo Vizzari conferma le voci: “Più che un avvicendamento si tratta di qualcosa di completamente nuovo che presenteremo ufficialmente a breve. Si tratta di un nuovo prodotto editoriale, non sarà più una guida e si chiamerà, appunto, I Vini dell’Espresso”. Vizzari precisa anche che si tratterà di un progetto che avrà dignità editoriale autonoma rispetto alla Guida Ristoranti e che prende atto dei grandi cambiamenti che ci sono stati in questi anni nel modo di raccontare il vino.

  18. D’accordo Lucindo, quindi sei tu che hai scritto che la guida non ha ingranato in tutti questi anni. Okkei, ora mi sento meglio.
    Detto questo, ogni tanto pensate di mirare alla luna anziché al dito però eh!

    ciao
    fernando

  19. Eh purtroppo è sempre pessimo giornalismo mischiare opinione propria con la notizia vera e propria.
    Se si vuole far sapere ai lettori il punto di vista personale, meglio farne un alltro articolo. Li poi si può anche togliersi qualche sassolino dalle scarpe…eh..

    Si vede anche qui cosa succede….comnciando dai malintesi.

    Peraltro, la mia simpatia sta con voi che avete portato avanti la guida in tutti questi anni. Per mè avete ingranato eccome. Meglio questa linea “esclusivista” che magari escludeva certi vini e/o cantine, che quell’choro di certe altre guide che osannannano sempre gli stessi vini.

  20. Ovviamente Tino si sta rivolgendo all’articolo di lancio della notizia, quello apparso sul blog. Che abbiamo appreso, nel dibattito accesosi, mischiare opinioni personali ad ufficialità.
    Perché da un titolo come “due o tre cose che so di lei” che cosa ci si deve aspettare? il lancio asettico di una notizia? Quello è il mio pezzo, personale, dove dico ciò che ho detto e ciò che penso. Un pezzo da opinionista insomma. Un pezzo dal di dentro.

    Grazie per la simpatia e saluti

    fernando

  21. Si, si, esatto. Non parlavo dell’ Suo ottimo articolo, Signor Pardini.

    Ma di quello che dava la notizia per primo. Scusate, non ero abbastanza preciso.

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