“Il vino è un composto di umore e di luce”: cronaca di un incontro con Giacomo Tachis

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tachis“Uomo libero, tu amerai sempre il mare”. Inizia con la citazione di Charles Baudelaire il surreale incontro con Giacomo Tachis che ci accoglie con un largo sorriso nella sua casa toscana di San Casciano in Val di Pesa. Abbiamo involontariamente interrotto l’abituale riposo pomeridiano, ma l’accoglienza è in ogni caso estremamente gentile.

Entriamo nel suo studio in punta di piedi, non senza un ingombrante senso di riverenza che ci mette un po’ a disagio e subito siamo catturati dall’infinità di volumi antichi e moderni che corrono lungo le pareti della stanza e che ci sovrastano non appena ci accomodiamo. Osserviamo smarriti il nostro interlocutore e comprendiamo subito che non sarà il vino il tema della conversazione.

“Amo il mare, ma non so nuotare. Lo amo perché il suo orizzonte sconfinato rappresenta la libertà”, sospira. Il riferimento alle isole è immediato, appena nominiamo la Sicilia e la Sardegna il suo sguardo si illumina di un entusiasmo vero. “Sono piemontese di origine, ma avrei voluto essere uomo del sud. Il sud è meraviglioso con la sua infinita cultura: in Calabria si respira la Magna Grecia, in Sicilia ho scoperto la profonda spiritualità dei luoghi nell’Acropoli di Salinunte e nel Teatro Greco di Segesta… La Sardegna è splendida, l’unica terra che continuo a seguire professionalmente, alle Cantine Santadi. Oltre a Bolgheri, ovviamente, per l’amico Incisa della Rocchetta. Vado in Sardegna una volta al mese”.

Quando ha conosciuto la Sicilia per la prima volta?
“La Sicilia doveva essere il mio viaggio di nozze, ma per varie vicissitudini non lo fu mai. Sono stato in Sicilia per la prima volta quattordici anni fa, ad un anno circa dalla pensione. Una delle tarde sere in cui mi trovavo nelle cantine Antinori, ero sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarmene, suonò il telefono e risposi. Era Diego Planeta, che allora neanche sapevo chi fosse, che chiedeva del dott. Tachis per proporgli un incarico di consulenza presso l’Istituto Regionale della Vite e del Vino. Rifiutai perché avevo ancora un contratto monomandatario con Antinori e rimandai la questione al dopo pensione. Planeta mi chiamò ogni mese…”.

Adesso che è un uomo in pensione, come vede dall’esterno il mondo del vino?
“Con distacco”.

E che cosa fa un enologo in pensione?
“Il mio medico mi ha detto che in tutta la mia vita ho curato troppo la mente e poco il corpo. Ora mia moglie mi costringe a camminare mezz’ora al giorno….”

Ci dica qualcosa che non sappiamo sul vino, qualcosa che gli enologi solitamente non raccontano.
“Gli enologi non hanno cultura. Non sanno neanche che Galileo Galilei è stato il primo enologo della storia. Galileo diceva: «il vino è un composto di umore e di luce»”.

Aveva ragione? È così?
“Sì”.

Ma lei è un enologo da vigna o da cantina?
“Da tavolino”.

Lo scrutiamo con aria interrogativa mentre indica la scrivania. “Studiare, studiare, studiare. Studiare è la cosa più bella”.  Abbiamo l’impressione di trovarci di fronte a un professore universitario, più che a un enologo.

“Questo libro mi lega a mio fratello, morto cinque anni fa. Era laureato in chimica e fisica nucleare”.

E cosa pensava suo fratello della sua professione di enologo?
“Niente, mi derideva”.

In realtà, cosa le sarebbe piaciuto fare da grande?
“Il musicista. I miei genitori erano poveri, non potevano permettersi di farmi studiare uno strumento. E in collegio quei ciarloni dei preti mi hanno fatto smettere di suonare perché mi ritenevano indisciplinato. Sono sempre stato indisciplinato”.

Ci ha parlato soltanto delle sue passioni: lo studio, la poesia, la musica, il mare. Ma cos’è che non le piace?
“Lavorare”.

Ci congediamo da Giacomo Tachis con uno strano senso di leggerezza, di sana dissacrazione nei confronti del Dio Bacco, affascinati dalla semplicità dell’uomo e dalla ricchezza del suo pensiero. Ci saluta pregandoci di non definirci mai “giornalisti”, ricordandoci la sua assoluta quanto notoria antipatia nei confronti della stampa. Poco importa se non sapremo mai cosa pensa Tachis della nuova Ocm vino, e se il nostro blocco appunti è rimasto per la prima volta completamente immacolato.

L’immagine di Giacomo Tachis è tratta da lanazione.it

Francesca Lucchese

3 COMMENTS

  1. Grande , grande , grande il caro Dott. Tachis : ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscerlo quando appena laureato nel 1982 lavoravo presso la Fattoria delle Corti in San Casciano V.Pesa il cui proprietario Principe Corsini Filippo , in amicizia con il Marchese Piero Antinori , mi suggeriva di portare i campioni dei vini nuovi dal Dott. Tachis per un giudizio sulla loro qualità ed indicazioni enologiche successive al primo travaso . La dote naturale che aveva il Dott. Tachis era la gran facilità ad esprimere pareri sintetici perfetti su ogni vino anche dopo avere degustato diverse decine di campioni di fila uno dietro l’ altro . La naturalezza di giudizio aderente alla realtà del vino nel calice insieme alla semplicità della persona mi impressionarono e conserverò di lui sempre un bellissimo ricordo .
    Valter Morieri

  2. È con affetto ed gratitudine Francesca che leggo le emozioni fra le righe legate a tutti i maestri che ci lasciano così tanto. Io amante come te del vino e del mnodo che grazie a lui esiste.
    Abbracci

  3. Si, siamo tutti d’accordo sulla grandezza di Giacomo. Qui però voglio elogiare la semplice ed emozionante scrittura della giornalista Francesca Lucchese che ha scritto queste meravigliose righe. Grazie.

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