Barolo 2012, la lunga estate calda. Prima parte: Novello, Roddi e “più comuni”

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Panorama di LangaALBA (CN) – Ebbene sì, anche nella patria putativa del vino con la V maiuscola, da annoverarsi fra le massime espressioni dell’italica vocazione enoica, non mancano i luoghi comuni, a fare di tutto il mondo un paese. Nel senso che, per esempio, i commenti stra-positivi, quando non esaltanti, sulla vendemmia 2012 si sprecano. Da parte dei produttori, ovviamente! E se non si arriva a dire che l’ultima vendemmia è sempre la migliore, anche la nobile Langa, per voce dei suoi protagonisti, non è immune dalla tentazione di mettere in risalto, sempre e comunque, un’ingombrante autostima.

Foto artistica della bottigliaIn realtà i tanti vini targati 2012, assaggiati nel corso della riuscitissima edizione 2016 di Nebbiolo Prima, ci hanno raccontato una storia alquanto diversa, anche se dobbiamo ammettere che i Barolo ce la stanno mettendo tutta per farsi apprezzare, sia in termini di bilanciamento alcolico che di equilibrio complessivo. Non rinunciando, in diversi casi, a ben dettagliarsi sul versante aromatico senza che il frutto si conceda derive troppo mature o il comparto dei profumi resti schiacciato dal calore alcolico o dal rovere. Se volessimo invece individuare “l’insidia più insidiosa”, questa va ricercata nella qualità del tannino, nella sua grana, nella sua consistenza, nella sua capacità (o meglio, incapacità) di veicolare persistenza e tridimensionalità alla “seconda parte” di bocca, lì dove spesso si stracciano le questioni in merito alle reali potenzialità di un vino.

Sta infatti in quella latente rugosità tannica, in quel restringimento di carreggiata che tende a rendere i vini affilati in chiusura di partita, in quei varchi gustativi di marca vegetale, l’impiccio più avvertibile, ossia la filiazione legittima della lunga estate calda 2012. Anche se non mancano all’appello piacevolezza e un certo alito di freschezza (più di quanto ci si potesse attendere).

NP2016_bottiglie in schieraUna stagione che in Langa è iniziata con un inverno fra i più freddi degli ultimi decenni e con una primavera incerta e piovosa. Quindi, con gli immancabili ritardi nelle prime fasi vegetative. Poi, a partir da maggio/giugno, ecco un caldo sostenuto e costante che non ha più mollato gli ormeggi e ha stazionato imperterrito sul territorio albese, condizionando le fasi topiche di accrescimento e maturazione del frutto. E se da un lato, in ragione della natura dei suoli, si è potuto sfruttare le generose riserve idriche accumulatesi in inverno e in primavera, a salvaguardare frutto e acidità, dall’altro questo spariglio climatico ha portato un problema di maturazione fenolica nel tardivo nebbiolo. Per cui, a una vite tutto sommato meglio acclimatatasi rispetto al 2011 (quando i picchi di temperatura agostani avevano causato un diffuso stress idrico), e che quindi è riuscita a partorire vini dalla silhouette più profilata e generalmente meno alcolici rispetto alla vendemmia precedente, ha fatto da contraltare la difficoltà di ottenere una perfetta maturazione del tannino.

NP2016_sala degustazioneOvviamente non mancano, come vedrete, le provvidenziali eccezioni. Che ci suggeriscono, intanto, di porre le dovute attenzioni su alcuni vigneti di Langa, magari non pienamente esposti a solatìo, che sotto questi chiari di luna climatici stanno offrendo una continuità di risultati non soltanto apprezzabile ma anche assolutamente confrontabile con quella espressa dai cru più blasonati e teoricamente meglio esposti. Dal momento in cui, con sempre maggiore frequenza, in questi ultimi casi partono per la tangente le gradazioni alcoliche (con le conseguenti sensazioni pseudo caloriche) e al contempo i profumi si sfrangiano offuscandosi, a concretizzare dei sorsi ampi, eterei ma non così compiuti o contrastati come ci si attenderebbe. Eppoi, oltre ai versanti più “fortunati”, non va sottovalutata la sensibilità interpretativa dei singoli vignaioli. Mai. Perché in annate selettive come la 2012 può rappresentare la chiave di volta in grado di fare la differenza, al fine di indirizzare un conseguimento verso la bellezza o verso la normalità.

BAROLO 2012 ZONA NOVELLO

Nota introduttiva: assaggi riportati in stretto ordine di apparizione, con il grado di immedesimazione da immaginarsi. Mancano all’appello le bottiglie visibilmente problematiche (circostanza non così rara) oppure troppo poco coinvolgenti per essere vere.

Barolo 2012- Piazzo Armando

Sciolto, sottile, educato, ben disposto al dialogo, ispirata liaison fra frutto e fiore. Oddio, il finale non è di quelli espansivi o esplosivi. Ma è coordinato, quello sì, anche se un po’ rugoso.

Barolo Trentaquattro34 – Rattalino

Note boisé e di bon bon alla ciliegia gettano un’ombra di lordure sul profilo aromatico. Al gusto, dai tratti selvatici e “aguzzi”, fanno capolino risvolti vegetali. La timbrica austera non resta ben incanalata nell’alveo dell’equilibrio espositivo.

Barolo Corini-Pallaretta 2012 – Le Strette

La sensazione eterea ne smorza i dettagli aromatici. In bocca è affusolato, con la forza tannica che si “mangia” un po’ il finale. Ora manca di equilibrio, e c’è un pizzico di calore in esubero.

Barolo Panerole 2012 – Franco Conterno

Smalto e alcol accompagnano una bocca brevilinea e contratta, anche se succosa.

Barolo Ravera 2012 – Vajra

I profumi mentolati e floreali, con il sottotraccia minerale, annunciano garbo e portamento; delizioso, elegante, dettagliato, irresistibile alla beva, è il Nebbiolo nella sua veste più intima e spigliata. E’ un grande esordio.

Barolo Ravera 2012 – Giribaldi Mario

Toni boisé e di pneumatico suggeriscono che deve ancora sciogliersi ‘sto naso; lo sviluppo gustativo non risolve diatribe ed incertezze, risultando ancora farraginoso. Note di bon bon alla ciliegia convivono malvolentieri con gli accenti vegetali.

Barolo Ravera 2012 – Reva

Rarefatto, affusolato, lieve. Quasi timido. Più Nebbiolo che Barolo, ma a rigore stilistico e a “sentimento” riesce a rendersi accattivante.

Barolo Ravera 2012 – Vietti

Dei suoi profumi ne apprezzerai la pienezza e la coriacea presenza scenica, ma non ancora la piacevolezza di un dispiegarsi dettagliato. Bocca leggermente corrugata, dal carattere altero e dalle screziature vegetali: ha un suo perché insomma, anche se poco concessivo.

Barolo Ravera 2012 – Marziano Abbona

Rosolio, geranio e sensazione fané. Scorre via liscio e senza increspature, si beve bene. Il rischio semmai è che ti appaia fin troppo sottile e “accennato”, al limite della vaghezza.

Barolo Sottocastello di Novello 2012 – Grimaldi Giacomo

Calore ed avvolgenza non ne cancellano il grip, dote che gli appartiene. Di contro, alcol e tannini “bruciano” il finale, che vira sull’allappante.

BAROLO 2012 DA PIU’ COMUNI

Barolo 2012 – Gillardi

Più Chianti che Nebbiolo. Davvero, lo confonderei. Un po’ dilavato negli umori, gira a largo dalla concretezza e mal ne afferro la personalità.

Barolo 2012  – Bartolo Mascarello

Belle le erbe aromatiche, e bella la scioltezza. Ottima la finezza d’impianto, con la tipicità e la franchezza. E se il finale non sembra memorabile come in altre occasioni è comunque un vino fresco, tonico e dispiegato. Insomma, un “Bartolo” molto piacevole e piuttosto colloquiale. Per questo, istintivamente attraente.

Barolo Tre Utin 2012 – Mario Gagliasso

Tipicità e rigore, apprezzabili, devono fare i conti con una sensazione pseudo-calorica ed evoluta di troppo. La chiusura pragmatica non giova alla compiutezza.

Barolo 2012 – Prunotto

Quasi un Pinot Noir, merd de poule compresa. Sì, a parte qualche incertezza aromatica, che vorremmo sperare di natura passeggera, in bocca vibra con leggerezza e sinuosità, rivelando un passo felpato e una delicata tessitura tannica.

Barolo 2012 – Cascina Bongiovanni

Buona rarefazione aromatica, sia pur con qualche incertezza, e attraente “dico non dico”. Bocca ordinata, compassata, a-emozionale.

Barolo 2012 – Rocche Costamagna

Percorso da una traccia di vegetalità, lineare e preciso negli assetti, è un Barolo all’apparenza freddo e distaccato, a cui vorresti associata una quota di determinazione in più.

Barolo Pichemej 2012 – Gian Piero Marrone

Carnoso e seducente ai profumi -sono ribes, cuoio e fragolina del bosco-, la tempra e la saldezza corroborano una progressione tonica e vivace, con un finale sapido/minerale ringalluzzente. Sopportabili e non esacerbati i risvolti esotici del frutto. Leggibile il commento alcolico.

Barolo 2012 – Alessandro Rivetto

Toni caffeosi screziano di umori più cupi uno spettro aromatico poco rilassato, in sé. Qualche asprezza vegetale di troppo se lo bevi. Grana tannica nsci nsci.

Barolo 2012 – Parusso

Terra & cuoio. Ma soprattutto gli immancabili – e fors’anche esacerbati – toni esotici di pesca e papaya, che tanto fan Parusso. Bocca che attacca dolce ed accomodante, sebbene poco contrastata dalla spinta agrumata. Piuttosto stretto e sbrigativo il finale.

Barolo Vinum Vita Est 2012 – Terre del Barolo

Le note di ferrochina denunciano latenti ossidazioni in un campione non perfettissimo, ma se non hai fretta capirai che in bocca va meglio: austera certo, ma anche forte e tesa. Non proprio elegante diciamo, ma mai banale.

Barolo 2012 – Reva

Bella tempra e reattività, stuzzicanti i toni agrumati: “diritto”, efficace, concreto. Di lui mi piacciono ritmo e stile. Sorpresa. Da vigneti in Serralunga e Castiglion Falletto.

Barolo 2012 – Luigi Oddero e Figli

Disinvoltura, sottotraccia minerale, classe tannica e scioltezza. Stile apprezzabile e bel conseguimento per l’annata.

Barolo 2012 – Pio Cesare

Smaltato ai profumi, ovattato nella progressione, il generoso contributo del rovere concede troppe chance alla stucchevolezza.

Barolo Paesi Tuoi 2012 – Vite Colte

Pigna di cipresso, profondità balsamica, sottobosco umido. Le note di liquirizia ne amplificano il carattere altero, senza che sconfini nell’intransigenza. Certo qualche “sorriso” in più non guasterebbe.

Barolo 2012 – Gemma

Notevole similitudine con un Pinot Nero. Per sentori, tattilità e sottigliezze. A suo modo delicato, non enorme nella progressione ma affascinante nella sostanza.

Barolo 2012 – Azelia

Austero e balsamico, senza impacci, scorre bene, brillante, rigoroso. Non mi dispiace affatto per saldezza e concretezza. Buono.

Barolo 2012 – Fontanafredda

Florealità e sfumature minerali, succo e determinazione. Sì, un vino espressivo ed equilibrato. Super sorpresa, da che recupera una disinvoltura e uno stile dagli accenti assolutamente “classici” che non mi aspettavo, e che quindi prendo e porto a casa con molto piacere.

Barolo 2012 – Le Cecche

Un po’ frenato nello sviluppo gustativo, il rovere tende ad addolcirne la trama. Carnoso, adeguatamente denso e coeso, resta un po’ lì senza affondare il colpo sul versante della personalità. Vigneti in Diano.

Barolo Castiglione 2012 – Vietti

Assai potente, granitico, senza fronzoli, tannico.  E se oggi mancano cambi di passo e sfumature, non manca certo il carattere.

Barolo 2012 – Cantina del Nebbiolo

Nell’apparentarsi con uno Spatburgunder della germanica Ahr per profilatura, accenti mentolati e impasto del rovere, se ne esce piuttosto dolce e monocorde al gusto.

Barolo Aculei 2012 – La Biòca

Intenso, ma con le note boisé ad infastidire il coté balsamico-floreale. Bocca assai monotematica per via dei toni esotici e della dolcezza del rovere.

Barolo Stòlet 2012 – La Biòca

Fascino indiscreto di terra e calore, interessante per impasto e misura, anche se va più in larghezza che in profondità.

Barolo 2012 – Famiglia Anselma

Morigerati esotismi qui, con le erbe aromatiche a ingentilire e ad intrigare; smaliziato, “consapevole”, tecnicamente ineccepibile, sostanzialmente a-emozionale. Da vigneti in Barolo, Monforte e Serralunga.

Barolo Tre Ciabot 2012- Cascina Ballarin

Alcol in sopravanzo. Bocca agrumata e stretta, sentitamente affusolata, certo fresca ma poco diffusiva. Da vigneti in La Morra, Novello e Monforte.

Barolo 2012 – Francone

Sfaccettato, giocato sull’eleganza floreale, limpido, sinuoso, disinvolto, puro. Una boccata d’aria fresca, pur senza toccare abissi di profondità. Da vigneti in La Morra e Monforte d’Alba.

Barolo 2012 –  Oddero Poderi e Cantine

Potente ma non sguaiato, austero ma non severo. Quasi fosse un Monforte style, l’indole a suo modo introspettiva non ne frena progressione ed espressività. Sopra tutto però colpisce per freschezza gustativa. Da vigneti in La Morra (Bricco della Chiesa e Capalot) e Castiglion Falletto (Bricco Fiasco).

Barolo I Tre Pais 2012 – Broccardo

Sul fascino della evoluzione controllata, si beve bene, è sciolto, scattante, senza compromessi, dai salvifici risvolti agrumati. Però! Da vigneti in Barolo (Paiagallo), Monforte (Bricco San Pietro) e Novello (Ravera).

Barolo Bricco Ambrogio 2012 – Grimaldi Bruna (Roddi)

Senti la freschezza, ciò che rappresenta il lato suo più convincente. Attacca bene, si espande poi si contrae, svelando una grana tannica leggermente rugosa.

Barolo Bricco Ambrogio 2012Paolo Scavino (Roddi)

Menta e ferrochina rendono ombroso il quadro dei profumi. Meno cupo delle attese al palato, la china insiste ma è un commento leggero. Il tratto è rigoroso, il carattere altero, la chiusura fresca.

Barolo Camilla 2012 – Bruna Grimaldi  (Grinzane)

Erbe aromatiche, tensione sapido-minerale. Nervoso e reattivo, affusolato e ben proporzionato, scatta, allunga e si propone. Molto “Bruna Grimaldi style”.

FERNANDO PARDINI

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