Vodka: roba da russi… mica tanto vero!

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Happy russian man offering a vodka, cheersDici Vodka e pensi a fredde serate invernali, con famiglie di russi o polacchi che ingurgitano shottini tutto d’un fiato. Oppure pensi a cocktail glamour consumati in tutto il mondo, come “carburante” conviviale che allarga sorrisi e speranze. Insomma, mettetela come volete, ma chi di voi penserebbe all’Italia? Eppure tra le tante eccellenze che il nostro paese è in grado di produrre ultimamente va annoverato anche questo distillato.

Parliamo di numeri insignificanti se paragonati al mercato mondiale (la vodka è, insieme al whiskey, il superalcolico più consumato al mondo, con un giro d’affari complessivo di svariati miliardi di euro), ma le vodke italiche, puntando su qualità della materia prima e sulla precisione della tecnica di distillazione, si stanno conquistando pian piano un posto di rispetto nel mercato di nicchia degli alcolici premium.

La vodka è un distillato di cereali non invecchiato, in origine ottenuto dalle patate e a cui si sono poi aggiunte varianti con prodotti di derivazione enologica e frutticola. Nasce come prodotto povero contadino e il suo nome deriva dalla radice “voda”, ovvero “acquetta”, a ricordare un liquido trasparente simile all’acqua. La sua paternità appartiene alla Polonia, ma la Russia reclama i natali delle prime distillerie, fondate al tempo degli Zar, interessati , come tutti i regnanti dell’epoca, a detenere il monopolio produttivo degli alcolici per sostenere guerre e lusso.

Fino agli anni 50 rimase semi sconosciuta in Europa, restando un alcolico fortemente legato alla classe operaia russa. Paradossalmente fu James Bond, l’agente 007, nemico giurato delle spie russe, a sdoganare in tutto il mondo la vodka come alcolico di consumo sia liscio che miscelato, dando il via al suo uso in decine di cocktail e affrancandolo definitivamente dal ruolo di distillato povero e contadino.

La produzione italiana della vodka risulta essere sorprendentemente varia. Numerosi distillatori di pregio l’hanno inserita nel portafoglio prodotti e sono nate diverse startup specializzate (che sfruttano spesso testimonial o soci “vip” come grimaldello commerciale) . I motivi sono facili da intuire:

  • l’Italia per qualità dei cereali e delle acque ha pochi rivali al mondo;
  • nell’arte della distillazione siamo da sempre considerati maestri;
  • i distillati di cereali sono quelli che offrono il maggior moltiplicatore economico in termini di ricavi (non solo costa relativamente poco produrla, ma la vodka non ha nemmeno costi di affinamento e stoccaggio, visto che è pensata per un consumo a breve termine ).

Del bel progetto della Futa Srl, che nelle campagne toscane intorno al Mugello ha lanciato da poco la VKA, la prima “organic vodka made in Tuscany” (www.vka.it) abbiamo già parlato qui.

vodka origine 01La prima premium organic vodka del mercato 100% italiana pare invece sia stata la Vodka Origine 01, lanciata nel 2008 dal Laboratorio Origine, che con essa ha poi ideato anche una serie sfiziosa di bio-cocktail (www.origine-laboratorio.it) E’ ottenuta da grano biologico certificato e acqua purissima proveniente dalle fonti di Lurisia, sulle montagne vicino Cuneo: è un’acqua equilibrata e leggera, dal ridotto contenuto minerale, ideale per ottenere al meglio quegli obiettivi di purezza assoluta che le vodka moderne perseguono. Il prodotto viene distillato 4 volte, non viene filtrato se non per refrigerazione e si distingue per un gusto pulito e morbido, con sentori di lievito e grano fresco, con una bellissima persistenza finale.

vodka TYPAInfine, per quanto riguarda le vodka di ultima generazione (quelle che attingono a materia prima più “nobile”, come frutta o derivati vinicoli), l’Italia, grazie alla sua forte tradizione enologica, può contare su alcuni prodotti davvero eccellenti. La prima della tipologia è la Typa prodotta da Mazzetti d’Altavilla, nel Monferrato, storica distilleria fondata nel 1846 (la seconda d’Italia) e famosa per la qualità estrema di tutta la sua produzione (www.mazzetti.it). Visti i trascorsi storici e l’ubicazione territoriale la vodka non poteva che essere prodotta a partire dal vitigno bianco principe dell’enologia piemontese, il Moscato, le cui uve sono mischiate a un blend di cereali. Più famoso ed apprezzato per la produzione di grappe, vista la sua spiccata aromaticità, questo vitigno si adatta bene anche alla vodka, che pur nella sua purezza e pulizia, si arricchisce di profumi eleganti con ricordi di uva fresca.

Ma l’elenco delle produzioni tutte italiane potrebbe continuare a lungo: provate a fare una ricerca su web e vedrete. E quindi, la prossima volta che capitate in un bar o ristorante di livello, provate per curiosità a chiedere una vodka tricolore. Se la trovate potrebbe essere davvero una bella sorpresa!

 

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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