Anteprime “guidaiole”: come sta l’Abruzzo?

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degustazioni guidaE anche quest’anno fegato e cuore sono sopravvissuti alle degustazioni seriali guidaiole! La compagnia era di quella buona, come al solito:  Andrea De Palma ed io a “smazzare” per Vini Buoni D’Italia (www.vinibuoni.it), con la preziosa e professionale spalla di Roberto Orciani e Martina Brescini, del blog NonSoloTappo (www.nonsolotappo.info). Punti di vista ben assortiti, “divergenti” il giusto, accomunati da un’indiscutibile passione, condita da coerenza ed indipendenza di pensiero. Un professore, un ingegnere e un medico chirurgo magari di vino capiranno poco (visto che ne assaggiamo solo qualche migliaio l’anno e da diversi anni, ahimè) ma “campando” d’altro ci sia accreditato almeno il disinteresse nel giudizio!

Nota ai lettori: siccome siamo sotto “elezioni” – con tutte le guide che stanno definendo in questo periodo le loro eccellenze – non farò nomi di aziende ma proverò a sintetizzare un quadro generale delle nuove annate che vi possa aggiornare sullo stato di salute dei vini abruzzesi.

Allora, come sta, enologicamente parlando, il “mio” Abruzzo? Bene direi, con tante aziende che hanno presentato produzioni sempre più focalizzate ed assaggi molto stimolanti. Certo, trovare una sintesi univoca e coerente alle tante espressioni della vitivinicoltura di questa terra è sempre difficile: dalle montagne aquilane alle coste pescaresi e chietine, passando per le colline teramane, pochi km in linea d’aria si traducono in grandi distanze nel carattere e nelle peculiarità dei vini. E il fatto di avere delle denominazioni ad estensione regionale non aiuta. Per cui le acidità e la freschezza minerale dei vini aquilani convive con il corpo e l’esuberanza delle versioni costiere, come figli diversi sotto lo stesso nome. Ma questo si sa e fa parte del gioco.

Veniamo quindi ai risultati degli assaggi. Parto subito con una supersintesi di consigli per gli acquisti: il Trebbiano è fermo, il Pecorino cresce prepotentemente, il Cerasuolo è sempre affidabile, per il Montepulciano lasciate stare la 2014 e cercate vini più maturi. Ho banalizzato ma questo è quello che ho potuto leggere nel bicchiere dopo più di 500 assaggi.

quadro vino biancoPartiamo dai vini bianchi. L’Abruzzo in bianco si riassume in un confronto a due: trebbiano vs pecorino. Certo, collaboro con la guida dei vitigni autoctoni, da sempre attenta al “piccolo” e “diverso”: ma tra cococciole, malvasie, moscati e passerine varie, di vini davvero emozionanti ne devo ancora trovare.

L’impressione generale è che il Trebbiano, dopo la bella novità degli esperimenti in fermentazione spontanea di qualche anno fa, si sia fermato e che il Pecorino, grazie all’esperienza accumulata dai produttori e alla maggior maturità degli impianti, stia crescendo”. Lo scrissi un anno fa e lo confermo ancora di più oggi. E lo dico con un piccolo magone in gola perché è innegabile che il vero bianco d’Abruzzo debba essere il Trebbiano. Per storia, valore produttivo e simbolico meriterebbe migliori ribalte. E invece siamo sempre qui a fare la conta con vinelli corretti e piacevoli, quando si è fortunati, e con i soliti 4-5 che si staccano anni luce dalla media e che ben figurano, a mio avviso, tra i grandi bianchi d’Italia.

Il Trebbiano d’Abruzzo ne esce sminuito, anche perché dall’altro lato il “rivale” Pecorino continua a crescere. Abbondano ancora, per carità, le versioni dolcione e ruffiane, figlie di un’enologia ingenua e di corte vedute che strizza l’occhio ad un mercato standardizzato e poco attento, ma è anche innegabile che mai come quest’anno abbiamo trovato tanti vini ben fatti, capaci di coniugare la generosità (di profumi, di sapore, di zuccheri, di tutto…) del vitigno con un’acidità salvifica e talvolta tagliente, che gli dona dinamica e allungo. Nelle espressioni migliori ( e ne abbiamo trovato una decina) mi fa pensare ad un muscoloso quattrocentista statunitense, di stazza atletica imponente ma capace di mantenere velocità ed agilità per tutto il giro di pista.

Sul fronte dei rosati – pardon, dei Cerasuoli, altrimenti mi tolgono la cittadinanza! –  l’annata mi è parsa buona. Nessun vino indimenticabile ma tante bottiglie schiette, gustose, piacevoli già alla vista e che sapranno donare gioia e rilassatezza alle bevute estive. Insomma un cerasuolo come deve essere: un vino per tutti, un compagno della tavola versatile, non pretenzioso né banale: io me lo sto già godendo!

wine-vintagesPassando ai rossi salto a piè pari il giudizio sulla 2015 perché per me il Montepulciano d’Abruzzo d’annata ha poco senso (è un mio limite, lo so). La 2014 è stata un’annata molto problematica e si sente tutto nella qualità dei tannini: tanto verde e amaro, roba che difficilmente avrà la forza di evolvere e maturare, strutture scarne e vini che faticano a trovare un piacevole equilibrio. Insomma, mi sono divertito di più in altre annate. Anche se, come sempre, il “manico” buono ha avuto la sensibilità e la forza di sopperire agli ostacoli naturali portando in bottiglia un prodotto più che dignitoso.

Le annate 2013 e 2012 sono state senz’altro più equilibrate. Ho trovato tanti vini godibili, già discretamente espressi, capaci di coniugare l’anima rustica del vitigno con una veste più raffinata ed elegante, come si confà ad uno dei grandi rossi d’Italia. I grandi interpreti non hanno deluso e alcune aziendine a sorpresa hanno tirato fuori delle chicche entusiasmanti (magari anche presentando riserve 2011 e 2010 che adesso sono in una fase ottimale di apertura comunicativa).

Millesimo a parte i risultati migliori sono stati di quelle aziende che hanno provato ad interpretare il vitigno senza lavorare in addizione e sottrazione ma cercando di assecondarlo, controllandone la naturale irruenza e generosità ma senza castrarne i nervosismi e le “spigolature” tipiche. Vini insomma più freschi e di beva, con un uso del legno ridotto al minimo se non assente, macerazioni ed estrazioni meno esasperate…anche perché con una maturazione fenolica sempre più complicata per via dei cambiamenti climatici una mano delicata non è una scelta ma una necessità!

Che dire in sintesi: bevete bene, bevete abruzzese! (…alla faccia dell’indipendenza di giudizio :-))

(Credits: le immagini provengono dal blog vaguelyvinous.wordpress.com)

Franco Santini

Franco Santini (santini@acquabuona.it), abruzzese, ingegnere per mestiere, giornalista per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri. Pian piano, da argomenti tecnico-scientifici è passato al vino e all’enogastronomia, e ora non vuol sentire parlare d’altro! Grande conoscitore della realtà vitivinicola abruzzese, sta allargando sempre più i suoi “confini” al resto dell’Italia enoica. Sceglie le sue mète di viaggio a partire dalla superficie vitata del luogo, e costringe la sua povera compagna ad aiutarlo nella missione di tenere alto il consumo medio di vino pro-capite del paese!

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