Rocca di Castagnoli e Tenuta di Capraia in Chianti Classico: ogni ascensione ha la sua disciplina

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Vista su Rocca 2Le dimensioni non traggano in inganno, perché qui incontrerete vini dal taglio sartoriale, “chiantigiani dans l’âme”, dove lo scrupolo tecnico contribuisce a mettere a fuoco, senza depotenziarli, i differenti stimoli costituiti dai differenti siti di provenienza, per tracciare le rotte stilistiche di una proposta enoica in grado di raccontare la propria terra senza stonature. Una lunga storia quella di Rocca di Castagnoli, la vasta proprietà di Gaiole in Chianti acquistata dalla famiglia Calì nei primissimi anni ’80 del secolo scorso. Assai più recente quella della Tenuta di Capraia, appartenente alla stessa famiglia ma da considerarsi ovviamente come realtà a se stante. Dopo fisiologici alti e bassi, pause di riflessione e provvidenziali accelerazioni, gli intendimenti della proprietà e della direzione tecnica hanno partorito una svolta. Ne sono scaturite pagine nuove. Non più “soltanto” vini buoni quindi, ma il perfezionamento di uno stile molto attinente al concetto di personalità, quale approdo salvifico per una espressività che si è fatta più compiuta, più manifesta, più diffusa, ciò che puoi già ben misurare se solo ti soffermi sulle etichette “base” della gamma.

Vista dalla RoccaPerciò non spaventino gli 800 e passa ettari della stupenda tenuta di Rocca di Castagnoli, né gli 80 ettari vitati attualmente in produzione (a netta dominante sangiovese), che poi diventano 120 se ci aggiungiamo i 40 della Tenuta di Capraia, a Castellina in Chianti. Perché al cuore della storia ci stanno due realtà da cui prendono vita dei Chianti Classico stilisticamente connotati e fortunatamente differenti fra loro, accomunati semmai da un sincero radicamento territoriale. Da quelli di Rocca di Castagnoli avrai di ritorno un temperamento profondo e “riflessivo”, una sensazione aromatica “boschiva”, balsamica ed elegantemente fruttata a commento di un gusto fresco e profilato, stimolato da una corrente acida molto viva (propiziata dalle giaciture d’altura), da una densità sempre bilanciata e da un timbro tannico stratificato quanto austero, figlio legittimo di quei suoli calcarei e galestrosi. E’ ciò che ne consiglia un’adeguata attesa in bottiglia per poterne cogliere le più minute sfumature.

Rocca di Castagnoli_la corte internaDa Capraia  – ottime giaciture a circa 300 metri d’altitudine, terreni assai profondi di medio impasto alimentati da substrati calcarei, maturazione assicurata e sempre in anticipo rispetto a Castagnoli- i vini se ne escono con un profilo fin da subito più comunicativo e al tempo stesso più sfumato, impreziosito da un pervasivo intreccio mineral-floreale ai profumi (il marchio di fabbrica) e da una sensuale marcatura tannica, gradevolmente dolce e seduttiva, al gusto. Una rotondità di forme, un senso dell’equilibrio e una capacità di dettaglio che fanno tanto “Castellina-style” e che vanno orientando questi vini nel verso del garbo espositivo.

IMG_5420Due espressioni diverse, che al loro interno contemplano ulteriori accentature, e che ci riconducono ad un semplice asserto, dove nulla contano le congiunzioni astrali: i conseguimenti, gli intendimenti e gli investimenti effettuati nel nome della qualità portano sempre nomi e cognomi. In primis Rolando Bernacchini, direttore generale dell’ambaradan, maremmano doc felicemente migrato in terra chiantigiana. Nei suoi tredici anni di gestione ha letteralmente creato i giusti presupposti per innalzare il livello qualitativo della proposta tutta, garantendosi la fiducia di uno staff affiatato, responsabilizzato e adeguatamente motivato. E se i vini sono riusciti nel tempo ad assurgere ad una superiore maturità stilistica e ad una maggiore naturalezza espressiva, lo si deve anche alla passione autentica (e all’umiltà) di Daniele Pagni, enologo interno nonché “esemplare autoctono chiantigiano”. E’ un tocco delicato il suo, rispettoso, portato per il dettaglio e non per l’estrazione bruta o gli arrangiamenti di maniera. I vini lo sentono, e stanno rispondendo da par loro.

Famiglia Calì_2Rolando e Daniele sono la punta di un iceberg. Citare loro sottintende comprendere un intero staff. Naturalmente tutto questo non sarebbe stato possibile se dietro, o sopra, non vi fosse un “manico” esperto e lungimirante. E in questo senso la famiglia Calì sta dicendo la sua con autorevolezza, rappresentata oggi non soltanto dall’avvocato Calogero, iniziatore della storia e incontestato deus ex machina, ma anche dalle nuove leve: il figlio Francesco Lorenzo, da un paio d’anni a Castagnoli per una partecipata gavetta, e suo fratello Alessandro, fresco di laurea, che sta per trasferirsi lì. Giovani forze e giovani idee per un futuro ormai avvistato, se sto alla qualità dei bicchieri, dalle quali attenderci continuità, “coerenza visionaria” e sensibilità imprenditoriale. La strada è già tracciata, e non è stata frutto di congiunzioni astrali!

Dalla finestraRocca di Castagnoli – i vini di un giorno

Il Molino delle Balze, Chardonnay en pureté, nella versione 2014 recupera disegno e snellezza. L’annata “acida” gli dona un’allure di freschezza, ed è un bene. Più bilanciata del solito invece, rispetto ad edizioni meno recenti, l’integrazione con il rovere. Contrastato quanto basta, profumato, elegantemente fumé, dal buon rilievo agrumato, resta uno Chardonnay gustoso e -vivaddio- poco omologato.

Il Chianti Classico 2014 di Rocca di Castagnoli ci regala un sorso pieno, succoso, morbido, avvolgente. Al naso hai amarena, balsami e china. Polposo e al tempo stesso ben assistito dalla acidità, anche se non possiede il cambio di passo del 2013 (a proposito, incredibile quel vino!) garantisce beva, godibilità e ottima compagnia.

Rocca e Capraia RiservaDel Poggio a’ Frati, inteso come vigneto e microclima, mi ha sempre affascinato la luminosità. Le argille qui sono più rosse rispetto a quelle del vigneto Stielle, altro cru aziendale, i suoli più ricchi e fertili, il substrato profondo decisamente galestroso. Invece, del Poggio a’ Frati inteso come vino, ne assaggio la versione 2013 e vi dico che il Chianti Classico Riserva Poggio a’ Frati 2013 (sangiovese con saldo di canaiolo) appare oggi più introspettivo rispetto al Capraia Riserva pari annata. Ma si tratta di una introspezione quanto mai promettente, badate bene, da cui trapelano freschezza, reattività, saldezza. E una bella sprezzatura salina. Con l’aria i profumi si distendono: amarena, sottobosco, menta, alloro. L’importante grip gustativo ne annuncia una profondità tutta in divenire ma tutta nelle sue corde. Che sono poi quelle di un vino futuribile, tonico e compiuto, da attendere con fiducia.

Buriano e Le PratolaBuriano 2012 (Cabernet Cauvignon) è figlio dell’annata sua. Quella timbrica aromatica “scura”, grafitica, erbacea e speziata porta impresso il suo nome. In bocca sconta un pizzico di tensione in meno rispetto all’ottimissimo 2011. La chiusura gradevolmente amaricante non manca di sottolinearne la pienezza e lo spessore.

Le Pratola 2012 (Merlot) presenta una nota verde in avanscoperta e più intriganti sentori di erbe aromatiche in trincea. Fin troppo stringato nello sviluppo, si fa convincente per freschezza e quadratura, anche se non possiede l’articolazione delle grandi occasioni. Il frutto, leggermente spalmato sul palato, non lede poi tanto la sostanziale compostezza e la proverbiale misura.

Note a margine: nel 2012 non è stato prodotto il Chianti Classico Gran Selezione Stielle, Sangiovese in purezza da vigna singola, splendida “schiena d’asino” dallo scheletro importante, ricca di suoli a galestro e preda privilegiata – purtroppo – delle razzie ungulate.

Tenuta di Capraia – i vini di un giorno

CapraiaChe buono il Capraia Rosé 2015! E’ brillante, ben sfumato nel comparto dei profumi e al tempo stesso ritmato, fresco e saporito al gusto. Quale ispirato mélange di frutti rossi del bosco e fiori, ti regala un ringalluzzente allungo sapido, con la voglia di riprovarci.

Rocca e Capraia CCNel Chianti Classico 2014 la nota mineral-fumé, i sentori lievemente officinali, l’infiltrante florealità ne tratteggiano un profilo aromatico che non smette di intrigare. Bel tatto qui, e una vena acida ficcante, quasi vetrosa. Fila via spedito, sprigionando tutto il suo fascino sottile e le sue rarefazioni, con una dinamica gustativa perfino superiore rispetto al Rocca di Castagnoli pari annata.

Il Chianti Classico Capraia Riserva 2013 è tanto elegante quanto “svelato” nelle sue intimità. Di lui mi piacciono la tessitura tattile, il sentimento di fondo e l’indole comunicativa. Certo quel gusto affusolato, floreale e slanciato ci mette del suo per sedurti. Un limpido manifestarsi che non fa che confermarne l’innata piacevolezza e la propensione verso le sfumature di sapore. Ora come ora è una meraviglia, anche se forse non possiede le stesse aspettative di longevità del Poggio a’ Frati 2013

Effe 55 capraiaSul Chianti Classico Gran Selezione Effe 55 2011, prima annata in commercio, occorre fare un piccolo preambolo. Alla base di questo Sangiovese in purezza, ricavato dal mappale F55, ci sta infatti un clone di Brunello. Sì, avete capito bene: precisamente il “mitico” BBS11, piantato nel 1993 su precisa scelta di Franco Biondi Santi, che in quegli anni  – hai visto mai che piega prendono le storie? – aveva intrecciato le sorti vitivinicole di certe sue proprietà con quelle della famiglia Calì.  Ed oggi eccolo qua, austero, roccioso, “ghiandoso”, salato. Non concede niente allo spettacolo, orgoglioso della sua robustezza e della sua introversione. Ma a ben vedere dischiude di già un potenziale sapido molto interessante. Certo l’incedere è più da Brunello che non da Chianti Classico: impettito, compassato, finanche altezzoso. Eppure ben dissimula le insidie di una annata calda grazie alla saldezza di un telaio super carrozzato. Sai che c’é? chiede solo tempo per sdilinquirsi, questo chiede. Concediamoglielo.

Contributi fotografici, in ordine di apparizione: Rocca di Castagnoli; vista dalla Rocca; la corte interna della Rocca; Daniele Pagni (a dx) e Rolando Bernacchini; la famiglia Calì (Calogero al centro, Francesco Lorenzo a sx, Alessandro a dx)

Visita aziendale effettuata nel mese di settembre 2016

 

FERNANDO PARDINI

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