Quercia al Poggio in Chianti Classico, o della austera compostezza

0
12772

Quercia al Poggio_vista aereaMettiamo il caso che i ragionamenti vadano a parare su Monsanto. Beh, una volta esclusa la multinazionale (e noi la escludiamo ben volentieri), per gli enofili non ci sono santi: il pensiero punta dritto al Chianti Classico. Ecco, semmai è quando siamo lì che corre l’obbligo di una puntualizzazione. Perché se è vero che il celeberrimo Castello di Monsanto della famiglia Bianchi rappresenta uno dei “fari abbaglianti” per la produzione enoica dei luoghi, ho come l’impressione che siano ancora troppo in pochi a sapere che Monsanto, intesa come amena località nel comune di Barberino Val d’Elsa, non è esclusiva dimora dell’omonimo Castello, ma ospita nelle sue terre anche un’altra piccola realtà agricola chiamata Quercia al Poggio.

Quercia al Poggio_ io e il produttoreA parziale discolpa per la veniale misconoscenza possiamo concordare che, forse, a Quercia al Poggio non ci si è sempre spesi con assiduità e determinazione nella comunicazione e nella diffusione mediatica degli intendimenti e dei vini. A Quercia al Poggio ci si è presi il giusto tempo, ecco. O meglio, Vittorio Rossi, fiorentino purosangue e attuale proprietario di questo incantevole borgo un tempo ex convento vallombrosano, si è preso il suo tempo. Per approcciare a un mestiere e a un cambiamento, per imparare, per coinvolgere, per condividere, per crederci. E per ricostruire proprio lì in campagna un senso forte di appartenenza e una prospettiva altra di vita.

Quercia al Poggio_ corte internaStimolato e supportato dalla moglie Michela, attuale referente per la parte commerciale, il percorso di apprendistato e di crescita inizia nel 1997 per poi incrociare varie tappe di messa a fuoco, che dal punto di vista fattuale hanno significato progressivi investimenti nel vigneto, in gran parte ristrutturato o rinnovato, nelle dotazioni cantiniere e nelle infrastrutture, ospitanti peraltro un delizioso agriturismo. Tutto questo potendo contare su una consulenza di vaglia quale quella offerta da Maurizio Castelli. Da qualche anno però possiamo ben dire che la consapevolezza nel promuovere e nel valorizzare la propria produzione vinicola è andata crescendo e si è resa manifesta. Il cono d’ombra attorno a Quercia al Poggio va dissolvendosi. E quindi è bene parlarne ora, perché i vini, che sono poi la quadratura del cerchio, stanno svelando senza tentennamenti le peculiarità di un terroir particolare, tanto da meritare il racconto.

Quercia al Poggio_scorci_4Va detto: il posto è incantevole. Dall’alto del poggio i paesaggi abbracciati con lo sguardo si esaltano, così come i movimenti collinari, ora morbidi ora più nervosi. E i colori, i colori del Chianti, sono ciò che non ti inventi. Certe visioni “contundenti”, d’altronde, non hanno bisogno di altro. E la bellezza, vista da lassù, “è una idea semplice”.

Al suo interno il poggio contempla diverse giaciture coltivate a vite, disposte principalmente su due fronti: quello che guarda a Barberino, un sostanziale sud-est, e quello che guarda a Castellina, un nord-ovest. Ovviamente, Chianti docet, con una dote di suoli diversificata, in cui la natura argillo-calcarea del substrato incontra elementi scistosi (galestro) nel declivio che piega a nord ovest, arenarie nel declivio a solatìo. Questa intelaiatura calcarea, assieme alla forte luminosità del sito, alla ventilazione e al provvidenziale corredo acido portato in dote dalle altimetrie (sopra i 400 metri slm), va propiziando rossi solidi, affilati, finanche riservati se còlti in piena gioventù, dai quali traspare limpida un’aura di rigorosa classicità.

Quercia al Poggio_vignetiE’ infatti una connotazione austera, innervata da una tensione minerale in progressiva via di emersione e da una introspezione comunque stimolante, a rappresentare l’attuale dominante caratteriale di questi vini, ciò che ne segna la fisionomia e ne afferma la riconoscibilità. Ed è una connaturata lentezza nello sciogliere la maglia acido/tannica della loro trama che ha consigliato ai titolari di uscire sui mercati più tardi rispetto al main stream chiantigiano (per dire, oggi sul mercato ci stanno il Chianti Classico 2011 e il Riserva 2010).

A questa fisionomia senza fronzoli, dove è il “non detto” a prevalere, contribuisce senza dubbio il sangiovese, voce fondante quando non esclusiva della proposta a denominazione d’origine, ciò che si riassume in pochi passi: un Chianti Classico “annata” costituito da sangiovese con saldo di canaiolo, colorino e malvasia nera; un Chianti Classico Riserva in qualità di selezione da sole uve sangiovese.

Quecria al Poggio_vigneti 2E se l’indole nobilmente altezzosa di un Chianti Classico così orgogliosamente impettito verrebbe da maritarla ai legni grandi anziché ai tonneaux, al fine di consentirne un respiro, un’articolazione e una fusione del tannino più adeguati, è anche vero che gli imbottigliamenti più recenti vanno dipanandosi nel verso di una migliore modulazione nei toni, soprattutto in termini di focalizzazione aromatica e distensione gustativa. D’altronde, che ci volete fare, sono le rinnovate attenzioni del “manico” che portano inevitabilmente con sé un “controcanto più intonato” nei vini. Al punto tale che a Quercia al Poggio ci sembrano maturi i tempi, e le consapevolezze, per traguardare obiettivi nuovi, che puntino al perfezionamento di un disegno stilistico e alla rifinitura dei dettagli, e che per tal motivo annuncino  -prepotentemente- il futuro che viene.

I VINI DI UN GIORNO

Quercia al Poggio_bottiglieChianti Classico 2011 (attualmente in commercio)

Mi piace la spinta acida. Mi piace la scioltezza di quel finale di bocca. Che chiude il conto, e bene, con un amalgama ancora in divenire ma dotato di una profilatura che niente ha a che vedere con la maggior parte dei 2011 chiantigiani in circolazione, lì dove avvolgenza, grassezza e calore alcolico tendono a spadroneggiare, rendendo i sorsi meno flessuosi del solito. Qui il temperamento è sicuramente austero, e infatti il nostro non fa una piega. Lo vorresti più comunicativo, quello sì, ma ti affidi al tempo per rischiarare orizzonti. Mentre rintraccio oggi nella misura e nella discrezione i lati suoi più intriganti.

Chianti Classico 2012 (in bottiglia dal giugno 2016)

Un timbro fruttato più dolce ed accomodante ne stempera lì per lì la proverbiale sobrietà. Che poi è una sobrietà che intriga, badate bene, non si tratta di mancanza di argomentazioni o di mera essenzialità, tutt’altro: droiture, flemma e saldezza gli appartengono. Nessuna moina qui, nel nome della concretezza.

Chianti Classico 2013  (in bottiglia dal settembre 2016)

Respiro, freschezza, tono, equilibrio. In lui convivono armoniosamente reattività ed agilità, e un bel timbro minerale che ha modo di esprimere fin nei dettagli il potenziale sotteso. Un altro passo, un’altra luce.

Chianti Classico Riserva 2010 (attualmente in commercio)

Profumi non troppo definiti ma buona tensione minerale sottocutanea. Non c’è il cambio di passo atteso ma è un vino sincero, tonico, preciso, portavoce legittimo e legittimato di una “chiantigianità” aulica e claustrale.

Chianti Classico Riserva 2011

Bel colore rubino con trasparenze e profumi rarefatti, inusuale (e benaugurante) incipit per essere figlio di una annata calda. Profilo sanguigno, puro, senza orpelli. Ci regala equilibrio e discreta articolazione. Insomma, tende a “muoversi”, senza ostruzioni.

Chianti Classico Riserva 2012

Mi piacciono la carnosità del frutto, la croccantezza tattile e la purezza disadorna di una trama comunque riservata. Manca il cambio di ritmo, ma l’autenticità non si discute.

Quercia al Poggio_ foto di gruppoSentori (rumors)

Attenzione attenzione: in cantina c’è una selezione targata 2012 e ricavata da sole uve sangiovese provenienti dalla Vigna Le Cataste, vecchia di quarantacinque anni. Accade che, oltre alla intelaiatura minerale, possegga una capacità di dettaglio e un portato di sfumature da far drizzare le papille. Con una succosità e una finezza nei tratti che sembrano sparigliare la severa liturgia dei vini della casa, per approdare ad una compiutezza nuova e a nuove possibilità. Sarà un bel vedere.

Visita in azienda effettuata sul finire di settembre 2016.

Contributi fotografici, in ordine di apparizione: vista aerea di Quercia al Poggio; Vittorio Rossi con l’autore; la corte; scorci; vigneti; le bottiglie di un giorno; foto di gruppo in un interno (da dx verso sx Vittorio Rossi, Michela Rossi, l’amico Lorenzo Coli, l’amico Claudio Corrieri, l’autore e Paola Bianchi, consulente marketing)

FERNANDO PARDINI

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here