Quando l’errore di una guida conduce a belle scoperte. Al Camin a Cortina

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al-caminCerte volte è necessario ringraziare gli errori, perché è a causa loro che si intraprendono strade diverse e, se si è fortunati, strade che sanno di buono. È successo a Cortina d’Ampezzo e la colpa, ben presto diventata un “grazie”, è da imputarsi ad una delle Guide gastronomiche più famose in Italia.

In occasione di una piccola vacanza da dedicare allo sci, la volontà era quella di andare a gustare cibo tradizionale, magari in uno dei ristoranti più storici del paese. Così, come spesso facciamo soprattutto noi del settore, eccoci lì a spulciare le Guide che si hanno a disposizione, a leggere cosa dicono, a valutare prezzi e distanze ma, soprattutto, la tipologia di cucina. Pochi i ristoranti segnalati a Cortina: tre per essere precisi, alcuni dei quali troppo cari per una tre giorni in cui, fra skipass ed affitto degli sci, volano via senza quasi accorgersene 250 euro. Perché alla fine, gira che ti rigira, lo sci rimane uno sport per ricchi e di ricchi in Italia ce ne sono sempre meno.

Il primo segnalato nella minuziosa descrizione guidaiola, Al Camin, sembra proprio il posto ideale quando si è in montagna, ovvero l’ambiente tipico, caldo, gestito da sempre dalla solita famiglia. Come guida canta (“buona cucina ampezzana, camerieri in costumi tradizionali, tagliata di cervo, tanti dolci”), il ristorante appare cucito su misura per i turisti che vogliono respirare gli usi e i costumi montanari, senza perdersene neanche un po’. Aggiudicato!

img_9220Quando entriamo nel locale, il dubbio che qualche cosa non torni ci assale: intanto, le cameriere vestite con classica camicia bianca e pantalone nero non riconducono a niente che possa farci ricordare il passato di queste terre. All’apertura del menu il dubbio raddoppia, anzi triplica: piatti che alla tradizione gli fanno marameo e che si rivolgono impavidi ad altre regioni, come il Lazio, da cui prendono a prestito la amatriciana ed addirittura i tonnarelli cacio e pepe, che quasi fai fatica a trovarli persino nella Capitale! Con un grande punto interrogativo chiediamo alla gentile cameriera da quanto tempo il locale sia gestito dagli attuali proprietari; alla risposta “da dieci anni” una ideina inizia a frullarci per la testa. Ma ormai siamo seduti, distrutti da una giornata di sci in cui abbiamo voluto fare gli splendidi e con poca voglia di indagare ulteriormente. Il desiderio di tradizione però resta, e così ci rivolgiamo ai pochi piatti che parlano ampezzano.

img_9229La tartare di daino, nocciole e porcini, a vedersi,  è come un quadro. E se è vero che si mangia anche con gli occhi, come inizio non è niente male! Il gusto è delicato e tendente al dolce, l’abbinamento con le nocciole – di qualità eccellente, che conferiscono la nota amara- assieme ai funghi sottolio leggermente aciduli, conquista le nostre papille.

Assaggiamo due primi piatti: casunzie, ovvero i tortelli classici di queste zone, ripieni di puzzone di Moena con speck croccante – piatto da sciatori, sostanzioso, godereccio e saporito – e poi la zuppa ampezzana all’orzo, fatta con orzo, latte e carne di maiale affumicata. Bella da vedersi e perfetta nella consistenza e nell’equilibrio dei sapori, è una ricetta che nasce povera ma che in bocca si fa ricca, avvolgente e rincuorante.

foto-giacomo-pompanin-secondoCome secondo, fra stinco di Mora romagnola con carciofi spadellati, tagliata di petto d’anatra al miele, limone e zenzero ed altri che parlano la lingua nazionale, scegliamo la tagliata di controfiletto di cervo al lampone con cipolla rossa e finferli nostrani. La carne è davvero morbida, peccato per la presenza generosa della cipolla, a far quasi scomparire le sfumature del cervo e dire addio ai delicati funghetti.

Visto poi che sciare costa fatica e comporta un alto dispendio di energie, ci lasciamo pure convincere per un dessert ed il pentimento, grazie all’ottimo risultato, non si rende necessario. Scegliamo il tortino di grano saraceno con cremoso allo zabaglione e salsa al mirtillo rosso, uno di quei dolci a 360° che vanno sempre bene perché non stuccano mai, grazie ad un apporto zuccherino ben bilanciato e alla spinta acida e fresca offerta dal mirtillo, che regala una marcia in più.

pompanin2La carta dei vini è un piacevole, anche se non troppo originale, spaccato italiano con interessanti incursioni in Francia (soprattutto nella Champagne), in Germania e in Austria. Noi ci siamo fatti accompagnare dal friulanissimo Colli Orientali Schioppettino 2012 di Jole Grillo, dal bouquet intenso di frutti neri, garofano, pepe e dal sorso caldo, lungo ma fresco.

Risultato finale? Una cena pienamente appagante, tanto che facciamo i complimenti allo chef Fabio Pompanin. Poi una chiacchiera tira l’altra e, confrontandoci con lui, scopriamo che quello segnato in Guida non è il suo ristorante, bensì “El Camineto”, sempre a Cortina! Io non so come si mangi a El Camineto, ma posso dirvi che Al Camin vale il viaggio e che il viaggio costa anche il giusto: conto finale 50 euro a testa.

Al Camin
Località Alverà, 99
32043 Cortina d’Ampezzo (Bl)
Tel. 0436 862010
www.ristorantealcamin.it

Roberta Perna

Roberta Perna (perna@acquabuona.it): del cibo e del vino non potrei proprio farne a meno ed è così che sulle mie due più grandi passioni ho costruito il mio lavoro e la mia vita. Sono socia di Studio Umami (www.studioumami.com) e titolare di Roberta Perna (www.robertaperna.it), due agenzie specializzate nell’ufficio stampa, nella comunicazione e nell’ideazione ed organizzazione di eventi enogastronomici, sono giornalista pubblicista e sommelier diplomata Fisar. Collaboro da anni con diverse testate di settore come Bargiornale e Ristoranti Imprese del Gusto ed ho due blog, uno che si chiama Roberta Perna ed uno, fondato con altre colleghe giornaliste, “Alla nostra portata”. Insieme a Studio Umami organizzo Life of Wine, evento degustazione dedicato solo alle vecchie annate.

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